Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

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Transcript:

Carissimi, anche oggi come domenica scorsa abbiamo ascoltato un lunghissimo brano del Vangelo di S. Giovanni, che racconta l'esperienza di un cieco che torna a vedere miracolosamente. Se avete avuto modo di ascoltare attentamente il testo, vi sarete accorti che ci parla, in realtà, di ciò che un miracolo suscita, più che del miracolo in sé. Abbiamo, infatti, letto trentotto versetti e il racconto del miracolo ne occupa solamente due. Oggi ho meditato a lungo su questo episodio per cercare di comprenderlo al meglio delle mie possibilità, perché la Parola di Dio è infinita. Gli esperti dicono che il brano è uno di quelli letterariamente più costruiti da San Giovanni, il più complesso e bello di tutto il Nuovo Testamento, appunto nella sua costruzione. L Evangelista deve aver riflettuto e pregato moltissimo per farsi ispirare questo racconto che presenta numerosissime sfumature. In un omelia non possiamo affrontarle tutte, bensì dobbiamo cercare di meditare e accogliere quello che è funzionale a vivere bene il mistero della nostra fede, perché in questo momento stiamo celebrando un mistero: il Sacramento dell'eucarestia. Il termine sacramento è la traduzione italiana; la parola originaria era, appunto, "misterium". Dunque, stiamo celebrando un mistero; quale? Quello dell'amore di Dio per noi. Il brano ci parla di questo mistero, che per alcuni è facile accogliere, per altri è complicatissimo; per qualcuno, addirittura, impossibile. Perché sottolineo questo aspetto del mistero? Perché l episodio inizia appunto con qualcosa di misterioso: Passando, il Signore vide un cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono «Rabbí chi ha peccato? Lui o i suoi genitori perché sia nato cieco?»". Capite qual è il problema che si nasconde dietro questo versetto? Potremmo dire: ma, perché esiste il male in quest uomo? E, siccome il male non lo si può attribuire a Dio, bisogna collegarlo necessariamente con il peccato; e allora chi ha peccato: i genitori o lui? Allora mi sono detto: questi qui credevano alla reincarnazione Ci sono, infatti, delle teorie che affermano che forse c'era questa credenza; altri dicevano, addirittura alcuni rabbini, che il bambino nel grembo materno può peccare Il Signore dice: non ha peccato né lui né i genitori, ma è così perché attraverso questa malattia, questo handicap, questa limitazione, si deve manifestare la gloria di Dio, la potenza di Dio. Ci potremmo fermare anche qui a meditare. 1

Il problema è che non c'è una risposta intellegibile per noi. Una domanda si può far strada facilmente nella nostra mente: ma come è possibile? Dio fa nascere una persona cieca perché poi possa manifestare la sua gloria? Vedete, siamo messi di fronte alla cruda realtà: noi veniamo al mondo in qualche modo e con la nostra razionalità non possiamo dare sempre risposte esaustive, convincenti, chiare. La nostra mente, invece, è sempre alla ricerca, due più due deve fare quattro, accidenti! Come mai non fa quattro? Perché a volte fa tre, a volte fa cinque a volte fa tre e mezzo? Tutto il racconto di questo capitolo nono, se vogliamo sintetizzare, ci parla del dramma di questi scribi e farisei, di questi uomini che hanno assistito al miracolo e non riescono a capacitarsi di come ciò sia possibile, e continuano ad interrogare il povero cieco appena risanato. Pensate che dramma. Quest uomo è stato cieco dall'inizio della sua vita, ha avuto la gioia di essere miracolato e si trova adesso con un bel problema. Mi vengono in mente i pastorelli di Fatima, che sono stati interrogati per giorni e giorni e giorni; li torturavano con interrogatori. Queste domande, questi interrogatori, poi, non soddisfano mai, e non lo potrebbero nemmeno perché le nostre domande partono da una prospettiva logico-razionale, matematica, che con la storia della fede non c'entra niente. Pensate, alla nostra intelligenza ripugna l'idea che Dio possa avere predisposto che questo ragazzo fosse nato cieco perché, poi un giorno, avrebbe dovuto dare gloria a Dio! Noi vorremmo che Dio facesse uscire ex novo ognuno dal grembo materno. Quando ero ragazzo dicevo: ma perché non partiamo tutti dallo stesso punto? Ognuno parte da punti diversi; magari noi ci lamentiamo di essere qui a Milano in quest'epoca, però nessuno dice: ma che fortuna non essere nato nella foresta dell'amazzonia, che fortuna non essere nato adesso ad Aleppo dove c'è questo scontro! Che cosa voglio dire? Che la vita è un mistero da accogliere e la fede è un altro mistero da accogliere, e con la fede noi possiamo risolvere questo problema del male. La fede viene data, infatti, per risolvere il problema del male e la fede è un dono gratuito che Dio vuole fare a tutti; Dio vuole dare a tutti la guarigione da qualsiasi problema, come a quest'uomo. Se avete ascoltato, quest uomo non ha chiesto il miracolo, non ha chiesto nulla. Gesù si è avvicinato a lui. "Detto questo sputò per terra, fece del fango e spalmò il fango sugli occhi e poi gli disse: va a lavarti alla piscina di Siloe. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 2

Notiamo che il cieco non ha mica detto: perché mi stai mettendo questa saliva? Mah, io non ci vado alla piscina tanto è inutile Ma, come fa questa saliva e questo lavaggio nella piscina a ridarmi la vista? Pesate se avesse cominciato a ragionare con la sua mente: sarebbe rimasto lì com era. Magari, avrebbe impedito anche a Gesù di toccarlo. Voi potreste dirmi: beato lui a cui Gesù si è avvicinato! Siccome la lettura di questo brano di San Giovanni si può fare su vari livelli, sia su quello storico sia su quello simbolico, che cosa possiamo decodificare anche da questo gesto? Il Sacramento del Battesimo, che abbiamo ricevuto tutti gratuitamente, guarda un po'! Senza che nessuno lo abbia chiesto. La saliva indica la corporeità di Gesù, la sua umanità, lo spirito, l'essenza; la saliva è un simbolo e il fango indica la dimensione terrena Il sacramento da che cosa è costituito? Da due realtà: la realtà che viene da Dio e la realtà che viene dal mondo. Noi prendiamo il pane, frutto del nostro lavoro, e con lo Spirito Santo esso diventa corpo di Cristo, corpo che può santificarci, salvarci, liberarci. Che può darci la santità, se ci crediamo, se facciamo quello che è necessario: Va e lavati. Il cieco è andato, si è lavato e ci ha visto. Noi facciamo la Comunione, che cosa significa fare la Comunione? Lo dice la parola stessa: "fare comunione". Fare la Comunione significa entrare in comunione con Dio e con i fratelli; lo facciamo noi? La nostra vita è orientata verso questa direzione, è vissuta in questa prospettiva? Al centro della nostra vita c'è fare la comunione con Dio e con gli altri? Con tutto quello che implica, evidentemente; perché, magari a livello ideale possiamo anche dire di sì, ma poi fare la comunione vuole dire vivere in comunione e sappiamo tutti che non è facile. Basta guardare la nostra esistenza quotidiana Entrare in comunione con Dio lo sappiamo com è difficile. Per esempio, quando parlo con le persone e chiedo nel confessionale: ma lei prega? Mi sento spesso rispondere: eh, padre, ho tante cose da fare e ogni tanto la sera qualche volta mi ricordo di Dio. Dico: beh, il primo comandamento mi sembra che sia un altro: prima viene Dio e poi vengono tutte le altre cose 3

Mentre, per noi, prima vengono tutte le altre cose e poi alla fine, se c'è tempo, viene anche Dio. Se ci comportiamo così, mi dite voi come facciamo a guarire, come facciamo a vederci di nuovo? Ecco, tutto il racconto è sviluppato su questa fatica del credere. Lo interrogano: che cosa è successo? Ripeti E lui: ma ve l'ho già detto E loro: ma no, è impossibile; questo qui deve essere un peccatore perché oggi è sabato Vedete le categorie razionali umane? Oggi è sabato Queste persone dotte avevano studiato tutta la vita, erano i maestri di Israele, vivevano dalla mattina alla sera leggendo la Bibbia, insegnando la Scrittura sacra, pregando, facendo sacrifici, elemosine Erano dei religiosi perfetti, zelantissimi quanto a ritualità. Eppure, invece di gioire per il fatto che un uomo cieco dalla nascita ha acquistato la vista, classificano lui e anche Gesù come peccatori. Eppure il cieco lo dice: da quando in qua un peccatore fa miracoli ed è ascoltato da Dio? Ma non gli danno ascolto. Vedete quando noi siamo fissati sulle nostre idee? Quelli avevano già la risposta prima, lo interrogavano, ma qualunque cosa avesse detto il povero cieco non sarebbe andata mai bene: perché non erano disposti a credere; avevano già deciso che Gesù era uno da eliminare. Tante volte anche noi facciamo così, ci creiamo un sacco di giustificazioni piuttosto che vivere, come ho detto prima, semplicemente l'essenza della nostra fede. Oggi è domenica, la cosa più importante della domenica è incontrare Dio, è entrare in comunione con Lui. La cosa più importante che Dio mi chiede è fare comunione con Lui e con chi mi sta a fianco. Magari, noi siamo capaci di fare cinque pellegrinaggi a Medjugorje e non rivolgere la,parola alla nostra vicina di casa o a quello con cui abbiamo avuto una discussione in oratorio... Purtroppo, siamo fatti così! Siamo guidati dalla nostra razionalità e dalle nostre passioni. La preghiera iniziale, se ve la ricordate, è bellissima: "liberaci dall'invidia che è la causa di ogni male". Oggi nella prima preghiera che ho letto, abbiamo chiesto a Dio questo: di essere oggi liberati dall'invidia che è la radice del male. L'invidia del diavolo che ha sedotto Adamo ed Eva, l'invidia di Caino che ha ucciso Abele. Carissimi, l'ho detto all'inizio: la fede è un mistero, è un mistero che procede attraverso la semplificazione del nostro cuore. 4

Il brano termina così: all'inizio c'è quest'uomo che ha ricevuto questo dono, ma avrebbe potuto interpretarlo in molti modi. Prima gli hanno chiesto: ma tu che cosa pensi di Lui? Ed egli: un profeta. Gesù alla fine gli pone la domanda: ma tu credi in me? Credi nel Figlio dell'uomo? Ed egli, adesso risponde: Sì Signore, io credo! Questa è la fede che salva. Perché, se quest'uomo non avesse creduto, avrebbe sì guadagnato un esistenza più vivibile, più facile, con la vista, certamente, sarebbe riuscita meglio la sua vita, gli anni terreni che gli restavano, ma cosa avrebbe guadagnato nell ottica della vita eterna? Notiamo anche che non si dice niente di quest uomo: anche questo è significativo perché vuole dire che la Scrittura sta parlando di noi, sta parlando ad ogni persona a cui Dio vuole dare la possibilità di vedere, di vedere la luce vera, di vedere il senso della vita, di comprendere il significato della propria esistenza. Ecco, carissimi, chiediamo in questa Eucaristia al Signore che ci doni per davvero questa semplicità. La fede significa credere. Credere significa accogliere la luce che Dio ci vuole donare, e la luce che Dio ci vuole donare è la sua parola scritta nel Vangelo che noi dobbiamo mettere in pratica. Quella parola che ascoltiamo, quel sacramento che viviamo, il fango e la saliva che vengono messi sui nostri occhi spirituali sono doni affinché possiamo iniziare una vita nuova, una vita vera, una vita bella, una vita significativa. 5