L inizio di una grande storia

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Transcript:

L inizio di una grande storia

Lorenzo Pugnaloni L INIZIO DI UNA GRANDE STORIA Romanzo

www.booksprintedizioni.it Copyright 2018 Lorenzo Pugnaloni Tutti i diritti riservati

Premessa Tutto iniziò quel fatidico giorno. Sì, quel giorno è stato il più brutto della mia vita. Quel giorno la mia vita è cambiata. Quel giorno ho visto fuori dalla mia casa delle valigie, quel giorno ho visto una persona andarsene. Da quel giorno ho vissuto solo con mia madre perché mio padre se ne era andato. Ma per fortuna non per sempre. 5

1 Avevo tante cose in mente, andarmene anch io da quella casa maledetta. Ma a 18 anni dove vuoi che possa andare? Pensieri come tormente scaraventavano la mia quiete. Presi ciò che mi rimaneva, una stupida bicicletta rossa e nera e me ne andai. Sentivo ancora quelle maledette lacrime nella mia mente. Non so neanch io che strada presi, ma da qualche parte sono sicuro mi portò. Iniziai a vedere delle luci, delle persone per strada, sentii della musica provenire da qualche locale. Sbattei per terra quella maledetta bicicletta e mi inoltrai da ciò che mi attirò. C era tanta gente, ovvio era una discoteca. Musica, bottiglie che si rompevano, persone che entravano come me e altre che uscivano: era tutto ciò che vidi e sentii. Volevo solamente distrarmi, non pensare a ciò che era successo, a dove avrei dormito, a che cosa avrei fatto il giorno dopo, di cosa avrei fatto della mia vita. Era il giorno più brutto della mia vita, ma forse mi sbagliai. L unica cosa che si riuscì a notare tra tutto quel casino era una persona. Una ragazza. Ricordo come fosse oggi quel giorno. Era vestita con un abito sexy e le stava molto bene. Mi chiese se andava tutto bene e io non riuscii a mentirle. No, non andava bene un cazzo. Quella ragazza era tutto ciò che avevo di positivo davanti a me, in quel momento. Era con delle amiche che se ne andarono all istante; dopotutto erano già le tre e mezzo del mattino. Lei no. Iniziò ad avanzare verso di me e la prima cosa che mi disse fu che si chiamava Vittoria. Risposi poco dopo di chiamarmi Manuel e scambiammo quattro chiacchiere. Immediatamente mi disse di uscire da quel locale e di andare un attimo fuori. Questo locale era situato in prossimi- 7

tà di una spiaggia, quindi avevamo il mare che ci poteva ascoltare e vi dico che non è poco. Ci sedemmo quasi vicino alla riva. Era la prima volta che avevo vicino una persona che mi potesse ascoltare. Quasi dimenticai che per me era una sconosciuta, ma non mi importò. Gli dissi tutto quello che avevo passato nelle ore precedenti. Lei mi ascoltò e mi confortò dicendo che anche lei era scappata di casa. 8

2 Mi stupii perché l avevo vista poco prima con delle altre ragazze e immaginai che fosse in quel posto per passare una bella serata tra amiche. Invece no. La maggior parte delle volte nella vita le apparizioni ingannano, questa era una di quelle. Mi raccontò che quelle non erano affatto le sue amiche e che le aveva incontrate per caso. Le chiesi allora il perché fosse fuggita da casa. Vittoria mi rispose che era fuggita perché aveva litigato ancora una volta con la madre. Mi disse perfino che suo padre era morto. Non mi aspettavo che una ragazza dopo aver visto un ragazzo per la prima volta gli rivelasse tutte queste cose. Ma oggi posso capire il perché. La abbracciai e le dissi che non l avrei mai lasciata sola, così andammo a fare una passeggiata in quel luogo che ci sembrò molto familiare, non so ancora perché. Racconti su racconti passammo ore e ore a camminare insieme tanto che eravamo arrivati ormai al porto della città. Lei aveva sonno. Così come due estranei che si conoscono per la prima volta, ci addormentammo insieme accoccolati dal rumore del mare, che placò le onde come se avesse paura anche lui. All inizio non riuscii a prender sonno, pensavo ancora a tutto ciò che era successo e un po mi sentivo in colpa. Pensai a come si potesse sentire mia madre, sola, e a quanto ero stato stupido. Ma chiusi gli occhi come per arrendermi. Li aprii più volte e come speranza vedevo lei, Vittoria, che si era addormentata vicino a me sul mio petto. Ebbi degli incubi quella notte. Urla, piatti e bicchieri che si rompevano, lacrime, rumori. Avevo ancora nella mente quelle immagini maledette. Mi svegliai di soprassalto. Lei non c era. Era come se quel ramo da dove mi 9

ero arrampicato mi tradisse e mi lasciasse solo, di nuovo. Mi accorsi subito, però, che aveva lasciato un fogliettino vicino a me. Lessi che cosa c era scritto. Questo è il mio numero di cellulare, mi dispiace ma sono dovuta andare via, è stato bello passare questo tempo con te, spero di rivederti presto. Un bacio, Vittoria. Mi sentii un po meglio, non so neanch io il perché, così decisi di alzarmi. Ormai la gente stava iniziando ad affollare questa spiaggia. Vidi molte famiglie, vidi la cosa più bella del mondo. 10

3 Camminai per molto tempo, ma il pensiero era sempre lì. Chi era questa Vittoria? Dove sarà andata? Poi pensai a che cosa avevo lasciato la notte prima. Pensai a mio fratello più piccolo Nicolas e a mio fratello maggiore Diego. Chissà come avranno preso questa cosa, mi domandai. Per caso ritrovai quella bicicletta e decisi di correre a scoprirlo. La strada di ritorno doveva essere uguale a quella dell andata, eppure non lo era. Mi sembrava che quelle salite, quell asfalto nero, quelle macchine che venivano dal senso opposto ce l avessero con me. Io avevo lasciato mia madre e mio fratello in quelle condizioni, invece che essere lì per aiutarli. Sono stato un codardo, sì. Ma chi non sbaglia nella vita? Ero solamente stanco, stanco dei litigi dentro casa, stanco delle lacrime che uscivano dal volto di mia madre, stanco delle porte che sbattevano, ma quella di quella sera era l ultima. La porta si chiuse per sempre per mio padre. Ero quasi arrivato a casa, quando mi assalì un vero vuoto, avevo paura per la prima volta ad entrare in casa mia. Preferii prendere le scale, aprii la porta e non c era nessuno. Anzi sì. Qualcuno c era. Salii al secondo piano e trovai mio fratello Nico. Piangeva. La cosa più dolorosa che potessi trovare. Era un pianto di dolore, di solitudine. Se gli fossi stato vicino forse non era in quelle condizioni ora. Mi avvicinai e il suo pianto cedette. «Nico, che è successo?» Chiesi a mio fratello. «Mamma se ne è andata, mi ha lasciato qui da solo, ha detto che non ha sopportato la rottura con papà e poi...» «Poi cosa?» Iniziai ad innervosirmi e pensai al peggio. 11

«Poi... Niente. Se ne è andata, ha sbattuto la porta e mi ha lasciato qui da solo.» «E Diego dov è?» «È andato a lavoro, per quanto ne sappia.» Rispose mio fratello. La cosa più importante ora era trovare mia madre. Rincuorai mio fratello dicendogli di stare tranquillo, che nessuno ci avrebbe separato mai e che saremmo restati una famiglia unita, almeno lo speravo. A quel punto dissi a Nico di uscire a giocare con qualche suo amico, mentre io chiamai Diego. Mi rispose dopo pochi squilli, che sembravano eterni, e mi disse che neanche lui sapeva niente. 12