Anna Giacobbe: i tormenti del Pd tra Quirinale e larghe intese Alle pagine 6 e 7



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domenica 24 febbraio 13 Farra, 24 febbraio 2013

Transcript:

L editoriale di Minuto, gli interventi di Ileana Scarrone, Barbara Delbuono e Marcello Zinola alle pagine 2, 3, 8, 9,10 Progetto Europeo di scambio sei volontari tra Savona e Londra Alle pagine 4 e 5 Anna Giacobbe: i tormenti del Pd tra Quirinale e larghe intese Alle pagine 6 e 7 Campagna raccolta fondi Auser con la pasta della solidarietà A pagine 12 Periodico d informazione del volontariato e dei centri Auser della provincia di Savona. Numero verde Filo d Argento 800.995.988 Poste italiane - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 352/2003 (conv. L. 27.02.2004 nr. 46) Art. 1, comma 2, DCB/Savona nr. 3/ 2013

L editoriale ECCO COSA ATTENDIAMO DAL GOVERNO LETTA TOMASO MINUTO Ormai è abitudine consolidata che i nostri governanti, senza distinzione di schieramento, in caso di crisi e di emergenze per catastrofi e disastri, esaltino e blandiscano il ruolo del volontariato. E non si è mostrato da meno il nuovo presidente del Consiglio, Enrico Letta, che nel discorso di investitura ha additato il volontariato come pilastro di un welfare da sostenere e da rivalutare, citando persino l importanza del 5x1000 sottoscritto dai contribuenti italiani. A noi fa certo piacere essere ricordati, ma vorremmo esserlo non solo nelle occasioni di difficoltà, ma anche con l approvazione di provvedimenti legislativi in grado di permettere al volontariato di intervenire con più efficacia laddove, con sempre maggiore insistenza, spesso drammaticamente, è richiesta la nostra opera. Da questo strano governo ci attendiamo che alle parole seguano i fatti. E pensiamo di meritare una certa priorità nelle misure che dovrebbe affrontare. Tanto per fare un esempio: il ripristino del fondo per le non autosufficienze, una legge sull invecchiamento attivo e la stabilizzazione del 5x1000. Ma soprattutto vorremmo che finalmente si affrontasse una revisione del welfare sociale, un welfare che si avvicinasse il più possibile agli standard europei lontani anni luce dal nostro, perché con una situazione di grave disagio e povertà per milioni di cittadini, il volontariato non può continuare a farsene carico come sta facendo ormai da anni per la grave carenza dei necessari provvedimenti istituzionali. Sappiamo che in questo momento le nostre richieste potrebbero apparire da libro dei sogni, ma bisogna avere il coraggio di buttare a mare la forbice dei tagli indiscriminati che da anni si stanno succedendo; e accanto alle priorità del lavoro, degli esodati, della cassa integrazione e della crescita, vorremmo ci fosse veramente una riforma del welfare sociale in grado di dare ai Comuni i mezzi per affrontare il potenziamento dei servizi alla persona, il reddito minimo per le famiglie povere, l assistenza integrata ai non autosufficienti e dei diritti sociali mancanti. Certamente ci diranno: dove prendiamo i soldi se l impegno del governo è anche diminuire le tasse? Anche se non sta a noi indicare dove poterli reperire, intanto direi di iniziare ad usare gli 8 miliardi che, per i propri interessi elettorali, qualcuno vuol fare vedere che li rende agli italiani (vedi Imu). Penso che rimodulando l imposta si possa aspettare a cancellarla. Le priorità, come è sotto gli occhi di tutti, sono ben altre; e bisogna affrontarle urgentemente se vogliamo uscire da questo tunnel senza fine. Ben vengano le riforme istituzionali e della politica, legge elettorale compresa, ma noi italiani siamo ormai abituati a ragionare con la pancia e la nostra economia la possiamo salvare solo con il rilancio dell'occupazione e la ripresa dei consumi che oggi non ci sono più. Il nuovo governo cerchi di tirarci fuori da questo buco nero prima che la situazione diventi insostenibile per i più, prima che esplodano la tensioni sociali. Prima che sia troppo tardi, insomma. Sarà un discorso trito e ritrito, ma i soldi si possono trovare non aumentando per i cittadini i balzelli di vario ordine e grado, ma riducendo drasticamente i costi della politica e soprattutto facendo pagare le tasse a chi non le ha mai pagate! Sommario Editoriale - Minuto Pag. 2 Crisi e gioco d azzardo - Scarrone Pag. 3 Volontari a Londra Pag. 4-5 Intervista a Anna Giacobbe - Piccardo Pag. 6-7 L analisi - Barbara Delbuono Pag. 8 C era una volta l industria - Zinola Pa. 9-10 La mancanza di lavoro (redazione) Pag. 10 Lettera a mio padre - Calabria Pag. 11-12 Auser-Libera terra - Piccardo Pag. 12 L opinione - Tissone Pag. 13 I miei anni 90 - Felice Rossello Pag. 14 Come eravamo - Zinola pag15-16 Giornata di una novantenne- Ubaldi Pag. 16 I luoghi del cuore - Tissone, Parodi Pag. 17 La testimonianza - Minuto Pag. 18 Quando la sanità funziona - Semeria Pag. 19 Nautico Leon Pancaldo - Tagliavini Pag. 20-21 Notizie Auser -Usei - Piccardo Pag. 22 Ricordi di guerra - Rebagliati Pag. 23 Storie di volontari- Pazzaglia Pag. 23 Ricordi savonesi - Tissone Pag. 23 Direttore Responsabile: Tomaso Minuto Coordinamento redazionale: Dominica Piccardo Comitato di redazione: Angelo Calabria, Claudio Tagliavini, Mario Tissone Hanno collaborato a questo numero Barbara Delbuono, Carmen Parodi, Pier Luigi Pazzaglia, Elvio Rebagliati, Felice Rossello, Ileana Scarrone, Giuseppe Semeria, Caterina Ubaldi, Marcello Zinola EDITORE AUSER PROVINCIALE SAVONA ONLUS (Associazione per l AUtogestione dei SERvizi e la solidarietà) Via Boito 9r - Savona tel. 019.838.982.26 e mail: ausersv@libero.it Via Boito 9r - Savona tel. 019.838.982.26 e mail: ausersv@libero.it Distribuzione gratuita Autorizzazione Tribunale di Savona n.552/54 2

La denuncia Il ruolo dell Auser nei confronti delle dipendenze con la campagna Mettiamoci in gioco IL VIZIO DEL GIOCO AI TEMPI DELLA CRISI In meno di 10 anni la spesa è passata da 4,3 a 47,5 miliardi. E' la terza industria con oltre 65 milioni di fatturato e coinvolge soprattutto le fasce più deboli: il 47% indigenti, il 56% ceto medio-basso, il 66% disoccupati ILEANA SCARRONE* Anche in tempo di crisi l Italia ha il triste primato del gioco d azzardo con oltre 900 annui a persona (neonati compresi). A fronte di una contrazione dei consumi familiari, continua a crescere la voglia di giocare: la spesa in Italia per il gioco d azzardo è passata dai 14,3 miliardi di euro incassati nel 2000, ai 18 del 2002, ai 23,1 raccolti nel 2004, ai 28 nel 2005, ai 35,2 miliardi di euro nel 2006, ai 42 nel 2007, ai 47.5 miliardi del 2008 (+332% in 8 anni); oggi è circa il 4% del Pil. Inoltre, data la frequenza di montepremi tra i più alti al mondo, molti stranieri vengono a scommettere in Italia: negli Stati Uniti, patria delle vincite più clamorose, non si riescono a raggiungere jackpot così importanti, anche con una popolazione ben sei volte superiore a quella italiana. L industria del gioco d azzardo è molto antica e pare sia partita proprio da Genova con il Lotto. Proprio nel capoluogo ligure oggi ci sono ben 5400 slot machine: una ogni 110 abitanti (prevalentemente anziani!). Tra i giocatori sono almeno 800mila ad avere un riconosciuto atteggiamento compulsivo. Il gioco è la terza industria in Italia con oltre 65 milioni di fatturato, dopo Fiat ed Eni e coinvolge e sconvolge soprattutto le fasce più deboli: secondo i dati Eurispes 2005 giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto mediobasso, il 66% dei disoccupati; ma la percezione è che il fenomeno sia in aumento, basta vedere il numero di sale da gioco recentemente aperte anche a Savona e il numero di anziani che vi entrano con sempre maggiore frequenza. Oltre a essere una grande industria, secondo i dati della Consulta nazionale fondazioni antiusura, il gioco d azzardo è anche la maggior causa di ricorso a debiti e/o usura in Italia. Tuttavia l industria del gioco è così importante per l Erario che dall anno scorso le scommesse fanno parte del paniere Istat e la federazione Sistema Gioco Italia comprende 5800 imprese. Il gioco d azzardo può essere considerato come una sorta di tassa occulta utile per migliorare le casse dello Stato. Ed è sempre più evidente come il gioco, sia nelle sale, sia nei bar o nelle tabaccherie, sia online, è diventato terreno fertile anche per malavita e mafia. Le motivazioni che spingono al gioco d azzardo sono le più diverse: sicuramente nella maggior parte dei casi si compra un sogno, la speranza di vincere per poter far fronte a una quotidianità difficile, altre volte invece si può parlare di acquisto d impulso, come nel caso dei Gratta&Vinci collocati vicino alle casse dei bar. Molto più grave però è l effetto ipnotico delle slot machine, la cui distribuzione, come dicevamo, sta diventando più capillare e il gioco casalingo con Internet. Oltre ai costi sociali occorre ricordare che il gioco d azzardo ha un forte impatto anche sul singolo individuo: provoca stress e depressione, è una delle principali cause di divorzio e conta un elevato numero di suicidi (o tentativi di suicidio) rispetto ad altri tipi di dipendenze. L Auser nazionale ha stilato un documento (con Acli, Adusbef, Alea, Anci, Anteas, Arci, Avviso pubblico, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fondazione Pime, gruppo Abele, InterCear, Libera e Uisp) contro il gioco d azzardo ed è impegnata nella campagna Mettiamoci in gioco. L iniziativa chiede alla magistratura di aprire un fascicolo specifico e di condurre un'inchiesta giudiziaria a seguito del servizio televisivo mandato in onda da Le Iene domenica 19 maggio, nel quale si denunciava il pericoloso grado di compromissione tra la politica connivente e le lobby delle multinazionali del gioco. "I risultati di questa deflagrante sinergia - si legge in una nota stampa- sono evidenziati dai modesti risultati del decreto Balduzzi, progressivamente svuotato dei suoi contenuti più significativi in fase di elaborazione". Da qui l'improcrastinabile esigenza di far venir fuori nomi e cognomi e le cifre pagate dall'industria del gioco e versate ai politici. Ma non possiamo fermarci alla denuncia e alle inchieste. Ognuno di noi deve farsi portatore di una cultura che limiti il fenomeno e che aiuti le persone che hanno fatto del gioco una vera e propria dipendenza. Pensiamo di poterci rivolgere anche ai nostri soci anziani non solo per conoscere e monitorare il fenomeno ma anche con iniziative da organizzare in sinergia con il servizio per le dipendenze della nostra Asl savonese. Secondo Paolo Jarre, direttore del Dipartimento patologia delle dipendenze dell Asl To3, in Italia 4milioni sono coloro che giocano in modo un po più rischioso, cioè scommettono somme importanti rispetto al proprio patrimonio. In autunno avremo i risultati del questionario al quale abbiamo sottoposto un campione anche dei nostri anziani e in base ai dati relativi alla nostra provincia organizzeremo l iniziativa con l Asl2 savonese. *Presidente Auser Savona LE CIFRE Oltre 30milioni d italiani hanno giocato almeno 1 euro nell ultimo anno. In media ogni italiano spende 1330 euro all anno per tentare la fortuna. Il movimento via internet è in continua e costante ascesa. Secondo i dati forniti dell Osservatorio Gioco on Line del Politecnico di Milano, il solo gioco online è la terza voce di spesa dell intrattenimento in Italia. La spesa per il gaming su Internet è stata nel 2011 di 735 milioni di euro (+7 % rispetto al 2010), una cifra di poco inferiore a quella fatta registrare ai botteghini cinematografici nello stesso periodo. 3

Volunteurope Il CSV, nato nel 1962 è la più grande organizzazione di attività sociale e di formazione del Regno Unito, con lo scopo di creare una società di inclusione, qualità, lavoro e apprendimento, che possa adeguarsi ai problemi di tutti. In UK i volontari sono più di 150mila. Rspv, nata nel 1988 è specializzata in preparazione e supporto di volontari con più di 50 anni che diventano attivi nella comunità e molti diventano parte dello staff. Rspv ha 17mila volontari che I volontari savonesi durante il convegno di Wiboston Lake lavorano su 250 progetti, con sedi anche in Scozia e Galles, 480 organizzatori volontari e 30 impiegati a tempo pieno, 1 ogni 560 volontari. Ricevono ogni anno circa 2milioni di sterline e su ogni sterlina investita, se ne hanno 20 di ritorno. LA NOSTRA INTENSA ESPERIENZA TRA I VOLONTARI INGLESI Progetto Europeo di Volontariato, ho avuto modo di apprendere cose nuove e interessanti. Ho apprezzato molto l attività svolta da un Ente che lavora con handicappati fisici e/o mentali, diretti da una ragazza dello Srhilanka di nome Rugiada. Questi ragazzi con problemi di mobilità alle mani, con l ausilio di musica e di tamburi, riescono nel giro di pochi mesi a riprendere A Londra, per la seconda fase del l uso quasi totale degli arti! Altro esempio di alta professionalità l ho riscontrato nella Primary school dove i volontari (con maestri di sostegno) insegnano ai bambini con problemi di lettura (non dislessici) e poco seguiti a casa, a leggere in modo migliore. Altresì toccante ed interessante è stato visitare il centro dove si cerca di inserire nel mondo del lavoro i ragazzi con leggeri problemi mentali. Ogni ragazzo è seguito sempre dallo stesso volontario/a. Mi preme inoltre sottolineare come non sia stata solo una esperienza di scambio di informazioni, ma anche un intenso e importante scambio profondamente umano. Inoltre a Londra l accoglienza riservataci è stata delle più gradevoli. Siamo stati trattati come principi. Angelo Una delle esperienze che mi hanno colpito è stata con Milton (volontario conosciuto a Savona) con il quale sono andata a Barnet presso il centro St. Joseph Pastoral e ho partecipato, con Ada, ad una lezione di ginnastica. L istruttore insegna a ragazzi con handicap gli esercizi attraverso cenni. Un giovane cieco era supportato da un volontario ipovedente, un altro con la sindrome di Down era accompagnato dal padre, una ragazza spastica dalla mamma, altri sordomuti e alcuni che non capivano, tutti insieme, con l aiuto della musica, siamo riusciti a fare i movimenti proposti e, in più, abbiamo fatto esercizi con una palla passandola di mano in mano. Un lavoro che richiede tempo, amore e dolcezza. Nel pomeriggio attività di ricamo. La coordinatrice aveva disegnato su una tela un fiore. Ho aiutato una ragazza Down e non so come potesse capire quando le indicavo come puntare l ago; so, però, che non dimenticherò il suo sguardo! Mi sono allontanata e lei ha proseguito poco bene, io ho cercato di riempire gli spazi lasciati ma sono stata ripresa dalla volontaria che mi ha detto: Quello che ha fatto alla sua mamma sembrerà meraviglioso così. Quei lavori, infatti, erano realizzato per metterli in cornice e portarli a casa l 8 marzo giorno in cui festeggiano la mamma. É stata una giornata dura ma sono uscita arricchita da quella esperienza. Margherita 4 Nel viaggio a Londra, non immaginavo di trovare un popolo così incline alla tenerezza nei confronti degli altri. Ho riscontrato una metodologia quotidiana di lavoro molto professionale, nei confronti dei più deboli, grazie ad interventi e risorse articolate. Mi ha colpito aver incontrato persone disagiate che ogni giorno sono a disposizione di persone ancora più disagiate e bisognose di aiuto, come ad esempio un ragazzo non vedente che si applica con determinazione e amore all insegnamento di musicoterapia e coordinamento dei movimenti a favore di ragazzi portatori di handicap mentali e fisici. Ho incontrato degli Homeless,i senza tetto che coltivano frutta e ortaggi e che cucinano per altri anziani o emarginati, nell ambito delle varie strutture. Ho osservato gli stessi volontari come noi, pienamente coinvolti nelle vite dei più bisognosi, attenti a tutte le innovazioni tecniche e relazionali che si possono mettere in pratica a favore di questi ultimi. Non posso dimenticare l accoglienza calorosa attribuita a noi volontari savonesi da parte dei colleghi londinesi, i quali oltre alla simpatia hanno condiviso pienamente con noi la volontà di dedicare tempo, impegno e predisposizione umana nei confronti dei più deboli e anziani. Questo viaggio, insomma, è stato positivo e sono sicuro che rafforzerà la mia disponibilità a favore degli altri. Bruno

I volontari savonesi con Maria Cotrini (3 da dx) i dopo una attività creativa al centro dei Latinos Durante questo progetto, tra le tante altre esperienze, abbiamo seguito il convegno annuale a Wiboston Lake del 13 e 14 marzo nel quale sono stati presentati vari progetti Un esempio che si potrebbe seguire è quello di organizzare, una volta alla settimana, una mattinata dedicata al caffé. (spiegare brevemente di cosa si tratta) Altro progetto che mi ha colpito è la scatola rossa, o scatola della reminescenza, la scatola della memoria che contiene fisicamente all interno oggetti, documenti, foto e materiali dei tempi passati la cui vista e tatto rievocano ricordi dimenticati e aiutano il presente. Mi ha colpito positivamente l importanza riservata ai volontari: viene rimarcato che i volontari devono avere il CRB, cioè il controllo della fedina penale e vengono selezionati con cura e formati, perché il volontario per dare il meglio deve essere felice ed attivo, deve sapersi relazionare e avere delle referenze. Non può quindi trattarsi di una persona qualunque ma di una persona adeguata. Per la loro attività hanno preso spunto dalla storia del Bhutan un paese tra la Cina e l India molto povero dove però la gente è felice. Il giovane re ha mandato dei servi per conoscere il motivo di questa felicità, scoprendo che bastano cinque modi per essere felici: Dare qualcosa (un sorriso, un po di tempo, fare volontariato), - essere connessi (relazionarsi con le altre persone e non solo con i familiari) essere attivi (fare esercizio, muoversi, divertirsi) - essere aggiornati, informati, interessarsi al mondo - apprezzare e godere della bellezza di un fiore, di una bella giornata. Anche questo mi è sembrato un buon suggerimento I volontari seguono esperienze di altri centri e tutto è sempre incentrato sulla preparazione e formazione del volontario stesso in quanto è il volontario che fa la differenza. Anche in Inghilterra la maggioranza dei volontari è donna, circa il 75%. In genere gli uomini sono adibiti alla cura dei giardini o per riparare bici e modellini di treni, bus, aerei. Le cose sembrano funzionare benissimo e forse anche perchè non si chiede di fare qualche cosa ma si chiede alle persone cosa vogliono fare e si cerca di aiutarli a realizzare i loro desideri. Ada 19 marzo. Nuovamente in sede per lo scambio tra noi volontari. Ci hanno raggiunto Irine e Tony e con loro siamo andati a visitare il centro di assistenza sociale per bambini e adolescenti senza famiglia o respinti dalle loro famiglie, giovani ragazze tolte dalla strada. Il centro, finanziato in parte dal governo e da privati, è diretto da Anna e da altri volontari e assistenti sociali. La signora Silla ci ha illustrato la Fondazione istituita da suo marito in ricordo del nonno col quale aveva avuto un bellissimo rapporto. La famiglia di Silla è anche tra i finanziatori del progetto pilota adotta un giovane. Di questo progetto avevo già sentito parlare alla conferenza proprio da Davide, uno dei collaboratori insieme con Denise. Ero 5 rimasta già allora colpita dal progetto e dai volontari: ultra cinquantenni di solito persone con alle spalle una vita agiata, che si mettono a disposizione per sostenere giovani dai 16 ai 25 anni con problemi che vanno dall alcoolismo alla droga oppure appena usciti dal carcere. Il progetto è molto impegnativo e non sempre va a buon fine. Talora tra il mentore(l anziano) e il giovane non c è compatibilità, non subito si vedono i risultati. abbiamo conosciuto Giuditta, avvocato in pensione, che ha incontrato Charle ragazzo con problemi di autismo e comportamentali. Sono due anni che si incontrano e il ragazzo ha fatto molti progressi. Quando Charle è entrato nella sala dove eravamo ospitati ho avuto un momento di commozione e mi sono messa a piangere. Difficilmente dimenticherò i suoi occhi tristi e il suo viso morbido quando l ho baciato. Non dimenticherò il forte abbraccio di Giuditta alla quale ho chiesto cosa ha imparato da questa esperienza. La sua risposta è stata: A perdonare e avere pazienza. Nel pomeriggio, accompagnati da Lucy che vi abita siamo stati al centro, agglomerato di appartamenti protetti, diretto da Anna, donna di colore con una volontà sorprendente. Il clima calmo ed accogliente del centro ci ha ritemprato. Non so descrivere l ospitalità che abbiamo avuto, mi sono sentita a casa mia, mi sono rilassata e divertita. Mi ci voleva proprio dopo una mattinata carica di emozioni! Graziella

L intervista Anna Giacobbe racconta i tormenti del Pd nella lotta per il Quirinale e per il governo delle larghe intese LA MIA SCHEDA BIANCA DI DISSIDENTE MA NON FRANCO TIRATORE QUANTO DURERÀ IL GOVERNO LETTA? SOLO IL TEMPO NECESSARIO Il partito non rischia la scissione ma deve ritrovarsi in un soggetto politico che vuole cambiare l'italia. Serve un cambio nei gruppi dirigenti e nelle regole della politica, recuperare il valore del lavoro, superare lo statalismo. Importante aver sbloccato denaro fresco per gli ammortizzatori sociali e per i debiti pubblici DOMINICA PICCARDO Anna Giacobbe, ex segretario regionale della Cgil, eletta nelle liste del Pd, non poteva approdare in Parlamento in un momento peggiore: per l'esito delle elezioni, per la crisi del Paese, per i problemi del governo delle strane più che larghe intese, ma, soprattutto, per la deflagrazione del suo partito, innescata dalla faida nella elezione del presidente della Repubblica. Ne parla, senza remore, con AuserSavonanotizie. Onorevole Giacobbe, il Pd è uscito dilaniato e deturpato nell'immagine dall'elezione del presidente della Repubblica. Cosa ha provato quando il suo partito è riuscito a "bruciare" prima Marini e poi Prodi? Qualche parola per ricordare come siamo arrivati lì. Intanto i fatti : Prima cosa, i risultati elettorali: il Pd è il primo partito, la coalizione di centro sinistra ha ottenuto la maggioranza relativa, ma con una divisione dell elettorato in tre blocchi; la legge elettorale ha fatto sì che il Pd avesse un forte premio di maggioranza alla Camera, ma al Senato l impossibilità di formare un Governo se non con il Movimento 5 Stelle o con il Pdl, oppure tornare al voto con la stessa legge elettorale, probabilmente lo stesso risultato, e con un ulteriore aggravamento dei rischi di crollo economico e di speculazione finanziaria. Secondo: la coincidenza tra elezioni politiche e scadenza del mandato del presidente della Repubblica. Ma l abbraccio del Pd con Berlusconi ha fatto infuriare la base... Il Pd ha detto governo del cambiamento perché il Paese aveva, ed ha, un grande bisogno di cambiamento, nella politica e nell economia: con il Movimento 5 Stelle non è stato possibile fare un accordo in questo senso. E lì che è tramontata la possibilità di una svolta rispetto all esperienza precedente (già compromessa da quel risultato elettorale negativo). Il presidente Napolitano non ha consentito a Bersani di andare in Parlamento senza avere una maggioranza precostituita; né poteva sciogliere le Camere. Così siamo arrivati all elezione del presidente della Repubblica. Bersani aveva sostenuto con forza la necessità di tenere separata la questione del Presidente, che doveva essere espressione di una maggioranza larga, essere di garanzia di tutte le parti politiche, e il Governo. L errore è stato pensare che ciò fosse possibile in quel frangente, con il Pdl che non aveva alcuna intenzione di tenere separate le due questioni, e l altra parte in causa, il M5S, non intenzionato ad assumersi la responsabilità di Governare insieme al centrosinistra. La candidatura di Marini è apparsa come frutto di un compromesso con Berlusconi che preludeva alla larghe intese, sino ad allora negate, ha spaccato il partito e la coalizione, ha prodotto una frattura profonda con il nostro elettorato. Insieme a molti altri, ho votato scheda bianca, con tanta sofferenza e la coscienza di compiere una rottura: ma siamo stati disobbedienti, l abbiamo dichiarato, non franchi tiratori. Abbiamo vissuto la proposta di Prodi come la cosa giusta. 6 L imboscata dei cosiddetti 101 ha compromesso la possibilità del Pd di proporre un Presidente, di presentarci come una forza trasparente e affidabile. Ha mostrato, insieme a tutta questa vicenda, una crisi profonda, che si supera solo attraverso un altrettanto profondo ripensamento e un cambio nei gruppi dirigenti e nella strategia. Per la presidenza della Repubblica rimaneva la soluzione istituzionale; la più istituzionale e di emergenza, perché in emergenza assoluta eravamo, di fronte al mondo e ai guai del Paese, era Napolitano. Così è stato, per fortuna. A tre mesi dalle elezioni, come giudica la sua esperienza? Sono state giornate difficili, anche per me che non sono più una ragazzina, neppure politicamente. Ho imparato che niente è come prima : ma non basta saperlo, occorre comportarsi di conseguenza. Ho anche verificato che raccontarsi, anche nel travaglio di scelte dure, essere il più possibile trasparenti, aiuta a non perdere il contatto con chi si rappresenta e a conservare una propria coerenza. Il governo contronatura della strana coppia Pd-Pdl fa emergere un Paese con la sensazione che moriremo democristiani. Dove e quando ha sbagliato Bersani, uscito vincitore ma anche sconfitto dalle elezioni? Bersani ha lavorato davvero per un governo del cambiamento, e davvero non ha messo la propria persona davanti agli interessi generali; altre forze non hanno consentito di aprire questa strada. Di fronte all alternativa di elezioni con la stessa legge elettorale e il precipitare della crisi economica, da un lato, e un governo di emergenza, con tutte le contraddizioni e i rischi (segue a pagina 7)

L intervista (da pagina 6) che porta con sé, abbiamo scelto: vale la pena se riusciamo a produrre qualche risultato significativo sul piano del lavoro e della ripresa economica e ci mettiamo in condizione, intanto, di abolire il porcellum. Il suo partito sembra sull orlo della scissione, scosso da correnti e da diversi modi di intendere alleanze, welfare, sviluppo, lavoro e metodi di governo. Il futuro del Pd sembra guardare a Matteo Renzi. Lei come si colloca in questo panorama così inedito e difficile? Non credo che siamo sull orlo della scissione, non ci sono due blocchi che si contrappongono; ci sono molte sensibilità, storie, culture diverse che devono ritrovare il senso di stare in un soggetto politico che si propone di cambiare davvero l Italia, in una prospettiva di costruzione degli Stati Uniti d Europa. Per cambiare servono idee innovative, ma servono anche i consensi per guidare quel cambiamento, governando. E serve un cambio vero nei gruppi dirigenti, nelle regole della politica. Il rischio che ci sia chi vive il tempo da qui al Congresso come un passare la nottata c è; sarebbe davvero un suicidio politico. Penso che ci siano dei nodi su cui è possibile costruire una sintesi che metta insieme il buono che viene da culture e generazioni diverse. Un esempio: a) valore del lavoro e della produzione, e non dei soldi che fanno soldi come strumenti per creare ricchezza; distribuzione più egualitaria dei redditi, e non più diseguale, come fattore di crescita e non di freno alla competitività; diritti come elemento che spinga verso l'innovazione e dia valore al "capitale umano"; sono le cose che la cultura di una parte di noi ha riportato nel dibattito della sinistra italiana e che stanno conquistando anche altre sensibilità; del resto, i fatti si sono incaricati di dimostrare come stanno le cose; b) superamento di ogni residuo - e noi ne abbiamo vagonate - di statalismo e capacità di affrontare davvero l'impresa titanica di semplificare e rendere sensata la pubblica amministrazione; Il governo Letta. Per Anna Giacobbe durerà quanto serve innovazione della forma partito, dei suoi strumenti di comunicazione, del suo rapporto con le persone e con le "moltitudini" e non più le "masse": sono le cose che una parte di noi può affrontare solo se altre sensibilità ci costringono a farlo. Quelle storie e sensibilità possono dare il meglio di sé lavorando insieme, scambiando, mettendo in comune, valori, riferimenti ed elaborazioni di merito per ottenere un risultato non "a somma zero": il miglior modo per non rimanere ciascuno di noi uguale a se stesso, con un approccio non trasformista, ma di crescita collettiva. Io mi colloco lì. Fisco crudele, Imu, esodati, rilancio dell'occupazione, legge elettorale, finanziamento della cassa in deroga, pagamento dei crediti alle imprese: molta, forse troppa, carne al fuoco. Quali le priorità e dove rimediare le risorse per mantenere le promesse? Il Parlamento ha approvato lo sblocco di una quota significativa dei debiti che la pubbliche amministrazioni hanno con le imprese: denaro fresco per dare fiato al sistema e aiutarlo. Il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga era un altra urgenza assoluta, molte persone erano senza reddito dal diversi mesi e senza prospettiva per il futuro. Il rinvio del pagamento dell Imu è un compromesso che apre la possibilità di riformare la tassazione sulla casa. Il Pd non è per l abolizione per tutti, ma per alleggerire dalla pressione fiscale le famiglie che hanno una prima casa di valore normale. Ora l obiettivo prioritario è costruire occasioni di lavoro per i giovani, le donne, coloro che hanno perso la propria occupazione, a cui non si può solo garantire il sostegno al reddito. Per questo è essenziale che il Governo, visto che l Italia è rientrata dal deficit eccessivo, sappia ricontrattare con l Ue un allentamento dei vincoli che ci strozzano; la possibilità per i Comuni di spendere le risorse bloccate dal Patto di stabilità interno per lavori di messa in scurezza del territorio, manutenzione delle scuole, ecc.; la disponibilità di risorse straordinarie per un piano straordinario di occupazione, in un rilancio industriale sostenibile, ed anche, aggiungo, nel sistema di protezione sociale. Letta e il suo governo hanno la credibilità e la competenza per fare questo negoziato. Le risorse si possono trovare lì, e poi in una riduzione delle spese militari, e non dando per persa la lotta contro l evasione e per fare pagare di più chi ha di più. Proviamo a tentare una previsione: quanto durerà il governo Letta? Per il tempo che serve, non oltre il necessario. 7

L'analisi LA CRISI ALIMENTA LE DISUGUAGLIANZE Metà della ricchezza in mano al 10% delle famiglie. A Savona in aumento le richieste di aiuti alimentari e pagamento affitti e bollette. Sono 743 i cittadini assistiti dai servizi sociali. Urge rilanciare il lavoro BARBARA DELBUONO* Nel nostro Paese resta molto alta la disuguaglianza sociale. Il 46% della ricchezza, circa 4mila miliardi, è nelle mani del 10% della popolazione, mentre alla metà degli italiani, quelli dall altra parte della scala, va il 9.5%. Questi 4 anni di crisi hanno ridotto la ricchezza complessiva, accentuando ancora di più il fenomeno, ma mentre di fronte ad una torta più piccola i ricchi sono rimasti comunque ricchi, l esercito dei poveri è aumentato. Bankitalia riferisce che tre famiglie su 100 sono totalmente in rosso, non hanno casa né risparmi. L Istat rileva che nel 2012 un milione di famiglie non hanno redditi da lavoro, ossia gli appartenenti a quelle famiglie sono tutti disoccupati. Basti pensare che il traffico sulle autostrade è diminuito del 34% e sempre di più il ricorso agli ammortizzatori sociali riguarda nuove realtà come, ad esempio, gli addetti ai distributori di benzina. Numeri orripilanti che fanno accapponare la pelle, a cui si aggiungono i dati raccolti dagli operatori del nostro territorio. Nel report annuale della Caritas di Savona si legge chiaramente un aumento delle richieste dei servizi di mensa, case di accoglienza, centri di distribuzione alimentare ecc., e un relativo aumento degli interventi in aiuti alimentari e pagamento delle bollette. E chiara la connessione con l attuale contesto economico, che provoca uno scivolamento del ceto medio verso la povertà. Solo a Savona sono 743 i cittadini assistiti dai servizi sociali. La struttura del lavoro sul nostro territorio è cambiata. Ancora, i dati diffusi dall Osservatorio della Provincia di Savona rilevano sempre più fasce di lavoratori in età matura, oltre che giovani, che entrano nello stato di disoccupazione, dal quale però oggi è più difficile uscire, a differenza di qualche anno fa quando, a seguito di grandi crisi, il tessuto industriale savonese era in grado, con minori difficoltà, di assorbire i lavoratori. A questi si aggiungono gli oltre duemila lavoratori collocati a vario titolo nei processi di cassa integrazione per chiusura, fallimento o ristrutturazione delle aziende. Il lavoro discontinuo e saltuario non garantisce più il modello di società che abbiamo conosciuto finora. I giovani non si sposano, non mettono su famiglia, non possono comprarsi una casa, l auto o fare le vacanze. Gli anziani, che nella nostra regione segnano un record di presenza, rappresentano un polmone di aiuti per i figli, ma fanno sempre più fatica e magari sono costretti a vendere la nuda proprietà della casa. Le ricette, che richiedono investimenti di prospettiva, sono complesse e chiedono risorse, impegno, conoscenza e sensibilità al problema da parte di coloro che amministrano le città. Forse ce ne sono altre, ma mi preme segnalarne alcune comprese nel Piano per il lavoro della Cgil. Le politiche fiscali, tema importante, devono spostare il peso del prelievo dai redditi di lavoro e di pensione alle rendite 8 finanziarie, alle grandi ricchezze, consentendo a chi ha di più di pagare di più e a chi ha di meno di poter accedere a quella rete di servizi sociali che servono ad una comunità per definirsi tale.l opportunità di dare una casa, non necessariamente costruirne di nuove, pone un problema alle amministrazioni comunali di scelte politiche poste tra le politiche abitative e le politiche sociali e cosi via Ma è il lavoro che lima le disuguaglianze e permette l inclusione sociale. L obiettivo condiviso è di creare nuova occupazione partendo dal territorio, mettendo al centro le specificità, riqualificando industria e servizi, riformare il mercato del lavoro e finanziare gli ammortizzatori sociali. *Segreteria Camera del Lavoro di Savona Il drammatico suicidio di Vado Ligure QUANDO IL DISAGIO DIVENTA TRAGEDIA La crisi colpisce duramente. Cresce il disagio, aumentano le tensioni, si allarga la fascia dei senza lavoro e della povertà. E ha colpito duramente anche la nostra provincia come dimostrano i dati statistici ma come ha messo in drammatica evidenza il suicidio di Mauro Sari, l artigiano che il 10 maggio scorso si è dato fuoco, accanto al suo motofurgone Ape, su un piazzale di Vado. La vicenda di Sari è complessa e sfaccettata, emblematica della situazione di crisi che sconvolge menti e famiglie. Sari le aveva tentate tutte, compresa la carta della visibilità mediatica. Era andato, dopo le elezioni, a Sant Ilario, davanti alla casa di Grillo, leader dell' M5S, per urlare la sua disperazione e cercare aiuto. Ma in questo caso, come in tutti gli altri, l esposizione mediatica non è stata la soluzione e, come ha sottolineato Carlo Freccero in una intervista: la tv non è e non può essere la soluzione dei problemi. La frustrazione per non aver avuto né visibilità né gli aiuti sperati, aggiunta al suo crescente disagio di padre di famiglia affondato nella crisi, ha probabilmente fatto da innesco al suo disperato gesto. A Savona da gennaio ad oggi si è registrato un aumento di richieste di aiuto ai servizi sociali: 155 negli ultimi 4 mesi, a cui si aggiungono i 743 già assistiti dai servizi. La città, anche attraverso Caritas, Croce Rossa e associazioni di volontariato, cerca di rispondere anche semplicemente con un tetto, un pasto o i voucher per la spesa. Anche all Auser provengono crescenti richieste di aiuto dalle periferie, comprese quelle non particolarmente degradate. Auser è un osservatorio per fenomeni emergenti. Uno tra tanti: molte donne italiane sono ora disponibili a fare le badanti, compito tradizionalmente svolto dalle straniere; moltissime cercano lavoro, anche per poche ore al giorno, per fronteggiare la mancanza di disponibilità per affrontare le spese di tutti i giorni. Per contro sono diminuite le richieste di fruire di lavoro domestico o di assistenza continuativa. Ogni famiglia sembra ripiegata su se stessa alla ricerca di risorse per sbarcare il lunario, magari anche appoggiandosi ai parenti anziani con un reddito da pensione che, se pure minimo, è garantito. Un quadro inquietante del crescente disagio. Una situazione che impone interventi almeno per i casi più gravi. Prima che sia tardi.

Lavoro e occupazione C'ERA UNA VOLTA L'INDUSTRIA SAVONESE Acna, Italsider, Servettaz: fabbriche morte tra fiumi in agonia, case di lusso e centri commerciali Due tra le molte industrie scomparse dallo scenario savonese: l Acna di Cengio e, a destra, lo stabilimento dell Ilva Chissà quanti sono quelli che oggi, transitando per Cengio, passeggiando nel (poco) affollato centro commerciale di via Stalingrado o muovendosi nella movida del Cu de beu, sono in grado di ricordare cosa c è stato in passato sotto i loro piedi o cosa ha fatto parte della storia della città. Fabbrica, lavoro e anime morte : era il titolo della lettera aperta alla Valbormida (ligure e piemontese), scritta dall allora prete operaio Angelo Billia, lavoratore dell Acna di Cengio e parroco a Vispa di Carcare. Era il Natale del 1976, un gruppo di allora ragazze e ragazzi con alcuni lavoratori avevano dato vita (con Billia e Medicina Democratica e un paio di giovani cronisti) alla rivista Gente e fabbrica il cui motto era lo sviluppo sostenibile e la rottura del silenzio sulle complicità all Acna di Cengio. Storia di lavoro e di morte, di salari garantiti accanto all orto, di paura e di ricatti. Si moriva di cancro alla vescica, il Bormida moriva di inquinamento, ma nonostante si dicesse che lavoro, salute e ambiente (quanto attuale è la vicenda dell Ilva di Taranto o quella più recente di Genova Cornigliano) potevano, dovevano convivere con più attenzione alle persone e all ambiente, quel gruppetto che diffondeva la lettera aperta ciclostilata su carta azzurra e verdolina, venne preso a palle di neve. Non mancarono le palle di neve con qualche pietra dentro. L Acna aveva rappresentato benessere, nel silenzio e nella poca coscienza popolare e politica sul tema dell inquinamento e delle morti bianche. I sindacati all Acna in quegli anni non erano uniti, il primo a denunciare e illustrare ai lavoratori rischi, modi di difendersi, diritti alla salute e al lavoro, fu Aldo Pastore, medico e poi assessore e deputato dell allora Pci. Con lui poi Giampiero Meinero del consiglio di fabbrica, il prete operaio Angelo Billia ma rimasero per troppo tempo soli nel loro impegno per il risveglio delle anime morte. I processi non risolsero nulla o quasi nulla sui nessi di causa inquinamento-bormida nonostante uva e patate sapessero di fenolo e le proteste dei contadini e delle decine di morti tra i lavoratori. Ci vollero decenni: con la fabbrica agonizzante dopo avere prodotto esplosivi bellici e poi prodotti chimici, molte produzioni trasferite, MARCELLO ZINOLA* 9 occupazione ridotta all osso, ci fu il risveglio di molte coscienze e nacquero movimenti per la chiusura dell Acna, sensibilità ecologiche. Da un estremo all altro. Il sito venne lentamente risanato, non senza sospetti e polemiche. La vicenda Acna divenne un caso mediatico, nel ristretto panorama dei giornali degli anni Settanta, con l indagine sui morti all Ipca di Ciriè. Gli stralci di quell inchiesta (Ipca era simile per condizioni, struttura sociale e silenzi a Cengio e alle altre sedi Acna), ripresa per primo dall allora Il Lavoro con l inchiesta savonese aperta dall allora Pm Antonio Petrella. Da lui partirono le molte coraggiose inchieste savonesi e i processi senza mai, però, una parolasentenza chiara. Oggi a Savona c è un cugino dell Acna, Il cosiddetto megadepuratore in origine nacque anche con un finanziamento della Bei (banca europea degli investimenti) perché una condotta lunga oltre 30 km avrebbe dovuto portare i reflui a Savona per essere diluiti e trattati con i reflui degli scarichi civili savonesi. I residui (fanghi con metalli pesanti e sostanze altamente tossiche) avrebbero rappresentato un problema di difficile soluzione. Il progetto non ebbe seguito, il depuratore fu volturato ad uso solo savonese. L Acna proseguì il suo lento declino. A distanza di anni e dalla chiusura ci fu ancora chi si ammalò e morì per la lenta incubazione delle contaminazioni subite. Meno villette, più billette. É il titolo di una copiafasulla della prima pagina de La Stampa e de Il Secolo XIX diffuso dai lavoratori dell ex Italsider, poi chiusa e ceduta, rimasta per anni come monumento industriale quindi sommersa dal cemento dell operazione rilancio del porto turistico. Cancellando piazza d alaggio dove il brigantino Costa del Sol dell eclettico comandante Mylonadis fu ridotto in cenere dopo due falliti tentativi di incendio e aprendo a quello che è il Cu de Beu attuale. Movida, locali, musica, sbronze, con qualche contorno di stupefacenti. L Italsider rappresenta una pagina importante della storia industriale e sociale savonese. Ma la sua morte, al di là delle crisi di mercato e ristrutturazioni (come Genova e Taranto era una sede privilegiata per i suoi preziosi accosti sul mare) è stata un delitto annunciato, un omicidio quasi perfetto. (segue a pagina 10)

(da pagina 9) Meno villette più billette era un titolo satirico e preannunciava già quello che sarebbe stato il futuro di grattacielo e Crescent, peraltro oggi poco abitati e deserti come piazza Fabrizio De André dietro alla stazione marittima. I lavoratori ex Italsider passati alla Omsav vennero trascinati per un anno, quasi tutte le settimane, in cortei e presidi. Il Secolo XIX illustrò e anticipò quelli che sarebbero stati i progetti futuri, era stata costituita una società ad hoc. Nulla di misterioso, operazione lecita, ma quella fabbrica che aveva ancora alcuni miliardi di lire di scorte di magazzino, brevetti e produzioni fu lentamente asfissiata. Le billette erano una produzione dell ex Italsider, le villette quelle che sarebbero venute dopo. Un caustico libro di Bruno Lugaro ha ripercorso alcune delle pagine di questa storia con poche luci e molte ombre. Anche qui chissà quanti ricordano o conoscono la storia di una fabbrica che seppe anche produrre in un progetto aziendale dedicato alla cultura, opere d arte ideate da artisti di fama internazionale come Carrer. Basta una gita, piacevole, a Spoleto dove queste opere sono esposte e raccolte in un libro edito dal comune. Una vita in cassa, senza passare alla cassa. É la (triste) storia della ex Servettaz, trasferita dal lungomare (dove oggi sorge la piscina coperta della Rari Nantes) a via Stalingrado, passata sotto tutte le gestioni e progetti possibili delle allora Geri, iniziativa governativa pubblica a sostegno di aziende in difficoltà. Lavoro poco, cassa integrazione molta. Occupazioni come quelle del Natale degli anni Ottanta con il vescovo a celebrare la messa in fabbrica e con un operaio storico (e volontario della Cri) dell azienda, Flavio Viani (oggi deceduto), invalido a una gamba rimasto solo, sotto il nevischio, a presidiare l ingresso. La storia della Servettaz, passata negli ultimi anni in mani di imprenditori diversi e di diverso gradimento politico, se si fosse dipanata al Sud sarebbe stata l esempio di uno scandalo sulla pelle dei lavoratori e dell uso dei fondi pubblici. Un inchiesta de Il Secolo XIX quantificò in circa 90 miliardi di vecchie lire, le spese e gli investimenti per cercare di recuperare la fabbrica. Non se ne fece nulla. Chiuse. Fabbrica chiusa e abbandonata per anni. Oggi c è un centro commerciale, non molto affollato, parte dei locali non sono occupati. Colpa della crisi. Certo. Ma anche di un criticabile sistema di sviluppo: centri commerciali in replica in pochi chilometri che hanno sostituito la piazza, il bar. Fa tristezza vedere molti anziani, cercare lì il refrigerio nella maccaja estiva o un po di caldo a buon mercato in inverno. O ragazzi che ciondolano nei corridoi. Anche lì c era una fabbrica, c erano storie di lavoro, di cultura del lavoro. C erano storie che oggi non rientrano nemmeno più nella memoria o nella storia sempre più dalla memoria corta della città. Una città che non c'è più. Nella morsa della crisi:il grido d allarme dalla Camera di commercio di Savona OLTRE 28MILA PERSONE NELL IMPOSSIBILITÀ DI TROVARE LAVORO La città è sempre più povera: sono 500 le imprese commerciali chiuse nel 2012, ma il trend non si ferma nei primi mesi dell anno. Migliaia di famiglie affrontano gravi disagi economici. Nei primi mesi del 2013 sono saliti sopra il livello di guardia i rischi per la tenuta del sistema economico e sociale della provincia di Savona. Sono oltre 28 mila le persone, tra iscritti ai centri per l impiego o collocati nelle liste di mobilità, impossibilitate a svolgere un attività lavorativa. É un numero che rappresenta il 10% dell intera popolazione residente, oltre il 22 per cento della forza lavoro e testimonia il progressivo scivolamento di alcune decine di migliaia di famiglie verso uno stato di grave disagio. A lanciare l'allarme, in una sua nota, è la Camera di commercio di Savona. Cala la produzione - ha sottolineato Luciano Pasquale, presidente camerale - si riduce l attività nei servizi, frenano i consumi. In quattro anni la produzione di valore aggiunto in provincia di Savona è scesa del 10 per cento a prezzi reali; nel 2012 il tessuto imprenditoriale si è deteriorato perdendo in media dieci aziende ogni settimana. Di qui un appello accorato, sotto forma di un ordine del giorno approvato all unanimità dal Consiglio camerale, rivolto a Governo, Regione Liguria, Provincia di Savona, Comuni, Istituzioni e Parti sociali, per sollecitare l adozione di misure urgenti per arrestare la crisi e rilanciare lo sviluppo economico e l occupazione. Toni allarmati e accorati per la situazione sono venuti dai rappresentanti di tutti i settori economici. Attraversiamo una fase drammatica ha rimarcato Giuseppe Giangrande, parlando a nome delle organizzazioni sindacali - ogni impresa che chiude, sia pure piccolissima, ci costa almeno due posti di lavoro, e noi di imprese, lo scorso anno ne abbiamo perse più di 500. Franco Zino, rappresentante del commercio, ha sottolineato l importanza di rafforzare con finanziamenti aggiuntivi il sistema dei confidi per agevolare la concessione di prestiti bancari alle imprese, ma ha sottolineato anche la necessità che i costi degli stessi consorzi fidi diminuiscano e che le banche, diminuendo la rischiosità dei prestiti, diminuiscano anche gli interessi a carico delle aziende. Ennio Fazio (floricoltura) e Gianfranco Gaiotti (industria) hanno puntato l indice contro il muro burocratico che impedisce di passare dai progetti ai cantieri, sostenendo l urgenza di superare le complessità delle conferenze dei servizi, che provocano inaccettabili e a volte insuperabili ritardi nel rilascio delle autorizzazioni. Giancarlo Grasso (artigianato) ha insistito sulla necessità di potenziare il sistema delle infrastrutture, a partire dalla progettazione dell autostrada Albenga Carcare Predosa, per attirare più traffici, dare impulso a nuove attività e creare nuovi posti di lavoro. 10

Lettera a mio padre Il torrente Segno e gli stabilimenti negli anni 40; a destra Vado oggi con le ciminiere della centrale Tirreno Power ECCO COM'È CAMBIATA VADO DOPO 50 ANNI ANGELO CALABRIA Ricordo quando mi dicevi che avresti dato sei mesi di vita per poter ritornare una giorno, ogni cinquant anni, e vedere come cambiava il mondo. Io ti scrivo oggi e sono 50 che te ne sei andato. Non scrivo per raccontarti come è cambiato il mondo, perché non basterebbe un libro, ma per raccontarti come si è trasformato quello che una volta era il tuo paese: Vado Ligure. Ti ricordi i Bricchetti? Erano due montagne di terra gialla nella zona verso Valleggia vicino casa nostra. Su uno, coperto di pini, la mamma portava Giovanni quando aveva la tosse canina. Ora non ci sono più, spianati dalle ruspe. Al loro posto c'è una enorme centrale termoelettrica dell Enel, oggi Tirreno Power. Occupa una vasta zona: grandi costruzioni in cemento e due ciminiere alte circa duecento metri, dipinte a strisce bianche e rosse, altro che aria di pino! Le ciminiere sono diventate simbolo di riconoscimento di Vado Ligure. Dalla centrale parte un grosso tubo di circa 4 metri di diametro, a 15 metri da terra, dipinto di verde. Il tubo attraversa la parte alta della città e si va a collegare con il pontile da Baladda nei pressi di Porto Vado: serve per portare il carbone alla centrale. Sempre nella zona de Bricchetti c era l ingresso del rifugio antiaereo. Ricordi? Lo abbiamo usato tante volte anche con te, papà. Esiste ancora, ma funziona come bar per la Bocciofila Vadese, versione estiva. I campi da bocce e il parcheggio prendono tutto il terreno della ex ditta Tabò, quella che fabbricava mattoni rossi da costruzione; dove sorgevano i forni di cottura c'è una scuola materna. Poco sopra al rifugio è sorta una grande struttura: la casa di riposo e centro per riabilitazione anziani Vada Sabatia. Non lontano scendendo verso la Valletta (via Ferraris), è nata una nuova struttura in cemento di tipo commerciale: comprende vari centri di vendita, i maggiori sono Ego (ex Baudino), Divani & Divani, Chateau d Ax ed altri, con delle grandezze che tu stenteresti ad immaginare.lungo la strada che porta a Valleggia è sorto il nuovo stadio dove attualmente gioca il Vado Fbc. Il vecchio campo delle Traversine è diventato un grande parcheggio per camper, certo tu ricordi ancora il vecchio campo du Lo dove la mitica squadra del Vado Fbc, che quest anno festeggia il Centenario di fondazione, vinse la prima coppa Italia battendo, in finale, l Udinese con un gol di Felice Levratto. Anche la stazione ferroviaria, con lo spostamento a monte, è ora al confine tra Vado e Quiliano; nella vecchia stazione c è un ristorante. Non c è più l Ilva meccanica, poi trasformata in Officine Ferrero, anche queste chiuse da molti anni; resiste ancora la Brown Boveri, dove tu avevi lavorato da ragazzo, ma ha cambiato nome, si chiama Bombardier e costruisce sempre locomotori come ai tuoi tempi. Guardando il fiume Segno, iniziando dalla parte del mare, non c è più lo stabilimento della Monteponi Montevecchio, la fonderia di zinco. Accanto c era la Fornicoke, che oltre al carbone produceva molti altri sottoprodotti. Anche questa è stata demolita, adesso c è un grosso centro commerciale: il Molo 844. Andando sempre verso l interno, dove c erano i Carboni Fossili adesso c è un deposito di carbone per la centrale. Proseguendo ai tuoi tempi c era l Azogeno, chiamato poi Ape. Anche questi stabilimenti sono spariti. Poco prima di Sant Ermete è nata una zona dedicata agli artigiani e alla piccola industria. E cambiata molto anche la Valle di Vado : prima le case erano tutte dalla parte destra del fiume Segno, andando verso i monti, ora sono sorti molti edifici anche sull altra sponda e la vecchia chiesetta, dove si era sposato mio fratello Giovanni, ha lasciato il posto ad una nuova chiesa in stile moderno. Ricordi la spiaggia du giu de l ose dove andavamo a fare il bagno? Anche questa non c è più. Proprio da lì inizia il nuovo porto con una banchina che arriva fino a Porto Vado. (segue a pagina 12) 11

Auser e Libera Oltre 10 anni di collaborazione per lo sviluppo di un Paese in profonda crisi sociale ed economica AUSER-LIBERA TERRA: IL VOLONTARIATO CONTRO LE MAFIE Il 18 e 19 maggio nelle piazze d Italia l Auser, come ogni anno, era presente con i gazebo per la raccolta fondi. La nostra Associazione attraverso la distribuzione della pasta di Libera Terra, prodotta dalle cooperative che lavorano i terreni confiscati alle mafie, ribadisce con forza il proprio impegno a fianco di quanti lottano per liberare il nostro Paese dall atavica piaga della mafia e di coloro che si impegnano per ridare lavoro e dignità al nostro sud. Ma non solo. Libera è una Associazione nata il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politicoculturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall'eurispes tra le eccellenze italiane. Ma noi, con orgoglio, affermiamo che anche Auser è una delle eccellenze infatti da una decina d anni si è schierata per la legalità, per la giustizia sociale, per la solidarietà, per l invecchiamento attivo, per la protezione delle fasce deboli della cittadinanza e tra queste prevalentemente gli anziani. L impegno del volontariato, la rete tra le associazioni e le sinergie positive che si sviluppano su tutto il territorio sono un patrimonio sociale indispensabile nel nostro complesso Paese e sono ancora un elemento di radicamento territoriale, di conoscenza e una risorsa che non deve essere dispersa. Il volontariato va implementato e non difeso come un panda, il volontariato può dare risposte ma non può sostituire il ruolo importante delle istituzioni pubbliche, il volontario dona servizi ma non sostituisce lavoro e welfare. Tutti temi sui quali invitiamo i politici e il nuovo governo a riflettere. A cura di Dominica Piccardo Lettera a mio padre (da pagina 11) Su questa si alzano carri ponte a gru di grandi dimensioni per carico e scarico dei container. Dal nuovo porto parte anche la linea di traghetti che collega Vado alla Corsica. Al centro del paese dove c era lo stabilimento della Michallet, poi Pozzi ed infine Sirma, sono sorti alcuni palazzi dopo la chiusura e la demolizione della vecchia fabbrica di mattoni refrattari. Ci sono tanti altri cambiamenti che non sto a descriverti. Anche via Gramsci, sotto casa nostra, che tu ricorderai in terra battuta e asfaltata, adesso è stata ri-selciata a pavè e, naturalmente, sono cambiati tutti i negozi. Caro papà, se tu dovessi rinascere per un giorno, stenteresti a riconoscere la tua Vado. Una cosa è rimasta dov era, nei pressi di Bossarino: il cimitero dove tu riposi in pace. Ciao. 12

L opinione QUANDO LA BUROCRAZIA PERSEGUITA I CITTADINI MARIO TISSONE Già l etimologia della parola è complicata: democrazia deriva da due diverse parole e da due differenti lingue dal francese bureau (ufficio) e dal greco krateo (potere). La parola sta a significare l incepparsi degli affari che partono dallo Stato o dalle amministrazioni pubbliche che, con le loro lungaggini, ricadono sui cittadini indifesi. Oltre ai bambini gli indifesi sono, come sempre, gli anziani carichi di anni e di ansie e, svuotati spesso della memoria, diventano cittadini inermi. Questo processo di decadenza si aggrava se accanto agli anziani non c è nessuno che li aiuti a sbrigare le pratiche ed affrontare le sempre più complicate burocrazie. Eliminiamo il cartaceo per risparmiare sulla spesa pubblica vanno dicendo in tanti, compresi gli istituti previdenziali, che hanno obbligato gli anziani a procurarsi il Cud attraverso il computer. Ma mica tutti hanno quella strana macchinetta dove, digitando un codice, si estrae la carta stampata (a spese dell utente) che poi va allegata obbligatoriamente al 730. Dovrai studiarci tanto oppure dipendere da altri per farti fare il Cud oppure metterti in lunghe file davanti agli sportelli dell Inps per avere quel maledetto foglio. Mi viene un triste pensiero. Lo Stato, per incassare tasse dovute, non agevola per niente il cittadino nel processo di pagamento rendendo il percorso più semplice. È vero che il cartaceo e le spese di spedizione costano ma non sarebbe meglio, per risparmiare, rendere trasparenti i conti dei vari enti, gli stipendi dei funzionari, i bilanci degli istituti, i premi alla carriera, le buonuscite e le pensioni d oro? Ricordo ancora con disagio quando è diventato obbligatorio avere un conto corrente bancario per riscuotere la pensione e le difficoltà quando per riscuoterla alla Posta, se supera i mille euro, devi fare due viaggi per poter riscuotere l intera cifra. Immagino che chi fa queste leggi, comodamente seduto, pensi che intanto i pensionati hanno tanto tempo libero e che camminare un po fa bene alla salute. A ben pensarci le hanno fatte per il nostro bene! Ma anche per i giovani la burocrazia non scherza, anche loro subiscono tanti intralci da scartoffie 13 e da carte bollate nel mondo della scuola, del lavoro, della sanità e in tutti i rapporti con gli uffici pubblici. Ma i giovani almeno sanno usare il computer.

I miei anni 90 DA UNA SAVONA SONNOLENTA ALLA CONQUISTA DELLA TV CON LA MAFIA DEL PRIAMAR Primi anni 90: Carlo Freccero direttore Rai 2, Fabio Fazio conduttore della trasmissione cult con Galeotti e il sottoscritto suoi autori, Tatti Sanguineti alla corte di Chiambretti Antonio Ricci e Felice Rossello al teatro Chiabrera Una cosa di cui noi anziani non ci rendiamo conto è che quando parliamo della crisi industriale di Savona degli anni 60-70 ne parliamo ai nostri coetanei perché i savonesi, che oggi hanno 30 anni, sono nati nel periodo cioè in cui Savona di industrie non ne aveva più. Parlare a loro della nostra città come realtà industriale è come parlare a un contemporaneo della potenza di Sparta antica. La generazione degli anni 80 nasce in una città triste in crisi e che si interroga sul suo futuro perché non ha lavoro. L imprinting che hanno i trentenni di oggi è il grigiore di allora quindi non sa che la città ha avuto un passato di lavoro e di prosperità. Parlare dei decenni successivi cambia poco rispetto agli anni precedenti. Gli anni 90 e 2000 scelgono, per uscire dalla crisi, le crociere. Approdano al porto, una volta industriale, le barche dei ricchi. Lo choc in città è grande: che deve offrire una città che non ha vocazione turistica ai passeggeri che sbarcano? Se ne discute ancora oggi, ma ci dimentichiamo di dire che i croceristi in città ci stanno poco e che comprano un pacchetto a monte della crociera e hanno già tutto programmato alla partenza. Comunque esibiamo i nostri gioielli, apriamo (qualche volta) la cappella Sistina, la Pinacoteca che sono gioielli per chi si intende di arte. Non ci chiediamo però se al target di chi frequenta le crociere interessino queste cose. Gli anni 90 però sono anche l unico periodo in cui Savona ha un sindaco di destra. Si chiama Francesco Gervasio e sull onda FELICE ROSSELLO* della prima discesa in campo di Berlusconi vince le elezioni e governa per quattro anni. Io, intanto nei 90 e nel 2000, continuavo a fare anche l autore televisivo, anzi gli anni 90 segnarono per me l apice del successo con Quelli che il calcio. In tv quegli anni furono il punto più alto della Cupola dei savonesi in tv: Carlo Freccero direttore di Rai 2, Fabio Fazio presentatore della trasmissione cult dell epoca: Quelli che il calcio, Galeotti e il sottoscritto autori della medesima, Tatti Sanguineti con Chiambretti. Arnaldo Bagnasco, genovese, parlava con compiacimento, lui genovese, di mafia del Priamar. Senza contare che a Mediaset la faceva da padrone Antonio Ricci, albenganese. Ho insegnato, come consulente, anche al Campus di Savona, che è stata una grande idea di Armando Magliotto, ma che ha attecchito poco in città. I motivi sono molti, il decentramento (Legino per i savonesi è ritenuto fuori Savona), certi boicottaggi del mondo accademico genovese, la crisi della ricerca in Italia, insomma quello che poteva essere un volano per la rinascita culturale e industriale della città oggi langue, non è in crisi, ma avrebbe bisogno di essere rilanciato. Il Campus e la Spes potrebbero essere argomento di un nuovo articolo ma qui adesso il mio spazio è finito. *Autore televisivo 14 La banda di Quelli che... Quelli che il calcio è stata ed non è più, malgrado vada ancora in onda la trasmissione più faticosa, ma anche la più soddisfacente per me. La più faticosa perché come tutte le trasmissioni che sullo schermo sembravano piane richiedeva giorni di riunione e di lavoro per pianificare bene gli interventi del cast fisso che era quello formato da Sano, Buscemi, Idris, Suor Paola, Panconi e gli ospiti casuali, quelli cioè della settimana. Inoltre gli sketch che noi chiamavamo pezzi di Teocoli, Brosio, Paolantoni, Iacchetti, andavano inseriti in una trasmissione in diretta che vuol dire per la tv che tu scrivevi un canovaccio che lo mettevi in scaletta, ma che se in quel momento arrivava il goal, quel pezzo veniva cassato e poteva essere rifatto più tardi o mai più. Il che sul piano drammaturgico voleva dire cassare un momento che giustificava quello successivo, ma se non lo mandavi in onda che fare? Divertente perché il divertente della tv e dello spettacolo in generale è questo cercare di razionalizzare l imprevedibile. Per cui tanto lavoro per una trasmissione che aveva senso sino a che il calcio non poté essere visto in chiaro. Quando in tv si poterono mandare le partite di calcio Quelli che non ebbe più senso. Ne approfitto per ricordare che il titolo fu ispirato alla canzone di Iannacci e Beppe Viola Quelli che e che il grande e cantante veniva, o meglio, telefonava spesso per dettarci nuovi quelli che elaborava da casa. Voglio chiudere con un ricordo del grande musicista recentemente scomparso e che mi mancherà, più di Andreotti.

Come eravamo Storie, personaggi, avventure e aneddoti degli anni ruggenti del giornalismo savonese CORRI A PORTARE IL FUORI SACCO Quando i giornali (e i giornalisti) avevano la coda. Gli uffici di corrispondenza, i pionieri De Benedetti, Buffarello, Travi e Fabbri, il ticchettio delle macchine da scrivere, l'odore del piombo. I fotografi d'assalto Gino Ferrando e Salvatore Gallo MARCELLO ZINOLA* Quando i giornali (e i gionalisti) avevano la coda Potrebbe essere il titolo di un film commedia. Quando i giornali e i giornalisti avevano la coda. Ovvero quando entrare in una redazione o ufficio di corrispondenza, voleva dire sentire rumore, ticchettio di macchine da scrivere e nelle redazioni centrali, spesso, sentire nel naso il profumo di piombo e inchiostro delle tipografie che erano nei seminterrati dei giornali. Savona ha vissuto anni ruggenti. Un tempo c era un solo ufficio dove passavano tutti i giornalisti: da Carlo De Benedetti a Fausto Buffarello, da Edoardo Travi ad Enrico Fabbri, ai giovani (all epoca) Luciano Angelini e Ivo Pastorino. Con Il Secolo XIX, la Stampa, il Lavoro, la redazione dell allora Unità, a contendersi copia (e notizie) su copia. Altri tempi, altra tecnologia e altro stile: in tutti i sensi. Oggi la multimedialità, internet, i siti web, l emittenza radiotelevisiva locale hanno rivoluzionato professione e sistema. Con un limite che non deve essere inteso come corporativismo di professione: si diventa un po tutti cavalieri, cioè giornalisti. Ma come diceva Forrest Gump giornalista è chi giornalista fa. Ovvero: la professione è una cosa seria e delicata, purtroppo, quella svolta quotidianamente. Non quella, rispettabile, di chi fa un altro lavoro e ogni tanto scrive anche di cose egregie. Sono due cose diverse perché la precarizzazione del lavoro tende ad abbassare i livelli di verifica, qualità e attendibilità. Si pubblica una notizia, talvolta, senza troppe verifiche, con una sola fonte anche se ufficiale. E se un medico sbagliando ammazza una persona con il bisturi, un giornalista con la penna usata in modo troppo leggero seppellisce una persona in altro modo. Ma i danni sono enormi. Savona ha laureato al giornalismo figure locali arrivate ad incarichi di prestigio. Luciano Angelini rappresenta il riferimento per chi partito dalla provincia, dallo scarpinare sulle notizie, è arrivato alla co-direzione de Il Secolo XIX. Sandro Chiaramonti partì dal periodico sportivo Saona 7 arrivando ai vertici de La Stampa. Angelo Ceppone dal bugigattolo-redazione (dove ho iniziato anch io a imbrattare carta ) è arrivato alla vice direzione di Tuttosport. Ma molte figure di quegli anni hanno fatto scuola. Armando Moreschi, morto sul lavoro di cronaca in giovane età, è stato il prototipo del cronista di nera al Secolo XIX. Come Gino Pellosio lo è stato nello sport. O Maurizio Parodi arrivato da Il Lavoro a Repubblica. Tutti colleghi scomparsi negli anni 15 migliori della loro vita a conferma di come, spesso, il lavoro di cronaca sia micidiale, perché ti prende, non hai orari, famiglia, vita. Non è un discorso romantico ma chi oggi il giornalista fa dovrebbe conoscere e ricordare queste figure e quegli anni in cui giornalisti come Ivo Pastorino, un poco dandy un poco volpone della cronaca che sapeva gestire con una capacità di mediazione andreottiana, storico corrispondente per anni della Gazzetta del Popolo, poi passato a La Stampa. Erano anni in cui i Ris con le demenziali trasmissioni tv con i plastici ricostruttivi al dettaglio del pizzo delle mutande o del particolare che fa sessosangue-soldi, non esistevano. Gli investigatori, spesso centrando l obiettivo altre volte fallendolo, erano armati di due soli supporti tecnici: le conoscenze personali e la memoria, e il fiuto. I cronisti andavano di pari passo. La prima ricostruzione di un omicidio la facemmo negli anni Novanta con Mario Muda (andato in pensione da vice direttore de Il Secolo XIX), Angelo Gallo (figlio del fotoreporter Salvatore), due ragazzi, due volontari della Croce Bianca e il sottoscritto. Bloccammo, di notte, via Firenze per ricostruire la dinamica di una sparatoria con la polizia in cui rimase ucciso un giovane tossicodipendente. Fece scalpore la ricostruzione con la sequenza fotografica. Angelo Gallo sprecò due rullini prima di ricostruire tutto perché a ogni mossa era una risata. Altro che i plastici di Cogne di Bruno Vespa. Renzo Brunetti, avvocato della famiglia del morto, ci chiese foto e ricostruzione paragonandoci a un romanzo giallo americano. Le foto viaggiavano grazie ai capotreni, spedite con il fuori sacco. Una busta che si affidava al persone delle Fs e che un fattorino, a Genova o Torino (se non si perdeva ) andava a ritirare all arrivo del treno. Salvatore Gallo (Secolo XIX), Geza Kertesz (Il Lavoro), Gino Ferrando (La Stampa) sono stati i precursori. Tutti scomparsi, ma la memoria di molte immagini (storie, miss,, fatti di cronaca, gli attentati di Savona, la piazza della gente e della manifestazioni) se non ci fossero state le loro immagini oggi non ci sarebbe. Stesso discorso per Gianni Chiaramonti, fratello di Sandro, scomparso poco tempo fa. Storie incredibili. Gino Ferrando detto Jean Contin era un personaggio eclettico. Dandy e mascalzone in senso buono per strappare una foto. Mostrava un vecchio biglietto da visita ai noi giovani cronisti. (segue a pagina 16)

Testimonianze Corri a portare il sacco... (da pagina 15) Fotina di un portone di corso Italia davanti al vecchio ospedale San Paolo. Scritta: fotografo. Nome: Jean Contin. Faceva più esotico, diceva e colpiva la fantasia. Anche delle miss estive. Poi dal piccolo locale di corso Italia Ferrando si trasferì, aprendo il negozio, a Zinola. Ha scritto pagine di storia savonese con le sue immagini. Geza Kertesz riuscì, nonostante l handicap a una gamba che lo colpì da bambino, a salire sino alla ferrovia per fotografare uno degli attentati (quello al treno) delle bombe di Savona. Cumpa Salvatore Gallo aveva una sua cultura popolare. Riuscì a fare cose impossibili. Lo ricordo all obitorio di via Giacchero. Le testine (foto di arrestati o morti) erano una chimera, rare, bisognava andare a scartabellare con un amico poliziotto o carabiniere nei loro archivi. C era stato un omicidio. A Gallo (altro che Ris o Csi ) venne chiesto di presenziare all autopsia e di fare le foto per gli investigatori. Gallo mi disse: vieni anche tu e mi trascinò dentro la saletta dove c era anche il pm dell epoca, Giuseppe Stipo. Gallo disse: e la testina per noi?. Non c era. Gallo si procurò due stuzzicadenti e un po di nastro adesivo. Aprì le palpebre della vittima, le sistemò e fece la testina: sembrava la foto di una carta di identità. Gallo scorrazzava in moto e portava, con frequenti ruzzoloni, le foto alla stazione. Imprecando se perdeva il treno quando tornava in redazione per prevenire il classico belin, Gallone, ma ormai sei vecchio. Gianni Chiaramonti ha fatto foto anche quando la malattia lo metteva a dura prova. Un sorriso e una battuta: se mi trema la mano la faccio due volte, pazienza se viene un po mossa. Ci sono state figure di pubblicisti come Enrico Fabbri. Inventò le miss (Miss Savona). E negli anni grami del primo dopoguerra (ma non solo) dava la caccia nelle tipografie di qualche amico alla pubblicazione degli inviti per i matrimoni. Dove si imbucava: i parenti della moglie pensavano che fosse un invitato di quelli del marito e viceversa. Imbucato, pranzo e portava sempre poi i confetti agli amici-pionieri del giornalismo savonese. Lo ricordano tutti. Oggi non ci si imbuca più per sfangare un pasto anche se molti giovani colleghi free lance sono pagati davvero una miseria. C è il digitale, la trasmissione wifi, ci sono le mail, il tempo reale, l Iphone, le dirette video per i siti dei giornali. Ma, forse, si è persa un po di poesia. Retorica? Può darsi. Facciamo così: chiamiamola storia. Di persone semplici che, senza (forse) saperlo, erano già dei grandi professionisti con l unico handicap di essere nati in provincia. * Giornalista LA MIA GIORNATA A NOVANT ANNI TRA LAVORETTI, RICETTE E TV CATERINA UBALDI L anno scorso mi sono rotta il bacino e da allora le mie giornate sono scandite dalla fatica di camminare e dagli acciacchi legati all età. La mattina mi vorrei alzare alle otto, ma non sempre ci riesco. A volte mi giro dall altra parte e rimango nel letto sino alle 10 quando arriva la ragazza che mi aiuta nelle faccende di casa. Mi lavo e faccio colazione in modo autonomo ma non riesco più a fare tutti i lavori di casa. Adesso però va un po meglio e vorrei ridurre a poco a poco l intervento della mia preziosa collaboratrice. In fondo sono passata dal girello ad una sola stampella e non vorrei adagiarmi troppo. A me piacerebbe essere autonoma. Per ora però mi faccio ancora aiutare e, anche nella preparazione del pranzo, facciamo un po a turno. La mattina esco solo per fare commissioni importanti o se ho impegni particolari, come ad esempio la riunione della redazione del giornale dell Auser. In fondo tra una faccenda e l altra la mattinata vola. A mezzogiorno vedo alla tv il programma di cucina di Antonella Clerici. Mi piace perché spiegano le ricette e a volte, quando sono facili e mi sembrano buone, ho ancora voglia di provare a fare anche io cose nuove. Nel pomeriggio cucio o faccio la maglia. La tv rimane accesa ma la sento soltanto perché, se lavoro, non posso anche guardare lo schermo. Ho tre prese per la televisione e posso portarmela dietro in ogni stanza ma faccio un po fatica a spostare tutte le prese e i cavi, ma la tv è una compagnia comunque. A volte, se gli acciacchi me lo permettono o qualcuno mi accompagna, esco un po. Se sto in casa viene la mia vicina e chiacchieriamo. Il mercoledì ho una presenza fissa: la volontaria dell Auser che mi viene a trovare. Al pomeriggio, in tv sento anche qualche dibattito politico ma a volte interrompo tele e lavoretti per accendere il computer. Faccio cose semplici: qualche mail alle amiche, un solitario che mi piace tanto, trascrivo ricette e poesie che raccolgo dalle riviste, scrivo qualche ricordo ma la memoria mi tradisce un po. Ogni tanto sento al telefono mia sorella per scambiarci i saluti e raccontarci le novità della famiglia Alle 20, dopo cena, telegiornale Tg1 per mantenermi informata. Dopo mi piace vedere i polizieschi: la Signora in giallo, Montalbano e Chi l ha visto sono i miei preferiti, ma non disdegno qualche bel film. Purtroppo può anche capitare che mi addormento davanti alla tv, però prima delle undici non vado mai a letto. La domenica pomeriggio mi fa compagnia una trasmissione che prima si chiamava Domenica in adesso non so il nome ma mi piace e riempie i miei pomeriggi di festa. Le mie giornate di novantenne sono tutte qui tra acciacchi, farmacie e tv. 16

I luoghi del cuore LA CHIESETTA DEI LEONI ALLA ROCCA LE MADUNETTE DELLE FORNACI MARIO TISSONE CARMEN PARODI Alla Rocca di Legino c'è una bella chiesetta intitolata al nome di Maria, ma che tutti i savonesi dai capelli grigi conoscono come Chiesa dei leoni. Molti volontari, nel 1929, si rimboccarono le maniche per il rifacimento sulla preesistente cappella del 1693 accorpata alla proprietà dei Chiavella. La Chiesa, pur senza avere un grande valore artistico, è cara a molti savonesi che vi furono battezzati e che vi si recano per le funzioni. L interno è a bande bianche e nere classiche degli edifici religiosi liguri ma la cosa più caratteristica è la bella tettoia con le colonne in arenaria alla cui base vi sono due figure leonine accovacciate. Oggi, purtroppo, i musi dei due leoni sono sfigurati e irriconoscibili, forse sarebbero da restaurare. Dovrebbero intervenire nuove squadre di volontari che, come nel 1929, avessero a cuore questo scorcio di Savona caro alla gente comune ed ai fedeli che frequentano questa piccola ma bella chiesetta. L associazion e Iudax Agorà, organizza bambini delle elementari e adulti con lievi problemi psico fisici per consentire loro attività ludico sportive ma non solo. Non mancano attività culturali, in stretta collaborazione sia con la scuola, nello specifico le elementari XXV Aprile ed Astengo, sia con il laboratorio d'igiene mentale. Questa collaborazione è attiva fin dall'esordio, con la scoperta del Futurismo a Savona, con la rievocazione del 150 anniversario del Regno Italiano e si è realizzata attraverso incontri con artisti e lezioni. I bambini sono stati guidati nella realizzazione di originali testimonianze di quanto assimilato. Con questa filosofia, durante l anno scolastico, gli anziani hanno guidato gli alunni delle elementari del quartiere alla scoperta di un tesoro fornacino... Qualche anno fa si scoprì che il piatto vecchia Savona raffigurante la Madonna della Misericordia, murato sul portale di una delle più antiche case di via Saredo, aveva valore storico, oltre che artistico, in quanto risalente alla costruzione della casa stessa: gli inizi del '700. Noi del quartiere ne andiamo orgogliosi. Ed ecco il tema a cui, dal settembre 2012, le scuole elementari si sono dedicate con interesse, impegno e fantasia: l'iconografia mariana, proprio partendo da quel piatto. Il progetto Madunette ae Furnaxi ha preso forma, diventando più importante con la partecipazione di veri artisti, che hanno donato opere, realizzate per l'occasione ed ispirate a Maria. Anche i bambini, sotto la guida di Franco, maestro ceramista, volontario instancabile, hanno realizzato piatti in ceramica. I lavori sono stati esposti (18-25 marzo) nell'atrio del Comune: una sessantina di piatti, negli stili che spaziano dal tradizionale al moderno. Ultima fase: la sistemazione dei vari piatti sui portali delle antiche case di via Saredo che avverrà entro il 5 Agosto, festa della Madonna della Neve, che, arrivando come da tradizione dal mare, sarà accolta da una via Saredo rinnovata: galleria a cielo aperto in cui opere infantili e realizzazioni di artisti si uniranno alle preesistenti edicole, tutte da scoprire, un vecchio e un nuovo fiore all'occhiello del nostro quartiere nella via storicamente più significativa dell'arte ceramica, attività per secoli alla base dell'economia della zona, non a caso denominata delle Fornaci. Ormai però è tutto racchiuso nei ricordi che i fornacini si tramandano da anziano a giovane e che non devono andare perduti. I volontari artefici del restauro della chiesa della Rocca in una foto del 22 settembre 1929; al centro, si può notare il canonico Carosio. La foto è tratta da un servizio apparso su Il Letimbro del 13 agosto 1987 a firma Mario Guastavino. Nell'articolo, Guastavino narrò, in prima persona, i suoi ricordi quando la festa della Madonna, la seconda domenica di settembre, era patronale, quasi che la Rocca di Legino fosse un paese a se stante, circondato dall'aperta campagna con frutteti e orti delimitati da crose, con la fontana pubblica sulla piazza e i botti che, dagli orti, accompagnavano, insieme con le campane, la giornata di festa. 17

La testimonianza IL MIO 25 LUGLIO DEL 1943 Ero un ragazzo di 13 anni. Rimasto a casa perché rimandato a ottobre partecipai al saccheggio della sede rionale del fascio. Rubai un fucile e un paio di scarpe da calcio. E mia nonna mi prese a colpi di battipanni TOMASO MINUTO Nel 1943 avevo 13 anni, frequentavo la seconda media presso l Istituto Tecnico Industriale di piazza Brennero. A giugno venni rimandato a ottobre in matematica perciò dovetti saltare la vacanza in Piemonte presso i parenti della mamma e con essa la speranza di potermi togliere un po di fame arretrata. Mi attendeva una lunga estate calda da trascorrere a studiare, inframmezzata dalle frequenti corse al rifugio, dalle adunate del sabato per marciare in divisa da balilla moschettiere al Prolungamento a Mare e la domenica all oratorio dei Salesiani con messa e partita di calcio. Tra questi intermezzi estivi, giunse, con sorpresa, il fatidico 25 luglio. Arrivò in modo inaspettato, prima qualche notizia frammentaria, poi l annuncio dato alla radio dell arresto di Mussolini mentre la gente incredula iniziava ad uscire di casa e a sciamare per le strade urlando per la gioia: E caduto il fascio la guerra è finita!. Non era così. E il peggio doveva ancora venire. Ovunque le scene di gioia e di esultanza si mescolavano a schiaffi e pugni dati di santa ragione a qualche fascista di secondo piano che non era riuscito a filarsela (pochi per la verità) e alla distruzione dei simboli del Regime con il saccheggio delle sedi del fascio abbandonate in tutta fretta dai figuri in camicia nera. Ma purtroppo avvennero anche sparatorie che provocarono morti e feriti. Il 27, in piazza Mameli, cuore della città, si svolse una grande manifestazione. Con i compagni di scuola andai a curiosare e rimasi stupito nel vedere la marea di gente che ascoltava e appaludiva le persone, vestite in abiti borghesi, che da un palco improvvisato arringavano la folla. Ma la cosa che mi stupì più di tutto fu l assenza totale di divise, di reparti schierati in armi e di gagliardetti al vento a cui eravamo abituati. Solo tanta folla festante inneggiante alla caduta del fascismo, che terminati i discorsi, si compose in muto silenzio al suono dei tradizionali rintocchi della campana del Monumento ai caduti. Nel palazzo di lato alla mia abitazione aveva sede un circolo rionale fascista. Dal balcone di casa stavo assistendo al via vai di persone giovani e anziane che ne uscivano cariche delle cose più disparate dal vestiario, al mobilio, ai generi alimentari e alle armi. Volli partecipare anch io a quella che sembrava una festa. Scesi di corsa in strada unendomi all ultimo assalto generale della gente a tutto quello che ancora rimaneva da asportare. Tra una confusione incredibile di carte sparpagliate e scaffali rovesciati scovai un paio di scarpe da calcio nuove, della mia misura, le arraffai portandole via. Mentre passavo per l armeria vidi un ultimo fucile appoggiato alla rastrelliera (le armi mi avevano sempre affascinato), lo presi e mi portai via anche quello. Scappai a casa con il mio bottino. La nonna come mi vide arrivare con quel fucile in mano 18 Savona - Piazza Mameli il 27 luglio 1943 (foto archivio Cgil) si spaventò a morte, d'impulso afferrò un battipanni e cominciò a colpirmi urlandomi: porta subito via di casa quel fucile!. A malincuore dovetti ubbidire. Mentre scendevo le scale con il fucile in mano pensavo a dove poterlo nascondere. Per mia fortuna nel portone incontrai un vicino di casa, un giovane di qualche anno più grande di me che si incaricò di celarlo in un posto sicuro. Tranquillo rientrai in casa con le scarpe trafugate, erano veramente belle, lucide, di vero cuoio nero con strisce bianche e i tacchetti regolamentari. Le provai: mi andavano a pennello, ma mentre le calzavo mi venne un dubbio: quando mai avrò occasione di usarle? Forse qualche volta sul campetto dei Salesiani. Ma ne valeva proprio la pena tenerle solo per giocare?. Ci pensai ancora un po su e poi presi una decisione drastica: trasformare le scarpette da calcio in un paio di scarpe normali di cui avevo un gran bisogno. Con l aiuto dello zio tolsi i tacchetti e applicai un tacco di gomma alla suola. Divennero un bel paio di scarpe in cuoio che da molti anni non calzavo più. Feci morire d invidia i compagni di scuola quando mi videro con quelle scarpe nuove ai piedi. Passò poco più di un mese e arrivò l 8 settembre con le vicende e la storia che tutti conosciamo. Fu firmato l armistizio, ma per noi la guerra continuava. Fummo invasi dai tedeschi mentre antifascisti usciti dalle galere e militari sbandati, iniziavano a costituire le prime bande partigiane dando vita alla Resistenza. Ai primi di ottobre detti l esame di riparazione, fui promosso con un 9 in matematica e ammesso alla terza media. Il 15 dello stesso mese riaprirono le scuole e ad eccezione del dovere indossare la divisa per l'adunata del sabato e delle mie frequentazioni all Oratorio, ricominciò la solita routine. Ma qualche cosa di molto profondo era cambiato, sia nella scuola che nella vita di noi ragazzi. Gli avvenimenti del 25 luglio ci avevano maturato molto in fretta.

Un volontario racconta SE LA SANITÀ FUNZIONA: IN VIAGGIO CON ROMANO AL SANTA CORONA GIUSEPPE SEMERIA* Con Romano partimmo alle sei, era notte fonda. Appuntamento alle 7 all'ospedale Santa Corona per il prelievo del sangue. Era la prima operazione della giornata in cui si dovevano effettuare tutti gli esami per l intervento operatorio alla protesi dell anca. Romano aveva con sé una borsa di pelle con tutte le cartelle cliniche dei vari ricoveri ospedalieri della sua vita. Arrivammo in perfetto orario e per primi; sbrigate in cinque minuti le pratiche dell accettazione, fummo accolti dalla caposala, persona dal sorriso e dalla parlata dolce, rassicurante: la sua professionalità l avremmo apprezzata lungo la giornata e nei giorni seguenti: preparata organizzatrice perfetta in tutti i dettagli. Romano mi aveva chiesto di non lasciarlo solo: camminava molto lentamente, si sorreggeva grazie alle stampelle, lamentandosi dei dolori alle anche. Dopo il prelievo la caposala ci accompagnò dall anestesista, che, con grande scrupolo, cominciò ad interrogarlo, segnando le risposte con una crocetta su un modulo prestampato; lesse, una ad una, con grande attenzione, tutte le cartelle cliniche estratte dalla borsa; poi chiamò la caposala passandole il modulo completo. Qui entrò in gioco la sua professionalità. Uscì e dopo 5 minuti ci illustrò il percorso che avremmo dovuto fare: pneumologia, cardiologia, radiologia e rispettivi orari da seguire. L ospedale di Santa Corona è una cittadella e i reparti sono suddivisi in vari edifici. Incominciammo il giro e anche se sulla macchina avevamo il contrassegno per trasporti invalidi e sulle portiere la scritta Auser trasporti sociali non fu facile trovare posteggio vicino agli ingressi dei padiglioni di destinazione. Approfittando che pneumologia è nello stesso edificio del bar e che ormai erano le dieci passate il caffé e la brioche vennero divorate. Il pneumologo lo fece sedere su una poltrona dentro una cabina di vetro. Lo fece soffiare dentro un tubo in modo dolce, forte, normale, inspirare, espirare ecc. Sul monitor in automatico veniva registrato il tutto e, a seconda dei casi, si accendeva una luce gialla, verde, rossa. Attendemmo il referto del medico e lo inserimmo nella cartella dataci dalla caposala. Ci trasferimmo nella piastra centrale per la visita di cardiologia e le lastre al torace. Il cardiologo riguardò tutte le cartelle cliniche, gli esami dei vari anni, richiamò sul monitor tutta la vita ospedaliera dei vari ricoveri sia a Savona sia a Genova. Controllò tutte le operazioni subite, le valvole al cuore impiantate, fece a Romano una infinità di domande. Fu di una scrupolosità impressionante. Poi misurò la pressione, il movimento degli arti soffermandosi con particolare attenzione sui punti di maggior dolore. Si sedette e per circa 5 minuti rimase in silenzio, concentrandosi sul da farsi. Scrisse il referto e gli prescrisse una scintigrafia e una nuova ecografia alle coronarie. Intanto si era fatto mezzogiorno. In radiologia incrociammo per caso il primario, mio vecchio amico di famiglia. Bastò uno sguardo e viste le condizioni di Romano ci fece 19 immediatamente passare (potenza delle maniglie...). Con tutti i referti tornammo nuovamente dall anestesista che, dopo averli valutati, prescrisse tre nuovi esami. Ancora una volta la professionalità della caposala si dimostrò preziosa, in meno di 10 minuti ci consegnò un foglio con data e ora per effettuarli. Ormai si erano fatte le 13.30. Superfluo dirlo: ho avuto la possibilità di fare una esperienza unica. Ho assistito ad un vero lavoro di squadra, ma soprattutto ho capito e ho apprezzato che, da parte di tutti - medici, tecnici, caposala, infermieri - il malato non è un numero ma una persona seguita, aiutata rassicurata. Tutto questo a conferma di quanto sia grande e meritata la fama e la professionalità del Santa Corona. Rientrammo a Savona alle 15.30 *Volontario Filo d argento Per accedere al servizio trasporto sociale telefonare al numero verde 800.995.988 qualche giorno prima dell intervento. I volontari interverranno in base ai servizi già in calendario, alla disponibilità delle auto e/o dei volontari stessi.

I luoghi del cuore Una realtà tutta savonese, poco conosciuta dalla città, custodita e arricchita dal volontariato NAUTICO LEON PANCALDO RICCHEZZA DA NON DISPERDERE L istituto ha sfornato migliaia di capitani, insegnato a generazioni di giovani l arte della navigazione. Il sofferto trasferimento. La sua storia isolata all ultimo piano della vecchia sede di piazza Cavallotti. L ex istituto Nautico Leon Pancaldo e il gruppo di allievi intento nella costruzione del modellino dell Andrea Doria CLAUDIO TAGLIAVINI Ho consumato, come studente, i gradini dell Istituto Tecnico Nautico Leon Pancaldo per tutta la seconda metà degli anni 50. Tra quelle mura, Per più di un secolo, (il Regio Istituto Nautico nasce il 1 ottobre 1883) per oltre un secolo Per più di un secolo (il Regio Istituto Nautico nasce il 1 ottobre 1883), hanno completano gli studi numerose generazioni di giovani. La serietà e la qualifica dell insegnamento è stata autentica scuola di vita per tutti i suoi allievi. Una Scuola che, oltre ad insegnare l arte della navigazione, è riuscita a trasmettere un sentimento comune, un legame affettivo, mai venuto meno nel tempo. Un valore aggiunto al carattere tipicamente avventuroso della nostra gente, esportato nei più reconditi approdi della Terra. Tuttavia, dispiace dirlo, al merito di quella scuola non sembra aver corrisposto un adeguato riconoscimento da parte delle istituzioni. Fa tristezza, visitandola oggi, rendersene conto. Il suo discutibile trasferimento, in altra sede, ha prodotto un immeritato isolamento del suo patrimonio accumulato in numerosi decenni di attività e ora confinato all ultimo piano dell edificio occupato interamente dal Liceo Classico Chiabrera. Attualmente, per poter raggiungere il santuario della scienza della navigazione e dell astronomia, posto all ultimo piano non c è alternativa che attraversare quest ultimo. Una condizione scomoda che ne rende meno agevole la visita da parte dei savonesi (e non solo). Un disagio attenuato solo grazie alla meritevole disponibilità che alcuni allievi, in attività o in pensione, offrono all Istituto. Essi donano parte del proprio tempo libero per conservare, curare e assicurare la manutenzione di quel patrimonio. Una squadra diretta dal direttore di macchine Francesco Ottonello, ex navigante con esperienza accumulata su transatlantici della flotta italiana. Quei pochi resistenti mantengono efficiente un tesoro che molti savonesi non sanno neanche di 20 avere. Ciò che rimane del glorioso Istituto si snoda all ultimo piano dell antico edificio di piazza Felice Cavallotti. Sui muri del corridoio sono conservati i quadri con le fotografie dei diplomandi a partire dagli inizi del secolo scorso. Contemporaneamente si possono apprezzare i modelli delle imbarcazioni a vela e a motore, fatti artigianalmente dagli stessi allievi dell Istituto. Quasi senza accorgersene si viene attratti e coinvolti dal fascino di quel mondo caratteristico. Si ha la sensazione e l emozione di trovarsi sul ponte di un transatlantico. Le numerose aule che fiancheggiano quel ponte, offrono una dettagliata ricostruzione artigianale dell attrezzatura necessaria per la navigazione. Partendo da quella riguardante le comuni imbarcazioni a vela per arrivare alle navi a vapore, fino agli storici transatlantici della nostra Marina. Si rimane sbalorditi nel vedere come, alcuni modelli dell antica marineria, sono stati ricostruiti in scala e con quanta precisione. È prossimo il completamento del modello della gloriosa Andrea Doria, l ammiraglia della flotta italiana che affondò dopo essere stata speronata dalla nave svedese Stockholm al largo di Nantucht era il 25 luglio 1956. Ottonello, con l aiuto dei suoi allievi, prevede di renderlo funzionante molto presto. La sala di astronomia all ultimo piano