Identità di un Centro di Ascolto in 15 note



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Identità di un Centro di Ascolto in 15 note La costruzione 1) Occhio e Orecchio della parrocchia 2) Centro di aggregazione 3) Nucleo operativo 4) Segno di Chiesa Un C.d.A. è la parte iniziale di un più ampio progetto di Comunità Parrocchiale che si organizza per la Nuova Evangelizzazione. L inizio di un nuovo modo di vivere la Chiesa oggi. Una Chiesa che si fa itinerante per le strade del territorio parrocchiale (Dal Tempio alla Strada). Il 1 passo che realizza questo nuovo Progetto Pastorale è quindi quello dell ASCOLTO, ossia: attenzione, osservazione, partecipazione a tutto ciò esiste nel territorio parrocchiale, rivalutando, prima di tutto, l importanza delle persone che vi abitano, sia esse credenti che non, con i loro interrogativi e bisogni profondi. Un C.d.A. dovrebbe, pian piano, diventare un faro che attrae le famiglie che abitano in una determinata zona della parrocchia. Qui ciascuna persona dovrebbe sentirsi a casa propria, scoprire di poter essere ascoltata da altre persone amiche che sanno condividere, capire e dare una mano o un consiglio (se è possibile). L Ascolto è l essenza primaria di questa aggregazione di persone. Oggi, più che mai dobbiamo imparare ad ascoltare, prima che operare. Le persone hanno bisogno di essere com-prese prima che essere aiutate materialmente. Chiaramente questo Ascolto si regge sulla fiducia reciproca tra i vari membri del gruppo. Bisogna però fare molta attenzione affinché questa aggregazione non giri a vuoto solo su se stessa, dando vita ad un inutile e dannosa congrega di amiconi, a circolo chiuso. Dopo la 1a. fase dell ascolto, dell accoglienza e della conoscenza reciproca, i componenti del Centro devono dar vita anche ad alcune azioni concrete di tipo operativo, soprattutto sul piano della Testimonianza della Carità. Per es.: andare a trovare un malato, fare compagnia ad una persona anziana, fare qualche piccola commissione per chi non può uscire di casa, ecc.; indire riunioni su determinati argomenti che possono interessare gli abitanti del territorio, ecc Come è già stato detto fin dall inizio, non si deve perdere di vista l obiettivo globale del Progetto Pastorale, di cui il Centro ne è solo l inizio. Partendo poi dal fatto che Gesù stesso ha detto che dove due o tre sono riuniti nel suo nome, anche Lui è in mezzo a loro, deve crescere la coscienza che ogni C.d.A. deve sempre di più diventare segno (in senso Sacramentale del termine) della presenza di Gesù stesso in quella parte specifica di territorio parrocchiale. Perché il C.d.A. possa diventare una reale piccola Comunità Cristiana visibile sul territorio ci vorrà molto, molto tempo, ma questo obiettivo dipenderà molto anche dalla qualità del cemento e dei mattoni con cui la costruzione avanzerà. 1

Il Cemento 5) La Parola di Dio 6) Umiltà e semplicità 7) Comunione spirituale 8) Preghiera L ascolto della Parola di Dio è primaria, dal punto di vista teologico, all ascolto delle persone. Il riferimento a Gesù come persona che parla e invita a seguirlo nel suo Vangelo è l obiettivo finale che deve essere tenuto ben chiaro fin dall inizio di questa esperienza. L Ascolto della Parola va inteso come ascolto attivo : quello che ascolto diventa parte di me che mi spinge a cambiare, a convertirmi, fino a rispondere, nella preghiera e nella contemplazione, a Colui che mi ha parlato. Senza queste due caratteristiche non ci può essere vero ascolto (né della parola umana, né tanto meno della Parola divina). Bisogna imparare ad ascoltare con il cuore prima che con la mente, senza mai sentirci troppo efficienti, intelligenti o sapienti, perché è al cuore povero in spirito che Dio parla e offre la sua vera sapienza. Per far sì che il C.d.A. divenga sempre di più segno di Chiesa occorre far crescere la fratellanza spirituale che ha la comune radice nel Battesimo. Il rapporto interpersonale che si crea tra i membri di un C.d.A. non deve essere solo psicologico, ma deve crescere sempre di più sul piano teologico, nella comune partecipazione e responsabilità della costruzione del Centro stesso, ciascuno in forza del proprio battesimo. Dal punto di vista morale occorre poi cercare nell altro i lati migliori, non per esaltarli sproporzionatamente, ma per renderli evidenti e visibili; perché diventino una parte del tesoro dell intero gruppo. Occorre gareggiare nello stimarci a vicenda (San Paolo). La diversità tra le varie persone deve diventare sempre di più una ricchezza e non un ostacolo per la Comunione. Tutta l esperienza che viene vissuta in un C.d.A. deve diventare, alla fine, fonte e contenuto stesso della Preghiera comunitaria. La Liturgia delle Ore ne è l espressione più alta e significativa, anche se certamente solo una tappa di arrivo. L importante, soprattutto all inizio dell esperienza, è la valorizzazione anche della preghiera spontanea e semplice che lo Spirito suggerisce certamente a ciascun membro del Centro. I Mattoni 9) Le persone Il soggetto principale con cui si costruisce un Centro è il Laicato, che così deve sentirsi sempre più responsabilizzato all interno della Chiesa, soprattutto per il suo aggancio concreto con il territorio. Perché un C.d.A. funzioni davvero è fondamentale un netto cambio di mentalità, ossia il superamento della mentalità clericale che vede il laicato solo come oggetto della missione della Chiesa. Occorre capire che il laicato non è parte aggiuntiva all essere e all agire della Chiesa, quasi come longa manus del clero, ma è parte costitutiva dell essere e dell agire della Chiesa stessa, in forza del Battesimo e della Cresima che ogni cristiano riceve (cfr: L.G., 33; A.G., 3). Chiunque entra in un C.d.A. quindi non deve sentirsi osservato, interrogato o soppesato. Nessuno deve sentirsi migliore o più bravo degli altri. Ma tutti, anche se con vari gradi di responsabilità, protagonisti della stessa costruzione del Centro, che piano piano, si fa sempre di più segno di Chiesa. 2

10) L animatore 11) Il Coordinatore 12) Lo Stile (Accoglienza) 13) Periodicità e struttura delle riunioni 14) Tematiche Tra i vari laici che compongono il Centro ve n è uno (o più di uno) che ha uno specifico ruolo (con il mandato esplicito della Comunità Parrocchiale, nella persona del parroco stesso) che serve alla edificazione e alla crescita dell intero Centro: è l Animatore. L animatore non è un leader, ma un servo; non è un maestro, ma un testimone. E chiamato ad essere l uomo della Comunione e della Carità. Diviene sempre più un bravo animatore non per quello che dice, ma soprattutto per quello che è. Egli non è colui che prende sempre la parola spiegando esegeticamente i brani della Parola o facendo lezioni di teologia, ma è colui che facilità l ascolto comunitario e popolare della Parola di Dio. Egli non è semplicemente un catechista che deve insegnare e trasmettere la dottrina cattolica, ma è un animatore della vita cristiana della Comunità parrocchiale impegnata nel territorio. È l uomo dell ambiente, in cui il C.d.A. vive ed opera; generalmente è la persona o la coppia che mette a disposizione la propria casa per le riunioni del Centro. Per questo conosce i bisogni di quella zona specifica della parrocchia e li esprime agli altri membri del Centro, come poi alla Comunità parrocchiale intera. Consegna i messaggi, organizza l accoglienza, prepara l ambiente e la sede dell incontro del C.d.A., ricorda le ricorrenze, gli anniversari (sia gioiosi che tristi) dei membri del Centro. Infine si adopera perché le risonanze di ciò che viene approfondito nelle riunioni del Centro siano anche operative, quando il C.d.A. si pone sul piano prettamente operativo, soprattutto nei riguardi del territorio (es: verso il Consiglio circoscrizionale, il distretto scolastico, il consultorio, ecc ). In tutto questo il coordinatore lavora in stretta collaborazione con l animatore; questi due ruoli vanno sempre insieme e si completano a vicenda. Chiunque entra nel C.d.A. (sarebbe meglio evitare di dire nostro ) non deve sentirsi osservato, interrogato, soppesato Ciascuno deve essere accettato così com è! Chiunque entra nel gruppo anche in un secondo momento deve sempre sentirsi accettato come se ci fosse fin dall inizio. Nessuno è il maestro (neppure l animatore o il coordinatore) perché esiste un solo Maestro! Non esistono mattoni più importanti e altri meno importanti, anzi secondo l insegnamento evangelico il più piccolo va tenuto in considerazione come fosse il più grande Anche se uno non si sente ancora di esprimersi nelle varie riunioni che vengono fatte, il fatto di esserci è già un grande dono per tutti i componenti del gruppo! Non occorre fare quantità ma qualità, per questo quindi il periodo quindicinale è quello più equilibrato e meno stressante per tutti. Chiaramente il C.d.A. deve inventare anche altri modi di vivere assieme questa esperienza ecclesiale, soprattutto sul piano caritativo. Per questo ogni C.d.A. deve aver una sua propria e inimitabile storia che può svolgersi anche con riunioni del tutto originali e comunque sempre visibili e incidenti sul territorio o zona parrocchiale in cui vive e opera. Gli argomenti che possono dar vita alle varie riunioni di un C.d.A. sono le più varie e originali che uno possa pensare. Tutto dipende dalle persone che compongono quel determinato Centro (età, sesso, situazione sociale e ambientale, esperienza di fede ). Comunque qualsiasi argomento debba essere trattato deve collocarsi in un organico itinerario con precise tappe collegate tra di loro. E sempre bene non impostare 3

15) Pubblicità argomenti sporadici e troppo teorici, tipo funghi, senza radici serie e soprattutto senza continuità. Qualsiasi argomento venga trattato deve comunque collegarsi con l ascolto della Parola di Dio, che con gradualità diverrà un giorno sempre di più il tema principale che sosterrà la discussione del Centro stesso. Nell elaborazione dei vari temi da affrontare è utile e importante anche servirsi di alcuni documenti ufficiali della Chiesa, per esempio i documenti del Concilio Vaticano II, oppure gli ultimi atti del papa e della CEI. Alcuni temi possono essere attinti poi direttamente dai alcuni capitoli del Catechismo della Chiesa Cattolica. Ogni C.d.A., pur avendo l autonomia di ritrovarsi quando e come crede, proprio perché deve diventare sempre di più segno di Chiesa deve far riferimento continuo al centro della Comunità parrocchiale, anche e soprattutto per quanto riguarda la pubblicità delle sue riunioni. Trovare tutti i mezzi e i modi possibili per far conoscere quanto un C.d.A fa e come vive in quella determinata zona parrocchiale, serve da stimolo per tutta quanta la Comunità a partecipare sempre meglio a un azione pastorale e missionaria che deve allargarsi e crescere per una Nuova Evangelizzazione. Ogni domenica, durante le SS.Messe sarebbe bene che ogni Centro si esprimesse anche solo con un intenzione di preghiera per far conoscere il proprio lavoro pastorale e per chiedere a tutti che questo possa essere fatto ancora meglio. Perché non ipotizzare in futuro un foglio di collegamento per tutti i C.d.A. della parrocchia? Conclusione Da tutto quanto sopra si è espresso, si deduce che ogni C.d.A. può divenire oggi così uno strumento significativo per la nuova Evangelizzazione. Questo strumento (che oggi può essere valido, ma fra 20 anni magari non più!) si colloca come è già stato detto fin dall inizio in un Progetto più ampio che si può definire con una frase sintetica: «Parrocchia: Comunione di piccole Comunità di Base». Questo progetto riflette le idee teologiche di fondo del Concilio Vat. II. Si deve, cioè, riscoprire il rapporto vivo e interpersonale tra coloro che vivono l esperienza di fede in Gesù Cristo morto e risorto, e questo oggi può avvenire se si riscoprono i piccoli gruppi, capaci di rendere viva e concreta questa Esperienza di Fede, a partire dalle relazioni interpersonali, proprio come avveniva nei primissimi anni del Cristianesimo, dove i discepoli di Gesù e degli apostoli si riunivano nella case domestiche. Questo progetto, quindi, prevede la decentrazione pastorale di qualsiasi attività ecclesiale, proprio per raggiungere la vita delle persone, là dove esse vivono, lavorano, abitano normalmente e così poter arrivare anche ai cosiddetti lontani. Dalla Chiesa Tempio, ossia luogo dove si vive principalmente il culto e la liturgia si deve passare alla Chiesa Tenda che si pianta e si sposta continuamente là dove vive la gente, di strada in strada Il C.d.A. è solo l inizio di questo grande Itinerario, attraverso il quale la parrocchia annuncia di nuovo il Vangelo al cuore delle persone! Non si tratta certo di un passaggio immediato e meccanico, ma graduale e progressivo che può richiedere vari anni. Man mano che i C.d.A. maturano e prendono coscienza della loro identità, matura anche l idea della costituzione di Piccole Comunità di Base, capaci di realizzare autonomamente, magari attorno ai vari ministeri laicali ufficiali (quali il Lettorato, l Accolitato e soprattutto il Diaconato permanente) l Annuncio della Parola, l educazione permanente del laicato alla fede, la formazione ai sacramenti (per esempio la catechesi per l I.C.), la conversione alla 4

Comunione Ecclesiale (soprattutto verso la Diocesi), al servizio e alla testimonianza della Carità, la coscientizzazione alla vita sociale e politica. Questa decentrazione quindi prevede la strutturazione di una parrocchia, grande come la nostra, in ZONE pastorali ben definite. In ciascuna di queste zone, una Piccola Comunità di Base sarà il segno di una Chiesa che realmente vive la Comunione: lì si prepareranno i bambini alla prima comunione, i fidanzati al matrimonio e gli sposi al battesimo dei loro figli. Lì, in ogni piccola Comunità di Base, si organizzerà la Carità e il servizio, per esempio alle persone anziane e ammalate con la segnalazione tempestiva al sacerdote quando è indispensabile il suo specifico intervento. Lì si potrà accompagnare il cammino delle coppie in difficoltà (realtà che sta crescendo ogni giorno sempre di più sul nostro territorio) e seguire meglio gli eventuali problemi di sofferenza e di emarginazione presenti soprattutto nell ambiente giovanile. Chiaramente però questa decentrazione non deve far perdere di vista l UNITÀ dell Evangelizzazione: la Chiesa vera si realizza dove si celebra l Eucarestia e questo avviene e deve avvenire solo nella Chiesa parrocchiale, con la presenza e presidenza del parroco, delegato dal Vescovo, vero discendente degli apostoli e animatore principale di tutta l evangelizzazione diocesana. Decentramento infatti non significa isolamento; semmai esso porta alla rivitalizzazione delle cellule periferiche per ridare vita al cuore dell organismo. La parrocchia, in tutti i modi, rimarrà sempre il cuore nel quale le zone pastorali trovano unità e coesione. E in una Comunità parrocchiale l Unità viene rappresentata ministerialmente e sacramentalmente da una persona: il parroco, che con il suo sacerdozio ministeriale è l Animatore degli Animatori e il Coordinatore dei Coordinatori. Il Presbitero-parroco, infatti, anche se di rado partecipa agli incontri dei C.d.A., è chiamato a realizzare un rapporto costante con essi e a vivere il suo ruolo insostituibile che è triplice: discernere, formare e guidare. 1) Spetta al presbitero, infatti, il compito primario di discernere gli elementi che hanno potenzialmente le capacità dell animatore o coordinatore di un C.d.A. E compito del presbitero, inoltre discernere i carismi e le vocazioni dei vari membri che compongono i Centri e seguirne personalmente la crescita attraverso una direzione spirituale, indirizzando alcuni di loro ad assumersi anche ministeri ecclesiali. 2) Il parroco poi è anche il responsabile della formazione degli animatori; formazione che si realizza ordinariamente attraverso gli itinerari che si svolgono all interno dei tre gruppi fondamentali della parrocchia (catechistico, caritativo e liturgico) e che si specifica poi volta per volta, soprattutto in alcuni momenti importanti dell anno, quando cioè i C.d.A. si ritrovano su alcuni temi comuni, per esempio nel periodo di avvento e di quaresima. 3) Infine il sacerdote guida i vari C.d.A., ma non direttamente dentro i vari Centri, bensì attraverso il confronto costante e personalizzato con ciascun animatore e coordinatore. A loro suggerisce orientamenti teologici, spirituali e pastorali. Indica traguardi e tappe di crescita, fino a spingere i Centri nella direzione della costituzione di Piccole Comunità di Base. Garantisce l Unità della professione di fede e dell interpretazione della Parola. Ma in tutto questo il parroco sa di non doversi MAI sostituire ai laici, né scavalcare i ruoli e le responsabilità che lui stesso ha fatto crescere in loro. 5