VIVERE NELLA PAURA Il circolo vizioso della violenza in Colombia



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Transcript:

VIVERE NELLA PAURA Il circolo vizioso della violenza in Colombia Da oltre 40 anni la vita in Colombia è dominata dalla paura e dai conflitti. Migliaia di colombiani che vivono in zone remote o negli slum urbani sono intrappolati in un circolo vizioso di violenza e non possono dirsi a casa in nessun posto. Il risultato: migliaia di persone non hanno accesso alle cure mediche, vivono oppresse da traumi continui e devono sopportare un esistenza fatta di paura e di incertezze. Con il documento Vivere nella paura: il circolo vizioso della violenza in Colombia, Medici Senza Frontiere (MSF) spera di catalizzare l attenzione sulle conseguenze dirette del conflitto sulla popolazione civile della Colombia, una popolazione che merita maggiore attenzione da parte sia del governo colombiano che dei responsabili politici, per i quali dovrebbe costituire una priorità. Quando sono iniziate le violenze non abbiamo avuto altra scelta che quella di abbandonare tutto e andarcene in città. Allora non avremmo mai immaginato che sfollare sarebbe stato un viaggio senza fine, senza punto di arrivo. Noi ci muoviamo sempre ma non facciamo passi in avanti. Guardando indietro, durante questo viaggio siamo stati in tre posti : a casa prima di partire, le violenze; dopo essere fuggiti, la disperazione degli slum e, adesso che siamo ritornati in quella che un tempo era la nostra casa, la mancanza di sonno. Non si finisce mai di essere uno sfollato. E un marchio d infamia, un modo di vivere. Un contadino, padre di quattro figli, fuggito dalla sua comunità rurale dove è ritornato tempo dopo.

Violenza e paura In Colombia, il numero di persone costrette alla fuga è più alto che mai: oltre tre milioni di colombiani hanno dovuto lasciare le loro case. Nelle zone del conflitto, i massacri, le esecuzioni e l intimidazione provocano nella popolazione una paura insostenibile. La violenza è la causa di morte più diffusa: 221 uomini su 100.000 muoiono in seguito ad omicidio, anche premeditato; 17 donne su 100.000 muoiono in seguito a violenze. Le storie raccolte dalle persone del nostro staff svelano un mondo di violenze senza fine, di sfollamento e di fughe continue dai villaggi per arrivare in slum pericolosi e ritrovarsi poi di nuovo nelle stesse condizioni dalle quali un tempo si era cercato di fuggire. Tutte le famiglie hanno sofferto. Una volta ho chiesto ai miei alunni, che hanno 11 anni, se tra loro vi fosse qualcuno che aveva perso un familiare mentre erano qui i paramilitari. Su 28 bambini, 20 mi hanno risposto che avevano avuto almeno un familiare ucciso dai gruppi armati. Insegnante in una comunità rurale

I: Vivere nelle zone rurali: una minaccia costante Gli abitanti delle zone rurali che vivono in zone di conflitto vengono spesso accusati di sostenere i gruppi armati. Ciò comporta una stigmatizzazione che li porta a temere per la propria vita e rende loro impossibile viaggiare in sicurezza al di fuori della loro zona, anche in caso di emergenze mediche. A causa del conflitto vi sono poche strutture sanitarie in queste regioni isolate. I programmi di vaccinazione raramente raggiungono le persone che vivono in queste zone. Ad esempio, soltanto l 1% di loro è stato vaccinato contro malattie come la polio. Data questa situazione, il pericolo di infezioni o epidemie costituisce un grave rischio per la popolazione di alcune zone rurali. Prima che arrivasse Medici Senza Frontiere, eravamo costretti ad andare alla clinica di Carepa che è lontanissima. Ma lì andavamo soltanto se avevamo abbastanza soldi. Se non avevamo abbastanza soldi non ci andavamo...restavamo a casa con le nostre sofferenze. Donna, 20 anni II: La fuga: la disperazione degli slum urbani La maggior parte delle persone abbandona le zone di conflitto nelle aree rurali e fugge verso gli slum delle città. Là queste persone devono affrontare condizioni di vita terrificanti, poche opportunità e una criminalità estremamente violenta. Quando arrivano in città vengono anche emarginati, sospettati e rifiutati. Temendo questa emarginazione, spesso decidono di non andare a chiedere assistenza presso i progetti presenti in città. In questi slum le cure mediche a disposizione sono poche. Il tasso di vaccinazione tra gli sfollati degli slum è sproporzionatamente basso rispetto alla media nazionale. Le condizioni di vita estreme peggiorano il rischio di epidemie e di malattie infettive. III. Tornare a casa vuol dire ritornare nel nulla Quando gli sfollati colombiani tornano a casa, questo viene visto spesso come uno sviluppo positivo delle cose: significa evadere dalla vita da sfollato e tornare a un esistenza normale. Tuttavia per la maggior parte delle persone tornare è spesso un esperienza traumatica, piena di nuove minacce e di incertezze infinite. E un esperienza che ha evidentemente delle conseguenze psicologiche. E infine tornare a casa significa anche la possibilità di essere costretti di nuovo alla fuga. Siamo qui da un anno e non stiamo ancora bene. Quando abbaiano i cani mio marito si alza e va a sedersi nel patio per vedere se arriva qualcuno. Sono più le notti che non dormiamo di quelle in cui

dormiamo. Come si fa a dimenticare le cose che hai visto, la gente che hanno ammazzato? Io dormo solo quando vado da qualche altra parte. Qui è un incubo. La gente dice che quelli torneranno. Donna che vive in una comunità di ritorno Le conseguenze dell incertezza e l assistenza psicosociale La salute fisica rappresenta già un problema in sé ma l impatto psicologico del conflitto è molto più grave. Esso influisce sulla capacità delle persone di fronteggiare una situazione difficile, di adattarsi a enormi cambiamenti di vita: essere costretti alla fuga, vivere da sfollati e subire le conseguenze del ritorno a casa. Malgrado l immenso bisogno di cure psicosociali in situazioni come queste, nella lista delle priorità questo problema è, incredibilmente, agli ultimi posti. In alcune province gli psicologi sono quasi del tutto assenti. Aiuto e responsabilità I programmi organizzati dal governo e dalle altre organizzazioni per promuovere il ritorno a casa degli sfollati dovrebbero essere esaminati approfonditamente per garantire una soluzione che rispecchi la complessità del problema. Oltre a dover lottare quotidianamente per sopravvivere alle violenze onnipresenti, l aiuto cui questa gente può accedere è molto scarso e di breve durata. Il governo colombiano e molte organizzazioni non riescono a far fronte ai bisogni delle vittime del conflitto.

Conclusioni Per la maggioranza dei colombiani che subiscono il conflitto presente nel paese, la fuga dalle violenze non è un evento del passato ma una tribolazione continua che ha conseguenze enormi sulla loro salute e sul loro benessere. Quando entrano in questo circolo vizioso approdano a uno stato permanente di paura e di incertezza, e questo anche se fanno ritorno a casa. Devono confrontarsi con degli aiuti umanitari scarsi e di breve durata, soprattutto nel campo dell assistenza medica. Le violenze provocate dal perdurare del conflitto costituiscono una grave minaccia per la salute pubblica e dovrebbero essere fonte di grande preoccupazione per il governo, ma non è così. L assistenza medica continua a non essere una priorità. Perché pubblicare questo documento? MSF lavora in Colombia da più di 20 anni, offrendo assistenza medica alla popolazione isolata dal conflitto e a coloro che sono fuggiti negli slum urbani in cerca di scampo. Con il documento Vivere nella paura: il circolo vizioso della violenza in Colombia, MSF vuole evidenziare le conseguenze del conflitto sulle popolazione civile della Colombia, dando voce alle persone che ne sono vittime. Per questa ragione il documento non offre uno studio dettagliato delle conseguenze sul piano medico. Da invece un idea di come le violenze e le minacce vadano ad incidere sulla salute di queste persone. Il documento mette in evidenza le conseguenze dirette della violenza sulla popolazione, conseguenze che meritano molta più attenzione da parte del governo colombiano e dei responsabili politici, che dovrebbero considerarle prioritarie. Sul documento Questo documento si basa sui dati medici raccolti da MSF nel corso della sua attività svolta con le cliniche mobili in oltre 40 villaggi delle province di Norte de Santander e Cordoba e si basa anche su dati statistici raccolti dalla postazione sanitaria di MSF presente negli slum di Sincelejo (provincia di Sucre), dove vengono curati i pazienti della zona. Le storie personali presenti in questo documento sono state raccolte negli ultimi due anni. Per proteggere l identità di queste persone, sono stati omessi nomi e altri dettagli personali.