L: PRIMA TAPPA, POPOLO IN CAMMINO 250 milioni di migranti nel mondo 22 milioni e mezzo di rifugiati

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Transcript:

ACCOGLIENZA (Canti) G. Carissimi per dare avvio alla tredicesima edizione della Marcia per la Pace organizzata dalla nostra diocesi vogliamo innanzitutto ricordare tutti i paesi e i popoli che oggi, anche in questo momento, sono in guerra 47 Paesi. Vogliamo soffermarci qualche secondo in silenzio e dedicare soprattutto ai 47 paesi che oggi vivono il dramma della guerra e ai 159 paesi dove ci sono gravi violazioni dei diritti umani questa Marcia. APERTURA MARCIA L: PRIMA TAPPA, POPOLO IN CAMMINO 250 milioni di migranti nel mondo 22 milioni e mezzo di rifugiati V. Siamo popolo in cammino, l esperienza del camminare insieme ci edifichi nella carità fraterna e ci aiuti a riscoprire sempre più la nostra vita come un pellegrinaggio. Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta. Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. Testimonianze Avvio marcia SOSTA LARGO SAN GIOVANNI

L: II TAPPA, DESIDERIO DI UNA VITA MIGLIORE...per ricongiungersi alla propria famiglia, trovare opportunità di lavoro o di istruzione,...vivere in pace Le persone migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il «desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la disperazione di un futuro impossibile da costruire». [6] Si parte per ricongiungersi alla propria famiglia, per trovare opportunità di lavoro o di istruzione: chi non può godere di questi diritti, non vive in pace. Inoltre, come ho sottolineato nell Enciclica Laudato si, «è tragico l aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale». Testimonianze Segno (Canto) Si riprende la marcia CONVENTO III TAPPA: UNA CASA COMUNE...se il sogno di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l apporto dei migranti e dei rifugiati, l umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale casa comune...

La sapienza della fede nutre uno sguardo contemplativo, capace di accorgersi che tutti facciamo «parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione». Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, «ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze [...] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia», in altre parole realizzando la promessa della pace. Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti. Questo sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei «limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso», considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi. Testimonianza Riflessione padre Giulio Albanese Segno della Pace Segno finale V. Preghiera Conclusiva Invocazione /Benedizione Canto conclusivo