Da quarant anni è il Signore dei Pedali.



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Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 38 RENZO BORDOGNA Le vittorie in volata del signore dei pedali Renzo Bordogna oggi dirige una fiduciaria a Mendrisio, dopo essere stato a lungo direttore di banche. Ha radici in Val Cavallina, ad Adrara San Rocco. Da qui è partita una generazione di Bordogna verso la Svizzera. Renzo è stato presidente dei Mondiali di ciclismo nel 1971 a Mendrisio, dove ci fu lo sprint vincente di Merckx su Gimondi. Fa parte del comitato organizzatore dei Mondiali 2009 che si disputeranno ancora a Mendrisio. Da quarant anni è il Signore dei Pedali. E pensare che lui aveva una passione per il calcio e lo avrebbe anche praticato con ottime credenziali. Giocava bene. A tagliar le ali al sogno di Renzo Bordogna fu un incidente rimediato durante una partita. La chirurgia, allora, era quel che era e a Zurigo, dove fu operato, gli dissero chiaro e tondo che era meglio attaccar le scarpe al chiodo. E così avvenne. Il giovane Renzo si buttò nel lavoro, orientandosi sulla finanza. D altronde, nel Mendrisiotto di allora gli sbocchi naturali erano ferrovie, poste, dogane e banche. Lui, quel ragazzo per bene, era portato per i numeri, amava far di calcolo, trattare con i soldi era il suo destino. Si imbatté in un dirigente d azienda lungimirante, che aveva giocato la scommessa sulla crescita dell economia e della finanza e per questo lo avviò diciottenne al Credito Svizzero di Zurigo: per lavorare in banca ma soprattutto per imparare il tedesco. A 23 anni eccolo di ritorno nel Ticino, prima al Cre- 38

Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 39 dito Svizzero, poi al Banco di Roma, fino al grande passo di costituire una finanziaria a Mendrisio, la Massinvest. Una finestra sul calcio, però, Renzo se la tenne aperta e al rientro da Zurigo entrò a far parte del comitato del F.C. Mendrisio. Per tre anni fece anche l allenatore del settore giovanile poi, a 27 anni, fu il trainer della prima squadra. Ero direttore sportivo, l allenatore aveva perso le prime tre gare di campionato e una domenica non si presentò. Lo sostituii e vincemmo: mi costrinsero ad andare avanti sino a fine stagione. Vincemmo anche il campionato. Storie d altri tempi. Nella quotidiana danza dei numeri e dei conti, Renzo fa le sue scelte di vita: si sposa con Maria Rita e dal matrimonio nasce il figlio Massimiliano, ora copilota nella fiduciaria di famiglia; si schiera anche in politica, un interesse che avvertiva da tempo. Due i motivi che lo portarono sul Partito di maggioranza, il liberale radicale: l influenza della mamma, sempre molto interessata alla politica, anche quando le donne non avevano ancora diritto di voto e di eleggibilità; e la forte attrazione per un partito aperto, libero, con forte senso dello Stato. E nella politica Renzo Bordogna ha percorso un lungo cursus di impegni, avendone in cambio anche soddisfazioni e meritati riconoscimenti. Suo primo e lunghissimo banco di prova fu il Consiglio comunale di Mendrisio, dove entrò quando aveva 24 anni; poi, giovanissimo, ricoprì il ruolo di municipale, l equivalente dell assessore in Italia, un incarico assolto per qualcosa come 32 anni, vicesindaco per vent anni. Per sei anni ha provato anche l esperienza di deputato nel parlamento cantonale, a Bellinzona. Dividersi su due fronti però -banca e politica - era troppo, anche perché - buon sangue non mente - Bordogna non si accontentava di avere la carica, voleva anche dire la sua. Non aveva tempo di starsene per ore a discutere in Commissione e così si defilò, come poi Renzo Bordogna 39

Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 40 fece anche quando rinunciò al gradino più alto che aveva raggiunto, quello di Consigliere Nazionale a Berna (equivalente di deputato a Roma). Non gli andava di sacrificare tutto il tempo libero, e dunque anche lo sport, tra le scartoffie della politica. UNA CAMPAGNA PEROTTOFRATELLI I suoi erano partiti da Adrara San Rocco, come molti bergamaschi che sono giunti nel Ticino e qui hanno messo radici: soprattutto falciatori, boscaioli, manovali. Non era un salto nel buio, come avvenne per molte ondate migratorie, per esempio i gruppi che in una valle o nell altra si formavano e stufi di grattar la crosta della terra, sciamavano verso destinazioni remote: le Americhe, l Australia o le miniere dell India e dell Estremo Oriente. Chi partiva per il Ticino lo faceva nella scia di qualche conoscente o zii e cugini che aprivano la pista e si portavano poi appresso altre braccia. L emigrazione è sempre dura, poco importa se è in posti vicini o lontani: ha sempre significato partenze, distacchi, fatiche da stelle a stelle, come ci ricorda un detto popolare che bene rispecchia l indole dei bergamaschi. Nel Ticino e soprattutto nel Mendrisiotto i bergamaschi che arrivavano si trovavano bene, con l inserimento facilitato dalla lingua e dalla solarità della gente. Grosso modo, stesso ceppo e stesso patrimonio di tradizioni, usanze, modi di dire e di fare, solidità di comportamenti, mai nessuna grana con le forze dell ordine, qualche bicchiere di vino o di birra in più a fine settimana per ammazzare il tempo o soffocare la malinconia e buonanotte. Proprio questo terreno propizio ha favorito il radicamento di molti bergamaschi nei paesi dove mettevano piede per lavoro. Così fu anche per la famiglia Bordogna, per il nonno di Renzo, che si chiamava Faustino e spiccò il volo con tutta la famiglia: erano in otto. Lavora- 40 Il signore dei pedali

Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 41 vano nei campi, dalle parti di Arzo, Tremona. Particolare curioso: tutti e otto misero su famiglia e rimasero in Svizzera. Il papà di Renzo, Giuseppe, era nato nel 1908 e a Tremona aveva trovato la sua futura sposa, Maria. Dal matrimonio sarebbero nati Ugo, che abita a Mendrisio, classe 1934, oggi pensionato dopo aver lavorato a sua volta in banca, e Renzo, nato il 28 giugno 1939. Papà Giuseppe morì nel 1968, la mamma ha superato i 103 anni ed è ancora lucida, con una memoria popolata di ricordi. CASA, LAVORO, POLITICA E SPORT Se dico Bergamo, che cosa le viene in mente? Bergamo è la terra di provenienza dei miei nonni, di mio padre, dei miei parenti, quelli che sono rimasti in Val Cavallina e quelli che invece fecero le valigie e tentarono la sorte nel Ticino, precisamente nel Mendrisiotto. È un legame profondo, che sento dentro, con molte affinità di carattere. Le nostre qualità sono riconosciute e famose nel mondo. Abbiamo dalla nostra la voglia di fare e di arrivare, con un po di cocciutaggine. Si dice Bergamo e si pensa a gente solida, che lavora e che non ha troppi grilli per la testa. Scendo a Bergamo in occasione di qualche evento sportivo, perché questo è il mio orizzonte di interesse nel tempo libero, soprattutto calcio e ancor più bicicletta. Ogni volta è un fuoco di sentimenti che si accende ed è bello farsene riscaldare. Ci sono stati molti Bordogna che hanno lasciato Adrara e si sono indirizzati nel Ticino, specialmente nel Mendrisiotto. E tutti hanno fatto fortuna. A che cosa attribuisce questa costante? Intanto va detto che erano uomini di poche parole, un po chiusi, essenziali, che erano stati cresciuti con il chiodo fisso del lavoro. Mio padre non faceva eccezione a questo profilo. Lo osservavo, a volte, quando torna- Renzo Bordogna 41

Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 42 va dal lavoro in fabbrica, alla sera. Era taciturno, come quasi tutti gli uomini di quel tempo. Alle parole antepose i fatti e una grande carica ideale. Ci è mancato troppo presto, a 60 anni. Che bilancio fa della sua esperienza politica? Senz altro molto positivo. Ho potuto affrontare problematiche che un comune cittadino difficilmente riesce ad accostare. Posso dire di essere stato fortunato. Ogni giorno, soprattutto a livello comunale, c era qualcosa di nuovo, di diverso con cui ci si imbatteva, anche un piccolo problema che bisognava risolvere, perché per il cittadino che lo viveva era prioritario. Ci ho messo sempre entusiasmo e buon senso. Mi sono anche accorto che la politica evolveva ed esigeva un applicazione più consistente di quella che potevo dare. Ho imparato molto. Che cosa non rifarebbe? Sono convinto che rifarei più o meno tutto. Forse avrei dovuto pensare un po di più a me stesso e alla mia famiglia. Ognuno però è fatto a modo suo. Se ho un rammarico è per aver rinunciato ad andare in Consiglio Nazionale. In quel momento, dopo tanti anni di politica, mi ritrovai un po logorato e preferii mollare. Sarei dovuto rimanere per quattro mesi all anno a Berna e la mia vita, il mio mondo, i miei interessi erano qui. Dire Renzo Bordogna significa fare riferimento obbligato al ciclismo. Da dove e come avvenne questa folgorazione? Avevo fatto tutto un lungo percorso nel calcio, che in ogni modo mi interessa anche adesso, sono un interista incorreggibile e non perdo una partita dei nerazzurri a Milano (ma il nerazzurro mi richiama anche i colori dell altra squadra del cuore, l Atalanta). Nel 1970 un amico mi trascinò nel ciclismo, precisamente nel Velo Club, che rischiava di scomparire: non c erano più corridori, non c erano mezzi Presi in mano il timone e lo ressi per 30 anni: 42 Il signore dei pedali

Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 43 con le corse da seguire ma, soprattutto, con la parte organizzativa da curare fino ai dettagli. Da zero corridori avevamo raggiunto quota 40 atleti, vincendo gare a livello nazionale, diventando anche campioni svizzeri. Poi per quindici anni ho avuto squadre mie, sempre con notevole dispendio di tempo, perché un presidente ha le gare da seguire e le grane dei corridori da risolvere. Nel mio ufficio ogni giorno arrivava un corridore con problemi. Adesso sono presidente onorario di una società e sono membro del Comitato che organizza i mondiali 2009 di ritorno a Mendrisio. L AVVENTURA IRIDATA DEL 1971 A MENDRISIO E nel 1971, subito un battesimo di fuoco con l organizzazione di un indimenticabile edizione dei campionati mondiali di ciclismo Lo scoglio più grosso fu la questione finanziaria. Volevano una certa cifra, rilevante e, comunque, per noi impossibile. Noi potevamo arrivare fino a 300 mila franchi. Rimandai a Berna, a mani vuote, la Federazione. Dopo alcuni giorni di laboriose trattative, firmammo il contratto. Il mio principale rovello, più che la questione tecnica, era l organizzazione. Ricevemmo il mandato nel novembre del 1970 e all inizio di settembre del 1971 si disputò la corsa iridata. Fu un avventura straordinaria, meravigliosa. Un impresa titanica, che ci valse riconoscimenti su scala mondiale. C è un nome che svetta nei ricordi di Renzo Bordogna, anche perché da quel mondiale è sbocciata poi un amicizia: quella con Felice Gimondi Lo conobbi proprio in quell anno. Un campione ma prima ancora un uomo di straordinarie qualità, con una correttezza e una onestà esemplari. Non fu un episodio isolato, tant è che quest anno si ritorna su quelle strade. Nel 1972 ideammo il Mendrisio d oro e d argento per tener viva la memoria dello storico evento: e a Mendri- Renzo Bordogna 43

Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 44 sio abbiamo portato i nomi più grandi del ciclismo mondiale. Organizzammo anche corse memorabili: quattro tappe del Giro d Italia a Mendrisio; tre partenze del Giro di Lombardia; poi il Giro della Svizzera; per cinque anni consecutivi la Milano-Mendrisio con la Domus. Lo dico con una punta di orgoglio: i battistrada della Regio Insubrica siamo stati noi del ciclismo. Mi manca solo una tappa del Tour de France, ma non ho perso la speranza. Il ciclismo ha fatto fiorire molte amicizie. C è un nome in particolare da ricordare? Quello di Fiorenzo Magni. Aveva già finito la sua leggendaria carriera. Ebbi modo di conoscerlo proprio per i mondiali del 1971. Gli debbo una gratitudine infinita. Non posso dimenticare i nomi di Vittorio Torrioni, patron del Giro d Italia, di Bruno Raschi, un principe della penna nel raccontare epiche imprese sui pedali. Personalità fuori serie. Che cos è per lei il ciclismo? È uno degli sport che dà molto. Rispetto alle altre discipline è qualcosa di diverso, è uno sport di squadra ma di fatto è individuale. Trasmette emozioni uniche, esercita un fascino inarrivabile. Resiste nonostante il doping, nonostante i media, nono - stante tutto La lingua batte dove il dente duole. I media, appunto. Sono importantissimi e decisivi. Vorrei ci fosse più equità. Se c è una notizia di doping nel ciclismo è sbattuta con titoli a sensazione in prima pagina, se c è per altri sport, viene fatta scivolare via. I controlli che subiscono i corridori di ciclismo non li ha nessun altro. Debbono essere a disposizione 365 giorni all anno. E sono controlli seri. Questo non significa che io voglia coprire il ciclismo. Occorre anche capire che è uno sport di fatica, una giornata sui pedali, cambiamenti di clima, salite, discese. 44 Il signore dei pedali

Emigranti_libro:Sarajevo_libro 17-04-2009 10:23 Pagina 45 Che cosa è cambiato rispetto al ciclismo di ieri e cosa resta? Sono cambiate le strade, le biciclette, la tecnologia ha fatto prodigi, ma la tecnologia dà un aiuto, la cosa più importante resta l uomo, il corridore. È vero: 30 anni or sono i corridori facevano più fatica ad affrontare le salite e lo si vedeva; oggi sono molto più preparati. Trent anni or sono i campioni erano pochi e gli altri erano proprio e solo gregari; oggi di gregari ce ne sono pochissimi perché tutti hanno raggiunto un notevole livello di preparazione. Era più facile una volta vincere una corsa per quelli che erano campioni; oggi anche i campioni sono messi in discussione. Forse si corre anche un po troppo. Una squadra dispone di 24-25 corridori: se si fa una programmazione giusta, possono correre tutti. I tecnici però preferiscono far correre i vincenti. Quanto guadagnano i corridori? Prendono bene i vincenti, ma siamo ben lontani dalle cifre di altri sport, prendiamo il calcio. Lì non ci arriva nessuno. Occorrerebbe portare anche la classe media del ciclismo, quindi i corridori che si spendono per i leaders, a livelli ragionevoli. Invece nel ciclismo non ci siamo: prendono troppo poco. Un campione può prendere anche 300 o 400 mila euro all anno, un vincente di spicco può arrivare a 1 milione e mezzo o due, ma sono poche individualità. Gli altri corridori si portano a casa 60-70 mila euro, addirittura c è una base di 35 mila euro, cioè troppo poco. Mi chiedo sempre che cosa possa spingere uno a fare il corridore ciclista. Si noti che uno diventa professionista sui vent anni e smette sui 32-35 e anche oltre. Renzo Bordogna 45