Dicembre 2013 n. 48. Ricorda, Canta e Cammina. Inverno. Progetto Benessere Terza Età

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Transcript:

Dicembre 2013 n. 48 Ricorda, Canta e Cammina Inverno Progetto Benessere Terza Età

Feste religiose importanti del periodo invernale Domenica 8 Dicembre - Immacolata Concezione Venerdì 13 Dicembre 2013 - Santa Lucia Mercoledì25 Dicembre 2013 - Natale di Gesù Giovedì 26 Dicembre 2013 - Santo Stefano Mercoledì 1 Gennaio 2014 - Santa Madre di Dio Lunedì 6 Gennaio 2014 - Epifania del Signore Venerdì17 Gennaio 2014 - Sant Antonio Venerdì 31 Gennaio 2014- San Giovanni Bosco Domenica 2 Febbraio 2014 - Pres. di Gesù al Tempio Lunedì 3 Febbraio 2014 - San Biagio Mercoledì 5 Marzo 2014 - Le Ceneri + - + - + - + - + - + - + - + - + - + Compagni di Viaggio Signore, grazie della loro preziosa presenza in mezzo a noi. Maria Martini Agostina Cesana + - + - + - + - + - + - + - + - + - + Anno nuovo: VITA NUOVA!!! Stiamo per finire un anno e già pensiamo al futuro, al nuovo anno 2014. Certamente stiamo vivendo un momento particolarmente difficile, anche per la crisi economica, ma...come è nostra abitudine, guardiamo al positivo e cerchiamo insieme di costruire questo nuovo futuro per il bene nostro e di tutti! Mentre il progetto di domiciliarità continua la sua attività cercando di dare soluzioni positive affinché l anziano possa rimanere il più a lungo possibile nella sua dimora, già si sta pensando a nuove iniziative! 2

Stiamo infatti prendendo contatti per un gemellaggio con una struttura della vicina Liguria. Possiamo dire che questa scommessa si sta oggi per realizzare e già siamo in contatto con la Residenza Val Merula di Andora (SV). Al più presto potremo dare ulteriori notizie a riguardo. Per iniziare a vivere positivamente questo nuovo progetto desidero condividere con tutti voi l articolo che ci è stato inviato dalla Direzione della casa inerente una storia vissuta di uno dei loro ospiti, con l intento che questo sia il primo positivo scambio di informazioni reciproche per una proficua collaborazione. Ringrazio la Residenza Val Merula per la collaborazione. La direzione, gli ospiti, i famigliari, gli operatori e i volontari di Casa Don Dalmassoaugurano a tutti VOI BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO. Silvio Invernelli Dalla RESIDENZA VAL MERULA di Andora: La storia di una nostra Ospite... Dal nostro Laboratorio di storie di vita vorrei raccontarvi ciò che mi ha raccontato Viola, una signora molto simpatica e dall esistenza ricca di avventure. Lei è stata una delle prime persone che ha collaborato a questo interessante progetto e sono sicura che le sue storie incuriosiranno anche voi, buona lettura! Sono nata a Genova il 5/12/1920, non pesavo neanche 2 chili e mia madre non aveva latte, così i miei genitori hanno chiamato una balia, ma lei si è rifiutata di prendermi perché ero troppo piccola e sicuramente sarei morta; l unica persona che si è resa disponibile è stata una donna che viveva sul Monte Figonia sopra Genova e così sono stata lì un anno. I miei genitori lavoravano per i miei zii che possedevano un avviata panetteria, ma nel 22 gli zii hanno venduto la panetteria e hanno preso una pasticceria a Savona, così ci siamo trasferiti tutti. 3

Poco dopo gli zii hanno perso la loro unica figlia e hanno deciso di ritirarsi dal lavoro e di comprare una villetta sul mare ad Alassio. Zio Filippo voleva portarmi con loro in riviera perché ero molto cagionevole di salute e desideravano tanto una figlia, ma i miei genitori erano contrari, mi avevano già dovuto lasciare nel primo anno di vita e ora mi volevano con loro. Così zia Emma ha chiesto che almeno potessi accompagnarli al treno per salutarli e zia Teresa si è offerta di accompagnarmi in stazione. Quando il treno stava per partire, zia Emma voleva darmi ancora un bacio, così zia Teresa mi ha avvicinata al finestrino e la zia mi ha afferrata proprio mentre il treno stava partendo e mi ha rapita! Gli zii erano molto facoltosi e hanno mandato un medico a spiegare ai miei genitori che ero malata e se non avessi fatto una dieta particolare e non avessi preso molto sole non mi sarei mai rinforzata. Mamma e papà non hanno avuto scelta e io non gliene faccio una colpa, anche perché gli zii possedevano la pasticceria che loro gestivano e quindi proprio non potevano opporsi e in fondo ad Alassio io sono stata bene. Passavo tutto il giorno in spiaggia, ero una piccola monella con i capelli rasati ( perché la zia diceva che dovevo rinforzarli) e quando venivano i poveri a chiedere l elemosina con l organetto, io ballavo per loro e li aiutavo a fare più soldi. A gennaio del 25 siamo tornati a Savona perché mio padre si è ammalato ed è morto pochi mesi dopo. Per tutta la vita ho sentito la mancanza di mio padre, ma ho molti ricordi, come quella volta che è venuta a Varazze la Regina Margherita e mio padre mi ha messo sulle spalle per farmela vedere. Ho vissuto con gli zii e la mamma fino a dodici anni, poi mi hanno messa in collegio perché a scuola non ero diligente e amavo molto di più andare in bicicletta per la città. Il collegio era gestito da suore francesi severissime e tutte le ragazze erano di famiglie molto benestanti. Una discendente di una famiglia nobile si vantava sempre con me perché lei possedeva uno stemma di famiglia, così le ho detto che anche io ne avevo uno: una bella violetta su uno sfondo a quadretti (di cognome mi chiamo Quadri) e lei è rimasta di stucco! A gennaio del 40 abbiamo ceduto la pasticceria e siamo tornati tutti a vivere ad Alassio e a maggio dello stesso anno mi sono diplomata, ma senza dare l esame, perché nel frattempo è scoppiata la guerra e il collegio è stato chiuso. Passavo il tempo in bicicletta, sia per lavoro che per divertimento e ho iniziato a dare lezioni private ai bambini che dovevano fare i compiti delle vacanze. 4

Nell ottobre del 41 ho avuto la mia prima supplenza come maestra a Stellanello, poi negli anni successivi ho avuto numerosi incarichi in tutta la provincia di Savona. Nel 48 mi hanno mandata a Biestro un paesino sopra Carcare: da casa andavo in stazione ad A- lassio con la bici, lì prendevo il treno per Savona, dove partiva la coincidenza che ci portava a S. Giuseppe, poi salivamo sul tram a cavalli che ci conduceva sino a Carcare e da lì si proseguiva a piedi in salita per circa mezz ora! Il 28 aprile 1949 mi sono sposata con il mio Osvaldo e quando ho ripreso servizio, mio marito mi ha accompagnata a Biestro con la sua cinquecento nuova di zecca e tutta la scolaresca ci ha fatto festa! Dopo alcuni trasferimenti, nell ottobre del 58 sono stata finalmente assegnata alla scuola di Alassio dove ho lavorato 19 anni. In casa però non ho avuto vita facile, io e Osvaldo vivevamo con mia mamma e tre anziani che ci facevano penare: gli zii e mia suocera, ma nel giro di 4 anni sono venuti tutti a mancare e io e mio marito ci siamo concessi un po di tregua. Osvaldo amava la montagna, io adoravo il mare, così abbiamo alternato le nostre vacanze con serenità, fino alla morte di mio marito nell 86. I bambini li abbiamo cercati, ma non sono mai arrivati e dopo la dipartita di Osvaldo credevo di sentirmi completamente sola, ma la vita ha sempre delle sorprese. La mia vecchia collega di Biestro, saputo di Osvaldo, mi aveva ricontattato, era vedova anche lei e insieme abbiamo viaggiato in tutta l Italia e ci siamo tenute buona compagnia. La sento ancora a- desso, lei vive in una casa di riposo a Savona e ci chiamiamo una volta a settimana. Credo di averti detto tutto, io mi trovo molto bene qui, anche perché i nipoti di Osvaldo vivono vicino e vengono a trovarmi quasi tutti i giorni. Penso che Signore mi abbia dato un grande dono: l allegria ed è sicuramente il motivo per cui sono ancora qui nonostante le avversità. 5 L Animatrice Dott.ssa Lara Dalla Corte

COSTRUIAMO INSIEME LA PACE L anno nuovo inizia con l invito a pregare per la pace nel mondo. Il Sommo Pontefice è intervenuto più volte chiedendo uno sforzo comune per scongiurare le guerre e, insieme costruire la pace: La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte, ma è possibile seguire strade diverse, possiamo imparare a percorrere le vie della pace. Non dimentichiamoci che anche nelle nostre realtà, nelle nostre comunità possiamo diventare costruttori di pace, anche nei piccoli gesti della nostra vita quotidiana. Riprendiamo alcune frasi di Papa Francesco che ci invitano a riflettere a riguardo: Come costruire dunque una comunità? Perché sia pace in una comunità, in una famiglia, in un Paese, nel mondo, dobbiamo cominciare a essere con il Signore. E dov'è il Signore non c'è l'invidia, non c'è la criminalità, non ci sono le gelosie. C'è fratellanza. Chiediamo questo al Signore: mai uccidere il prossimo con la nostra lingua e essere con il Signore come tutti noi saremo nel cielo. La lingua, le chiacchiere, il pettegolezzo sono armi che ogni giorno insidiano la comunità umana, seminando invidia, gelosia e bramosia del potere. Con esse si può arrivare ad uccidere una persona. Perciò parlare di pace significa anche pensare a quanto male è possibile fare con la lingua. La guerra è pazzia. È il suicidio dell umanità. È un atto di fede nei soldi, che per i potenti della terra sono più importanti delle persone. Perché dietro una guerra sempre ci sono i peccati: c è il peccato dell idolatria, c è il peccato di sfruttare gli uomini, di sacrificarli all altare del potere. Facciamo nostre queste riflessioni e sforziamoci quindi, ogni giorno, ad essere anche noi veri strumenti di PACE. Silvio Invernelli 6

I frutti che infiammano l inverno Il nome di questo frutto dal colore caldo e solare dice parecchie cose della storia e dei lunghi viaggi che il suo genitore albero ha affrontato nel corso dei secoli per raggiungerci dalla lontana Asia orientale. Certo per noi il nome del kaki è davvero buffo: appena lo sentono i bimbi restano prima sorpresi, poi cominciano a ridere a crepapelle. Riderebbero ancora di più se conoscessero tutti ma proprio tutti i nomi con cui nel nostro paese chiamiamo il frutto del Kaki. Pensate un po : cachet, caccàra, cachisso, cachino, cachi, cach, cacu, cacche, cachigne, cachizze. Come si fa a non ridere?!gli antichi cinesi erano molto più gentili di noi quando parlavano del kaki: lo chiamavano Albero delle sette virtù. La prima virtù che gli attribuivano era la longevità (l albero del kaki infatti può vivere più di 50 anni), la seconda era di avere una grande ombra (molto apprezzata nelle giornate estive); la terza che non avesse nidi fra i rami, la quarta che fosse inattaccabile dai tarli, la quinta che d inverno i bimbi potessero giocare con le sue foglie intirizzite dal gelo, la sesta virtù era il bel fuoco vivo e allegro che produceva bruciando e la ricchezza delle sostanze concimanti quando le sue ceneri venivano sparse nei campi; la settima e ultima virtù era la soave dolcezza dei suoi frutti maturi. Sì, è proprio vero, gli antichi cinesi erano molto più gentili di noi verso il kaki: amavano quest albero cinese come loro, e mai lo avrebbero preso in giro. 7

Il fatto è che quest albero si fa facilmente amare: chi può resistere al suo fascino quando, d inverno, si spoglia di tutte le sue foglie e, nel vento, nel gelo, nelle tormente, sui rami grigi e bruni vediamo appesi, come palle di Natale, solo i suoi stupendi frutti di un arancio intenso?! Quel colore, quell arancio, è il segno inconfondibile della presenza di betacarotene, una sostanza che noi, mangiando il kaki, trasformiamo in vitamina A, molto potente nella protezione della nostra salute e della nostra vista. Il kaki ne contiene più di ogni altro frutto; ecco il primo motivo per cui dovremmo mangiarne, ben maturo, mi raccomando. Se ancora un po acerbo, il kaki allappa, lega la nostra lingua: nella sua polpa è presente una sostanza, il tannino, che scompare quando il frutto è giunto a maturazione. Il kaki fu impiantato in Giappone e fu molto amato, oggi è addirittura venerato per un fatto accaduto anni fa. Il 7 agosto 1945, quando già da circa 5 anni si combatteva la seconda guerra mondiale e anche il Giappone era in guerra, avvenne una cosa bruttissima: sulla città di Nagasaki fu lanciata una bomba atomica; la sua esplosione generò un onda di fuoco che distrusse uomini, a- nimali, case e quant altro trovò davanti a sé. Quando l onda di fuoco fu passata, tutto ciò che viveva e l intera città di Nagasaki erano andati completamente distrutti. In quello spettacolo di desolazione e- rano sopravissuti soltanto alcuni alberi, quelli dei kaki. Da allora il kaki è considerato l albero della Pace e i suoi frutti i più caldi messaggeri. 8

I segreti delle nonne per combattere il raffreddore Puntuale come un orologio svizzero, con il cambio di stagione e i primi freddi arriva il... raffreddore. Secondo il parere di qualcuno è il disturbo più fastidioso dell'autunno... serie infinite di starnuti, occhi che lacrimano, naso che cola, difficoltà respiratorie, mal di gola e, in alcuni casi, qualche lineetta di febbre. Cosa fare per alleviarne i disturbi? Ecco come le nostre nonne combattevano il raffreddore, attraverso piccoli accorgimenti naturali che riuscivano ad accelerare la guarigione. Tisane, decotti e fumenti fai-da-te per curarci in modo naturale; buoni, efficaci e con una storia lunga mille anni. Bere una tazza di brodo caldo (di pollo, ad esempio), con l'aggiunta di un po' di peperoncino e poi mettersi a letto, funge da antipiretico, perché aumenta la sudorazione. Il miscuglio di miele, limone e rum ha la capacità di ridurre le infiammazioni alle mucose. L'alcool in piccole dosi può avere effetti positivi: un bicchiere di vino rosso caldo con miele e cannella, oppure una tazza di latte caldo con due dita di cognac, e poi, subito a letto! Assumere piccoli pasti leggeri ad intervalli costanti durante il corso della giornata, mai digiunare, assumere grandi quantità di aglio, grazie alle sue proprietà antiossidanti e decongestionanti, può ridurre la durata delle malattie da raffreddamento. Si può masticare crudo, o metterne uno spicchio in un bicchiere di latte molto caldo. Sudare è il modo migliore per espellere le tossine e liberare le vie respiratorie. Una bella spremuta d'arancia, grazie all'alto contenuto di vitamina C, oltre a rafforzare le difese immunitarie, accelera il processo di guarigione. Infine, fare i vapori aiuta a liberare le vie respiratorie, sciogliendo il muco e decongestionando il naso. 9

La storia: La Bagna Caòda Molte località piemontesi si contendono la paternità di questo emblema della gastronomia regionale, ma in realtà nasce nella notte dei tempi sulle coste della Provenza, con il nome di "Anchoiade". Furono senza dubbio i mercanti astigiani medievali, durante le loro spedizioni per rifornirsi di sale e acciughe, a conoscerla e a introdurne l'uso in patria, diffondendolo poi in tutta la vasta area dei loro commerci (tutto il Piemonte meridionale e nord-occidentale). L'antica ricetta provenzale, fatta propria dai contadini astigiani, fu poi a- dattata agli usi ed alle risorse del territorio, in particolare con l'impiego degli ortaggi che erano alla base dell'alimentazione povera. Cibo rurale e popolare, a lungo aborrito dalle classi superiori per l'invadente presenza dell'aglio, ha lasciato pochissime tracce di sé nei testi gastronomici piemontesi, e solo nel 1875 il romanziere Roberto Sacchetti descrive a Montechiaro d'asti la Bagna Caòda come la conosciamo ancora oggi. Nel mondo contadino questo non è considerato un piatto povero della quotidianità: è quello della fraternità e dell'allegria, preparato per celebrare momenti di vita collettiva gioiosi, come ad esempio il termine della vendemmia. Ingredienti per 4 persone - 12 acciughe - 12 spicchi d aglio - 1/2 litro d olio extravergine d oliva - 200 grammi di burro vasto assortimento di verdure tipiche La preparazione La preparazione di questo intingolo a base di aglio, olio e acciughe ha regole precise, per non travisare la ricetta degli antichi vignaioli. Innanzitutto le acciughe devono essere rosse di Spagna, stagionate almeno un anno, appena tolte dalla salatura, pulite, lavate in acqua e vino, ben asciugate e diliscate (almeno 2 o 3 acciughe a testa). 10

L'aglio vera anima del piatto deve essere presente in misura di 2-3 spicchi a persona, non bolliti né nell'acqua né nel latte, soltanto liberati dal germoglio, tagliati a fettine sottili, lasciati qualche ora in una zuppiera di acqua fredda. L'olio deve essere extravergine di oliva e ne occorre non meno di mezzo bicchiere per persona; Le verdure da intingere nella salsa devono essere tutte quelle dell'habitat degli orti piemontesi, con l'esclusione di alcune inadatte perché troppo aromatiche (ad esempio il sedano, il finocchio, i rapanelli). La cottura e questo è il punto decisivo per una bagna caòda buona, sana e digeribile deve essere breve e tenuta sempre a calore basso: in un tegame grande di terraglia bisogna mettere tutto l aglio affettato e asciugato, con un mestolino soltanto di olio e un bel pezzo di burro. Bisogna cuocerlo a fuoco lento per almeno mezz'ora, sempre rimescolando l'aglio con un cucchiaio di legno, badando bene che non scurisca; le fettine d'aglio devono ammorbidirsi e sciogliersi formando una crema omogenea bianca e soffice. Alternativa: Bagna Caòda con ceci (più veloce da preparare e ricca di proteine) Imbiondire 5/6 spicchi d aglio in olio extravergine di oliva, quindi toglierli e aggiungere le acciughe (quanto basta). Fare cuocere a fuoco lento finché sono disfatte. Tritare dei ceci (anche quelli in scatola) nel mixer e aggiungerli al composto. Se necessario, aggiungere poca acqua e continuare la cottura per qualche minuto. 11

Cibi si e cibi no (a cura di Cinzia Basso) Ciao a tutti sono Cinzia la psicologa e vorrei condividere con voi un articolo trovato su internet sui cibi che fanno bene e male alla memoria. L alimentazione è la prima cosa che dobbiamo curare per star bene, perchè può incidere positivamente aiutando a combattere particolari problemi di salute. I cibi sono la nostra farmacia primordiale, ma possono anche essere fonte di guai. Non dobbiamo, infatti, pensare che l alimentazione incida solamente sulla nostra linea o sulle nostre capacità digestive: molti studi confermano che un alimentazione che eccede verso determinati cibi ha ripercussioni negative o positive anche sul nostro cervello. Ecco, quindi, i cibi che FANNO MALE al cervello: ALCOOL: effetti negativi sul cervello a breve e lungo termine (secondo una ricerca dell Università di Cincinnati sarebbe veramente tossico per i neuroni) CIBO SPAZZATURA (merendine, cibi ricchi di grassi, biscotti industriali ): determinano l insorgenza di depressione, ansia e creano una sorta di crisi di astinenza quando si smette di consumarli FRITTURE: qualsiasi cibo fritto contiene sostanze che spengono la concentrazione e la lucidità mentale; non solo, possono influenzare anche il comportamento. CEREALI: il glutine lì contenuto sembrerebbe ridurre l afflusso di sangue nelle parti anteriori del cervello determinando quindi depressioni, ansia e problemi di attenzione ZUCCHERI: insieme ai grassi saturi (il burro, strutto ) influenzerebbero negativamente memoria ed apprendimento. I cibi che, invece, FANNO BENE al cervello: OMEGA 3 (nel pesce, noci ): contengono il fosforo ed aiutano la memoria, migliorano l umore e mantengono flessibili le membrane del cervello. VITAMINE: quelle del gruppo B (pesce, lenticchie, asparagi, ) favoriscono la trasmissione delle informazioni nel cervello; la vitamina C (pomodori, broccoli, frutti di bosco, agrumi, ) non fanno invecchiare il cervello; la vitamina A (carote, albicocche, ) aumenta la memoria; la vitamina D (latticini, uova, pesce,alcuni cereali, )previene l invecchiamento del cervello. ZINCO (pesce, frutta secca, carne rossa, ): aumenta la memoria e favorisce il pensiero. ANTIOSSIDANTI (verdure a foglia scura, fragole, arance, peperoni rossi, ): sono potenti antinfiammatori, ci proteggono dall invecchiamento, aiutano il coordinamento e la memoria COLINA (rosso dell uovo): rafforza le membrane del cervello e ne favorisce lo sviluppo. Secondo uno studio riportato su La Stampa sembrerebbe che la Colina svolga un azione che contrasta l insorgenza dell Alzheimer. Si può quindi favorire la memoria e prenderci cura del nostro cervello con l alimentazione, ma soprattutto tenendoci impegnati mentalmente e fisicamente! 12

YOGA DELLA RISATA Ridere è una cosa seria A cura di Pietro Piumetti Nell antica cultura russa degli Kuzhebar umorismo e risata erano considerate la pratica spirituale più seria e psicoenergetica Lo Yoga della risata è stato ideato dal medico indiano Dottor Madan Kataria nel 1995. Yoga significa unire, armonizzare, integrare. Lo Yoga della risata crea un unione tra stretching, tecniche di respirazione ed esercizi per stimolare le risate e coltivare la giocosità. Questa attività riattiva le energie del corpo, porta positività, dà sicurezza aiutando a superare convinzioni limitanti, apre alle relazioni e stimola la creatività individuale. Lo Yoga della risata è un attività di gruppo, si svolge in cerchio o semicerchio, giocano un ruolo fondamentale il contatto visivo tra le persone e la libera espressione della propria giocosità. La disciplina che studia il ridere e le sue proprietà terapeutiche è la gelotologia. Dai suoi studi si è visto che chi è musone, triste, depresso non riesce a tener lontano le malattie. Cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno è il modo più semplice ed efficace per rinforzare il nostro sistema immunitario (l unica difesa naturale per la nostra salute). Ridere, in particolare, è la migliore medicina per sopravvivere ai continui stress della vita quotidiana. I bambini ridono fino a quattrocento volte al giorno, gli adulti meno di venti volte. Nonostante gli standard qualitativi della vita siano migliorati, fisicamente ed emotivamente siamo messi male. La società ci fornisce tanti pretesti per essere tristi e pochi per essere felici. Per invertire questa tendenza la cura più semplice è ridere (della società, degli imprevisti, delle tasse, di noi stessi). La filosofia dello Yoga della risata è lasciare che la risata diventi lo sfogo di tutto. Ma come possiamo riconquistare il dono della risata? Madan Kataria, dopo aver sperimentato che anche le barzellette dopo un po non facevano più ridere, studiò a fondo il problema finchè trovò la soluzione: Il nostro corpo non distingue tra una risata autentica e una finta. Basta solo far finta di ridere e ben presto la risata si trasforma in autentica, da quell idea rivoluzionaria nasceva lo yoga della risata. 13

La risata è una cura potente, ma per ottenere i benefici è importante ridere almeno 15 minuti di fila (40/60 secondi di risate, respirazione, poi di nuovo risate e così via). Ecco perché sono stati creati degli esercizi per ridere senza motivo, che praticati a casa da soli o in gruppo permettono a ognuno di esprimersi liberamente. Paul Ekman e Robert Levenson (psicologi dell Università della California) hanno scoperto che le espressioni del viso inducono nel corpo le stesse reazioni. Ad esempio se sorridiamo e ci comportiamo da persone felici il nostro corpo produce endorfine, oppioidi naturali che ci fanno stare subito meglio, in quanto l endorfina ha un effetto calmante, antidolorifico ed euforizzante. Il loro motto: Indossa una faccia felice. L Analisi Transazionale ideata dallo psicologo Eric Berne ha individuato tre stati dell Io: Io Bambino, Io Genitore e Io Adulto. Per Madan Kataria la risata attiva l Io Bambino, la gioia che è dentro di noi, stimola una visione positiva. Per imparare a ridere e creare nella nostra mente un atteggiamento positivo è sufficiente usare il seguente mantra: HO HO HA HA HA, che viene cantato all unisono da tutto il gruppo, accompagnandolo da un battito ritmico delle mani. In altri momenti viene pronunciato: MOLTO BENE, MOLTO BENE, YEAH!. Questi esercizi, ripetuti nel tempo, sviluppano nel cervello nuove connessioni neuronali, stimolando automaticamente l atteggiamento positivo. Nello Yoga della risata un momento importante è lo stretching, che consiste in allungamenti per prevenire dolori articolari, il mal di schiena, ecc. Un altro momento importante è la respirazione. Normalmente quando una persona respira riempie il 25% della capacità polmonare, il restante 75% rimane pieno di aria stagnante. Per noi il respiro è quello che è l acqua per la pianta, l ossigeno è il nostro combustibile. Con lo stress il nostro respiro diventa corto e irregolare, uno dei motivi per cui ci ammaliamo è spesso legato alla carenza di ossigeno nel corpo. Otto Warburg vinse il premio Nobel per la medicina nel 1931 con la tesi: Quando le cellule acquisiscono abbastanza ossigeno il cancro non può attecchirle. Quando ridiamo respiriamo a pieni polmoni scaricando anche l aria che ristagna nell addome. Ridere riduce gli ormoni da stress come il cortisolo e favorisce la produzione delle cellule NK (natural killer), importanti per rinforzare il sistema immunitario e utili per individuare e distruggere le cellule tumorali o infette da virus. Secondo la tradizione yoga più si è in grado di allungare il proprio respiro e più tempo si rimarrà in salute e in vita. Gli esercizi praticati nelle sedute di Yoga della risata aiutano a svuotare completamente l aria nei polmoni contraendo la muscolatura addominale, non è facile ma viene facilitato dalla risata che stimola il movimento del diaframma e dei muscoli addominali. 14

Lo Yoga della risata stimola anche l emisfero destro attivando la nostra parte creativa, il regno del nostro bambino interiore. Il termine creatività è stato importato alla fine degli anni 50 dagli Stati Uniti, definita come la capacità di realizzare nuove e utili connessioni ricombinando il materiale presente in maniera nuova e originale, frutto di curiosità, immaginazione, domande e risposte. Per aprire un Club della risata è necessario avere almeno conseguito la certificazione di leader di Yoga della risata. I Club sono organizzazioni di volontariato a sostegno dei benefici sia sulla salute che sociali, dove si pratica lo Yoga della risata, e le persone si incontrano una volta alla settimana. Il leader spiega i punti chiave, guida il gruppo coinvolgendo tutte le persone, non sono richiesti particolari requisiti, è sufficiente che si abbia voglia di far ridere offrendo agli altri il proprio altruismo, l entusiasmo e la voglia di giocare. La prima giornata mondiale sullo Yoga della risata è stata realizzata a Mumbai l 11.1.1998, con la partecipazione di 12.000 persone, attualmente lo praticano milioni di persone in tutto il mondo. Nel 2003 è stato realizzato il primo workshop dello Yoga della Risata a Roma con Laura Toffolo. Nel 2008 è nata l Associazione Nazionale Italiana di Yoga della risata sempre per merito di Laura Toffolo che è l attuale presidente. Nel 2010 lo Yoga della risata è stato presentato al Festival delle Scienze di Genova. Lo Yoga della risata è stato sperimentato sul lavoro, con i bambini, con le persone disabili, con gli anziani, negli ospedali, riscontrando sempre risultati positivi. Madan Kataria dice infine: La risata è come il mangiare, piace ma non bisogna fare indigestione, se la risata diventa isterica e lo sforzo è eccessivo il corpo cessa di produrre endorfine e produce l ormone dello stress che vanifica il tutto. La risata non dovrebbe durare più di 20 minuti, poi respirazioni profonde. E inutile prendere la vita troppo sul serio tanto non se ne esce vivi Mark Twain 15

Tre personaggi in cerca d autore!!!!! Da qualche tempo la direzione/segreteria della casa di riposo don Dalmasso di Bernezzo, come molti hanno forse potuto notare, si è arricchita di alcuni nuovi, a dirla tutta, un po attempati, collaboratori. A fianco infatti del caro e volenteroso direttore Silvio e della vulcanica Paola, non è difficile incontrare tre curiosi personaggi in cerca d autore. Il primo, per diritto d anzianità, è Giovanni Delfino, sempre più somigliante, con quei capelli radi e irrequieti, al celebre Gargamella delle storie dei puffi così care ai nostri bimbi Noto ai più come Giuanin del Barutè, fece per tanti e tanti anni i mercati a Bernezzo e nei paesi vicini, ed il suo banco di frutta e verdura era sempre straripante, dicono le cronache del tempo, di giovani e laboriose massaie. E poi ecco la signora Matilde, che per tutti è Nella e basta, sino a un paio d anni fa residente a Caraglio, ospite di un centro residenziale; prima ancora, una vita fa, la si poteva vedere aggirarsi tra i tavoli pieni di risa e di vino dell antica osteria dei genitori. Nell ufficio ci si imbatte spesso nel contagioso sorriso di Nella, con le sue mani sempre da medicare per improbabili ferite con metri di cerotti di pazienza e garze di tenerezza da parte delle infermiere e delle operatrici socio-sanitarie della casa. Capita, quando si è fortunati, di scorgere lei e Giovanni seduti accanto, proprio come due vecchi amici su di una panchina di un viale d autunno coperto di foglie e di vento, mentre divorano avidamente a piene mani dolci, biscotti e cioccolatini, mentre macchie interminabili di cioccolato e di crema ne colorano allegramente i loro volti soddisfatti. Ma poi alzi gli occhi e, come per magia, vicino alla porta, ritto in piedi e petto in fuori, non puoi certo non accorgerti della presenza di un altro Silvio, originario della Val Maira e che di cognome fa Dao, anche lui proveniente da Caraglio. Silvio è solito indossare con grande orgoglio e puntiglio un cappello (assolutamente vero) da carabiniere, perché, così ci hanno raccontato, ha un autentico e viscerale debole per l Arma, che pare abbia geneticamente ereditato da suo nonno, che fu un vecchio alpino, fiero e rispettoso delle pubbliche istituzioni. Quando Paola si deve recare in farmacia per il consueto ritiro dei medicinali, quasi ogni giorno, il buon carabiniere Silvio l accompagna e le fa da scorta, perché è solito ripetere è meglio proteggerla dai pericoli della strada, non si sa mai 16

Qualche giorno fa ha deposto davanti alla statua in legno di don Bernardino Dalmasso, nell atrio della casa di riposo, una stella di Natale, il regalo che il club dell ACAT gli ha riservato per i vent anni e più di astinenza alcolica. La presenza dei tre citati collaboratori, che può apparire apparentemente buffa e strana, e quasi fuori luogo in un ufficio che per definizione dovrebbe essere un luogo serio e austero (ma la direzione di Bernezzo, non è mai stata, per nostra fortuna, un normale ufficio, ma piuttosto un centro di buone pratiche e un laboratorio di idee nuove ) dimostra giorno per giorno quanto Giovanni, Nella e Silvio, in varie circostanze, abbiano saputo e sappiano contribuire a creare un clima sereno e come, addirittura, siano in grado di smussare quelle piccole tensioni ed incomprensioni che inevitabilmente possono emergere nei colloqui con la gente e nei rapporti tra colleghi, perché i problemi degli anziani e delle loro famiglie non sempre hanno facili soluzioni, e perché le loro storie di malattia e di solitudine spesso portano con sé graffi e sofferenze nei cuori. Eppure la loro tranquillizzante presenza interroga ognuno di noi su quanto sia la semplicità, la mitezza ed il saper vedere, a volte con un sorriso il bicchiere, comunque e almeno un po, mezzo pieno, il senso profondo da ricercare in questo nostro tormentato, frettoloso e superficiale mondo. Il direttore e la nostra amica Paola, aprendo la porta nel loro lavoro quotidiano a questi nostri tre amici, vogliono forse indicare, quasi inconsciamente, che è nel rispetto dei più deboli, di chi non è forse al top della produttività e del culto dell immagine, purtroppo le false icone di questa società (ma conta poi così tanto essere ostinatamente produttivi ed altrettanto tristemente infelici?), di quelli che qualcuno chiamò un tempo i figli di un Dio minore, la strada che porta ad accoglierci giorno per giorno, e di credere a una vita che faccia della solidarietà, dell umanità, del saper offrirci l un l altro finalmente un sorriso, della lentezza piuttosto che di una vuota e inutile fretta, dell apprezzare infine la profonda semplicità delle cose che ci scorrono accanto, il significato vero del nostro vagare per il mondo. Un caro Natale a tutti noi! 17 Marco Giraudo

Immagini di VITA-lità a Casa Don Dalmasso Coro voci bianche In bocca al lupo Sabato 7 dicembre I bimbi della Scuola Materna San Rocco Venerdì 13 dicembre Spettacolo con Luigi d Alba Domenica 15 dicembre Concerto dei ragazzi della scuola media Giovedì 19 dicembre Gli operatori di Casa Don Dalmasso 18 Accanto all acquario.

Pensieri che ci aiutano a riflettere E' Natale - Madre Teresa di Calcutta E Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. E Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l altro. E Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. E Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. E Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. E Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri. %%%%%%%%%%%%% Quand'ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti, sognavo di cambiare il mondo. Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po' lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese. Ma anche questo sembrava immutabile. Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me, ma ahimé non vollero saperne. E ora mentre giaccio sul letto di morte, all'improvviso ho capito: se solo a- vessi cambiato prima me stesso, con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia. Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento, sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei anche potuto cambiare il mondo. (anonimo) 19

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