6 Incontro. Il Sacramento del matrimonio. Ci interroghiamo



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Ci interroghiamo Siamo consapevoli o ci spaventa il fatto che il nostro matrimonio sia un Sacramento permanente? Quando andremo a scambiarci gli anelli ed a sottoscrivere il nostro patto matrimoniale ci sentiremo come Gesù che ha donato la propria vita per la Chiesa? Ossia saremo in grado di amarci vicendevolmente e gratuitamente? Quali potrebbero essere le conseguenze nella nostra vita quotidiana rispetto al concetto di Sacramento del Matrimonio? Siamo consapevoli che il nostro matrimonio dovrà essere un gesto da innalzare e santificare e non una semplice formalità? Come ci poniamo di fronte a concetti così astratti: Matrimonio come Sacramento Permanente, Segno efficace dell Amore di Cristo, Patto Matrimoniale? PARROCCHIA DI ROVELLASCA Chi siamo: Don Roberto Pandolfi Anna e Paolo Bucciarelli Benedetta e Alessandro Carbone Gianni Casetto Nicoletta e Maurizio Dell Acqua Elena e Gianenrico Giobbio Paola e Marcello Mannino 6 Incontro Parrocchia di Rovellasca INCONTRI DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO 2008 8 Novembre Il Sacramento del matrimonio 12

Parola di Dio Prendiamoci un po in giro... Vangelo di Marco Cap.10 [1-12] Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?. Ma egli rispose loro: Che cosa vi ha ordinato Mosè?. Dissero: Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla. Gesù disse loro: Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto. Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio. 2 11

L'apertura alla fecondità 1652 Per sua indole naturale, l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento : [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48] I figli sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori. Lo stesso Dio che disse: Non è bene che l'uomo sia solo ( Gen 2,18 ) e che creò all'inizio l'uomo maschio e femmina ( Mt 19,4 ), volendo comunicare all'uomo una certa speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l'uomo e la donna, dicendo loro: Crescete e moltiplicatevi ( Gen 1,28 ). Di conseguenza la vera pratica dell'amore coniugale e tutta la struttura della vita familiare che ne nasce, senza posporre gli altri fini del matrimonio, a questo tendono che i coniugi, con fortezza d'animo, siano disposti a cooperare con l'amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. 1653 La fecondità dell'amore coniugale si estende ai frutti della vita morale, spirituale e soprannaturale che i genitori trasmettono ai loro figli attraverso l'educazione. I genitori sono i primi e principali educatori dei loro figli [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum educationis, 3]. In questo senso il compito fondamentale del matrimonio e della famiglia è di essere al servizio della vita [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 28]. 1654 I coniugi ai quali Dio non ha concesso di avere figli, possono nondimeno avere una vita coniugale piena di senso, umanamente e cristianamente. Il loro matrimonio può risplendere di una fecondità di carità, di accoglienza e di sacrificio. Il sacramento del matrimonio: segno efficace dell'amore di Cristo. Quando si usa la parola "Sacramento" ci si riferisce immediatamente a una celebrazione compiuta dalla Chiesa e nella Chiesa. Più profondamente, con questa parola intendiamo dire che, attraverso questo specifico gesto celebrativo (sia esso il Battesimo o la Cresima, come pure la Riconciliazione o l'eucaristia, l'unzione degli infermi o il Matrimonio o l'ordine) è Gesù Cristo stesso ad agire, con una azione che dona salvezza all'uomo, rendendo presente nell oggi la sua Pasqua. In questo modo ci dona la possibilità di partecipare alla sua croce e risurrezione. Nei primi secoli della vita della Chiesa, il matrimonio veniva celebrato senza riti speciali, assumendo sostanzialmente gli usi della società in cui i cristiani vivevano. Fin da allora, però, di fronte al matrimonio, i cristiani avevano la consapevolezza di trovarsi davanti ad una realtà "sacra": era comunque chiara la coscienza che due battezzati si sposano "nel Signore". L'atto di consenso compiuto da due cristiani è trasfigurato dall'interno in forza del battesimo da essi ricevuto: gli sposi cristiani sono consapevoli di unirsi in Cristo. Partendo da questa consapevolezza la Chiesa è giunta a riconoscere il valore del matrimonio come sacramento. San Paolo scrivendo agli Efesini (5, 22-30) prende in considerazione la concreta esperienza coniugale e sottolinea che: il rapporto tra marito e moglie è un rapporto "nel Signore ; la "sottomissione" della moglie al marito è come quella della Chiesa a Cristo; i mariti devono amare le mogli come Cristo ha amato la Chiesa. Mistero, allora, va inteso come azione salvifica di Dio che manda il suo Figlio a rivelarci il suo volto di Padre e anche come azione di Gesù Cristo. 10 3

Ne consegue che il matrimonio è sacramento e in esso lo Spirito santo che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati. L'amore coniugale deve pertanto tendere a raggiungere quella pienezza a cui è interiormente ordinato: la carità coniugale. Il brano di Paolo agli Efesini ci porta anche a un'altra essenziale sottolineatura sul contenuto del sacramento del matrimonio. Esso è dato dalla stessa concretezza dell'amore coniugale che si esprime nella vita di coppia e di famiglia. E, quindi, la realtà specifica della coppia dei due battezzati (con tutto lo spessore del loro essere umano, di uomo e di donna, della loro corporeità sessuata, della mascolinità e della femminilità, del loro amore e della loro donazione reciproca, totale, unica, indissolubile e feconda) a trasformarsi in "sacramento". Il cuore della celebrazione matrimoniale è il consenso che gli sposi si scambiano. Il fatto che il reciproco «sì» di un uomo e di una donna sia un fatto abbastanza frequente rischia di far sembrare anche questo un po' scontato. In realtà, siamo davanti al miracolo di una persona che dispone liberamente di sé, che osa affidare ad un altro essere umano il proprio cuore, la propria vita, il proprio destino, che si abbandona al mistero di un altra persona. Matrimonio, Eucaristia e sequela di Cristo Parlare, quindi, di matrimonio come "sacramento" significa affermare che il matrimoni stesso è una eco del sì di amore pronunciato e vissuto da Cristo in croce. Proprio perché tale, esso è chiamato a modellarsi sull'amore di Gesù e a riviverne nell'oggi gli stessi dinamismi. Il rimando del sacramento del matrimonio all'amore di Cristo sulla Croce suggerisce di guardare anche alla stretta parentela che intercorre tra il matrimonio e l'eucaristia: il corpo dato e il sangue versato di Cristo diventano fondamento, modello e forza per la vita di carità di ogni cristiano, della coppia-famiglia cristiana. E in questo sacrificio che i coniugi cristiani trovano la radice che fa scaturire e plasma continuamente la loro alleanza coniugale. Si può, allora, concludere che per due fidanzati cristiani sposarsi in Chiesa ha come scopo ultimo quello di amare di più Gesù Cristo, vivendo come lui, ossia seguendo la propria chiamata alla santità. 4 1650 Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo ( Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio : Mc 10,11-12 ), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza. 1651 Nei confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità devono dare prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati: Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 84]. 9

La fedeltà dell'amore coniugale 1646 L'amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile. E' questa la conseguenza del dono di se stessi che gli sposi si fanno l'uno all'altro. L'amore vuole essere definitivo. Non può essere fino a nuovo ordine. Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile unità [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. 1647 La motivazione più profonda si trova nella fedeltà di Dio alla sua alleanza, di Cristo alla sua Chiesa. Dal sacramento del Matrimonio gli sposi sono abilitati a rappresentare tale fedeltà e a darne testimonianza. Dal sacramento, l'indissolubilità del Matrimonio riceve un senso nuovo e più profondo. 1648 Può sembrare difficile, persino impossibile, legarsi per tutta la vita a un essere umano. E' perciò quanto mai necessario annunciare la buona novella che Dio ci ama di un amore definitivo e irrevocabile, che gli sposi sono partecipi di questo amore, che egli li conduce e li sostiene, e che attraverso la loro fedeltà possono essere i testimoni dell'amore fedele di Dio. I coniugi che, con la grazia di Dio, danno questa testimonianza, spesso in condizioni molto difficili, meritano la gratitudine e il sostegno della comunità ecclesiale [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 20]. 1649 Esistono tuttavia situazioni in cui la coabitazione matrimoniale diventa pra ticamente impossibile per le più varie ragioni. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della coabitazione. I coniugi non cessano di essere marito e moglie davanti a Dio; non sono liberi di contrarre una nuova unione. In questa difficile situazione, la soluzione migliore sarebbe, se possibile, la riconciliazione. La comunità cristiana è chiamata ad aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, nella fedeltà al vincolo del loro matrimonio che resta indissolubile [Cf ibid., 83; Codice di Diritto Canonico, 1151-1155]. Dal CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA Articolo 7 IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO 1601 Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento [Codice di Diritto Canonico, 1055, 1]. I. Il matrimonio nel disegno di Dio 1602 La Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza di Dio [Cf Gen 1,26-27 ] e si chiude con la visione delle nozze dell'agnello (Ap 19,7; Ap 19,9 ). Da un capo all'altro la Scrittura parla del Matrimonio e del suo mistero, della sua istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento nel Signore ( 1Cor 7,39 ), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa [Cf Ef 5,31-32 ]. 1604 Dio, che ha creato l'uomo per amore, lo ha anche chiamato all'amore, vocazione fondamentale e innata di ogni essere umano. Infatti l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio [Cf Gen 1,27 ] che è Amore [Cf 1Gv 4,8; 1Gv 4,16 ]. Avendolo Dio creato uomo e donna, il loro reciproco amore diventa un'immagine dell'amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l'uomo. E' cosa buona, molto buona, agli occhi del Creatore [Cf Gen 1,31 ]. E questo amore che Dio benedice è destinato ad essere fecondo e a realizzarsi nell'opera comune della custodia della creazione: Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela" (Gen 1,28). Il matrimonio sotto il regime del peccato 1606 Ogni uomo fa l'esperienza del male, attorno a sé e in se stesso. Questa esperienza si fa sentire anche nelle relazioni fra l'uomo e la donna. Da sempre la loro unione è stata minacciata dalla discordia, dallo spirito di dominio, dall'infedeltà, dalla gelosia e da conflitti che possono arrivare fino all'odio e alla rottura. Questo disordine può manifestarsi in modo più o meno acuto, e può essere più o meno superato, secondo le culture, le epoche, gli individui, ma sembra proprio avere un carattere universale. 8 5

1607 Secondo la fede, questo disordine che noi constatiamo con dolore, non deriva dalla natura dell'uomo e della donna, né dalla natura delle loro relazioni, ma dal peccato. Rottura con Dio, il primo peccato ha come prima conseguenza la rottura della comunione originale dell'uomo e della donna. Le loro relazioni sono distorte da accuse reciproche; [Cf Gen 3,12 ] la loro mutua attrattiva, dono proprio del Creatore, [Cf Gen 2,22 ] si cambia in rapporti di dominio e di bramosia; [Cf Gen 3,16 b] la splendida vocazione dell'uomo e della donna ad essere fecondi, a moltiplicarsi e a soggiogare la terra [Cf Gen 1,28 ] è gravata dai dolori del parto e dalle fatiche del lavoro [ Cf Gen 3,16-19 ]. 1608 Tuttavia, anche se gravemente sconvolto, l'ordine della creazione permane. Per guarire le ferite del peccato, l'uomo e la donna hanno bisogno dell'aiuto della grazia che Dio, nella sua infinita misericordia, non ha loro mai rifiutato [Cf Gen 3,21 ]. Senza questo aiuto l'uomo e la donna non possono giungere a realizzare l'unione delle loro vite, in vista della quale Dio li ha creati all'inizio. 1612 L'alleanza nuziale tra Dio e il suo popolo Israele aveva preparato l'alleanza Nuova ed eterna nella quale il Figlio di Dio, incarnandosi e offrendo la propria vita, in certo modo si è unito tutta l'umanità da lui salvata, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22] preparando così le nozze dell'agnello ( Ap 19,7; Ap 19,9). 1613 Alle soglie della sua vita pubblica, Gesù compie il suo primo segno - su richiesta di sua Madre - durante una festa nuziale [Cf Gv 2,1-11 ]. La Chiesa attribuisce una grande importanza alla presenza di Gesù alle nozze di Cana. Vi riconosce la conferma della bontà del matrimonio e l'annuncio che ormai esso sarà un segno efficace della presenza di Cristo. 1614 Nella sua predicazione Gesù ha insegnato senza equivoci il senso originale dell'unione dell'uomo e della donna, quale il Creatore l'ha voluta all'origine: il permesso, dato da Mosè, di ripudiare la propria moglie, era una concessione motivata dalla durezza del cuore; [Cf Mt 19,8 ] l'unione matrimoniale dell'uomo e della donna è indissolubile: Dio stesso l'ha conclusa. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi ( Mt 19,6 ). 1615 Questa inequivocabile insistenza sull'indissolubilità del vincolo matrimoniale ha potuto lasciare perplessi e apparire come un'esigenza irrealizzabile [Cf Mt 19,10 ]. Tuttavia Gesù non ha caricato gli sposi di un fardello impossibile da portare e troppo gravoso, [Cf Mt 11,29-30 ] più pesante della Legge di Mosè. Venendo a ristabilire l'ordine iniziale della creazione sconvolto dal peccato, egli stesso dona la forza e la grazia per vivere il matrimonio nella nuova dimensione del Regno di Dio. Seguendo Cristo, rinnegando se stessi, prendendo su di sé la propria croce [Cf Mc 8,34 ] gli sposi potranno capire [Cf Mt 19,11 ] il senso originale del matrimonio e viverlo con l'aiuto di Cristo. Questa grazia del Matrimonio cristiano è un frutto della croce di Cristo, sorgente di ogni vita cristiana. V. I beni e le esigenze dell'amore coniugale 1643 L'amore coniugale comporta una totalità in cui entrano tutte le componenti della persona - richiamo del corpo e dell'istinto, forza del sentimento e dell'affettività, aspirazione dello spirito e della volontà -; esso mira a una unità profondamente personale, quella che, al di là dell'unione in una sola carne, conduce a non fare che un cuore solo e un'anima sola; esso esige l' indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca definitiva e si apre sulla fecondità. In una parola, si tratta di caratteristiche normali di ogni a- more coniugale, ma con un significato nuovo che non solo le purifica e le consolida, ma anche le eleva al punto da farne l'espressione di valori propriamente cristiani [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 13]. L'unità e l'indissolubilità del matrimonio 1644 L'amore degli sposi esige, per sua stessa natura, l'unità e l'indissolubilità della loro comunità di persone che ingloba tutta la loro vita: Così che non sono più due, ma una carne sola ( Mt 19,6 ) [Cf Gen 2,24 ]. Essi sono chiamati a crescere continuamente nella loro comunione attraverso la fedeltà quotidiana alla promessa matrimoniale del reciproco dono totale [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 19]. Questa comunione umana è confermata, purificata e condotta a perfezione mediante la comunione in Cristo Gesù, donata dal sacramento del Matrimonio. Essa si approfondisce mediante la vita della comune fede e l'eucaristia ricevuta insieme. 1645 L'unità del matrimonio confermata dal Signore appare in maniera lampante anche dalla uguale dignità personale sia dell'uomo che della donna, che deve essere riconosciuta nel mutuo e pieno amore [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 49]. La poligamia è contraria a questa pari dignità e all'amore coniugale che è unico ed esclusivo [Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 19]. 6 7