Presentazione (Prof. JUAN DE DIOS VIAL CORREA e S.E.R. Mons. ELIO SGRECCIA)



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LA DIGNITÀ DELLA PROCREAZIONE UMANA E LE TECNOLOGIE RIPRODUTTIVE. ASPETTI ANTROPOLOGICI ED ETICI ATTI DELLA DECIMA ASSEMBLEA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA Città del Vaticano, 20-22 Febbraio 2004 A cura di : JUAN DE DIOS VIAL CORREA ELIO SGRECCIA LIBRERIA EDITRICE VATICANA 2005 Presentazione (Prof. JUAN DE DIOS VIAL CORREA e S.E.R. Mons. ELIO SGRECCIA) Discorso del Santo Padre GIOVANNI PAOLO II Comunicato Finale CONTRIBUTI DELLA TASK-FORCE S.E.R. Il Card. JAVIER LOZANO BARRAGÁN, Alcuni cenni biblici sulla procreazione umana Dr. HELEN WATT, Genitorialità e nuove tecnologie riproduttive: considerazioni antropologiche Prof. ADRIANO BOMPIANI, The Historical DevelopmentT Of Technologies And Their Impact On The Processes Of Human Procreation Mons. Prof. LIVIO MELINA, La logica intrinseca agli interventi di procreazione artificiale umana. Aspetti etici Rev. Prof. ANGELO SERRA, Le prospettive eugeniche della riproduzione tecnicamente assistita. La diagnosi genetica preimpianto Dr. MÓNICA LÓPEZ BARAHONA, L'embrione umano nelle applicazioni delle tecniche riproduttive artificiali Prof. GONZALO HERRANZ, L'uso delle tecniche di riproduzione artificiale: effetti sugli scopi e i doveri della medicina 1

Prof. PETER PETERSEN, La ripercussione psicologica e spirituale della procreazione artificiale per le donne/famiglie relativamente agli atteggiamenti antropologici e spirituali Prof. ALICIJA GRZESKOWIAK, Gli aspetti giuridici nell'elaborazione delle leggi nella società pluralistica per il diritto alla vita Mons. Prof. ÁNGEL RODRÍGUEZ LUÑO, I legislatori cattolici di fronte alle proposte migliorative delle leggi ingiuste in tema di procreazione artificiale INTERVENTI NELLA TAVOLA ROTONDA "Le prospettive e le alternative alla procreazione artificiale: terapie medico-chirurgiche e tecniche di aiuto, prevenzione e adozione" Prof. MARIA LUISA DI PIETRO, Prof. ANTONIO GIOACCHINO SPAGNOLO, La consulenza etica con la coppia sterile Prof. RICCARDO MARANA, Le terapie chirurgiche della sterilità femminile Prof. ALDO ISIDORI, Prevenzione dell'infertilità maschile Prof. SALVATORE MANCUSO, Prof. ANTONIO LANZONE, Prevenzione dell'infertilità e sterilità nella donna Prof. JOSÉ M. SERRANO RUIZ-CALDERON, L'adozione come alternativa alla FIVET Prof. THOMAS HILGERS, Naprotechnology nella valutazione e nel trattamento dell'infertilità 2

JUAN DE DIOS VIAL CORREA, ELIO SGRECCIA PRESENTAZIONE La formulazione del tema posto all'attenzione della X Assemblea Generale della PAV, nel titolo e nel sottotitolo, indica il taglio specifico della riflessione che la Pontificia Accademia per la Vita ha inteso condurre sulla procreazione artificiale. Quasi sempre la letteratura "scientifica" quella divulgativa porta l'attenzione sugli effetti e i risultati di questo tipo di tecnologia; gli effetti stessi o i risultati sono considerati spesso in modo parziale limitandosi all'osservazione dei dati clinici ed epidemiologici, solo raramente prendendo in conto anche gli aspetti psicologici. L'etica, che in questi argomenti dovrebbe ricevere la principale attenzione, viene "ridotta" all'etica utilitaristica e in termini di percentuale. L'aspetto che la PAV ha voluto considerare è quello antropologico nel suo significato profondo, spirituale e morale, per vedere quale concezione dell'uomo, del genere umano, della genitorialità, della relazione parentale (figlio- genitori) si configurano quando si realizza tecnologicamente la separazione del momento procreativo dall'atto coniugale, per rimettere l'inizio della vita di un individuo umano al tecnologo e alla sua strumentazione. Questo esame va condotto, al di sopra delle ragioni di laboratorio, che pure possono avere un peso già di per sé allarmante. Molte delle relazioni riportate in questo volume portano l'approfondita analisi su questi aspetti che fanno riferimentoall'essere delle persone coinvolte, al di là degli aspetti di fattività e di making tecnologico. Ciò può costituire un apporto valutativo e culturale. Un'altra caratteristica che ha suscitato interesse durante i lavori e che può servire da stimolo ai ricercatori ed agli operatori consiste nel fatto che c'è stata un'ampia attenzione ai temi della prevenzione, dell'infertilità, alla possibilità di terapie vere e proprie di alcune situazioni di infertilità e ad alcuni "aiuti" al successo di un processo procreativo posto in atto nel modo naturale. Anche l'adozione è stata ripresa in considerazione come prospettiva per una fecondità spirituale ed affettiva di tipo sociale. Infine non bisogna dimenticare l'interesse suscitato dalle relazioni di tipo giuridico sulla responsabilità dei legislatori, nella fase del biodiritto: i parlamentari favorevoli al rispetto alla vita si trovano spesso in minoranza; se non viene accettata una legge buona si trovano nella scomoda situazione di dovere scegliere tra le soluzioni quella che può "limitare il danno" facendo attenzione di non cadere nel compromesso o nella contraddizione. Su questo tema la Chiesa ha dato delle indicazioni nella Enciclica Evangelium Vitae e successivamente, nel 2003, in un ulteriore documento denominato: "Nota Dottrinale circa alcune Questioni Riguardanti l'impegno e il Comportamento dei Cattolici nella Vita Politica", segno evidente di un argomento vivo e dibattuto. 3

GIOVANNI PAOLO II Messaggio AI MEMBRI DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA 17 febbraio 2004 (10. anniversatio dell'accademia) Venerati Fratelli, illustri Signori e gentili Signore! 1. Con gioia vi invio questo mio Messaggio in occasione della Giornata commemorativa del Decennale di fondazione della Pontificia Accademia per la Vita. A ciascuno rinnovo l'espressione della mia riconoscenza per il qualificato servizio che l'accademia rende alla diffusione del "Vangelo della vita". Saluto in modo speciale il Presidente, Prof. Juan de Dios Vial Correa, come pure il Vice Presidente, Mons. Elio Sgreccia, e l'intero Consiglio Direttivo. Insieme con voi, rendo grazie anzitutto al Signore per la vostra provvida Istituzione, che, dieci anni or sono, è venuta ad aggiungersi ad altre create dopo il Concilio. Gli Organismi dottrinali e pastorali della Sede Apostolica sono i primi a beneficiare della vostra collaborazione per quanto concerne conoscenze e dati necessari per le decisioni da assumere nell'ambito della norma morale concernente la vita. Così avviene con i Pontifici Consigli della Famiglia e per la Pastorale della Salute, come pure in risposta a sollecitazioni della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e della Congregazione per la Dottrina della Fede. E ciò può allargarsi anche ad altri Dicasteri ed Uffici. 2. Col passare degli anni diventa sempre più evidente l'importanza della Pontificia Accademia per la Vita. I progressi delle scienze biomediche, infatti, mentre fanno intravedere prospettive promettenti per il bene dell'umanità e la cura di malattie gravi ed affliggenti, non di rado però presentano seri problemi in relazione al rispetto della vita umana e della dignità della persona. Il dominio crescente della tecnologia medica sui processi della procreazione umana, le scoperte nel campo della genetica e della biologia molecolare, i cambiamenti intervenuti nella gestione terapeutica dei pazienti gravi, insieme al diffondersi di correnti di pensiero di ispirazione utilitarista ed edonista, sono fattori che possono portare a condotte aberranti, nonché alla stesura di leggi ingiuste in relazione alla dignità della persona e al rispetto esigito dalla inviolabilità della vita innocente. 3. Il vostro apporto è poi prezioso per gli intellettuali, specialmente cattolici, "chiamati a rendersi attivamente presenti nelle sedi privilegiate dell'elaborazione culturale, nel mondo della scuola e delle università, negli ambienti della ricerca scientifica e tecnica" (Lett. enc. Evangelium vitae, 98). Proprio in questa prospettiva è stata istituita la Pontificia Accademia per la Vita, con il compito di "studiare, informare e formare circa i principali problemi di biomedicina e di diritto, relativi alla promozione e alla difesa della vita, soprattutto nel diretto rapporto che essi hanno con la morale cristiana e le direttive del Magistero della Chiesa" (Motu proprio Vitae mysterium, in: AAS 86 [1994], 386-387). In una parola, rientra nel vostro compito di alta responsabilità la complessa materia oggi denominata "bioetica". Vi ringrazio per l'impegno che ponete nell'esaminare questioni specifiche di alto interesse, ed ugualmente nel favorire il dialogo tra l'investigazione scientifica e la riflessione filosofica e teologica guidata dal Magistero. E' necessario sensibilizzare sempre più i ricercatori, specie quelli dell'ambito biomedico, sul benefico arricchimento che può scaturire dal coniugare il rigore scientifico con le istanze dell'antropologia e dell'etica cristiane. 4

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Possa il vostro servizio ormai decennale proseguire sempre più apprezzato e sostenuto, dando i frutti sperati nel campo dell'umanizzazione della scienza biomedica e dell'incontro fra la ricerca scientifica e la fede. A tal fine, invoco sull'accademia per la Vita, auspice la Vergine Maria, la continua assistenza divina e, mentre assicuro a ciascuno il mio ricordo nella preghiera, imparto a tutti voi una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri ai vostri collaboratori e alle persone care. Dal Vaticano, 17 Febbraio 2004 GIOVANNI PAOLO II (pubblicato su "L'Osservatore Romano" di Sabato 21 febbraio, p. 6) 5

GIOVANNI PAOLO II Discorso ai partecipanti alla X Assemblea Generale della PAV Carissimi Fratelli e Sorelle! 1. Sono molto lieto di poter incontrare personalmente tutti voi, membri della Pontificia Accademia per la Vita, in questa speciale circostanza in cui avete ricordato il X Anniversario di Fondazione dell'accademia stessa e state svolgendo due "Giornate di studio" dedicate al delicato problema della procreazione artificiale. Ringrazio il Presidente, Prof. Juan de Dios Vial Correa, per le amabili parole che mi ha rivolto e saluto anche il Vice Presidente Mons. Elio Sgreccia e i membri del Consiglio Direttivo, a tutti esprimendo sentito apprezzamento per l'intensa dedizione con cui sostengono l'attività dell'accademia. 2. Il tema che state trattando si rivela carico di gravi problemi ed implicazioni, che meritano un attento esame. Sono in gioco valori essenziali non soltanto per il fedele cristiano, ma anche per l'essere umano come tale. Sempre di più emerge l'imprescindibile legame della procreazione di una nuova creatura con l'unione sponsale, per la quale lo sposo diventa padre attraverso l'unione coniugale con la sposa e la sposa diventa madre attraverso l'unione coniugale con lo sposo. Questo disegno del Creatore è inscritto nella natura stessa fisica e spirituale dell'uomo e della donna e, come tale, ha valore universale. L'atto in cui lo sposo e la sposa diventano padre e madre attraverso il reciproco dono totale li rende cooperatori del Creatore nel mettere al mondo un nuovo essere umano, chiamato alla vita per l'eternità. Un gesto così ricco, che trascende la stessa vita dei genitori, non può essere sostituito da un mero intervento tecnologico, impoverito di valore umano e sottoposto ai determinismi dell'attività tecnica e strumentale. 3. Compito dello scienziato è piuttosto quello di investigare sulle cause della infertilità maschile e femminile, per poter prevenire questa situazione di sofferenza negli sposi desiderosi di trovare "nel figlio una conferma e un completamento della loro donazione reciproca" (Donum vitae, II, 2). Proprio per questo, desidero incoraggiare le ricerche scientifiche volte al superamento naturale della sterilità nei coniugi, così come desidero esortare gli specialisti a mettere a punto quegli interventi che possono risultare utili a tale scopo. L'auspicio è che sulla strada della vera prevenzione e dell'autentica terapia la comunità scientifica - l'appello va in particolare agli scienziati credenti - possa ottenere confortanti progressi. 4. La Pontificia Accademia per la Vita non mancherà di fare quanto è in suo potere per incoraggiare ogni valida iniziativa volta ad evitare le pericolose manipolazioni che accompagnano i processi di procreazione artificiale. La stessa comunità dei fedeli si impegni a sostenere gli autentici percorsi della ricerca, resistendo nei momenti decisionali alle suggestioni di una tecnologia sostitutiva della vera paternità e maternità e per ciò stesso lesiva della dignità sia dei genitori che dei figli. A conforto di questi voti, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione, che volentieri estendo a tutte le persone care. (pubblicato su "L'Osservatore Romano" di Domenica 22 febbraio 2004, p. 5) 6

COMUNICATO FINALE 1. Quest'anno, nella ricorrenza del X anniversario della sua istituzione, la Pontificia Accademia per la Vita (PAV) ha dedicato i lavori della sua Assemblea Generale ad un tema di grandissima attualità e di forte impatto sociale, che il titolo del convegno ben esprime: "La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici". 2. Sono ormai passati più di venticinque anni dalla nascita della prima bambina, originata da un procedimento di fecondazione in vitro. Si calcola che dopo di lei, fino ad oggi, siano nati in tutto il mondo più di un milione di bambini ottenuti con le medesime procedure. Durante questi anni, infatti, il ricorso alle tecniche di riproduzione assistita ha conosciuto una progressiva diffusione in diversi Paesi del mondo, spingendo in molti casi i governi nazionali ad elaborare norme legislative specifiche, per regolare le complesse procedure connesse all'impiego di queste metodiche. Anche la ricerca scientifica in questo settore ha investito crescenti risorse, umane ed economiche, per cercare di rendere più "efficaci" le ART (Artificial Reproductive Technologies), senza riuscire, per altro, ad ottenere un sostanziale innalzamento del tasso globale di nascite per ciclo di trattamento; tale tasso permane così basso che, se si verificasse in altri trattamenti medici, sarebbe senza dubbio interpretato come chiaro segno di un sostanziale fallimento tecnico. Per di più, nel caso della riproduzione artificiale, un così basso tasso di riuscita, oltre a rappresentare un dato statistico di fallimento tecnico, ha spesso come triste conseguenza tanta sofferenza e delusione da parte delle coppie che vedono così, per questa via, frustrate le loro speranze di genitorialità. Purtroppo, questo dato statistico negativo ha una tragica corrispondenza fattuale nella enorme perdita di embrioni umani, dal momento che le maggiori difficoltà operative ancora presenti nelle ART riguardano proprio il momento dell'impianto e lo sviluppo successivo dell'embrione. 3. Va anche notato come l'intervento della medicina nell'ambito della procreazione sia iniziata sotto l'egida di una benefica "cura della sterilità", in molte coppie afflitte da questa condizione, a fronte di un sincero desiderio di genitorialità. I dati oggi disponibili, per altro, dimostrano come la percentuale di sterilità di coppia sia in aumento, soprattutto nelle società occidentali, sollecitando la scienza all'impegnativo compito di individuarne le cause reali e di trovarne i rimedi. Questa finalità originaria, però, nel tempo è in parte mutata. Da un lato, essa si manifesta talvolta in un atteggiamento per così dire autocompiacente che, di fronte ad un gran numero di casi di sterilità da causa indeterminata, senza preoccuparsi di espletare ulteriori indagini diagnostiche e cliniche, individua nello sbrigativo ricorso alle ART l'unica forma di trattamento utile; dall'altro lato, si intravede all'orizzonte un fenomeno ancor più inquietante: ci riferiamo all'emergere progressivo di una mentalità nuova, secondo la quale il ricorso alle tecniche di riproduzione artificiale potrebbe rappresentare addirittura una via preferenziale, rispetto a quella "naturale", per mettere al mondo un figlio, poiché attraverso queste tecniche è possibile esercitare un più efficace "controllo" sulle qualità del concepito, in relazione ai desideri di chi lo richiede. Tutto ciò contribuisce a considerare il figlio ottenuto mediante le ART alla stregua di un "prodotto", il cui valore in realtà dipende in gran parte dalla sua "buona qualità", sottoposta a severi controlli ed accuratamente selezionata. La drammatica conseguenza è l'eliminazione sistematica di quegli embrioni umani che risultino mancanti della qualità ritenuta sufficiente, per di più secondo parametri e criteri inevitabilmente opinabili. Non mancano, purtroppo, iniziative scientifiche e legislative miranti alla produzione, mediante le ART, di embrioni umani da "utilizzare" esclusivamente a fini di ricerca - il che coincide con la loro 7

distruzione -, trasformandoli così in oggetti da laboratorio, vittime sacrificali predestinate ad essere immolate sull'altare di un progresso scientifico da perseguire "a tutti i costi". 4. Alla luce di tutto ciò, la PAV, in coerenza alle sue finalità istitutive, sente il desiderio ed insieme la responsabilità di offrire alla comunità ecclesiale ed alla società civile il suo contributo di riflessione, per riproporre all'attenzione di ogni persona di buona volontà l'altissima dignità della procreazione umana e dei suoi significati intrinseci. 5. La venuta all'esistenza di un nuovo essere umano, considerata in se stessa, è sempre un dono e una benedizione: " Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo" (Sal. 126,3). Ogni uomo, infatti, fin dal primo momento della sua vita, è il segno tangibile dell'amore fedele di Dio per l'umanità, è l'icona vivente del "sì" del Creatore alla storia degli uomini, una storia di salvezza che si compirà nella piena comunione con Lui, nella gioia della vita eterna. Ciascun essere umano, infatti, fin dal suo concepimento, è un'unità di corpo ed anima, possiede in se stesso il principio vitale che lo porterà a sviluppare tutte le sue potenzialità, non solo biologiche, ma anche antropologiche. Perciò, la dignità - che è dignità di persona umana - di un figlio, di ogni figlio, indipendentemente dalle circostanze concrete in cui ha inizio la sua vita, resta un bene intangibile ed immutabile, che richiede di essere riconosciuto e tutelato, tanto dai singoli quanto dalla società nel suo insieme. Tra tutti i diritti fondamentali che ogni essere umano possiede fin dal momento del suo concepimento, il diritto alla vita rappresenta certamente quello primario, in quanto costituisce la condizione di possibilità per la sussistenza di tutti gli altri diritti. In base ad esso, ogni essere umano, soprattutto se debole o non autosufficiente, deve ricevere un'adeguata tutela sociale da ogni forma di offesa o violazione sostanziale della sua integrità fisico/ psichica. 6. Proprio questa inalienabile dignità di persona, che appartiene ad ogni essere umano fin dal primo momento della sua esistenza, esige che la sua origine sia la conseguenza diretta di un adeguato gesto umano personale: solo il reciproco dono d'amore sponsale di un uomo e di una donna, espresso e realizzato nell'atto coniugale, nel rispetto dell'unità inscindibile dei suoi significati unitivo e procreativo, rappresenta il contesto degno per il sorgere di una nuova vita umana. Questa verità, da sempre insegnata dalla Chiesa, trova piena corrispondenza nel cuore di ogni uomo, come sottolineano le recenti parole di Giovanni Paolo II: "Sempre di più emerge l'imprescindibile legame della procreazione di una nuova creatura con l'unione sponsale, per la quale lo sposo diventa padre attraverso l'unione coniugale con la sposa e la sposa diventa madre attraverso l'unione coniugale con lo sposo. Questo disegno del Creatore è inscritto nella natura stessa fisica e spirituale dell'uomo e della donna e, come tale, ha valore universale." (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla X Assemblea Generale della PAV, 21/2/2004, n. 2). 7. Ribadiamo pertanto la ferma convinzione che le tecniche di riproduzione artificiale, lungi dall'essere una reale terapia per la sterilità di coppia, rappresentano una modalità non degna del sorgere di una nuova vita umana, il cui inizio, dipenderebbe così in gran parte dall'azione tecnica di terze persone esterne alla coppia e si realizzerebbe in un contesto totalmente avulso dall'amore coniugale. Nel ricorso alle ART, infatti, gli sposi non partecipano in alcun modo al concepimento del figlio col dono reciproco, insieme corporeo e spirituale, delle loro persone, attraverso l'atto coniugale. Anche il Papa ha voluto richiamare questa verità, con le seguenti parole: "L'atto in cui lo sposo e la sposa diventano padre e madre attraverso il reciproco dono totale li rende cooperatori del Creatore nel mettere al mondo un nuovo essere umano, chiamato 8

alla vita per l'eternità. Un gesto così ricco, che trascende la stessa vita dei genitori, non può essere sostituito da un mero intervento tecnologico, impoverito di valore umano e sottoposto ai determinismi dell'attività tecnica e strumentale" (Giovanni Paolo II, Discorso..., n.2). 8. Oltre a queste ragioni di principio, sono poi alcune circostanze concrete nella applicazione delle ART, alla luce delle attuali possibilità tecniche, ad aggravare il giudizio etico negativo su di esse. Tra queste, vogliamo ricordare soprattutto l'enorme numero di embrioni umani persi o distrutti in seguito a queste procedure, una vera "strage degli innocenti" dei nostri tempi: nessuna guerra o catastrofe ha mai causato tante vittime. Accanto ad essi, vi sono anche gli embrioni che, per varie ragioni, finiscono per essere crioconservati; essi, se rifiutati dai committenti, "rimangono esposti a una sorte assurda, senza possibilità di offrire loro sicure vie di sopravvivenza lecitamente perseguibili" (CDF, Donum Vitae I,5). Ogni ulteriore riflessione su questo punto, ed in particolare circa la questione della possibilità (teorica e reale) di una eventuale adozione pre- natale di questi embrioni "soprannumerari", richiederebbe tra l'altro l'analisi approfondita di dati scientifici e statistici pertinenti, di fatto non ancora disponibili in letteratura. Pertanto, la PAV ha ritenuto prematuro, durante questa Assemblea, affrontare direttamente la questione. Ancora, va sottolineato come l'attuazione e il miglioramento delle tecniche di riproduzione artificiale, il cui tasso di efficacia è oggettivamente molto basso, richiedano l'investimento di notevoli risorse sanitarie ed economiche, così sottratte alla necessità di cura di altre patologie ben più gravi e diffuse, dalle quali spesso dipende la sopravvivenza stessa di interi gruppi umani. Nel caso, poi, della modalità "eterologa" delle ART (cioè, in caso di ricorso alla donazione di gameti da parte di un soggetto esterno alla coppia), siamo in presenza di un ulteriore elemento che aggrava il giudizio etico già negativo. L'unità coniugale della coppia, infatti, viene offesa e violata dalla presenza di una terza persona (talvolta anche di una quarta), che sarà poi uno dei veri genitori biologici del figlio richiesto. In più, viene sostanzialmente violato il diritto del neoconcepito ad avere come genitori un uomo ed una donna, da cui abbia origine la sua struttura biologica e che si prendano stabilmente cura della sua crescita e della sua educazione. Riteniamo, invece, moralmente lecita la messa in atto, qualora ve ne sia la effettiva necessità, di eventuali interventi tecnici che, senza sostituirsi ad esso, siano destinati a facilitare l'atto coniugale naturalmente compiuto o ad aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi naturali (cfr. CDF, Donum Vitae, II,6). 9. L'eventuale sterilità, per una coppia di sposi desiderosi di trovare "nel figlio una conferma e un completamento della loro donazione reciproca" (CDF, Donum vitae, II, 1), indubbiamente può costituire un reale motivo di grande sofferenza ed essere fonte per loro di ulteriori problemi. Non v'è dubbio che un tale desiderio sia, in se stesso, più che legittimo e segno positivo di un amore coniugale che vuole crescere e compiersi in ogni sua espressione. Tuttavia, occorre ribadire che un più che comprensibile e lecito "desiderio del figlio" non può mai trasformarsi in un pretenzioso "diritto al figlio" e, per di più, "a tutti i costi". Nessuno uomo può vantare il diritto all'esistenza di un altro uomo, altrimenti quest'ultimo sarebbe posto su un piano di inferiorità valoriale rispetto a colui che vanta il diritto. In realtà, un figlio non può mai essere inteso come un "oggetto del desiderio" da avere ad ogni costo, bensì come un preziosissimo dono da accogliere con amore, qualora giunga. Gli sposi sono chiamati a creare tutte le condizioni necessarie, attraverso il loro reciproco dono d'amore coniugale, perché possa iniziare una nuova vita, ma non possono lecitamente determinarne il sorgere fino a commissionarne la "produzione" in laboratorio, ad opera di tecnici che nulla hanno a che vedere con la coppia stessa. 9

Ci sembra piuttosto che debbano essere accolti con grande favore ed incoraggiati tutti gli sforzi che la medicina moderna può produrre nel tentativo di curare le forme di sterilità coniugale, come lo stesso Pontefice ha ricordato: desidero incoraggiare le ricerche scientifiche volte al superamento naturale della sterilità nei coniugi, così come desidero esortare gli specialisti a mettere a punto quegli interventi che possono risultare utili a tale scopo. L auspicio è che sulla strada della vera prevenzione e dell'autentica terapia la comunità scientifica - l appello va in particolare agli scienziati credenti - possa ottenere confortanti progressi (Giovanni Paolo II, Discorso, n. 3). A conferma della sincerità di questi auspici, vogliamo ricordare che, durante questa Assemblea Generale della PAV, sono stati presentati alcuni programmi concreti, di notevole interesse scientifico, per la cura ed il trattamento di alcune forme di sterilità di coppia. Il dono della fecondità coniugale, comunque, va concepito in maniera ben più ampia della sola dimensione della fertilità biologica. L'amore sponsale, come concreta manifestazione dell'amore di Dio per l'umanità, sempre è chiamato ad amare, servire, difendere e promuovere la vita umana (cfr. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 29) in tutte le sue dimensioni, anche quando di fatto non può generarla biologicamente. Perciò, sentendoci profondamente vicini alle coppie di sposi, che ancora non riescono a trovare nella medicina una soluzione alla loro condizione di sterilità, fraternamente le incoraggiamo ad esprimere e realizzare ugualmente la loro fecondità coniugale, ponendosi con generosità a servizio delle molteplici situazioni umane bisognose di amore e di condivisione. Fra queste meritano una particolare menzione gli istituti sociali dell'adozione e dell'affidamento familiare, per i quali auspichiamo normative giuridiche sempre più in grado di assicurare le dovute garanzie ed, allo stesso tempo, dei tempi rapidi per gli adempimenti burocratici. 10. Un ultima notazione, infine, vogliamo riservare alla questione del ruolo dei parlamentari cattolici di fronte alle leggi ingiuste, nel campo della riproduzione artificiale umana. Ci dichiariamo in piena sintonia con la norma morale generale, affermata dalla dottrina cattolica, secondo cui una legge intrinsecamente ingiusta, che viola palesemente la dignità della vita umana- come ad es. nel caso della legalizzazione dell'aborto o dell'eutanasia -, deve trovare da parte dei credenti una ferma opposizione, mediante l'istituto dell'obiezione di coscienza. Per un cattolico non è mai lecito "né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto" (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, 73). Tuttavia, la stessa ratio della norma spinge ad interrogarsi su quali modalità d'azione possano essere considerate moralmente lecite, nel caso in cui il voto parlamentare di uno o più cattolici risultasse determinante per abrogare (totalmente o parzialmente) una legge ingiusta già in vigore, oppure per sostenere una nuova formulazione di essa che ne limiti gli aspetti iniqui. In un tale contesto, dare il proprio suffragio - dopo aver manifestato pubblicamente la propria ferma disapprovazione per gli aspetti iniqui della legge stessa - risulta giustificabile eticamente, nell'ottica dell'ottenimento del maggior bene possibile e della massima riduzione del danno in quel momento ottenibile. Il parlamentare cattolico, infatti, in simili circostanze, sarebbe moralmente responsabile solo degli effetti derivanti dall'abrogazione (totale o parziale) di detta legge, mentre la permanenza degli elementi iniqui sarebbe imputabile unicamente a chi li ha voluti e sostenuti. Del resto, occorre ricordare come esista per ciascuna persona, hic et nunc, il preciso dovere morale di fare tutto il bene concretamente possibile e non si può negare che eliminare o diminuire un male costituisce, di per sé, un bene. 11. In conclusione, la PAV desidera ancora una volta richiamare ogni uomo di buona volontà alla considerazione della dignità altissima e peculiare della procreazione umana, nella quale si 10

esprime al livello più alto l'amore creativo di Dio e si realizza compiutamente la comunione interpersonale degli sposi. L'ingegno dell'uomo e le capacità tecnico- scientifiche siano, dunque, poste al suo servizio, per il bene degli sposi e dei loro figli, senza mai pretendere, però, di surrogarla o di soppiantarla. (pubblicato in "L'Osservatore Romano" di Mercoledì 17 Marzo 2004, p.5 ) 11

JAVIER LOZANO BARRAGÁN ALCUNI ACCENNI BIBLICI SULLA PROCREAZIONE UMANA Ringrazio la Pontificia Accademia per la Vita per avermi invitato ad inaugurare la sua Assemblea Generale, suggerito di riflettere sul significato biblico teologico della procreazione umana. Due anni fa infatti, in un'occasione analoga ho riflettuto sulla vita umana in se stessa, ed oggi, come continuazione, il mio pensiero si dirige sull origine prossima di essa. Mi soffermerò sul primo capitolo della Genesi come inizio, per poi accennare sul tema in altri libri del Vecchio Testamento, e concludere riferendomi al Nuovo Testamento, con la menzione sul mistero del matrimonio in San Paolo. Il filo conduttore che mi guiderànella interpretazione dei testi sacri, sarà il Magistero di Giovanni Paolo II, che proprio all inizio del suo Pontificato, specialmente nelle catechesi dei Mercoledì, ha sviluppato ampiamente il tema [1]. ALCUNE RIFLESSIONI SU GN 1 La creazione come dono fondamentale Come presupposto notiamo che nel versetto che narra la creazione dell essere umano si ripete tre volte la parola "creò"[2]. Dio si rivela fondamentalmente come Creatore, ma anche come colui che «è amore» (1 Gv 4, 8), perché «soltanto l amore infatti dà inizio al bene e si compiace del bene (cf. 1 Cor 13)»[3]. È l amore divino il motivo della creazione e come la sua sorgente. Di fronte a un pessimismo diffuso in tanti settori della nostra società moderna, che non di rado vede con timore la procreazione di un nuovo essere umano come un fardello, è urgente proclamare la gioia della creazione. Il senso più profondo della nostra esistenza è che al principio di essa c è l atto di amore creativo di Dio. All iniziofu l Amore di Dio per noi ad elargirci il dono più grande, il nostro essere[4]. La desacralizzazione della sessualità e della procreazione La creazione è frutto dell amore divino, non un emanazione panteistica di Dio; ma proprio perché è una la creazione, la creatura si distingue infinitamente dal Creatore e in questo senso si desacralizza. Nell antico oriente la sessualità e la procreazione erano fortemente divinizzate. I diversi racconti della creazione di quelle civiltà narrano i matrimoni divini, prototipi del matrimonio umano: un dio- padre e una dea- madre generano degli dei. La sessualità umana, fonte di vita, trova la sua origine nella sessualità e fecondità divine ed è un modo di unirsi alla divinità (si pensi, per esempio, alla prostituzione sacra). La religione d Israele è un caso sorprendente ed unico. Dio non è sessuato ed è uno. Dio non si sposa per essere fecondo e non esiste qualcosa come una dea madre. La divinità è riservata a Dio. Tutto ciò che non è Dio («il cielo e la terra») è creato. Nell affermare che è buona e opera di Dio, il testo sacro desacralizza la sessualità, testimoniando la sua realtà creata. In Israele non ci sono miti sulla sessualità né riti di fecondità, e la prostituzione sacra costituirà un atto d idolatria. L uomo e la donna, l amore, il matrimonio, la procreazione sono realtà create e buone, ma distinte del Creatore[5]. Il sacro nel creato è tale soltanto come somiglianza alla parola e all azione di Dio Creatore e nella misura in cui rispecchia questa somiglianza. In questo senso la rivelazione di Dio desacralizza la sessualità non è una partecipazione ad un attività divina, ma allo stesso tempo la santifica, rendendola parte e condizione del modo in cui l uomo è immagine di Dio e oggetto della sua benedizione. 12

L uomo, maschio e femmina, immagine di Dio Nella creazione dell uomo c è una rottura della struttura ripetitiva del racconto ( Dio disse e così si fa ), come se Dio meditasse prima: "Facciamo l uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" (Gn 1, 26)[6]. L uomo è creatura, tuttavia questo racconto gli attribuisce una somiglianza non con le creature, ma con Dio. L uomo è pensato dal primo momento come un interlocutore di Dio e come amministratore e custode del creato[7]. A lui, la cui esistenza è un dono, Dio ha affidato l universo come dono[8]. È stato oggetto d un amore speciale. Soltanto dopo averlo creato «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1, 31). È in questo contesto della creazione personale e dell universo come dono, che la Sacra Scrittura ci spiega che quest immagine di Dio che è l uomo è un immagine duale: «maschio e femmina li creò» (Gn 1, 27). L uomo è dono e immagine di Dio nella sua mascolinità e nella sua femminilità. Dio non è sessuato, ma la sua immagine lo è. La differenza sessuale significa che nessun essere umano contiene in sé tutto ciò che è umano, ma che l immagine completa è formata da entrambi, uomo e donna. Per scoprire integralmente l immagine di Dio debbono farlo insieme, collaborare e guardare l uno all altro. Deve essere molto importante il significato della differenza sessuale quando Dio ha voluto che sia oggetto della sua rivelazione. L immagine di Dio nella procreazione Grazie a che l essere umano esiste come uomo e donna, l immagine non riguarda soltanto ogni persona, ma anche la procreazione, l essere fecondi[9]. La fecondità dell unione sessuale dell uomo e della donna fa parte dell essere immagine di Dio. È segno della fecondità dell infinito amore di Dio Creatore. È legata addirittura a una sua speciale benedizione. La discendenza è segno di questa benedizione e della fedeltà di Dio al suo disegno originario. Anche in questo campo, e in maniera radicale, l uomo e la donna sono complementari. Nel contesto della creazione come dono fondamentale, la pro- creazione diventa il moltiplicarsi di questo dono tramite l uomo e la donna. Essi nella loro mascolinità e femminilità diventano segni tangibili dell amore infinito di Dio per ogni nuova persona umana. Implicitamente il testo sacro ci presenta l uomo e la donna come cooperatori di Dio Creatore nel suscitare nuove vite umane. Dio plasma l uomo dalla terra; è il suo "vasaio". L uomo non nasce da una matrice divina. Appartiene anche al creato. È creatura è Adamah, "il terroso". Ma il Creatore soffia in lui un alito di vita che lo fa essere vivente ed anche persona. L essere umano non soltanto è un dono da Dio, ma anche un dono per altri. È un dono per donarsi. Per questo «non è bene che l uomo sia solo» (Gn 2, 18). Ha bisogno di un altro che "gli sia simile" (Gn 2, 18). Senza il suo simile, l uomo è incompleto perché non può vivere il suo essere dono. Ha bisogno di un altro uguale in dignità, "carne dalla sua carne e osso delle sue ossa" (cf. Gn 2, 23) che lo aiuti. La solitudine primordiale dell uomo nella sua umanità, nell esperienza di non trovare un aiuto che gli somigli[10] (Gn 2, 20), è "apertura e attesa di una comunione delle persone [11]. L essere umano si rivela come un essere per la comunione, come colui che può essere persona in pienezza solo "soltanto esistendo con qualcuno e ancor più profondamente e più completamente: esistendo per qualcuno. Infatti "comunione di persone significa esistere in reciproco per, in una relazione di reciproco dono"[12]. Infatti Adamo non ha creato Eva ne Eva Adamo, ma il Signore li ha creati come un dono per l altro o per l altra. "Sono stati dati dal Creatore, in modo particolare, l'uno all'altro"[13]. Questo secondo racconto rivela che la creazione dell essere umano è creazione allo stesso tempo di "quella communio personarum che l uomo e la donna formano". In altre parole "l uomo è divenuto immagine e somiglianza di Dio non soltanto attraverso la propria umanità, ma anche 13

attraverso la comunione delle persone, che l'uomo e la donna formano sin dall'inizio", diventando così "immagine di una imperscrutabile divina comunione di Persone"[14]. Non per caso l aiuto di qualcuno simile è per l uomo ( ish) la donna ( ishshah) e per la donna l uomo. Non si tratta di un aiuto limitato al lavoro o alla riproduzione, ma un aiuto reciproco in tutti i campi dell esistenza[15]. Si tratta di una reciproca complementarietà proprio per la diversa sessualità maschile e femminile. Attraverso la mascolinità e la femminilità essi diventano dono l uno per l altra[16]. Nel testo sacro sembra che questa solitudine abbia dunque due significati: il primo riferito al suo essere uomo, alla sua umanità, e il secondo che deriva dall essere maschio e femmina[17]. "Per questo l uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2, 24). L essere umano non è creato per se stesso. È creato per vivere in comunione, e in particolare in quella speciale comunione di vita e amore che formano l uomo e la donna, e che li fa procreativamente fecondi. La relazione uomo- donna non è anzitutto e soltanto la relazione sessuale. "L uomo e la donna, prima di diventare marito e moglie [ ], emergono dal mistero della creazione prima di tutto come fratello e sorella nella stessa umanità"[18]. Ciascuno di loro esperimenta che l altro "è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa" (Gn 1, 23). La procreazione come dono nel dono Il matrimonio, la procreazione e la nascita dei figli si inseriscono dunque in questo contesto di reciproca complementarietà e donazione. La procreazione è dono nel dono. È il donare la vita a una nuova persona nel donarsi l uno all altro con tutta la propria persona, con la propria mascolinità e femminilità. Le conseguenze per l ethos dell uomo sono rilevanti e quasi evidenti. La sessualità è vissuta bene soltanto quando testimonia il significato sponsale del corpo e di tutta la persona, "cioè la capacità di esprimere l amore: quell amore appunto nel quale l uomo- persona diventa dono e mediante questo dono attua il senso stesso del suo essere ed esistere"[19]. Solo così la sessualità diventa luogo privilegiato per la comunione, come esprime in modo molto pertinente il termine biblico conoscere quando significa avere relazione sessuali[20]. Solo "conservando la caratteristica interiore (cioè appunto l innocenza) della donazione di sé e dell accettazione dell'altro come dono"[21] il diventare una sola carne (cf. Gn 2, 24) è veramente conoscenza dell altro come persona e "mutua realizzazione di sé"[22]. Nel contesto del dono di sé "la procreazione fa sí che l uomo e la donna (sua moglie) si conoscano reciprocamente nel terzo, originato da ambedue"; che riconoscano "la loro umanità, la loro viva immagine"[23]. La procreazione è procreazione veramente umana quando è frutto di un amore sponsale. Il matrimonio, come comunione di persone, rafforza ancora di più l essere immagine della Trinità, dove lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, come personificazione divina del loro reciproco amore. Nel procreare una nuova vita gli sposi esperimentano lo stupore iniziale dell incontro con un altro simile: "essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa" (Gn 1, 23). Nella procreazione Dio chiama gli sposi "ad una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di Creatore e di Padre", a "realizzare lungo la storia la benedizione originaria del Creatore, trasmettendo nella generazione l immagine divina da uomo a uomo"[24]. I figli sono un dono di Dio, come rivelano le parole di Eva alla nascita del primogenito: "Ho acquistato un uomo dal Signore" (Gn 4, 1). "L esclamazione di Eva, madre di tutti i viventi, si ripete ogni volta che viene al mondo un nuovo uomo ed esprime la gioia e la consapevolezza della donna di partecipare al grande mistero dell eterno generare. Gli sposi partecipano della potenza creatrice di Dio!"[25]. Queste parole esprimono la "piena consapevolezza del mistero della creazione, che si rinnova nella generazione umana [ ] e della partecipazione creativa che Dio ha nella generazione umana"[26]. Nel diventare una sola carne con l atto che origina l essere, "ogni volta entrambi, 14

uomo e donna, riprendono, per così dire, questa immagine dal mistero della creazione e la trasmettono con l aiuto di Dio- Jahve [27]. Gli sposi non sono l origine ultima dell immagine divina, però sono responsabili della loro trasmissione. ALCUNI ACCENNI SULLA PROCREAZIONE IN ALTRI TESTI DELL ANTICO TESTAMENTO L analisi dei primi due capitoli del libro della Genesi è stato ampio perché troviamo in essi un testimone privilegiato per conoscere il disegno originario di Dio sull uomo e sul matrimonio e dunque, come abbiamo esaminato, anche sulla procreazione. Infatti grazie a quei racconti della creazione possiamo tornare al principio, allo stato d innocenza dell uomo prima del peccato originale[28]. Anche nel resto della Scrittura possiamo trovare questa testimonianza del piano di Dio sulla procreazione, benché a volte oscurata dalla durezza del cuore umano. La storia sacra è ricca di racconti sulle coppie, come Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Rachele e Lia. La sessualità è sempre legata alla fecondità, la quale è al centro delle preoccupazioni, al punto che una sposa sterile può legittimamente consegnare al marito una schiava concubina per avere figli tramite quest ultima[29]. Mai nella Bibbia la fecondità è considerata in modo negativo, come un pericolo da evitare, se non in periodi di grandi catastrofi, in cui la madre deve subire la prova della sofferenza e della morte dei suoi bambini. La legge del levirato rafforza il legame tra sessualità e discendenza[30]. La sterilità è un dramma per la donna[31]. È infatti la peggiore disgrazia che le possa capitare. Se la procreazione dei figli è collegata alla benedizione di Dio, la sterilità veniva considerata come una maledizione[32]. Il Signore benedice Abramo promettendoli una discendenza molto numerosa (cf. Gn 22, 15-18)[33], Isacco (cf. Gn 26, 4.24) e Giacobbe (cf. Gn 28, 13-14)[34]. Molti figli sono la ricompensa del giusto. Questa preoccupazione per la procreazione e la discendenza lascia però spazio all amore sponsale. Dalla fecondità poteva dipendere anche l amore del marito per la sposa[35], ma anche troviamo che l amore dello sposo è oblativo, gratuito e non soltanto in funzione della discendenza[36]. In modo significativo l uomo era esentato dal servizio militare durante il primo anno del matrimonio "per allietare la donna che ha sposato" (Dt 24, 5). Nella presentazione di marito e moglie come uguali in dignità e nella comune umanità, il libro di Tobia rappresenta uno dei vertici più alti della morale vetero- testamentaria. Gli sposi vengono chiamati frequentemente fratello e sorella[37]. Nella tradizione dei profeti la relazione di Dio con Israele è descritta col ricorso alla metafora coniugale e alle nozze per esprimere la relazione d Alleanza, che è relazione d amore e fedeltà. Anche le infedeltà di Israele in modo speciale l idolatria, la rottura dell Alleanza sono comparate alla infedeltà di una sposa, come una prostituzione[38]. Questo indica l importanza dell amore e dell intimità coniugale, almeno come ideale, ma ideale da essere accolto e vissuto come rivelazione di Dio, anche se la realtà storica doveva essere molte volte diversa, soprattutto in un epoca di matrimoni combinati dai genitori e di subordinazione della donna all uomo. La relazione di Dio con Israele diventa modello esemplare delle relazioni dell uomo e la donna nel matrimonio, il prototipo sacro della storia umana[39]. Il Cantico dei Cantici è il libro dell amore per eccellenza[40], quasi fosse uno sviluppo dell inno del primo uomo nel paradiso davanti alla donna, ma lo supera perché qui non è soltanto l uomo che si esprime, ma anche la donna. Tra le varie letture che permette questo libro, una è quella del canto alla bontà e alla bellezza dell amore umano, che sarà come il simbolo dell amore di Jahve per il suo popolo. 15

ALCUNI ACCENNI SULLA PROCREAZIONE NEL NUOVO TESTAMENTO Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo (Mc 1, 15). Il Regno di Dio è gia presente nella persona di Gesù, che porta a compimento le profezie. Le guarigioni e in modo speciale il perdono dei peccati mostrano che il Regno di Dio è un evento di salvezza. Gesù è il Dio con noi che salva l uomo, che lo sana totalmente e lo restaura nella sua dignità, quella del principio. Questa salvezza, guarigione e restaurazione si applica anche alla sessualità, al matrimonio e alla procreazione. Non troveremo lunghi discorsi su questi temi. Soltanto il richiamo di Gesù alle esigenze del Decalogo (cf. Mt 5, 27; 19, 18) e al disegno originario di Dio sull uomo da principio (cf. Mt 19, 3-9). Ma è soprattutto nell incontro con uomini e donne feriti nella loro sessualità che Gesù manifesta che l amore umano e la sessualità sono guariti da Lui, dall avvento del Regno. Così inaugura una vita nuova dove la relazione dell uomo e della donna e dunque anche la procreazione è compiuta nella sua bellezza e verità originaria. Cristo è lo Sposo che ci rivela la verità dell amore e che ci mostra il cammino. Da questo avvento di grazia nascono due realtà nuove: il matrimonio sacramentale indissolubile la cui indissolubilità come matrimonio naturale era oscurato dalla durezza del cuore umano e il celibato per il Regno dei cieli (cf. Mt 19, 11-12), realtà chiamate ad essere entrambe feconde, ma con una fecondità diversa[41]. Anche nel Nuovo Testamento la relazione di Dio con gli uomini e con la Chiesa è raccontata sotto la metafora del matrimonio, delle feste di nozze[42]. Capitolo quinto della Lettera agli Efesini Tutto ciò appare chiaramente nella Lettera agli Efesini, nel capitolo quinto. Capitolo nel quale il tema è lo svolgimento della vita cristiana, incomincia con la esortazione di S. Paolo perché la vita sia una imitazione di Dio, e finisce parlando della famiglia e in concreto del matrimonio come partecipazione al mistero di Dio. Sulla cornice del Matrimonio così concepito, la procreazione appare come una imitazione della fecondità misteriosa di Dio. Il mistero è il mistero di Dio, il mistero trinitario ed il mistero dell Incarnazione redentrice del Figlio di Dio. Così si arriva all apice della Rivelazione sulla Procreazione. Come imitazione della fecondità divina, significa che la procreazione deve partecipare della vera vita piena di amore che è Dio Trino: Dio Padre, sorgente della vita, nella Verità del suo Figlio, pieno dell Amore, che è lo Spirito. La procreazione entra così nella partecipazione del Mistero trinitario che porta la luce definitiva alla presentazione biblica dove essa si concepiva come una apertura di una persona verso l altra in una terza ricevuta come dono, cioè, nel figlio. Il dono della procreazione umana ha la sua autenticità nella partecipazione del dono della fecondità trinitaria: Il Padre nella sua infinità, tutto quanto, si dona nel suo Figlio, suo Verbo, il quale così è originato da tutta l eternità; e il Padre e il Figlio si trovano nella donazione amorosa totale che è lo Spirito Santo. La fecondità trinitaria consiste nel dono mutuo infinito. Così il mistero della procreazione umana si percepisce nella sua più intima realtà: dono totale ed assoluto. Ma questa meraviglia che è l origine assoluta di tutta vita, arriva ai coniugi soltanto nella partecipazione delle Nozze di Dio con l umanità, cioè, nell Incarnazione del Verbo di Dio. Così il Mistero fecondo di Dio si fa Storia. Ma in queste Nozze, come ben sappiamo, il dono sponsale di Dio all umanità si fa solo attraverso la croce. Allora, perché veramente la procreazione umana sia feconda, deve passare per la croce. Affinché la procreazione umana arrivi alla felicità trinitaria, questa deve avere il segno della risurrezione, e questo segno è impossibile se prima non è passato attraverso la morte di Cristo. 16

Proprio dentro questo mistero di unione feconda pasquale, nella quale consiste il Regno dei Cieli, si può comprendere perché il celibato e la verginità come unione diretta a Cristo morto e risorto, possano essere ancora più fecondi e degni che la già tanto sublime procreazione dei coniugi cristiani. Capire e vivere, specialmente, questa dimensione neotestamentaria della fecondità supera le nostre forze, ed è impossibile all uomo e alla donna di averla se non gli viene concesso comeun dono molto speciale[43]. Questo dono speciale di Cristo "è il suo Spirito, il cui primo frutto (cf. Gal 5,22) è la carità"[44]. Nel mio modesto apporto di due anni fa, concludevo che la vita non era altro che dono. Allora avevo tentato di presentare alcune idee desunte dalla differenza logica tra contraddizione e contrarietà, applicate al Mistero insondabile di Dio. Oggi, dando una occhiata ai testi biblici, sono arrivato alla stessa conclusione: la vita è dare e ricevere, benché come dice il Signore, rende più felice dare che ricevere [45]. [1] Percorrendo la S. Scrittura ho trovato soltanto 4 volte dove si parla di procreare: Gn 30,1; 44,27;De.21,15; 32,18. Voci simili sono molte: Generare, generazioni: 221; Unirsi alla moglie: 10; Partorire, parto: 193; Incinta: 18; Nascere:48; Grembo: 36, ecc. [2] «Dio creò l uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gn 1, 27). [3] Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò. Catechesi sull amore umano, Città Nuova Editrice Libreria Editrice Vaticana, Roma Città del Vaticano 1985 (4ª ed. 1995), p. 73 (catechesi n. 13, 2 gennaio 1980); cfr. p. 81 (catechesi n. 16, 6 febbraio 1980). Sono state tolte in questo lavoro le sottolineature del testo originale. «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1, 31). [4] «La creazione perciò, come azione di Dio, significa non soltanto il chiamare dal nulla all esistenza e lo stabilire l esistenza del mondo e dell uomo nel mondo, ma significa anche, secondo la prima narrazione beresit bara, donazione; una donazione fondamentale e radicale, vale a dire, una donazione in cui il dono sorge proprio dal nulla» (Ibidem). [5] «Bisogna però notare che il potere di generare non è qui inteso come un riflesso e una manifestazione della somiglianza dell uomo con Dio. La mitologia pagana enunciò in svariate forme il mistero della procreazione [ ]. In tal modo sembrava all uomo essersi acquistato un accesso e una partecipazione al mondo della divinità [ ]. È pertanto significativo che la capacità di procreare venga accuratamente distinta dalla somiglianza con Dio e venga enunciata in una speciale forma di benedizione» (G. von Rad, Genesi. Traduzione e commento, Paideia Editrice, Brescia 1978 [2ª ed.], pp. 71-72). [6] Le interpretazioni sul significato di questa somiglianza sono molteplici: la sua esistenza, la sua razionalità, l essere capace d amore, il dominio sulla creazione, l essere interlocutore di Dio, ecc. Penso che non si escludano a vicenda ma che debbano considerarsi complementari, benché si sottolinei la capacità di relazione, soprattutto con Dio. Sul termine somiglianza si è scritto molto. I santi padri hanno visto nell immagine più la valenza ontologica e nella somiglianza più il piano etico e della figliolanza divina. [7] «Soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra» (Gn 1, 28). [8] «In tutta l opera della creazione, solo di lui si può dire che è stato gratificato di un dono: il mondo visibile è stato creato per lui [ ]: la creazione è un dono, perché in essa appare l uomo 17

che, come immagine di Dio, è capace di comprendere il senso stesso del dono nella chiamata dal nulla all esistenza» (Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò..., p. 73 [catechesi n. 13, 2 gennaio 1980]). [9] «Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra» (Gn 1, 28). L immagine di Dio esiste anche nell unione dell uomo e della donna nel matrimonio, il «sacramento primordiale». Giovanni Paolo II sviluppa questo tema nel suo commento di Ef 5, 21-23 (cfr. Ibid., pp. 343-388 [catechesi nn. 87-100, dal 28 luglio al 24 novembre 1982]). Il tema del matrimonio è sottinteso in Gn 1. Compare invece esplicitamente in Gn 2: «Per questo l uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2, 24). [10] Cfr. Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò..., pp. 44-47 (catechesi n. 5, 10 ottobre 1979). [11] Ibid., p. 59 (catechesi n. 9, 14 novembre 1979). [12] Ibid., p. 74 (catechesi n. 14, 9 gennaio 1980). [13] Ibid., p. 88 (catechesi n. 18, 13 febbraio 1980). [14] Ibid., p. 59 (catechesi n. 9, 14 novembre 1979). [15] Cfr. C. Westermann, Genesi, Commentario, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1999, p. 34. [16] Cfr. Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò..., p. 71 (catechesi n. 13, 2 gennaio 1980). [17] Cfr. Ibid., p. 45 (catechesi n. 5, 10 ottobre 1979); cf. p. 64 (catechesi n. 10, 10 ottobre 1979). «Si potrebbe anche rischiare di dire che la profondità e la forza di questa prima e «originaria» emozione dell uomo- maschio dinanzi all umanità della donna, e insieme dinanzi alla femminilità dell altro essere umano, sembra qualcosa di unico ed irrepetibile» (Ibid., p. 58 [catechesi n. 9, 14 novembre 1979]). «Così come già dimostra Gen 2, 23, la femminilità ritrova, in certo senso, se stessa di fronte alla mascolinità, mentre la mascolinità si conforma attraverso la femminilità. Proprio la funzione del sesso, che è, in un certo senso, costitutivo della persona (non soltanto attributo della persona ), dimostra quanto profondamente l uomo, con tutta la sua solitudine spirituale, con la unicità ed irripetibilità propria della persona, sia costituito dal corpo come lui o lei. La presenza dell elemento femminile, accanto a quello maschile ed insieme con esso, ha il significato di un arricchimento per l uomo in tutta la prospettiva della sua storia, ivi compresa la storia della salvezza. Tutto questo insegnamento sull unità è già stato espresso originariamente in Gen 2, 23» (Ibid., p. 62 [catechesi n. 10, 21 novembre 1979]). [18] Ibid., p. 89 (catechesi n. 18, 13 febbraio 1980). «Forse quindi l analogia del sonno indica qui non tanto un passare dalla coscienza alla subcoscienza, quanto uno specifico ritorno al non- essere (il sonno ha in se una componente di annientamento dell esistenza cosciente dell'uomo) ossia al momento antecedente alla creazione, affinché da esso, per iniziativa creatrice di Dio, l uomo solitario possa riemergere nella sua duplice unità di maschio e femmina [ ]. In questo modo, il cerchio della solitudine dell uomo- persona si rompe, perché il primo uomo si risveglia dal suo sonno come maschio e femmina (cfr. pp. 55-56 [catechesi n. 8, 7 novembre 1979]). «La descrizione della donna dalla costola dell uomo non è intesa come una descrizione realistica e non va compresa così. Con essa il narratore vuole fondare l unione di uomo e donna nello stesso processo di creazione [ ]. L essere- uomo comprende l uomo e la donna con pari importanza e pari valore» (C. Westermann, Genesi, Commentario, pp. 34-35). [19] Ibid., p. 77 (catechesi n. 15, 16 gennaio 1980). Il significato sponsale del corpo è uno dei cardini delle catechesi del Santo Padre sull amore umano. Si vedano specialmente: Ibid., pp. 74-89 (catechesi nn. 14-17, 9 gennaio 6 febbraio 1980). [20] «Adamo si uní a Eva, sua moglie [ ] Se connettiamo alla conoscenza quel primo fatto della nascita di un uomo sulla terra, lo facciamo in base alla traduzione letterale del testo, secondo cui l unione coniugale viene definita appunto come conoscenza. Difatti, la traduzione citata suona cosí: Adamo si unì a Eva sua moglie, mentre alla lettera si dovrebbe tradurre: 18

conobbe sua moglie, il che sembra corrispondere più adeguatamente al termine semitico jada» (Ibid., pp. 93-94 [catechesi n. 20, 5 marzo 1980). [21] Ibid., p. 85 (catechesi n. 17, 6 febbraio 1980). [22] Ibid., p. 98 (catechesi n. 21, 12 marzo 1980). [23] Ibidem. [24] Giovanni Paolo II, Esort. Ap. post- sinodalefamiliaris consortio (22 novembre 1981), 28 (AAS 74 [1982], 81-191). [25] Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Mulieris dignitatem (15 agosto 1988), 18 (AAS 80 [1988] 1553-1729). [26]Giovanni Paolo II, Uomo e donna lo creò..., p. 99 (catechesi n. 21, 12 marzo 1980). [27] Ibidem. [28] «Ed è anche significativo che, riferendosi a Gen 2, 24, Cristo non soltanto collega il principio col mistero della creazione, ma anche ci conduce, per così dire, al confine della primitiva innocenzadell uomo e del peccato originale» (Ibid., p. 37 (catechesi n. 3, 19 settembre 1979). [29] Così Sara con Abramo (cfr. Gn 16, 1-4) e Rachele e Lia con Giacobbe (cfr. Gn 30, 1-13). Anche il desiderio di una discendenza porta alle figlie di Lot a unirsi al suo padre: «Così faremo sussistere una discendenza da nostro padre» (Gn19, 34), e agli israeliti a proporzionare delle donne vergini ai beniaminiti (cfr. Gdc 21, 8-14), e a questi di rapire dopo altre donne (cfr. Gdc 21, 15-23). [30] È emblematico la morte di Onan (cfr. Gn 38, 8-10) e il caso di Tamar, che si traveste da prostituta per garantire la discendenza al marito defunto (cfr. Gn 38, 12-30). [31] Così per Rachele, moglie di Giacobbe, in Gn 3,1 («Dammi dei figli, se no io muoio!»); e per Anna, moglie di Elkana, in 1 Sam 1, 5-16. [32] Istruttiva in questo senso è la cerimonia in caso di gelosia da parte dello sposo: «Allora il sacerdote farà giurare alla donna con un imprecazione; poi dirà alla donna: Il Signore faccia di te un oggetto di maledizione e di imprecazione in mezzo al tuo popolo, facendoti avvizzire i fianchi e gonfiare il ventre; quest acqua che porta maledizione ti entri nelle viscere per farti gonfiare il ventre e avvizzire i fianchi! [ ] Ma se la donna non si è contaminata ed è pura, sarà riconosciuta innocente e avrà figli» (Nm 5, 21-28). [33] Anche cfr. Gn 13, 16; 15, 5; 17, 3-8.15-16.20; Sir 44, 21. [34] Anche cfr. Gn 32, 13; 48, 4. Riguardo altri personaggi e occasioni: cfr. Gn 48, 16-20; Tb 4, 12; Sal 45, 17; 113, 9; 115, 14; 127, 3; 128, 3; Os 2, 1; Ger 33, 22; Is 48, 19; 55, 8-9; At 3, 25; Rm 9, 29. [35] Come presuppone Lia riguardo a Giacobbe: «Il Signore ha visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà [ ]. Questa volta mio marito mi si affezionerà, perché gli ho partorito tre figli» (Gn 29, 32.34; cfr. 30, 20). [36] Come nel caso di Abramo e Sara, e di Elkana ed Anna: «Ma egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo [ ]. Anna dunque si mise a piangere e non voleva prendere cibo. Elkana suo marito le disse: Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?» (1 Sam 1, 5-10). «Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei [ ]. Egli si unì anche a Rachele e amò Rachele più di Lia» (Gn 29, 20.30). Anche Gn 24, 67 su Isacco e Rebecca. Data la mentalità dell epoca, troviamo espressioni dell amore del marito per la moglie ma mai al inverso. [37] «Prendi dunque tua cugina, d ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre» (Tb7, 12). Cfr. Tb 5, 22; 7, 15; 8, 4-5.21; 10, 6.13. [38] Cfr. Os 2, 4-25; Ger 2, 2.20-25.32-33; 3, 1-13; 31, 3-4; Ez 16, 3-63; Is 54 1-8. 19

[39] Cfr. P. Grelot, Le Coupe humain dans l Écriture, Cerf, Paris 1969, pp. 47; 54-55. [40] Karl Barth lo ha collegato al testo di Gn 2, il racconto yahvista della creazione dell uomo e della donna. [41] «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19, 29). «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto [ ].Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15, 8.16). [42] Cfr. Mt 19, 15; 22, 1-14; Gv 3, 29; Ef 5, 21-33; Ap 19, 7-9; 21, 2. [43] «Imitare e rivivere l amore di Cristo non è possibile all uomo con le sole sue forze. Egli diventa capace di questo amore soltanto in virtù di un dono ricevuto» (Ibid., n. 22). «L amore e la vita secondo il Vangelo non possano essere pensati prima di tutto nella forma del precetto, perché ciò che essi domandano va al di là delle forze dell'uomo: essi sono possibili solo come frutto di un dono di Dio, che risana e guarisce e trasforma il cuore dell uomo per mezzo della sua grazia» (Ibid., n. 23). Cf. Ibid., nn. 102-105. [44] Ibid., n. 22. [45] Beatius est dare quam accipere (Makavriovnejstinma'llondidovnaih^lambavnein). (Act20,35) 20