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Transcript:

1 Roma, 15/7/2018 Letture: Amos 7, 12-15 Salmo 85 (84) Efesini 1, 3-14 Vangelo: Marco 6, 7-13 XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/B OMELIA Lode! Lode! Lode! Amen! Alleluia! Gloria al Signore, sempre! Nella prima lettura si evidenzia lo scontro tra la profezia istituzionale e la profezia ispirata dal Signore, che non ha un ruolo ben identificato nella Chiesa. Il testo risale a 3.000 anni fa. Il Signore suscita un pecoraio e coltivatore di sicomori: Amos. Il Signore lo chiama a portare la sua parola nella chiesa. Questo pecoraio parte e va al Nord. Fra Nord e Sud c era discrepanza: erano due regni separati con un unica religione. Amos sente che deve andare a predicare al Nord e si scontra con il profeta di corte, il profeta istituzionale, Amasia, che lo invita ad andarsene e a ritirarsi verso il paese di Giuda. Amos sottolinea che è pecoraio, ma il Signore gli ha consegnato una parola da dire, quindi profetizza. Questa lettura di 3.000 anni fa è solo un racconto del passato oppure possiamo considerarla ancora oggi? Poiché è Parola di Dio, è Parola eterna, quindi possiamo applicarla anche a noi. Ci sono i preti, i catechisti, persone, che hanno un ruolo ben definito nella Chiesa con il compito di profetizzare da parte del Signore.

2 A volte, capita che uno si sistemi nei vari ruoli, senza più ascoltare la Parola del Signore. Siccome il Signore deve far giungere il suo messaggio, e chi è preposto non lo fa, suscita altre persone, che già sono occupate in altri lavori. Lo scontro può esserci ancora oggi. Il Signore si può servire anche di noi. Per il Battesimo siamo un popolo profetico, regale, sacerdotale. Abbiamo dentro anche la profezia, al di là del ruolo che ricopriamo sia nella società, sia nella Chiesa. Non dobbiamo lasciarci impressionare dal rifiuto: noi dobbiamo ubbidire, ascoltare il Signore. Se abbiamo una parola, dobbiamo darla. Il Vangelo continua su questa falsa riga. Domenica scorsa, abbiamo ascoltato il brano evangelico che presentava Gesù, mentre predica nella sinagoga. I suoi concittadini lo rifiutano e Gesù deve andarsene. Nella redazione liturgica è stato omesso il versetto che dice che Gesù andava per villaggi, insegnando. Qui c è la prima rottura con l istituzione. Gesù predica nella sinagoga, ma non viene accolto e va a predicare nelle periferie, nei villaggi, non più dove ci sono gli scribi e i dotti della Parola. Va nei villaggi, dove vive la gente povera, nelle periferie della vita, dove viene accolto. Gesù insegna a questi ultimi e opera anche guarigioni: è una specie di successo presso gli emarginati. Gesù, però, si preoccupa anche dei suoi discepoli. Il passo evangelico, letto superficialmente, sembra un racconto di quello che è successo 2.000 anni fa, mentre sono versetti bomba, perché, se li comprendiamo nel profondo, cambiano la nostra vita. *Chiamò i Dodici. Gesù aveva già chiamato gli apostoli tre capitoli prima, perché stessero con Lui, per mandarli a predicare e liberare. Gli apostoli stavano con Gesù, ma la loro mentalità era ancora quella del mondo. Fino all ultimo, hanno avuto il pensiero di andare al potere a Gerusalemme. Gesù li chiama nuovamente.

3 Noi abbiamo bisogno di diverse chiamate. Il Signore continua a richiamarci, perché il cammino si compie passo dopo passo. *Incominciò a mandarli a due a due. Questo non perché si facessero compagnia, ma per l importanza, che riveste la Comunità. Per salvare il mondo, Gesù non aveva bisogno di qualche pescatore ignorante, ma c è bisogno della Comunità e bisogna coinvolgere tutti. Bisogna portare la testimonianza. All epoca, affinché la testimonianza fosse valida, c era bisogno di due persone. Noi non dobbiamo portare qualche nozione imparata sui libri, ma la nostra esperienza, dobbiamo parlare di qualche cosa che abbiamo sperimentato, attraverso l unzione dello Spirito. Paolo VI ricordava che il mondo non ha bisogno di maestri, ma di testimoni. Perché dove due o tre sono riuniti nel mio Nome, io sono in mezzo a loro. Matteo 18, 20. *Diede loro potere sugli spiriti immondi. È un potere. Gli apostoli cominciano a scacciare i demoni degli altri. Gesù si sta accorgendo che la sua Comunità non lo segue; per questo, manda gli apostoli in mezzo alla gente, perché, nel conflitto, si impara. Noi impariamo dalla vita. Giovanni 1, 4: In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini. È la vita che ci insegna. Nel rapporto con gli altri, impariamo a vivere, impariamo la lezione della vita. Le persone squilibrate sono quelle che vogliono cambiare il mondo e gli altri. Il Signore ci ha dato il potere sui nostri spiriti impuri: è un cammino che dobbiamo percorrere su noi stessi. Qualche settimana fa, abbiamo commentato: Tutto posso in Colui che mi dà la forza. Filippesi 4, 13. Non c è alcuna forza nemica che può ostacolarci, perché abbiamo il potere su noi stessi. Una volta che abbiamo il potere su noi stessi e siamo cresciuti, potremo aiutare gli altri. Nell episodio del ragazzo epilettico, (Marco 9, 14-29) gli apostoli non sono stati capaci di liberarlo dallo spirito muto. Il padre del ragazzo si rivolge a Gesù, il quale ordina allo spirito muto di uscire dal ragazzo e lo spirito lo lascia subito. Gli apostoli chiedono a Gesù: Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo? Gesù risponde: Questa specie di demoni non si può scacciare se non con la preghiera. Successivamente i discepoli discutono su chi tra loro è più importante. Gesù chiede quali discorsi stiano facendo, ma i discepoli tacciono: sono preti dallo spirito muto. Possono liberare il ragazzo, avendo lo spirito muto? Se siamo indemoniati, non possiamo aiutare gli altri. Nella misura in cui noi cresciamo, potremo aiutare gli altri.

4 *Ordinò loro. È l unica volta che Gesù impartisce un ordine. Gesù ordina che oltre al bastone non prendessero nulla per il viaggio. Bisogna andare alla ventura. Questo significa fidarsi delle persone verso le quali stiamo andando. Dobbiamo fidarci dell aiuto del Signore, che arriva attraverso la Comunità. In questo modo facciamo anche un cammino di accoglienza verso l altro, perché, se ci arrocchiamo, abbiamo un rapporto falsato. Noi abbiamo bisogno degli altri e dobbiamo avere con loro un rapporto paritario. *Il bastone è quello dei carismi, è il bastone di Mosè e Aronne. Quando Mosè deve andare dal Faraone, prende il bastone. Con il bastone apre il mare, fa scaturire l acqua dalla roccia. Il suo bastone inghiotte quelli dei maghi e degli incantatori di corte trasformati in serpenti. Il bastone rappresenta il potere del Vangelo, il potere della comunione con il Signore. È il bastone dei carismi. *Ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. I sandali erano calzati solo dai signori. Gli schiavi e gli operai erano a piedi nudi. Quando il figliol prodigo torna a casa, il padre ordina ai servi di fargli calzare i sandali, perché tutti dovevano sapere che era il figlio del padrone. Gesù ci invita ad andare verso gli altri non con falsa umiltà, ma presentandoci come figli del Re. Voi siete dei. Salmo 82, 6; Giovanni 10, 34. Calzare i sandali significa presentarsi con quella autorevolezza divina, che è dentro di noi. Dobbiamo prendere coscienza di essere figli di Dio, di essere benedetti. Nella seconda lettura, abbiamo proprio ascoltato: Benedetto sia Dio che ci ha benedetti In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinati ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo. A quell epoca, i re adottavano i generali più valenti. Il Signore ha visto in noi quello che noi non riusciamo a vedere. *Non indossassero due tuniche. Dobbiamo essere una persona sola. C è chi ha un comportamento in famiglia, un altro in Chiesa, un altro al lavoro abbiamo comportamenti diversi a seconda dei luoghi che frequentiamo: questo è sbagliato. Noi dovremmo essere gli stessi ovunque andiamo. Dobbiamo essere noi stessi in ogni occasione. *Entrati in una casa, rimanetevi Gesù invita gli apostoli a rimanere nella prima casa, che li accoglie, ma non garantisce il successo.

5 *Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro. Capiterà di non essere accolti. Bisogna allora ricordare che l Amore si propone, non si impone. Scuotere la polvere significa che non bisogna portare rancore. Non diamo corda ai nostri sentimenti di odio e rancore: questa è testimonianza contro chi non ci accoglie. Gesù guarda sempre al bello, al positivo. Occorre scuotere la polvere, per non portare questa ruggine dentro di noi, perché ci rende pesanti. *E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano. Gesù non ha mai unto con l olio, perché Egli stesso era l olio. L unzione è il profumo di Cristo. Ungere gli infermi significa portare il profumo di Gesù, portare speranza, perché i malati possano attivare forza, per avviare un processo di guarigione. Giacomo 5, 14: Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel Nome del Signore. L unzione è parlare di Gesù, portare speranza. È quello che fanno gli apostoli. Gesù, però, non ha mandato gli apostoli a predicare o a scacciare i demoni. Gesù ha previsto l insuccesso, mentre gli apostoli hanno successo. Uahi! è il lamento funebre. Gesù mette in guardia dai momenti di successo, durante i quali tutti parlano bene di noi. Gli apostoli sono partiti e si sono ben inseriti nel mondo, non hanno alcun contrasto, come nella prima Chiesa, dove tutto andava bene. Se Gesù è stato perseguitato, cacciato e a noi va tutto bene, dobbiamo interrogarci. Questo significa che ci siamo ben adeguati al mondo e non abbiamo contrasti. Ricordiamo, però, che il mondo giace sotto il potere del maligno, come leggiamo in 1 Giovanni 5, 19. La non accoglienza è da mettere in conto. Nella prossima domenica, vedremo la reazione di Gesù a questo stato di cose. Continuiamo la nostra Celebrazione, ringraziando, e chiediamo al Signore quali sono i nostri spiriti impuri, che ci separano da Dio, per poterli scacciare da noi. PADRE GIUSEPPE GALLIANO M.S.C.