LUMEN GENTIUM. Capitolo primo: il mistero della chiesa



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LUMEN GENTIUM Capitolo primo: il mistero della chiesa [si sceglie il termine mistero invece che quello iniziale di natura per sottolineare la dimensione spirituale della chiesa oltre a quella istituzionale. Si vuole inoltre sottolineare che essa viene da Dio: oltre al tradizionale tema dell origine della chiesa da Cristo in quanto fondatore, si afferma che la chiesa viene dalla Trinità: essa infatti vive della stessa vita che in Dio viene comunicata e reciprocamente donata da Padre, Figlio e Spirito Santo] 1) La chiesa come sacramento dell intima unione con Dio e dell unità del genere umano [il termine sacramento traduce il mysterion paolino che Ef 3,9-11 indica il piano di Dio per la salvezza del mondo, quindi il termine sacramento riferito alla chiesa esprime il rapporto fra la chiesa e il piano salvifico di Dio: in questo rapporto si fa evidente la centralità della missione. Il ruolo della chiesa nella salvezza del mondo operata da Dio è l annuncio del Vangelo. La chiesa non è solo destinataria della salvezza, ma segno per gli altri, promessa per il mondo]. Il concilio desidera annunciando il Vangelo illuminare tutti gli uomini con la luce di Cristo che splende sul volto della chiesa [atteggiamento positivo di servizio verso gli uomini (lo specifico di questo servizio è l annuncio del Vangelo); Cristo non si identifica con la chiesa e ne è più grande]; la chiesa sente il bisogno di descrivere la propria natura e la propria missione in questo tempo in cui gli uomini sono uniti in vario modo, in modo che possano raggiungere anche l unità in Cristo della quale la chiesa è segno e strumento. 2) La chiesa e il Padre. Traccia storico-salvifica della chiesa: creazione, chiamata alla vita di Dio, peccato, salvezza in Cristo, chiesa anticipata in figure nell AT, manifestata con l effusione dello Spirito, destinata al glorioso compimento [rapporto con la storia; in attesa del Regno] 3) La chiesa e Cristo. La missione di Cristo ha dato inizio al Regno e la chiesa è ora questo regno presente in mistero destinato a crescere nel mondo. Questo legame fra la redenzione di Cristo e la chiesa è evidente nell eucaristia, celebrando la quale viene rinnovato il mistero pasquale e viene significata l unità dei fedeli fra di loro un solo pane un solo corpo e con Cristo, unità alla quale tutti gli uomini sono chiamati. 4) La chiesa e lo Spirito. Santifica continuamente la chiesa perché i credenti in Cristo abbiano accesso al Padre. [significative le espressioni con cui si descrive l azione dello Spirito nella chiesa. Dobbiamo notare che il concilio rompe il cristomonismo ecclesiologico, infatti fino a questo momento il ruolo dello spirito non era pensato in modo così ricco. Tramite la riscoperta della pneumatologia il concilio ha potuto incrementare la dimensione giuridico-istituzionale con quella carismatico-comunionale. Notiamo che la chiesa non nasce solo dalla missione di Cristo, ma anche da quella dello Spirito e che la presenza e l azione costante dello Spirito mostrano la chiesa come una istituzione aperta a ciò che lo Spirito opera (alla fine del paragrafo notiamo il riferimento al rinnovamento e al ringiovanire della chiesa). 5) Il mistero della santa chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Essa inizia con la predicazione del Vangelo da parte di Cristo che realizza il Regno con le sue parole, i miracoli e soprattutto con la sua stessa presenza. Dopo la resurrezione con il dono dello Spirito la chiesa riceve il compito di annunziare e di instaurare fra le genti il regno di Cristo di cui essa è il germe e l inizio [in attesa del Regno. Si può notare nuovamente che due sono le missioni che danno origine alla chiesa: quella di Cristo che inizia con la predicazione del regno e quella dello Spirito, che riempita del dono di Cristo può continuare l annuncio del regno di cui costituisce il germe e l inizio, fino a che questo giunga alla pienezza].

6) Alcune immagini per descrivere la natura della chiesa (ovile, podere, edificio, tempio, sposa). Si prediligono le immagini collettive a sottolineare il principio della comunione. 7) La chiesa corpo mistico. Donando il suo Spirito Cristo costituisce misticamente come corpo i suoi fratelli. In questo corpo la vita di Cristo si diffonde tramite i sacramenti: il battesimo ci rende conformi a Cristo, nell eucaristia veniamo uniti a Cristo e fra di noi come un solo corpo [battesimo ed eucaristia costituiscono in unità i credenti: si nota qui il primo significato biblico di corpo di Cristo, ovvero quello che esprime l unione profonda fra Cristo e i credenti]. Questo corpo è composto di membra diverse ed è lo Spirito che, mentre dona la carità che unisce, distribuisce doni diversi per compiti e uffici diversi fra i quali eccelle quello degli apostoli [si ha il secondo significato biblico di corpo, ovvero l unione organica e multiforme dei credenti che sono ricchi di carismi e doni diversi e si uniscono come membra l una al servizio delle altre]. Poi si delinea il rapporto con il Cristo capo a cui tutti si devono conformare anche se ancora nella tribolazione. Dopo aver sottolineato che Cristo continua a dispensare i ministeri perché tutti crescano verso di lui, si sottolinea subito che lo Spirito è donato a tutti ed è unico ed identico e dà vita al corpo [l elemento carismatico è reintrodotto dal concilio, mentre alcuni sostenevano che dopo l epoca apostolica non si dovesse parlare più di carismi]. L attenzione sul corpo mistico è determinante per il riferimento cristologico dell ecclesiologia: il concilio riesce così ad ancorare la chiesa a Cristo, sottolineando che è Cristo ad avere il primato, proprio come il capo ha il primato sul corpo. 8) Una sola complessa realtà. La chiesa visibile (comunità di uomini, organi gerarchici, ecc ) e la comunità spirituale non devono essere considerate come realtà diverse, ma come una sola complessa realtà costituita di un duplice elemento, umano e divino (similmente al mistero del Verbo incarnato: l organismo sociale della chiesa serve allo Spirito che la vivifica per la crescita del corpo). [l istituzione non vuole essere svalutata ma posta al servizio del mistero di comunione: l istituzione allora deve coltivare dipendenza e sottomissione a Dio, essendo strumento dell azione di Padre, Figlio e Spirito] Questa sola complessa realtà è quella chiesa che professiamo come una, santa, cattolica e apostolica e questa chiesa sussiste nella chiesa cattolica [non si dice è come faceva la Mystici corporis la chiesa cattolica, ma sussiste: vuol dire che il mistero della chiesa così come è stato descritto è presente nella chiesa cattolica, ma ci sono al di fuori di essa elementi di santificazione e verità, che in quanto tali le appartengono]. Non si vuole relativizzare il mistero della chiesa (in questo senso anche l intervento della Congr dottr fede, Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla chiesa del 10 luglio 2007), ma comunque si vuole aprire oltre di essa, senza identificare in modo ingenuo l aspetto visibile e quello invisibile. Lo stile della chiesa. La chiesa deve vivere e adempiere la sua missione in povertà e persecuzione (abbandonare la logica della ricchezza e soprattutto del potere), mettendosi dalla parte dei poveri e soccorrendoli. La chiesa, inoltre, non è innocente come Cristo, ma insieme santa e bisognosa di purificazione, deve camminare perciò nella via della penitenza e del rinnovamento (non del trionfalismo e della conservazione). [qui viene descritta una chiesa una chiesa umile, povera, perseguitata, penitente, continuamente alla ricerca della propria fedeltà evangelica; la povertà della chiesa trovò in concilio un grande sostenitore: card. Lercaro vescovo di Bologna]

Capitolo 2: il popolo di Dio Vengono sottolineate la dimensione storica, l uguaglianza dei credenti e l universalità [Dio ha voluto un popolo, cfr. anche GS 32; la precedente concezione piramidale della chiesa si basava sull ordine gerarchico e partendo da Cristo, scendeva al clero e quindi ai laici, ora si basa invece sul battesimo che costituisce i credenti in un unico popolo per cui in Cristo e nello Spirito si costituisce la comunità ricca di carismi e ministeri] 9) Il popolo messianico. Dio non ha voluto salvare gli uomini individualmente, ma riunirli in un popolo. Scelse quindi il popolo israelita tramite l alleanza, preparazione e figura della alleanza definitiva in Cristo che diede origine al nuovo popolo di Dio. Descrizione del popolo messianico che non comprende tutti gli uomini, ma per essi è germe di salvezza, speranza e unità, inviato a tutti come strumento della redenzione di tutti [qui si distingue la salvezza con l entrare nella chiesa: la chiesa è rivolta a tutti, eppure è un piccolo gregge, nonostante questo il suo servizio e la sua vita sono strumento per la redenzione di tutti (sale della terra, luce del mondo)]. Si insiste ancora sul sacramento dell unità con Cristo e del genere umano (davvero la chiesa appare luogo e strumento di comunione, di unità). 10) Sacerdozio battesimale. La descrizione del sacerdozio cristiano come dono di sé e culto spirituale (nel confronto fra sacerdozio battesimale e sacerdozio ministeriale si afferma che sono essenzialmente diversi, che nel linguaggio teologico in uso significa semplicemente che sono due cose diverse: non si vuole fare una graduatoria, anzi l attenzione è sull unità del popolo, infatti il testo afferma che nonostante il sacerdozio comune e quello ministeriale siano due cose diverse, sono tuttavia ordinati l uno all altro perché partecipano dell unico sacerdozio di Cristo ). 11) Il sacerdozio comune esercitato nei sacramenti (non nel senso della sola celebrazione, ma della vita che scaturisce da questi sacramenti). 12) L ufficio profetico di Cristo vissuto nella predicazione e nella testimonianza della vita. Si parla poi dell indefettibilità della fede del popolo di Dio (anche qui viene sottolineata l unità del popolo di Dio nell infallibilità riguardo la fede, esplicitando come il carisma di verità proprio della gerarchia si fonda sull infallibilità di tutta la chiesa). Dono dei carismi. 13) L universalità del popolo di Dio. Esso è rivolto a tutti i popoli con tutte le loro ricchezze e particolarità che diventano dono per la chiesa. L universalità/cattolicità riguarda anche la diversità di ufficio e di stato di vita nella chiesa, come anche l esistenza delle chiese particolari. A questa unità cui tutti sono chiamati in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia infine tutti gli uomini senza eccezione che la grazia di Dio chiama alla salvezza. 14) Ai fedeli cattolici il concilio dice: sappiamo che la chiesa è necessaria alla salvezza, perché sono necessari la fede e il battesimo (questo non significa che i non battezzati non si salvano: vedi numeri successivi), ma non basta aderire ad essa solo esteriormente. 15) La chiesa sa di non essere unita a molti battezzati credenti in Cristo [se si entra nella chiesa per il battesimo e la fede, bisogna considerare dentro la chiesa e forniti degli strumenti della salvezza tutti coloro che vengono battezzati e credono, compresi i credenti di altre chiese o comunità ecclesiali], perché questa separazione venga ricondotta ad unità prega e lavora, esortando i propri figli a purificarsi e rinnovarsi [convertirsi a Cristo permetterà la riunione delle chiese: non il ritorno all ovile degli altri, ma la comune tensione verso la pienezza del regno nell autenticità evangelica].

16) Si vede il rapporto fra Dio, la salvezza e gli uomini che in diverse condizioni non credono al Vangelo: ebrei, musulmani, altre religioni, coloro che cercano di vivere rettamente. Coloro che senza colpa ignorano il Vangelo e la chiesa e tuttavia cercano Dio e con il suo aiuto vivono rettamente, possono conseguire la salvezza. Nonostante questo rimane la necessità urgente di annunciare il Vangelo perché spesso gli uomini vengono ingannati e compiono il male. 17) La necessità di vivere continuamente la missione: infatti predicando il Vangelo la chiesa dispone alla fede, al battesimo, incorpora a Cristo, allontana l errore e fa sì che quanto di buono i popoli vivano venga elevato a gloria di Dio.

Una premessa: alla tradizionale dottrina sulla gerarchia vengono apportate delle correzioni: il termine gerarchia viene declinato tramite l universo linguistico della pastoralità, spostando il discorso dal piano giuridico a quello sacramentale e ministeriale, poi si parla di diakonia, reciproco servizio in una reciproca relazione fra diversi ministeri e carismi, invece di potestas. Capitolo 3: costituzione gerarchica della chiesa e in particolare dell episcopato 18) Introduzione: determinante il primo capoverso per dare il tono a tutta la trattazione. 19) Missione degli apostoli. Gesù sceglie e manda gli apostoli come gruppo stabile [la collegialità fin dagli inizi] guidato da Pietro per diffondere, edificare e guidare la chiesa annunciando il Vangelo. 20) La missione degli apostoli non può finire perché il Vangelo che essi devono predicare è principio di tutta la vita della chiesa: da qui la necessità di successori. Fra i vari ministeri quindi il primo posto appartiene all episcopato, tramite il quale si trasmette il ministero apostolico che custodisce la tradizione. 21) Sacramentalità dell episcopato, tramite la quale i vescovi ricevono, come i primi successori degli apostoli, lo stesso dono dello Spirito ricevuto dagli apostoli (tono solenne come nelle definizioni). 22) Un unico collegio apostolico come gli apostoli con Pietro: si vede fin dai concili dell antichità, come dall usanza di ordinare un nuovo vescovo per mano di più vescovi. La suprema potestà della chiesa: collegio dei vescovi e romano pontefice. La nota previa interviene a chiarificare le modalità di esercizio di questo potere in modo da rassicurare che il potere del papa non era messo in discussione. 23) I vescovi e le chiese particolari. Ciascuno esercita il proprio ministero per la sua chiesa, ma il fatto di essere nel collegio dei vescovi chiama ciascuno alla responsabilità e alla sollecitudine per tutte le chiese [secondo capoverso]. Raggruppamenti di chiese particolari. 24) Il ministero episcopale: l annuncio. 25) La funzione di insegnamento dei vescovi: magistero autentico (fine del primo capoverso sulla diversità dei documenti magisteriali) esercitato: singolarmente ma sempre in comunione, insieme, in concilio. Infallibilità della chiesa e del magistero (del romano pontefice nella particolarità del suo ministero). 26) Responsabili della santificazione dei fedeli del proprio territorio: amministrano sacramenti e stabiliscono regole perché vengano celebrati. Si sottolinea l esistenza di una chiesa particolare là dove ci sono dei fedeli che si radunano a celebrare intorno al vescovo. 27) Il potere di governo, da esercitare come fedele amministratore, inviato dal padre di famiglia a vigilare sulla famiglia. 28) Il vescovo condivide il proprio ministero con presbiteri e diaconi. I presbiteri e i loro compiti (eucaristia, riconciliazione, annuncio, cura del popolo cristiano). Comunione con il vescovo e fra di essi. Cura pastorale. Lavoro per l unità del genere umano. 29) I diaconi. Capitolo 4: i laici [per la prima volta un concilio ne parla in modo sistematico e rompe lo schema negativo che durava da secoli] 30) Perché parlare dei laici avendo già parlato del popolo di Dio? Il concilio sa che la gerarchia non può assumersi tutta la missione della chiesa. I pastori devono riconoscere carismi e ministeri dei laici perché tutti cooperino all unica missione della chiesa. 31) I laici sono i fedeli che esercitano in forza del sacerdozio battesimale la missione propria di tutto il popolo di Dio nella chiesa e nel mondo [la definizione che viene data è in positivo, non semplicemente quei battezzati non ordinati e non religiosi: cambio di impostazione]. Il fondamento di questa affermazione è il battesimo che vede tutti i

battezzati come sacerdoti (vedi quanto detto nel secondo capitolo che in modo particolare si fermava sul sacerdozio battesimale: LG 10-12 + LG34), profeti con la testimonianza della vita e l annuncio (LG 35 e GS 63 in particolare sullo studio), re nel servizio e nella carità operosa (LG 36). Il numero 31 introduce però anche il concetto di carattere secolare della vita laicale (ordinare a Dio le cose temporali, esercitare il proprio ufficio con spirito evangelico): anche il numero 36 riprende l indole secolare, parlando della competenza in materie profane dei laici. Concetto problematico perché molti hanno visto in questo una contraddizione con quanto affermato prima circa l unica missione della chiesa e un ritorno ai due generi di cristiani (intenzione che non si può ovviamente riscontrare nel concilio: fra i tanti testi a testimonianza di questo GS 63). 32) Comune dignità e uguaglianza di tutti i membri del popolo. Reciproco servizio e unità. 33) Tutti i laici sono chiamati ad incrementare la Chiesa e a santificarla. In particolare i laici devono svolgere la loro missione là dove la chiesa non può arrivare se non per loro mezzo. Possono essere chiamati però a collaborare più da vicino con la gerarchia e anche a ricoprire uffici ecclesiastici. 37) Reciproci rapporti fra laici e pastori. 38) Conclusione: l anima del mondo. In entrambi in numeri si fa riferimento all autonomia dei fedeli laici nei confronti dei pastori per ciò che è di loro competenza. Capitolo 5: la santità della chiesa 39) La chiesa è santa per cui tutti sono chiamati alla santità (concetto dinamico di santità: vocazione e non possesso). Questa santità si manifesta nella vita dei fedeli e in un modo suo proprio si manifesta nei consigli evangelici (esercitati privatamente o pubblicamente). 40) Vita in Cristo = vocazione alla santità. 41) Ciascuno si santifica nello stato e nella condizione che vive. Esempi. 42) I mezzi di santificazione: ascolto della Parola, sacramenti, preghiera, servizio, rinnegamento di sé, dono della vita, martirio. Poi ci sono i consigli evangelici, fra tutti la verginità per il regno (si aggiungono obbedienza e povertà ad imitazione dell umiltà di Cristo). Capitolo 6: i religiosi 43) La vita consacrata come un dono per la chiesa, dove coloro che vogliono vivere i consigli evangelici ricevono l aiuto di una forma di vita stabile. 44) La vita consacrata appartiene alla santità della chiesa: unione particolare con Dio [linguaggio che risente dello stato di maggior perfezione, difficilmente conciliabile con il tono del capitolo sui laici e soprattutto con i capitoli 2 e 5], segno per tutti i fedeli della radicalità della vita cristiana e del compimento futuro. 45) Rapporti con la gerarchia. 46) Ricchezza per la chiesa. 47) Esortazione a perseverare Capitolo 7: l indole escatologica della chiesa 48) La chiesa giungerà a compimento solo nella gloria celeste, ma la nuova condizione promessa è già stata anticipata in Cristo. Santità in attesa del compimento: già e non ancora. 49) Comunione con i defunti. 50) Onorare e imitare i santi e stretti a loro essere più vicini a Cristo. 51) Il vero culto dei santi.

Capitolo 8: la Vergine Maria