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Convegno ecclesiale nazionale In Gesù Cristo il nuovo umanesimo Firenze, 9-13 novembre 2015 Sintesi dei contributi delle parrocchie, associazioni e movimenti della Diocesi di Frascati L Invito al Convegno chiede alla Chiesa Italiana tutta, di coinvolgersi con generosa sollecitudine, per tornare a pensare insieme e a confrontarsi con franchezza e per verificare la strada percorsa a partire dall evento conciliare e valutare seriamente i risultati dei processi di cambiamento, registrando ciò che ancora non si è fatto al fine di attuarne le indicazioni. L invito è rivolto nella consapevolezza di vivere un momento di vera e propria «crisi antropologica», derivante soprattutto dalla difficoltà nel rapporto con «l Altro», Altro uomo e Altro Dio e nella convinzione che la risposta sta nell insegnamento che «nel mistero del Verbo incarnato viene chiarito il mistero dell uomo. [ ] Cristo, che è l Adamo definitivo e pienamente riuscito, mentre rivela il mistero del Padre e del suo amore, pure manifesta compiutamente l uomo all uomo e gli rende nota la sua altissima vocazione» (Invito a pag. 10, Gaudium et spes 22). In particolare è sollecitato un coinvolgimento delle diocesi, soprattutto nei loro organismi di partecipazione: Consigli diocesani presbiterale e pastorale, Consulta delle aggregazioni laicali; e anche nelle Associazioni e i Movimenti e facendo emergere domande e attese a cui il Convegno ecclesiale intende rispondere. (Invito a pag. 17) L invito auspica in particolare che l opera di discernimento coniughi l attenta, coraggiosa e seria lettura della realtà (verità) considerata nel chiaroscuro delle sue luci e delle sue ombre (complessità) con lo sguardo in avanti (speranza) e con lo spirito costruttivo di chi cerca di evidenziare le risorse e le energie che la comunità cristiana può oggi mettere a disposizione del Paese (progettualità). Siamo invitati pertanto ad una riflessione comune attorno a: le forme e i percorsi di incontro con Cristo, nella pastorale ordinaria di iniziazione cristiana come in altre forme di esperienze di annuncio e di evangelizzazione, con particolare attenzione ai nuovi contesti e alle nuove periferie esistenziali ; le difficoltà di credere e di educare a credere che oggi si sperimentano, tenendo presente il confronto con il pluralismo culturale e religioso che condiziona le scelte di fede personali e comunitarie; la mappa dei luoghi in cui avviene l esperienza della fede o un primo contatto con la proposta cristiana; gli aspetti positivi e negativi di ciascun ambiente; un ventaglio delle possibilità di valorizzare le sinergie, anziché la competizione, tra i diversi contesti comunicativi. (Invito a pag. 18) Inoltre la Traccia di lavoro predisposta dal Comitato Organizzatore indica i luoghi del confronto e individua la famiglia, l educazione, la scuola, il creato, la città, il lavoro, i poveri e gli emarginati, l universo digitale e la rete, diventati quelle periferie esistenziali che s impongono all attenzione della Chiesa italiana quale priorità in cui operare il discernimento, per accogliere l urgenza missionaria di Gesù. Ancora la Traccia rileva che i luoghi sono diventati oggi sempre più frontiere: linee di incontro/scontro tra culture, e anche tra visioni del mondo diverse dentro una stessa cultura. Ma le frontiere possono essere anche soglie, luoghi d incontro e dialogo. Senza paura di perdere la propria identità, anzi facendone dono

ad altri. Ma, come dice Papa Francesco: «Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso», ma proprio operando il necessario discernimento, che può realizzarsi lungo 5 vie, suggeriteci da Papa Francesco nella Evangelii gaudium, che esprimono in modo sintetico il desiderio e la volontà della Chiesa di contribuire al dischiudersi dell umanità nuova dentro la complessità della nostra epoca, indicando nello stesso tempo una direzione da intraprendere: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. La Traccia si conclude suggerendo che la stessa venga utilizzata per un lavoro capillare: sia letta e discussa nei consigli pastorali delle parrocchie, nei gruppi e nei movimenti ecclesiali presenti nel territorio; in profondità: far maturare in ogni battezzato la sfida che attraversa il cattolicesimo attuale, cioè essere accanto a ogni uomo e donna per costruire insieme una società buona per tutti, in grado di accogliere e gioire del desiderio di bene che ognuno porta in sé come traccia dell amore di Dio per ogni uomo. Il Comitato organizzatore chiede che i delegati raccolgano e sintetizzino le riflessioni maturate nelle rispettive Chiese locali. La Diocesi di Frascati ha costituito un gruppo di Delegati, designati dal Vescovo, che, dopo una fase di studio del documento di Invito e della Traccia e un confronto con la documentazione fino a quel momento resa disponibile nel sito del Convegno www.firenze2015.it, ha predisposto, nel mese di marzo scorso un questionario estremamente sintetico, nel quale è stata inserita una domanda per ciascuno dei 5 verbi del convegno. Il questionario è stato oggetto di ampia discussione e confronto nell ambito delle parrocchie, dei gruppi, dei movimenti presenti nel territorio della Diocesi. Il gruppo dei Delegati ha successivamente esaminato i documenti di sintesi dei diversi incontri svoltisi ed elaborato un quadro di sintesi delle riflessioni e delle considerazioni emerse che viene esposto di seguito, con riferimento ai singoli verbi. Al termine del presente documento sono poi evidenziati alcuni temi che ricorrono nelle riflessioni sollecitate dalle singole domande e rappresentano considerazioni largamente condivise. 1 - USCIRE come le nostre comunità ecclesiali possono maggiormente uscire da loro stesse e aprirsi verso le periferie esistenziali? L espressione Uscire è stata intesa come un andare fuori affinché i più deboli possano realmente integrarsi nella Chiesa ma anche nella società, come un accompagnare la storia degli uomini e visitarli con la propria testimonianza di fede e col vivere ogni giorno il proprio carisma, valorizzando quindi la ricchezza della varietà dei carismi propri delle diverse realtà ecclesiali. Si tratta perciò di una attenzione ai lontani caratterizzata dall andare loro incontro per condividerne le problematiche e le storie. A questo fine è necessario uscire dalla mera ritualità per tornare a guardare alla vita di fede così come era vissuta nelle prime comunità cristiane, sviluppando nelle nostre quotidiane attività la dimensione missionaria.

Si osserva attraverso i contatti con le famiglie che presentano i figli ai sacramenti (Battesimo, prima Confessione, prima Comunione, Cresima) una scarsa conoscenza degli argomenti della fede, spesso conseguenza di una partecipazione solo occasionale. L incontro i genitori che chiedono i sacramenti per i propri figli è pertanto considerato una occasione particolarmente propizia, da curare con grande attenzione, sia per l ascolto, sia per la comunicazione del messaggio del Vangelo. Si è poi rilevato che è il cambiamento interiore che porta ad uscire da se stessi e ad annunciare. In sostanza è nel modo come si crede e si è formati che si annuncia, per questo si sente la necessità di approfondire il lavoro di ascolto, preghiera e formazione dei cristiani attivi. Sono state espresse valutazioni positive sulle esperienze di collaborazione fra diversi gruppi, movimenti e parrocchie e si condivide la necessità di intensificare e rafforzare queste esperienze. Si è osservato che è necessaria un attenzione alle situazioni di emarginazione non solo economica ma anche morale e culturale, e alle solitudini che sono conseguenza anche delle frammentazioni sociali e familiari, superando anche difficoltà di ordine psicologico che rendono difficile l incontro. Anche per questo, affinché l uscire sia concreto ad efficacie, è necessaria una grande umiltà: non si tratta tanto di uscire per portare Cristo quanto di uscire per incontrarlo. E necessario avere il coraggio e l umiltà di portare le novità a casa della gente. Non possiamo cominciare dalla liturgia ma ci dobbiamo arrivare. Sono stati citati anche alcuni strumenti ritenuti utili e già in atto: benedizione delle case, incontri di preghiera e di approfondimento della Parola di Dio nelle case, catechismo dei ragazzi come occasione di incontro con le famiglie, giornate di spiritualità per le famiglie presso la Casa diocesana, sabati sera adoranti ed evangelizzanti nelle strade (con Cattedrale aperta fino a mezzanotte), Rosario itinerante, Presepe Vivente, video sulla Beata Casini (nata a Frascati e morta a Grottaferrata), sito web parrocchiale con informazioni varie (ad es. sul tempo liturgico), concorsi periodici su tematiche religiose organizzati fra tutte le scuole del territorio di ogni ordine e grado, Ministri per la distribuzione straordinaria dell Eucarestia per i malati, centro d ascolto, incontri nelle case delle famiglie dei ragazzi della prima comunione. Da ultimo è stato osservato come sia necessario realizzare una maggiore comunione e integrazione fra le diverse aree del territorio della Diocesi, che comprende cittadine e paesi ricchi di storia e di una propria identità ed aree della periferia di Roma nelle quali maggiormente si sente il disagio della frammentazione e della disumanizzazione. 2 - ANNUNCIARE quanto abbiamo rinnovato l annuncio evangelico, con forme di nuova evangelizzazione e di primo annuncio? In primo luogo si è osservato che l Annunciare è un compito che riguarda tutti i cristiani e non solo il clero, ma nello stesso tempo si è rilevato le persone che si dedicano all annuncio sono poche e molto impegnate. Si è poi rilevato che la risposta alle forme di annuncio adottate è debole, forse è necessario trovare modalità capaci di suscitare maggiore interesse, soprattutto si riconosce la necessità, perché l annuncio possa essere efficacie, di riscoprire la propria fede partendo dall annuncio originario e dalla dimensione carismatica che è connessa intimamente all annuncio, da cui la necessità di una formazione seria del laicato impegnato. Per essere capaci di annunciare dobbiamo noi di più e meglio accogliere la Parola. Ancora, si ribadisce il giudizio positivo sulle iniziative di collaborazione fra associazioni e movimenti e fra parrocchie. Queste occasioni sono tuttavia ancora insufficienti e vanno intensificate e rafforzate.

La vera sfida evangelizzatrice viene ravvisata nella capacità di creare una comunità inclusiva, attenta, amorevole e che accoglie in nome di Cristo. In questo senso sono valutate positivamente le iniziative che comportano uno stare insieme (momento conviviale dopo la Messa, momento di accoglienza prima della Messa, feste parrocchiali o interparrocchiali, campo estivo per i ragazzi, pellegrinaggi, ). La preghiera è il momento fondante di una comunità che si riconosce tale anche oltre il momento puramente liturgico. 3 - ABITARE Come partire dagli ultimi, tenendo fede alla promessa di dare futuro alla tradizione di una Chiesa radicata tra i poveri? Abitare il proprio tempo è stato inteso soprattutto come vicinanza ai poveri, sofferenti e lontani. E stata sottolineata la necessità di una maggiore docilità allo Spirito che è ritenuta la condizione essenziale perché ci si possa avvicinare ai detenuti, ex detenuti, immigrati, poveri e famiglie in difficoltà. Accoglienza e primato dei poveri sono le urgenze della Chiesa di oggi cui la Caritas si dedica con un azione meritoria e in molti casi sostitutiva di quella carente dello Stato e alla quale da parte della Chiesa dovrebbe affiancarsi una azione di catechesi e di educazione e/o rieducazione alla fede. Si ravvisa inoltre la necessità di una conoscenza maggiore dell operato della Caritas diocesana anche e soprattutto per conoscerne le reali necessità e per conoscere le urgenze del nostro territorio. L azione di tutti i gruppi ecclesiali dovrebbe poi tendere sempre alla aggregazione di nuovi confratelli possibilmente di quelli che vivono situazioni di maggiore difficoltà e disagio economico, familiare e psicologico. E ampiamente condivisa la necessità di essere flessibili e disponibili negli strumenti, tempi e modi. La giornata di Gesù a Cafarnao (ricordata nelle Schede predisposte dalla Giunta del Comitato Organizzatore) dimostra che Gesù era docile alla iniziativa del Padre e non organizzava la propria giornata in base a rigidi programmi. Anche con riferimento all abitare si ripropongono le iniziativi volte allo stare insieme. 4 - EDUCARE come possiamo educare o ri- educare alla fede persone, già battezzate, o persone dalla molteplice provenienza, di storia, di cultura, di religione? Le diverse risposte emerse negli incontri svolti pongono un accento particolare sulla necessità di arricchire e rafforzare la formazione degli educatori. Vengono indicate molte e diverse occasioni per un attività di educazione alla fede, da vivere come servizio che non è trasmissione di conoscenze, ma di esperienze. L educazione pertanto non deve essere limitata ai momenti istituzionali (catechesi), ma deve cogliere le diverse occasioni che possono rivelarsi propizie (ad esempio il gruppo dell UNITALSI ha evidenziato come il pellegrinaggio possa costituire un momento particolarmente opportuno per un attività educatrice). Inoltre, vivere la dimensione del dono, dell accoglienza, del perdono e della gioia di stare insieme è un educare ed educazione è educare noi stessi ad accogliere il mondo che ci circonda. Non si può essere professionisti dell educazione alla fede: solo chi ama ed è autentico, educa. E pertanto ritenuto importante recuperare nelle nostre comunità il clima della festa e della gioia che deriva dallo stare bene con Cristo e tra noi. Le persone che incontriamo e alle quali presentiamo i contenuti della nostra fede devono percepire concretamente questa gioia in noi.

Alcuni ritengono che occorrerebbe offrire opportunità di un approfondimento anche culturale della fede e promuovere il dialogo su tematiche di interesse comune tra battezzati e non battezzati. Anche in questo ambito si richiama l opportunità della collaborazione fra movimenti e parrocchie, superando le gelosie, l atteggiamento competitivo e la tendenza ad essere eccessivamente critici. 5 - TRASFIGURARE In che modo la nostra preghiera (personale, coniugale, familiare, parrocchiale ) trasfigura il vissuto quotidiano? Nelle discussioni è emersa la diffusa valutazione che si debba migliorare la qualità delle nostre liturgie, soprattutto dal punto di vista della consapevolezza e della partecipazione comunitaria. Si è riscontrato che in alcune delle nostre parrocchie si insegna poco a pregare e che la parrocchia è diventata sempre più un centro di distribuzione di servizi, un ufficio più che un luogo di preghiera, ma si ritiene anche che educarsi alla preghiera è atto difficile da compiersi, soprattutto perché scarseggiano i maestri. Alcuni hanno anche suggerito di introdurre una forma sistematica di «pillole di educazione liturgica» in momenti opportuni delle celebrazioni, per migliorare la consapevolezza sul significato dei gesti e delle preghiere. E stato osservato che se la preghiera è atto d amore essa deve essere caratterizzata da libertà e deve infondere gioia. La preghiera comunitaria è ritenuta importante perché crea comunione, tuttavia è difficile realizzare una preghiera realmente comunitaria se non esiste un minimo di relazione comunitaria oltre al momento liturgico, da cui la valutazione positiva delle iniziative volte a creare e a rafforzare le occasioni di condivisione dei momenti di vita (rapporti di assistenza, momenti di convivialità, pellegrinaggi, ecc. ). La preghiera coniugale e familiare è considerata molto importante, ma non esiste una conoscenza della dimensione del fenomeno al di là delle esperienze personali degli intervenuti. ELEMENTI RICORRENTI NELLE RISPOSTE Si rileva che nelle risposte alle singole domande ricorrono alcuni temi che emergono come indicazioni largamente condivise: La necessità di un forte impegno nel lavoro su noi stessi, per essere efficaci nei confronti degli altri, soprattutto ascolto, preghiera, riflessione, formazione, vita sacraqmentale; La necessità di accrescere la collaborazione fra movimenti, fra parrocchie e fra movimenti e parrocchie; La necessità di creare e rafforzare tutte le possibili occasioni per realizzare momenti di condivisione e di esperienza di comunità (incontri con le persone nell ambito dell attività caritativa, nell ambito dell attività formativa, momenti di festa e di convivialità, ecc.). Nell insieme emerge il quadro di una Chiesa che esprime una valutazione positiva dell azione caritativa, soprattutto l attività della Caritas è molto apprezzata, mentre si sente maggiormente la necessità di migliorare la qualità della formazione, soprattutto per quanto riguarda i laici impegnati nelle diverse attività, e della preghiera comunitaria e delle liturgie, dove si coglie la sensazione di una insufficiente consapevolezza da parte dei fedeli sul significato delle parole e dei gesti che si compiono e, soprattutto, la mancanza di un vero senso di comunità. Si condivide pertanto l auspicio a proseguire e intensificare

l impegno di ascolto, meditazione, preghiera e riflessione, nonché di collaborazione fra i diversi gruppi, movimenti e parrocchie, già avviato in questi ultimi anni.