Lotti: "Non sapevo dell indagine Consip, non potevo rivelare niente"

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Lotti: "Non sapevo dell indagine Consip, non potevo rivelare niente" ROMA Era dal dicembre del 2016 che attendevo questo momento ha affermato oggi dall ex sottosegretario Luca Lotti ha aggiunto il parlamentare lasciando la cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, dopo l udienza a porte chiuse davanti al Gup Forleo del Tribunale di Roma nel procedimento sulla fuga di notizie relativa alla vicenda Consip che lo vede imputato di favoreggiamento. Finalmente ho potuto chiarire la mia posizione ha aggiunto Lotti che ha dichiarato Non dobbiamo mai avere paura della verità e la verità è che all allora amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, il 3 agosto del 2016 non ho detto nulla dell inchiesta perché non potevo riferire ciò che non sapevo. Un passaggio importante nel bel mezzo di una vera e propria bufera giudiziaria sulle nomine nelle procure, in cui Lotti compare nelle indagini della Procura di Perugia per alcuni incontri avuti notturni con il pm Luca Palamara. Non mettevo bocca sulle nomine nelle procure ha dichiarato Lotti Ho letto sui giornali che c erano relazioni con la Procura di Roma, ma queste non ci sono mai state, tanto è vero che la richiesta di rinvio a giudizio nei miei confronti è stata fatta ed abbiamo iniziato l udienza preliminare

Il procedimento sulla Consip, distribuito in tre filoni d inchiesta, vede imputate sette persone accusate, a seconda delle posizioni, di rivelazione del segreto d ufficio, millantato credito, falso e depistaggio. Procedimento che vede coinvolto anche Tiziano Renzi, padre dell ex presidente del Consiglio, per il quale la Procura ha sollecitato l archiviazione e sulla quale si deve ancora esprimere il gip. Nel corso dell udienza la difesa di Lotti ha chiesto che venga acquisito agli atti il fascicolo disciplinare nei confronti del pm della Procura di Napoli, Henry John Woodcock, uno dei magistrati che avviò l inchiesta. La Procura ha ribadito oggi la richiesta di rinvio a giudizio, così come formalizzato nel dicembre scorso.

Generale Tullio Del Sette A rischiare il processo anche il generale Tullio Del Sette ex comandante generale dell Arma dei Carabinieri,, Gian Paolo Scafarto ex ufficiale dei Carabinieri del Noe, il quale secondo le accuse della Procura avrebbe riferito, pressochè in tempo reale, al Fatto Quotidiano le prime iscrizioni nel registro degli indagati, in particolare quella dello stesso generale Del Sette, nel procedimento avviato dalla procura di Napoli nel dicembre del 2016. Nel filone relativo alla fuga di notizie, il pm Palazzi della Procura di Roma, contesta il favoreggiamento anche al generale Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana dei carabinieri mentre il depistaggio è attribuito, anche all ex colonnello dei Carabinieri Alessandro Sessa, oltre che a Scafarto. Filippo Vannoni presidente di Publiacqua, società partecipata del Comune di Firenze, all epoca dei fatti, viene accusato di favoreggiamento. Era stato Marroni a tirare in ballo l ex ministro ed il generale Saltalamacchia, secondo il quale erano stati i due a riferirgli che

vi era in corso un indagine sulla società. Del Sette, invece, avrebbe rivelato all allora presidente Consip, Luigi Ferrara, che c era una indagine in corso sull imprenditore Alfredo Romeo con l invito ad essere cauto nelle comunicazioni. L imprenditore Carlo Russo rischia di finire a processo per millantato credito, nella tranche di indagine che coinvolgeva il padre dell ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Caso Consip: procedura di archiviazione per Tiziano Renzi ROMA Questa mattina il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, dall aggiunto Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi hanno chiuso le indagini per i tre filoni dell inchiesta giudiziaria sul caso Consip, all interno del quale Tiziano Renzi, padre dell ex presidente del Consiglio (all epoca dei fatti), che veniva accusato di traffico d influenze in uno dei filoni dell inchiesta. Rischiano invece di finire invece sotto processo l ex ministro dello Sport Luca Lotti (favoreggiamento), l ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette (rivelazione del segreto d ufficio) e il generale dell Arma Emanuele Saltalamacchia comandante della Legione Toscana dei Carabinieri,(favoreggiamento), l imprenditore Carlo Russo (millantato credito), Filippo Vannoni (favoreggiamento). Il generale Del Sette viene accusato di rivelazione del segreto istruttorio. L ex presidente Consip, Luigi Ferrara, è accusato di false informazioni ai pm per aver dichiarato il falso durante un audizione reato per il quale però i pm hanno chiesto l archiviazione. Ad incastrarli i due, secondo i magistrati della Procura romana, sarebbe stata la testimonianza di Luigi Marroni, ex ad della centrale acquisti della pubblica amministrazione il quale ha ammesso di aver fatto rimuovere le cimici dagli uffici della Consip perché ho appreso in quattro differenti occasioni da Vannoni, dal generale Saltalamacchia, dal presidente di Consip Ferrara e da Lotti di essere intercettato. Marroni fa i nomi e cognomi e mette in ordine date e circostanze: A luglio 2016 durante un incontro Luca Lotti mi informò che si trattava di un indagine che era nata sul mio predecessore Domenico Casalino (sul quale i pm hanno anche chiuso l inchiesta) e che riguardava anche l imprenditore campano Romeo. Delle intercettazioni ambientali nel mio

ufficio l ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore. I magistrati hanno valutato credibili le parole di Marroni motivo per cui tutti i citati rischiano di finire a processo. Nell ultimo capitolo chiuso dai magistrati romani figurano i Carabinieri ex Noe, Gianpaolo Scafarto e Alessandro Sessa. Altre persone per le quali la procura ha chiesto l archiviazione sono l ex parlamentare di An, Italo Bocchino e l imprenditore napoletano Alfredo Romeo accusati di millantato credito. Gian Paolo Scafarto l ex maggiore del Noe, ed attualmente assessore alla Sicurezza di Castellammare di Stabia, risponde di rivelazione del segreto e di falso e depistaggio venendo accusato di aver truccato e depistato l inchiesta per incastrare Tiziano Renzi papà dell ex segretario del Pd, Matteo Renzi. All ex colonnello dell Arma colonnello Sessa invece il solo depistaggio. Secondo i magistrati della Procura di Roma il maggiore Scafarto avrebbe redatto un informativa alterata con l obbiettivo di arrestare Tiziano Renzi a cui fu attribuita una telefonata con Romeo nella quale, in realtà, parlava Bocchino. Ma non solo. Lo stesso maggiore avrebbe sostenuto e parlato di una presunta ma inesistente intromissione dei Servizi Segreti nell indagine, rimasta senza riscontro e prova alcuna. Anche in questo caso il motivo era sempre lo stesso: provare il coinvolgimento nell indagine della famiglia Renzi (all epoca dei fatti Matteo Renzi era Presidente nel Consiglio n.d.r.). Nella stessa inchiesta erano stati indagati con l accusa di violazione del segreto istruttorio anche il pm napoletano Henry John Woodcock e la sua compagna, la giornalista Rai, Federica Sciarelli, le cui rispettive posizioni sono state stralciate ed archiviate. In attesa della decisione del gip, che dovrà decidere accogliere o respingere le richieste di archiviazioni della Procura di Roma, l ex premier Matteo Renzi scrive su Facebook: Sono mesi che ripeto: il tempo è galantuomo. Sui finti scandali, sulle vere diffamazioni, sui numeri dell economia: il tempo è galantuomo. Oggi lo dico e lo ribadisco con ancora più forza: nessun

risarcimento potrà compensare ciò che persone innocenti hanno dovuto subire. Ma il tempo è galantuomo, oggi più che mai. Valutazioni condivise dal difensore di Tiziano Renzi, l avvocato Federico Bagattini: Questi ultimi giorni hanno dimostrato che il tempo è galantuomo, prima il riconoscimento del risarcimento nel danno a titolo di diffamazione, ora la richiesta di archiviazione del procedimento così detto Consip. Alla soddisfazione professionale per l esito, del resto ancora da confermare trattandosi solo di richiesta di archiviazione aggiunge Bagattini -, si unisce quella personale da parte del dottor Tiziano Renzi, che risulta, tuttavia, menomata dalla considerazione che la campagna subita negli ultimi due anni abbia prodotto gravi e irreversibili danni sul piano personale, familiare ed economico. Inchiesta Consip: il procuratore di Modena Lucia Musti sentita in procura a Roma ROMA Il procuratore della Repubblica di Modena Lucia Musti è stata ascoltata oggi pomeriggio in Procura a Roma, in veste di testimone dagli inquirenti romani titolari dell inchiesta su Consip. A determinare l audizione, davanti al procuratore Giuseppe Pignatone, all aggiunto Paolo Ielo e al pm Mario Palazzi, la necessità di approfondire il contenuto delle dichiarazioni fatte dalla Musti lo scorso 17 luglio al Csm in merito alle vicende Consip e Cpl Concordia, con particolare riferimento a colloqui, nel 2015, avuti con il maggiore dei carabinieri Gian Paolo Scafarto, indagato dalla procura di Roma per

rivelazione del segreto d ufficio e falso, ed al colonnello Sergio De Caprio, (che non risulta indagato) noto come capitano Ultimo già vice comandante del Noe dei Carabinieri. Nell audizione dinnanzi al Csm organo di autogoverno dei magistrati, il procuratore di Modena avrebbe definito i due ufficiali dell Arma come esagitati, spregiudicati, come presi da un delirio di onnipotenza ed avrebbe confermato al quanto già riferito alla prima commissione del Csm lo scorso 17 luglio. Dottoressa abbiamo una bomba, arriviamo a Renzi, queste secondo la Musti le parole che le avrebbe riferito pronunciato il maggiore del Noe, Gianpaolo Scafarto citando l inchiesta Consip e il coinvolgimento di Tiziano Renzi, papà dell ex premier Matteo. Quando parla di questi comportamenti la Musti si riferisce ad alcuni colloqui avuti con Scafarto e Di Caprio che sarebbero avvenuti nella primavera del 2015: ad aprile di quell anno, infatti, la procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla Procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. Fra quei documenti c era anche la conversazione tra l ex premier Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi. La Musti ha spiegato di essersi sentita più volte sotto pressione soprattutto sull inchiesta sulla Cpl Concordia. Resta da chiedersi cosa significhi per il magistrato essere sotto pressione. Nel frattempo l avv. Francesco Romito, il difensore del Col. Sergio de Caprio ha reso noto lo scorso 16 settembre, che chiederò al Csm copia integrale del verbale dell audizione della pm di Modena Lucia Musti per intraprendere ogni azione legale prevista dalla legge a

tutela del mio assistito. Il legale ha anche puntualizzato che De Caprio non si è mai occupato dell inchiesta Consip, ma solo di quella Cpl-Concordia e che nell agosto del 2015 al colonnello da vicecomandante del Noe, gli furono revocati i poteri di polizia giudiziaria, con provvedimento del Comando generale dell Arma.