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Il 7 ottobre del 1997, il collaboratore di giustizia, Carmine Schiavone depone alla delegazione della Commissione Bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Come ritiene sia stato possibile, data l'inaudita gravità della deposizione, che nessuno in questi 16 anni abbia mosso un dito per bloccare questo traffico ed avvisare l'opinione pubblica degli avvenimenti accaduti? Perchè i mass media hanno taciuto e non hanno portato all'attenzione nazionale tutto quello che è avvenuto e avviene nella Terra Dei Fuochi? Bisogna fare chiarezza sulla questione delle dichiarazioni di Schiavone. All'epoca quelle dichiarazioni furono secretate perchè erano oggetto di indagini da parte della magistratura quindi c'era il segreto istruttorio. La cosa più assurda, che non giustifica il boomerang mediatico, e' che le rivelazioni del pentito Schiavone erano state precedute già nel 1995 da un audizione dell allora procuratore della Repubblica di Napoli Cordova alla Commissione d inchiesta sulle ecomafie. Possiamo dire che è stato svelato un segreto di pulcinella. Perché tutti sapevano». Rifiuti spediti verso Lazio e Molise o interrati in laghetti e terreni nel Casertano, tra Castel Volturno e Giugliano. O usati per le costruire strade. Tutto noto, e pubblico soprattutto, già da due anni prima a Camera e Senato. Ma tutti si sono voltati dall altra parte. E non è vero che i mass media non ne hanno parlato. E che siamo un paese senza memoria. Ci sono stati reportage di testate nazionali, si sono scritti libri, si sono realizzati film, e senza voler fare pubblicità penso anche al nostro documentario Biutiful Cauntri, proiettato in tutta Italia e anche all'estero. Sempre nella sopra citata dichiarazione, il pentito nomina anche altre regioni e alcune province tra le quali quella di Frosinone. In questa provincia crede il business illecito sia avvenuto sporadicamente o in maniera sistematica tanto da divenire una triste realtà? Non posso dirlo con certezza. Certamente molte aree del Lazio sono state oggetto negli anni di sversamenti di rifiuti basta pensare alla zona di Latina, alla questione della discarica di Borgo Montello oggetto anche delle dichiarazioni dello stesso Schiavone e che è costata la vita a Don Cesare Boschin prete che era in prima fila nel denunciare i rifiuti che arrivavano in quella discarica Dai dati a sua disposizione di quanto è superiore alla media il verificarsi di malattie tumorali e di altre patologie riconducibili al traffico illecito nella Terra Dei Fuochi? I dati certi sono quelli dello studio dell Istituto Superiore di Sanità Analisi di correlazione geografica tra esiti sanitari ed esposizioni a rifiuti in un area con sorgenti diffuse: il caso delle province di Napoli e Caserta. In questo studio, oltre a emergere chiare evidenze scientifiche sugli eccessi statisticamente significativi di mortalità e di malformazioni concentrati nelle zone dove è più intensa la presenza di siti conosciuti di smaltimento dei rifiuti (individuando sia gli Indici di rifiuti che di deprivazione socio economica ), si classificano i comuni in base a 5 gruppi, in un ordine gerarchico costruito sulla base del numero di siti illegali di rifiuti e dei livelli di mortalità e di malformazioni congenite. Per spiegare e mettere in relazione

questi due elementi, lo studio ricorre a delle cartografie che vedono, in effetti, coincidere i comuni con l Indice di rifiuti più alto con l indice di mortalità e di malformazioni congenite più alte. In totale i ricercatori dell Iss hanno censito in nelle province di Napoli e Caserta 227 siti illegali. Castelvolturno ha il record di siti, 30, seguita da Giugliano in Campania con 25. Ma i rischi più alti per la salute dei cittadini sono stati individuati nel gruppo di comuni con il più alto indicatore comunale di esposizione ai rifiuti (IR), in breve, con il più alto numero di discariche abusive sotto il naso, tenendo in considerazione le esposizioni nel raggio di un chilometri.. Si è così identificato un gruppo di 8 Comuni a maggior rischio.fanno parte del famigerato primo gruppo di 8 comuni: Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castelvolturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villaricca. Sono questi i territori dove si muore di più per patologie legate agli smaltimenti illegali di scorie di ogni tipo, è qui che l ecomafia fa sentire più forte la sua puzza di morte. Nel dettaglio dei dati, secondo l analisi dei ricercatori dell Iss, per la mortalità generale, nelle 5 categorie di Comuni il rischio cresce mediamente del 2%, in entrambi i sessi, da una categoria a minor pressione ambientale alla successiva a pressione più elevata, con un trend statisticamente significativo. Confrontando il gruppo dei Comuni a maggior rischio ambientale con quello di riferimento si osserva un eccesso di mortalità generale del 9% per gli uomini e del 12% per le donne. Andando nello specifico delle singole patologie, nel caso del tumore epatico si è registrato l aumento statisticamente significativo del rischio di mortalità al crescere dell IR (4% negli uomini e 7% nelle donne), con un aumento esponenziale del 19% per gli 8 Comuni con il alto indice IR; in questi ultimi, per le donne si registra addirittura un picco del + 29. In generale, dunque, si può osservare che i maggiori rischi si mortalità si concentrano nei comuni con il più alto numero di discariche illegali. Da questo momento in poi nessuno potrà più dire che non esistono prove scientifiche che l ecomafia ammazza, seppure lentamente. Per le malformazioni congenite i dati sono ancora più impressionanti, con aumenti dell 83% per i comuni con il più alto Ir, per una media di rischio che cresce in maniera lineare del 14% al crescere dell Ir. Insomma, come scrivono gli scienziati dell Iss, non ci sono dubbi che lo studio conferma l ipotesi che eccessi statisticamente significativi di mortalità e di malformazioni tendano a concentrarsi nelle zone dove è più intensa la presenza di siti conosciuti di smaltimento dei rifiuti. E tutto ciò senza che lo studio non ha potuto considerare, per una serie di difficoltà operative, l effetto dei roghi appiccati illegalmente alle discariche abusive con i loro impressionanti carichi di diossina: sostanza altamente tossica e cancerogena. Il 16 Aprile del 2010 il geologo Giovanni Balestri in una sua relazione ha calcolato che l'anno di non ritorno per la vasta area a nord di Napoli, è il 2064. In quell'anno le sostanze tossiche e il percolato raggiungeranno la falda acquifera profonda. In tutta franchezza, lei crede che lo Stato Italiano riuscirà a bonificare l'area e ad evitare uno dei maggiori disastri ambientali del pianeta? Siamo a un punto di non ritorno, quello che è successo e succede in Campania è tra le più grandi emergenze sanitaria, sociale ed economica del nostro paese. Basta

andare a leggere la relazione del geologo Giovanni Balestri,incaricato dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Napoli di indagare sull inquinamento tossico della cosiddetta Terra dei Fuochi a nord di Napoli dove sostiene che entro il 2064 il disastro ambientale totale diventerà inevitabile,quando cioè il percolato altamente tossico che fuoriesce inesorabilmente dagli invasi sarà completamente penetrato nella falda acquifera che è collocata al di sotto dello strato di tufo sopra il quale si trovano le discariche. I veleni contamineranno decine di chilometri quadrati di terreno e tutto ciò che lo abiterà. Una notizia che dovrebbe sconvolgere, e che dovrebbe rappresentare un mantra ed un monito per la Politica nazionale e regionale. Eppure la Cernobyl campana rimane una scheda tecnica di un processo. La politica non ha sensibilità ed interesse a risolvere questi problemi. Il 2064 sembra lontano, come era lontano il nuovo millennio, ma nulla è successo. Qui c è bisogno di un cambiamento radicale che parta dal basso, dai cittadini. Non si può più aspettare. E in gioco la nostra salute, dei nostri figli e dei figli dei nostri figli. Nel 2007 insieme ad Esmeralda Calabria e Andrea D'Ambrosio ha realizzato uno splendido documentario denuncia: Biutiful Cauntri nel quale senza reticenze ha mostrato la realtà della sua terra. Come è nato il progetto? Quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato nelle riprese e successivamente all'uscita? Un grande maestro del documentario Vittorio De Seta scomparso nel novembre del 2011, nelle sue opere non ha mai rinunciato alla bellezza, intesa non solo come gesto estetico, ma riusciva a guardare e raccontare l inferno degli umani e la pulsione meravigliosa del vivere. Con Biùtiful Cauntri abbiamo provato a seguire questa linea. Raggiungere la bellezza partendo dall inferno. Sono stato contattato da Esmeralda e Andrea che stavano pensando ad un lavoro sui rifiuti tossici, ci siamo incontrati e scattata quella chimica per iniziare un progetto duro, faticoso ma entusiasmante A nostro parere poi, utilizzare il potere e la crudezza delle immagini è un modo come un altro per risvegliare le coscienze, comprese le nostre. Diciamo che tutto è nato da un forte impegno civile e politico. Le difficoltà maggiori per le riprese sono state di carattere logistico, poiché in quelle zone si sente un effettivo controllo sul territorio e ci sono dunque dei luoghi in cui non si poteva accedere. Dal novembre 2007, data in cui è stato presentato il film ad oggi, ha notato una maggiore sensibilità da parte degli abitanti sulla tematica? Qual'è la reazione dei ragazzi e dei giovani sulla tematica? Il ricordo e la soddisfazione piu' grande, al di la' dei premi che fanno sempre piacere, e l'entusiasmo e la passione che si creata intorno al film. Dal Nord al Sud il film è stato adottato da tantissimi giovani, studenti, sono state migliaia le proiezioni. Alla fine della proiezione la gente ci ringraziava per aver conosciuto un problema che era sotto gli occhi di tutti, ma che non vedevano. Soprattutto al Nord Italia dove, sbagliando, pensavamo fosse un problema relativo alla Campania. E se oggi c'è un popolazione più informata, più matura, più coesa un po' voglio pensare che sia merito anche del nostro lavoro.

Quanto sono forti i legami della Camorra con chi gestisce le discariche e gli impianti di trattamento autorizzati? Secondo lei i legami riguardano anche le discariche al di fuori della regione Campania? Sono 25 anni che la criminalità organizzata ha avuto interessi e ha fatto affari sui traffico dei rifiuti. Di ogni tipo. Con gli anni sono cambiate le metodologie e le rotte. Ma secondo i rapporti annuali di Legambiente, tranne la Valle d'aosta, tutte le regioni sono state coinvolte in inchieste di traffici di rifiuti. Ritorniamo per un attimo alle dichiarazioni di Schiavone: egli ha sostenuto che è l'organizzazione criminale stessa a scegliere e a decidere sindaci e consiglieri comunali senza badare al colore politico. Dal 1997 ad oggi questo sistema si è indebolito o rinforzato? Quanto è forte la presenza delle logge massoniche deviate nel sistema? A livello nazionale c'è qualche politico che ha a cuore veramente e onestamente la questione, oppure l'interesse mostrato è puro spot elettorale? Un virus con la faccia di apparentemente innocui imprenditori di rifiuti, di professionisti affermati e ben vestiti, colletti bianchi e inamidati, mafiosi di professione, che ha lasciato una scia di veleni che ha finito per ammorbare ogni forma di vita in ampie fette di territorio campano: prima nella Terra dei fuochi, poi nel resto della regione e oltre, con scarti provenienti soprattutto dal Centro e dal nord Italia..Questi lunghi 25 anni non sarebbero stati gli stessi senza la camorra e gli interessi diretti dei clan, a cominciare da quello dei Casalesi, nel business dei rifiuti. Senza il loro ruolo tutto ciò non sarebbe avvenuto, almeno nelle forme che oggi conosciamo. Sono loro i primi responsabili dell ecocidio, che andavano fermati subito, per scongiurare quanto è realmente accaduto. Invece, si sono mossi indisturbati per troppo tempo. Sono ancora gli anni 80 quando la camorra comincia a mettere le mani sulla gestione dei rifiuti, prima quelli urbani del Centro-Nord Italia, come rivela il boss Nunzio Perrella ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, poi quelli speciali e pericolosi, la fetta più grossa della torta. I rifiuti speciali sono infatti la parte più consistente dei rifiuti prodotti ogni anno dall Italia, circa l 80%, e anche quelli più costosi da smaltire, fino a 600 euro a tonnellate per i più pericolosi. Ecco l affare. Dalle dichiarazioni di Perrella nasce l inchiesta denominata Adelphi, che comincia a definire i contorni di un fenomeno ancora del tutto sconosciuto: la Campania è stata scelta dalla camorra, insieme ai suoi sodali nel mondo della politica e dell economia, come un unico e grande immondezzaio per gli scarti tossici dell'italia produttiva e laboriosa Non droga, cemento o appalti, nei loro piani c è soprattutto la monnezza. E proprio l operazione Adelphi a mettere in luce una delle più potenti holding criminale dedita sistematicamente allo smaltimento abusivo dei rifiuti. Scrivevano allora i magistrati impegnati nelle indagini (Aldo Policastro e Giuseppe Narducci): Tale consorteria mafiosa si proponeva di acquisire, in modo diretto, la gestione ed il controllo totale di tutte le attività di raccolta, trasporto e smaltimento di ogni rifiuto prodotto da attività industriali o produttive, anche del genere tossico e nocivo, in zone diverse del

territorio nazionale, ed in particolare la gestione in forma monopolistica delle discariche ubicate nel casertano e nel napoletano. Gli inquirenti riuscirono a provare che in cambio di tangenti, e grazie al controllo sul territorio esercitato dai clan camorristi, questa consorteria mafiosa, come l hanno definita i magistrati stessi, è riuscita a scaricare illegalmente in Campania, ed in particolare nella provincia di Napoli, rilevantissime quantità (nell ordine di centinaia di migliaia di tonnellate) di rifiuti. Sul lato della politica bisogna distinguere per non generalizzare. Sbagliato dire tutta la politica. Sicuramente ci sono stati uomini politici che hanno fatto una battaglia in Parlamento per far approvare introduzione del delitto ambientale nel codice penale ma spesso si sono ritrovati soli nei fatti. Ma alla fine penso che ci sia stato un politica di inefficienza su questi temi tipica da larghe intese É vero che nonostante questa catastrofe ambientale, in Italia, sia ancora più grave rubare una mela che avvelenare un intero territorio? Quali leggi sarebbero da emanare urgentemente per la salvaguardia del nostro patrimonio territoriale? E ancora cosi'. Da quella commissione bicamerale, dalle dichiarazioni di Schiavone, sono trascorsi ben diciassette anni. Si sono succeduti governi di ogni colore politico e una cosa li accomuna: una decisione bipartisan di non aver mai voluto approvare l introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale. Le parole sono stanche, non servono grandi annunci, né procedure straordinarie, si chiede una sola cosa: in particolare al parlamento l introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale, con l approvazione disegno di legge già licenziato dal governo Prodi nel 2007 e ripresentato anche in questa legislatura dal presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci. Si tratta di articoli lungamente discussi e approfonditi, che consentono alla magistratura e alle forze dell ordine di intervenire in maniera adeguata: s introdurrebbero così finalmente, accanto al delitto già in vigore di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, quelli di inquinamento ambientale, frode in materia d ambiente, danneggiamento delle risorse ambientali, alterazione del patrimonio naturale e di disastro ambientale, insieme all obbligo di bonifica e, ove possibile, di ripristino dei luoghi compromessi, a carico del condannato. Una riforma di civiltà non piu rinviabile: la lotta alle mafie significa difesa dell ambiente, della salute e dell economia e viceversa. Dobbiamo aspettare altri 17 anni per capirlo? Nel 2010 ha pubblicato il libro L'Ultima Cena: a tavola con i Boss. La sua terra è ricca di gustose prelibatezze culinarie, su tutte mi viene in mente la mozzarella di bufala. Come possono i consumatori capire quali alimenti siano Dop e quali invece provengono da territori contaminati?rimanendo in argomento, quanto in termine di prezzo è costretto a pagare di più il consumatore e quanto perde di qualità il prodotto per l'infiltrazione camorristica nel mercato agro- alimentare? C è un film di Francesco Rosi, La sfida, girato nel 1958, che raccontava del controllo della camorra sui prodotti e sui mercati dell ortofrutta. Nessuno poteva immaginare che quello raccontato dal grande regista si sarebbe esteso ai giorni

nostri. E con delle proporzioni del genere. C è un attività parassitaria di intermediazione che allunga la filiera dall agricoltore al consumatore. Più lunga è e più si gonfiano i prezzi. Più accorciamo la filiera più togliamo spazio alle mafie. Oggi, un anguria appena raccolta vale 10 centesimi, e la ritrovi nel supermercato almeno 12 volte in più. Ed ecco che il discorso diventa generale: i prodotti made in mafia costano di più. In termini di salute perché prodotti poco curati e controllati, in termini di soldi perché sono in tanti a doverci guadagnare. Morale della favola alla fine il consumatore paga il conto finale. Un conto salato perché nel prezzo finale si accumula il costo della corruzione, del pizzo, dei favori. Oggi il cittadino, il consumatore è disposto a risparmiare su tutto ma non sull intelligenza. Abbiamo bisogno di conoscenza e di trasparenza. Permettere ai cittadini di consumare in modo responsabile significa conoscere per poter scegliere quei prodotti amici dell ambiente, della salute e dei diritti delle persone. E penso ai prodotti della filiera a km 0, ai prodotti del commercio equo e solidale, dei prodotti di Libera coltivati sui beni confiscati alle mafie, al mercato del biologico. Fare la spesa diventa un impegno. Spesso presi dalla pigrizia, presi dal ritmo accelerato della quotidianità non facciamo attenzione a quello che acquistiamo. Diffidiamo dai venditori ambulanti, da chioschi improvvisati, recuperiamo il rapporto con le piccole botteghe del quartiere, del rivenditore di fiducia.