Rilettura e approfondimento della Nota CEI 2013 sugli Oratori Il Laboratorio dei Talenti



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Transcript:

Rilettura e approfondimento della Nota CEI 2013 sugli Oratori Il Laboratorio dei Talenti di Salvagno Valerio Narrare l oratorio significa entrare nella storia concreta delle nostre chiese. Gli oratori non possono essere considerati a parte rispetto al tessuto umano, ecclesiale, sociale e culturale di una diocesi, di una parrocchia e a maggior ragione, di una congregazione religiosa, questo perché laddove hanno sprigionato la loro capacità educativa, essi hanno contribuito in maniera così creativa e sorprendete alla vita e alla storia delle nostre realtà ecclesiali. In molti casi, narrare la storia degli oratori significa narrare la storia di una comunità. L identità degli oratorio è certamente debitrice di varie tradizioni pastorali ma risulta essere anche molto di più che una semplice somma di diverse spiritualità. La Chiesa italiana prendendo coscienza della straordinaria ricchezza educativa, ha tentato per la prima volta, di tratteggiarne una fisionomia in fondamenti, dinamiche e responsabilità. La nota infatti prova a ricostruire alcune costanti, caratteristiche peculiari, elementi di contatto, evoluzioni di un medesimo modello, senza mai dimenticare che, nelle varie trasformazioni dell oratorio, la pratica ha sempre proceduto la teoria. Si parla di esperienza dinamica e di snodo educativo per esprimere la molteplicità di caratteristiche e sinteticità simbolica, esprimendo un concetto di oratorio capace di attivare ricordi, suscitare immagini, creare legami, esperienza di vita buona legata ai tempi della giovinezza. Una domanda: dove e come potrà essere individuata questa memoria di oratori? Essa deriva da un intreccio di intuizioni, esperienze, attività ed opere, frutto della grazia dello Spirito, del genio creativo dei Santi e, nondimeno, di scelte pastorali ponderate e fedelmente perseguite nel tempo da singole Chiese locali. La prima scelta cruciale è stata di individuare e di evidenziare, nella varietà dei diversi modelli, quelli che vengono indicati come i tre grandi filoni o matrici principali di questa memoria dell oratorio: la tradizione filippina, la tradizione ambrosiana lombarda e la tradizione piemontese. Tali memore ci consegnano sia delle costanti sia delle specifiche accentuazioni educative che ritroviamo poi ripetute e rielaborate nelle prassi successive, capaci di generare, a loro volta, altri modelli di oratorio. In particolare San Filippo Neri ebbe l intuizione di modificare l oratorio da luogo di preghiera comune, come era nella sua origine, in un vero e proprio metodo educativo rivolto, inizialmente, a giovani e adulti. Attraverso l oratorio, la sua direzione spirituale non si limitava al sacramento della riconciliazione ma rappresentava una vera e propria guida per i giovani in tutti gli aspetti della loro vita quotidiana, così da suscitare, sviluppare ed esprimere le capacità personali di ciascuno, sia pratiche che intellettuali diventando così un eccezionale strumento di utilità sociale. L opera educativa di San Giovanni Bosco si pone invece in una prospettiva educativa attraverso il Metodo Preventivo. L oratorio di don Bosco nato in un contesto sociale molto problematico, seppe modellare il suo intervento in una sintesi originale, secondo i bisogni dei giovani cui si rivolgeva e la propria genialità o

carisma. Caratteristica del suo oratorio fu, ad esempio, il fatto di non essere né parrocchiale né interparrocchiale. Non fu però un antitesi alla parrocchia. Al di là delle singole caratterizzazioni, cosa accomuna queste diverse tradizioni? La nota dice: nel medesimo e più ampio orizzonte in cui le singole esperienze si collocano quello dell educazione esse sono di fatto accomunate dalla loro peculiare offerta di prossimità alle giovani generazioni, amate, accolte e sostenute nella loro concretezza storica, sociale, culturale e spirituale. Questo si manifesta nella capacità di lasciarsi provocare e mettere in discussione dalle urgenze e dai bisogni del proprio tempo. Essi hanno saputo valorizzare e abitare la qualità etica dei linguaggi e delle sensibilità giovanili. La nota metter in risalto come tali proposte dell oratorio non siano state concepite solo in vista dell educazione religiosa, ma anche nella loro capacità di educare alla religione e alla responsabilità, come condizione dell apertura dell io. Il vangelo rimane sorgente e fine dell attività educativa dell oratorio. Stile di prossimità Ripercorrendo i singoli percorsi educativi dell oratorio, la prima evidenza che ci viene consegnata è il valore insuperabile dell autorevolezza delle figure educative. Centrale è la figura del padre spirituale data dal sacerdote, tuttavia la memoria dell oratorio valorizza parimenti l iniziativa laicale. L attuale contrazione del clero, ha contribuito a una rinnovata responsabilità laicale. La memoria delle tradizioni mostra come l oratorio sia inteso come luogo, struttura, attività e stile educativo, relazione, passione. La relazione dà valore e sostanza educativa alle scelte riguardanti la scelta della costruzione degli ambienti in quanto rappresentano le esigenze della relazione che vuole prendersi cura delle nuove generazioni. Il luogo della relazione non è decisivo per la sua nascita ma lo diventa per la sua crescita. Un aspetto da non sottovalutare è come l oratorio non abbia mai separato le esigenze dell evangelizzazione da quelle della promozione umana e dell attenzione sociale. L oratorio mostra la sua vera natura all apertura verso l esterno, verso le diversità culturali. Oggi moti oratori faticano a perseverare in questa medesima apertura, per la complessità delle sfide culturali e sociali che li coinvolge, va però sottolineato però come in alcuni casi l oratorio sia il primo luogo di integrazione per ragazzi stranieri, soprattutto minori, vero laboratorio di intercultura. L oratorio allora, è sorto con l impegno per un educazione alla fede adeguata alle diverse situazioni delle giovani generazioni. Se però si riducesse l attività degli oratori alla catechesi per giovani e adulti o all iniziazione cristiana di fanciulli e ragazzi non si potrebbe comprendere lo sviluppo sorprendente di tanti aspetti della loro attività, che fanno invece riferimento alla prospettiva pedagogica dell educazione integrale. Infatti essi hanno sostenuto il pieno sviluppo di tutte le dimensioni della persona, intellettive affettive, relazionali e spirituali. In questa prospettiva va considerata la convinta valorizzazione del gioco, della musica, del teatro, dello sport, della natura, del viaggio, della fede e parimenti, la promozione della cultura, del volontariato, della gratuità e della solidarietà. A conclusione di questa prima parte preme evidenziare un ultimo tratto comune a tutte le tradizioni, e cioè la sua particolare attitudine a promuovere alleanze educative e un esplicita educazione al bene comune. Buoni cristiani e onesti cittadini diceva Don Bosco, manifestando così come l educazione e la formazione alla legalità, alla politica e alla costruzione del bene comune non possano essere considerate appendici

dell educazione religiosa, ma siano, a tutti gli effetti, un effettivo banco di prova e di autenticazione della verità di fede. Strumento Pastorale Per la prima volta i vescovi italiani si sono interrogati sull importanza degli oratori, segno che esso è riconosciuto come strumento pastorale prezioso ed efficace. È appunto uno strumento non la soluzione, non è un mondo da costruire a parte ma è essenziale la sua integrazione dentro la vita della comunità parrocchiale. Questa rimane una caratteristica fondamentale per il suo buon funzionamento e per il raggiungimento dei suoi obiettivi. L oratorio necessità di essere continuamente pensato e progettato per rimanere aggiornato con il cambiamento che costantemente portano i giovani. Per questo la nota pastorale non offre nessun modello precostituito: il dialogo continuo con la vita della comunità cristiana e il territorio, il confronto con la vita dei ragazzi, è l unica strada per trovare le soluzioni a un percorso da costruire insieme. Spesso si pensa che l oratorio possa funzionare bene soltanto quando possiede strutture grandi e articolate, quando gli spazi sono ampi e strutturati. Niente di più falso!!. L oratorio sono le persone, la comunità, l oratorio è la capacità delle persone e della comunità di farsi casa. L oratorio è un luogo che la comunità offre ai più giovani per sostare e dove si sceglie di stare con i propri figli. Il momento aggregativo, nel concetto di educazione cristiana, non è mai disgiunto da un idea di cura come scritto nella nota: Il vangelo è il più grande dono di cui dispongano i cristiani e costituisce il fondamento da cui sgorga tutta l azione educativa in oratorio. Passione educativa e slancio missionario non sono separabili nell azione educativa dell oratorio. L oratorio è l espressione storica, limitata, ma specifica, della cura che la comunità cristiana, nella figura di alcune persone specifiche e precise. Stare in compagnia dei ragazzi o degli adolescenti in oratorio significa offrire un povero ma prezioso segno della presenza del Signore tra loro, perché la compagnia degli uomini è ciò che Dio cerca da sempre, da quando chiamava Adamo dicendo: Dove sei?. Da questa intuizione che accomuna tutti coloro che vivono l oratorio, derivano tutta una serie di attenzioni, di scelte e di riflessioni in ogni tempo che cambia rimettendosi in discussione affinché sia possibile essere nell oggi il sale della terra. Compiere un azione educativa in oratorio significa rendere testimonianza al vangelo dando un volto alla prossimità di Dio che le parole annunciano e che i gesti svelano presente. Non va dimenticato che oggi una delle povertà più grandi è quella dei ragazzi e dei giovani: in molti casi si trovano a diventare grandi da soli, immersi in un mondo che li bombarda di messaggi e proposte, ma che non offre loro nessun tipo di accompagnamento. Chi incontra i ragazzi e trascorre del tempo con loro, avverte in loro un senso di disorientamento di fronte ad una proposta cristiana. Il contesto storico in cui viviamo non è solo un problema per le parrocchie che devono trovare nuove piste di lavoro per trasmettere la fede, ma è anche una condizione esistenziale per le nuove generazioni. Oggi i valori che vengono annunciati nel vangelo (fraternità, paternità, comunione, salvezza, peccato, perdono, preghiera..) faticano ad avere un riscontro nell esistenza dei ragazzi. Anche tra i ragazzi che frequentano la messa domenicale vivono un disorientamento di valori e riferimenti che rende difficile comprendere cosa

significa essere credenti oggi. Questo perché spesso si scopre un fragilità nelle famiglie non solo nelle questioni di fede cristiana, ma anche sul versante educativo. Sono cambiati radicalmente i presupposti: spesso si deve fare i conti con altre logiche che non sono quelle del vangelo. Spesso i nostri ragazzi non sanno stare con gli altri in modo fraterno, fanno fatica ad accettare una stile di gruppo, non conoscono la responsabilità e la bellezza di un cammino comune. È questa la prima necessaria presa di coscienza di chi si occupa della cura della fede di questi ragazzi. In una società che crea coscienze di tipo tecnocratico, appiattite sull utilità e sul relativismo morale senza dimensione simbolica e gratuita e quindi povera di annuncio, non bastano le parole per comunicare: è necessario ricercare ed investire ben altro se si vuole prendere sul serio la cura della fede dei ragazzi. Non è possibile riferirsi a un contenuto senza considerare il modo in cui esso viene espresso. Questo prova a fare l oratorio, rendere in qualche modo tangibile e praticabile la vita di fede. Ma perché questo accada è necessario coinvolgere i ragazzi in un esperienza educativa globale. Non si può pensare di accogliere i ragazzi senza accogliere anche le loro esistenze, famiglie, impegni, relazioni che ritmano i giorni, non dimenticando o lasciando da parte il primato della Parola che chiede di interpretare e istruire queste vite. Questo però non deve spaventare, in un contesto così frammentato l oratorio manifesta ancora appieno le sue potenzialità educative, nel tentativo di cambiare lo stile di fare oratorio adattandosi al contesto che cambia. L oratorio è un grande laboratorio della fede dove si impara a giocare, a vivere insieme, a rispettare delle regole, a pregare In oratorio si impara che non si è cristiani solo quando si va in chiesa, ma anche quando si è per strada, quando si aiuta un amico o si subisce un torno. In oratorio i ragazzi vi si possono riunire con i coetanei, possono esprimersi con libertà, fanno esercizi di convivenza, di rispetto di alcune regole elementari diventando così palestra di umanità. L oratorio è altresì palestra di spiritualità, non possiamo pensare che la messa domenicale basti ad educare alla fede, c è bisogno anche di spazi e tempi più liberi, di musiche e colori più comunicativi e avvolgenti affinché i ragazzi scoprano che la preghiera e la celebrazione eucaristica sono dei momenti preziosi da coltivare per sempre. La Comunità Cristiana La nota al punto 8 dice: la comunità educativa dell oratorio è il soggetto fondamentale dell azione oratoriale rimarcando così il ruolo centrale della comunità cristiana (parrocchia). Questo perché, come descritto precedentemente, in un contesto come quello odierno, l oratorio appare come una strumento pastorale buono se è capace di integrarsi nella vita della parrocchia, rimanendo uno strumento a sua disposizione altrimenti il rischio principale e più evidente è quello di trasformarsi in una comunità nella comunità, di prendere altre strade quando non di essere elemento di contrapposizione. Deve essere il luogo di incontro generazionale, dove la comunità si incontra, si confronta e si esercita. I volontari che operano in oratorio, va chiesto di comunicare ed interagire e confrontarsi con il consiglio pastorale. Per la crescita dei ragazzi la comunità rimanda innanzitutto alla famiglia. Il primato educativo della famiglia viene sostenuto concretamente da tutti coloro che abitano l oratorio e che offrono accoglienza e ascolto sia ai genitori che ai figli. La nota insiste molto sul rapporto con la famiglia, puntando ad un serio dialogo e confronto con un coinvolgimento pensato.

A titoli diversi in oratorio si è maestro e testimone. Il maestro assume un ruolo decisivo nell educazione: è colui che esemplifica e mostra modi di vivere. Il testimone è una figura decisiva per la fede cristiana: porta nella sua vita i segni della propria fede, di una fede incarnata che appare così possibile per i ragazzi che lo incontrano. Chi è in oratorio dovrebbe mostrare sempre il volto di chi ha sognato e dato vita a questo luogo, per questo è importante sostenere la consapevolezza dei singoli educatori in merito al mandato che ricevono dalla comunità. La comunità stessa deve interrogarsi seriamente sulla formazione dei laici a sostegno della testimonianza, e non solo del possibile servizio che dovrebbero svolgere. L oratorio è nell esperienza della Chiesa italiana uno degli strumenti più efficaci di pastorale giovanile. Ma lo è a patto che nasca e viva a stretto contatto con la comunità cristiana; a patto che riesca a esserne strumento; a patto che gli educatori che vi operano si sentano pienamente inviati dalla comunità e sentano che alla comunità devono rendere conto del loro operato. Dinamiche di oratorio Interrogarsi sulle varie dinamiche di una realtà sociale la cui intenzione è di carattere educativo significa andare oltre ciò che si vede al primo sguardo. La prima è quella della prossimità. L oratorio è tale quando rende possibile con facilità l incontro, la vicinanza, il contatto quotidiano che diventa progressivamente condivisione di linguaggi, attività, spazi, emozioni. Oratorio come luogo aperto a porta girevole, dove si può entrare e uscire con libertà. È la prossimità tra le persone che permette a sua volta di far crescere quell economia del dono reciproco che è forza di umanizzazione. La seconda è espressività e operosità. L oratorio è un ambiente dove si propongono attività, iniziative e progetti, dove è data possibilità alle persone non solo di usufruire degli spazi e delle proposte, ma di agre in prima persona. La terza sono le dinamiche di socializzazione. La vita oratoriale funziona quando fa nascere e sostiene amicizie, compagnie, gruppi, spazi relazionali di appartenenza e di riferimento. Occorre passare dalla consumazione delle relazioni ad una costruzione delle relazioni. La quarta è la formazione. Perché una realtà oratoriale possa definirsi propriamente tale, occorre che passi dal lasciare accadere processi formativi, a una loro promozione intenzionale tesa a promuovere nelle persone un armonico sviluppo delle loro diverse dimensioni: sociale, affettiva, cognitiva, morale, religiosa. La quinta è la pluralità. Vi è un oratorio vitale là dove sono compresenti la prossimità, l operosità, la socializzazione, la formazione. L integrazione tra le diverse dinamiche e i differenti aspetti della vita oratoriale è resa possibile dalla presenza di uno stile. Lo stile indica il modo peculiare con cui questi processi sono portati avanti. L attenzione alle singole persone, affinché si sentano partecipi della vita dell oratorio e contemporaneamente possano sentirsi accompagnati individualmente nel loro processo di crescita, ciascuno è riconosciuto nella sua singolarità. All oratorio è chiesto di pensarsi e strutturarsi come un ambiente vitale e significativo. Gli ambienti, il loro utilizzo e la loro gestione possono dire molto in riferimento alle scelte educative

Il profilo relazionale ideale dell oratorio è fatto di: Accoglienza: il saluto, il sorriso, le buone maniere..; Estroversione: capacità ed interesse a entrare in relazione; Gratuità: pensare al bene dell altro senza un tornaconto; Continuità: condizione per costruire un percorso educativo; Autorevolezza: riconoscimento del ruolo educativo Altro aspetto dell oratorio è il coraggio, che nasce dall accoglienza, dalla tensione a cercare il bene delle persone a partire dalla loro situazione concreta. L oratorio non può lasciare i problemi dei ragazzi fuori dalla porta, far finta che non ci siano, essere solo luogo di rifugio per i bravi ; al contrario, forte della sua identità educativa, esso è tenuto a farsi prossimo anche di coloro che vivono situazioni problematiche e che possono trovare nella vita oratoriale un punto di riferimento e di sostegno. Lo stile dell oratorio deve essere capace di promuovere un sano protagonismo che si basa su una logica di fiducia. Un oratorio che voglia agire secondo uno stile di responsabilizzazione è bene che permetta ai ragazzi di imparare facendo attraverso un fare operoso e condiviso. Il metodo proprio dell oratorio è quello dell animazione, ovvero quello del coinvolgimento diretto dei ragazzi. Bisogna però uscire da un interpretazione riduttivistica di questo termine per assumerlo nel suo significato più forte, ossia come prospettiva pedagogica e come metodo educativo, operando soprattutto sulla sensibilità, l espressività, la trascendenza, l intersoggettività e l immaginazione. Un aspetto, non meno importante, riguarda il tratto collaborativo dello stile oratoriano. Esso per sua natura è chiamato a promuovere ampie e feconde alleanze educative, gettando ponti verso l esterno, tesa a valorizzare ciò che di buono è già presente nel territorio mettendosi in dialogo con le diverse realtà. Progetti di oratorio Gli oratori non nascono come progetti fatti a tavolino, ma come risposta concreta e dinamica alle nuove e complesse sfide dell oggi. Progettare vuol dire spingere oltre lo sguardo, prevedere, disegnare scenari futuri, immaginare qualcosa che non c è cercando di dare risposte nuove e creative. Progettare è dunque anzitutto un atteggiamento, un modo di porsi di fronte al reale. La progettualità è un valore che orienta il compiersi di tutti i nostri interventi. Implica la capacità di non fermarsi al già noto e a già collaudato ma di immaginare mondi possibili, insieme alla capacità di dare un ordine alle cose che si fanno, di stabilire una linea e delle priorità. Quando manca la progettualità si scivola nell istintività o nella ripetitività. Nei nostri oratori troviamo tanti programmi, calendari di attività e iniziative ma spesso non rispondono a due importanti domande: perché e come. Perché c è il bar in oratorio? Perché facciamo la festa di carnevale? Come si fa catechesi agli adolescenti? Come si gestisce una riunione con i genitori?. I programmi contengono molte istruzioni, ma poco pensiero, proprio per questa a volte quando un programma salta gli organizzatori vanno in crisi o è difficile, a fine attività, esprimere una valutazione oggettiva sull efficacia dell iniziativa.

I programmi dovrebbero essere la declinazione pratica di un pensiero, di una visione complessiva che contiene dei precisi orientamenti. Nel testo della Cei si avverte in maniera chiara la preoccupazione di ricondurre la molteplicità delle iniziative di un oratorio e la pluralità dei linguaggi a un pensiero unificante. Avviare un programma senza un progetto è come imbarcarsi in un viaggio con la piantina dell itinerario ma senza sapere perché viaggiamo, qual è la meta più importante Un progetto educativo dev essere una progettazione aperta, con parti scritte a penna (gli elementi irrinunciabili) e le altre scritte a matita, che si possono cancellare e correggere. Possiamo considerare elementi costitutivi di un progetto educativo di oratorio: Il mandato istituzionale, le finalità. Riconoscere questo mandato significa superare una visione troppo soggettiva del lavoro degli educatori ed evidenziare il rapporto forte tra oratorio e parrocchia; Le premesse, i valori, gli orientamenti ideologici e culturali. Dice la nota: l autorevolezza dell educatore, la centralità della relazione personale, l educazione come atto di amore, una visione di fede che dà fondamento e orizzonte alla ricerca di senso dei giovani, la formazione integrale delle persona, la corresponsabilità per la costruzione del bene comune ; La lettura dei bisogni del territorio e delle risorse disponibili. Ascolto e indagine, non ci può essere un progetto educativo se non nasce da un ascolto e da una capacità di osservazione attenta e profonda dei bisogni dell altro che ho di fronte e dell ambiente in cui opero; L individuazione degli obiettivi. Gli obiettivi di un progetto aiutano a scandire e a rendere concreta e chiara la finalità. È importante non confondere gli obiettivi con i contenuti. L obiettivo dovrebbe sempre rispondere alla domanda: perché, a quale scopo? La scelta di una strategia, dei contenuti e del metodo di intervento. Scegliere una strategia significa decidere su che cosa si fa leva per raggiungere i risultati attesi. La scelta del metodo ha un importanza fondamentale per la qualità del nostro lavoro. Ciò che parla ai ragazzi, ciò che veramente li colpisce li colpisce e li coinvolge non sono tanto i contenuti delle nostre attività, quanto il mondo con cui vengono proposte; L organizzazione. È il linguaggio concreto, fatto di spazi, tempi, ruoli, regole, attraverso cui si esprimono la nostra scelta di metodo, la nostra strategia di comunicazione. Tanti sono gli aspetti: la struttura; la scelta e i compiti dei collaboratori; le regole; l equipe. I criteri di valutazione. Due sono i livelli di valutazione: 1. La valutazione di processo che riguarda lo svolgimento delle azioni educative, le modalità di partecipazione, la coerenza della strategia e del metodo adottati;

2. La valutazione dei risultati che scaturisce dal confronto tra gli obiettivi previsti e i frutti raccolti. Tali elementi sono fortemente interconnessi. Il progetto di oratorio dev essere costantemente riletto e all occorrenza riprogettato: questo risulta un occasione preziosa per la comunità cristiana perché permette di riprendere slancio, non dare nulla per scontato, portare luce in alcune zone buie, tornare a dirsi il perché di certe scelte, di certi investimenti. Corresponsabilità in oratorio Uno degli aspetti che contraddistingue un oratorio è sicuramente la grande varietà di persone che si rendono disponibili donando tempo e competenze. L organizzazione di questi volontari può portare notevoli vantaggi per la gestione e organizzazione oratoriana. In diverse realtà oratoriane è riconosciuta e definita la presenza di un coordinatore o responsabile, tuttavia è necessario che questo non operi da solo, ma che possa contare su un equipe di coordinamento. Formazione d oratorio L oratorio in quanto tale va considerato come un laboratorio formativo a cielo aperto: iniziative e incontri, strutture e persone, spazi comunicativi, ricerca di collaborazioni e avvio di progettazioni, tutto ha un sapore e una finalità formativa. Fede, rispetto, onestà, accoglienza, senso di Dio, collaborazione, altruismo, non sono idee astratte né temi da conferenze. Sono persone, volti, gesti, mani, azioni concrete. Questi e altri valori devono essere percepibili nelle attività e nelle strutture dell oratorio. Lo strumento principe della formazione di base dell oratorio è il progetto educativo pastorale. Ed è a partire dal progetto educativo pastorale che è possibile attuare l azione generativa per eccellenza che è la verifica/valutazione di quanto proposto e realizzato, di ciò che è avvenuto e di quanto si è riusciti a far accadere. Oratorio come Pastorale Giovanile Quante volte si è detto che la prospettiva della pastorale giovanile è vocazionale!? È in questo orizzonte che deve collocarsi il rapporto tra la pastorale giovanile e l oratorio Lo afferma con forza la nota: La caratteristica fondamentale dell educazione cristiana è la dimensione vocazionale, che in oratorio si intreccia con l accompagnamento dei ragazzi e la testimonianza di vita data dagli educatori L oratorio può contribuire in modo rilevante a plasmare in prospettiva vocazionale il percorso educativo, non blocca nulla dei sogni della giovinezza, ma anzi cerca di prendere la strada dei giovani, perché è lì che li incontra e cammina con loro. Papa Benedetto alla GMG di Madrid diceva: i giovani hanno bisogno di autentici maestri; persone aperte alla verità totale nei differenti rami del sapere, sapendo ascoltare e vivendo al proprio interno tale dialogo interdisciplinare. [ ] La gioventù è tempo privilegiato per la ricerca e l incontro con la verità.. Dietro l oratorio c è un soggetto plurale, ci sono la pastorale giovanile e la comunità cristiana con i loro volti e le loro risorse e non solo qualcuno che si impegna a titolo individuale e sporadico. Serve un progetto, serve una comunità che insieme pensa e discerne, valuta risorse e obiettivi e si propone nell umiltà

quotidiana di verifica del cammino. L oratorio è una palestra permanente per la pastorale giovanile e non può non raccordarsi con essa. Se è vero che l oratorio non esaurisce la pastorale giovanile è ancor più vero che una pastorale giovanile senza luoghi significativi di vita giovanile è come una famiglia senza casa. Come afferma la nota, l oratorio non può essere pensato e non deve costituire una realtà a sé stante, ma è un espressione qualificata della pastorale giovanile di una comunità parrocchiale. La promozione e l organizzazione dell oratorio concorrono allo sviluppo allo sviluppo di una forma sinergica e condivisa di pastorale giovanile integrata [ ] Questa prospettiva di pastorale integrata cresce grazie al raccordo con tutte le realtà ecclesiali, gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali, che anche nel contesto dell oratorio sono chiamate ad offrire il loro peculiare contributo. L oratorio allora senza paura deve assumere il linguaggio del mondo giovanile. Tutto ciò di cui l uomo si serve per esprimere fede e disperazione, gioia e pianto, vita e morte, speranza e paura, tutto è diventato carne dell eterna Parola di Dio e tutto è stato abilitato a dare espressione all inesprimibile La cultura, anche quella mediatica, diventa dunque una grande opportunità. I ragazzi e le ragazze di oggi, chiamati nativi digitali, debbono trovare chi sa parlare la loro lingua. In un mondo che assomiglia sempre più a un villaggio globale, l oratorio diventa luogo e tempo di educazione alla diversità, luogo e tempo in cui si impara sul campo a vivere gomito a gomito con chi parla altre lingue, con chi mangia altri cibi, con chi ha usi e costumi differenti; questo ci aiuterà ad accorgerci che Dio continua, come nel vangelo, ad accostarsi a noi come straniero e i nostri occhi non sono incapaci di riconoscerlo. Comprendiamo così meglio il valore essenzialmente ecclesiale dell oratorio. Non è un luogo in cui si parcheggiano i bambini e i ragazzi perché almeno sappiamo dove sono, ma un esperienza di Chiesa, una palestra di dialogo generazionale, una opportunità perché la comunità dia loro parola. La Chiesa che fa oratorio è una Chiesa capace di suscitare ministeri e carismi valorizzando i laici e tra loro i giovani. Ecco l importanza di avere un gruppo di coordinamento, di avere un legame attivo con gli altri oratori del territorio e della diocesi, di avere chiaro riferimento al vescovo e al progetto pastorale della diocesi. Senza questa comunione a tutto tondo l oratorio sarà destinato a durare giusto la stagione di chi lo promuove. Solo in una pastorale integrata che collochi gli oratori nell alveo di una coraggiosa e rinnovata pastorale giovanile sarà possibile incidere sulle nuove generazioni e offrire loro l opportunità di essere educati alla vita buona del vangelo.