12 luglio 2013 PAG. V. L appuntamento Conferenza sui disabili col ministro. di Rosario Di Raimondo



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12 luglio 2013 PAG. V L appuntamento Conferenza sui disabili col ministro di Rosario Di Raimondo CI SARANNO anche il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Enrico Giovannini e la vice ministro Maria Cecilia Guerra oggi a Bologna, in occasione della Quarta conferenza nazionale sulle politiche della disabilità. Un convegno che riunisce oggi al Palazzo dei Congressi (piazza Costituzione) esperti nazionali e internazionali e che ruota attorno a un tema centrale: mettere in campo tutte le azioni per garantire più diritti ai disabili. Partire, insomma, da un pacchetto di diritti che parta anche dalla convenzione Onu del 2006. Oggi si parlerà del superamento del concetto di invalidità civile, di lavoro e occupazione, di politiche per l inclusione nella società, di mobilità, di riabilitazione. «Siamo a un punto di partenza fondamentale per un cambio di cultura su questi temi e il riconoscimento dei diritti di tutte le persone è la stella polare che ci deve guidare» ha detto ieri il ministro Giovannini. Oggi ci saranno tra gli altri il sindaco di Bologna Virginio Merola, quello di Torino Piero Fassino, il governatore Vasco Errani mentre è da confermare la presenza del ministro della Sanità Beatrice Lorenzin. Il vice ministro Guerra visiterà anche la Casa dei Risvegli Luca De Nigris. In occasione del convegno, sarà allestita la mostra Sant'isaia 96 -Una casa per uscire', organizzata della cooperativa sociale Cadiai, che racconta in pochi scatti la vita quotidiana di tanti ragazzi disabili che in trent anni hanno vissuto in appartamenti autonomi. Tra le foto ci sono anche quelle scattate nel 1989 nel gruppo appartamento di via Sant'Isaia 96, che accoglieva 5 persone provenienti dall'ex ospedale psichiatrico Roncati.

12 luglio 2013 PAG. 11 Via Siepelunga. I nordafricani dell ex scuola Merlani invitano tutti a un assemblea. Don Ottani: messaggio di pace Colli, la festa dei profughi: prove tecniche d'accoglienza Mugugni, domande e sorrisi fra i residenti di Francesco Rosano Cinquanta profughi a quattrocento metri da un Golf Club. Difficile non temere il cortocircuito di fronte alla prospettiva di far convivere sui Colli i profughi dell'emergenza Nord Africa e le famiglie con l'isee medio più alto della città (47 mila euro). E così la Bologna della solidarietà, quella che da via Altabella arriva ai centri sociali, prova a disinnescare il rischio di future incomprensioni. Con un'assemblea aperta all'ex scuola Merlani di via Siepelunga, tra i nuovi vicini di casa e i residenti della zona. Divisi tra l'ottimismo di chi pensa che il mix funzionerà e chi teme che questo esperimento di accoglienza sia, comunque, problematico. Monsignor Stefano Ottani sfoggia il sorriso di chi l'ottimismo ce l'ha nel sangue. «Abbiamo organizzato l'incontro per dare un messaggio di pace ai vicini, capire se hanno dei dubbi e parlare», spiega il religioso, che da quasi due anni segue i profughi insieme a Don Daniel Kamara, parroco originario del Sierra Leone. «Si tratta in gran parte di nigeriani cattolici che lavoravano in Libia aggiunge monsignor Ottani San Bartolomeo, sotto le Due Torri, è già diventata la loro parrocchia». I cinquanta ex profughi riuniti nell'associazione Freedom e Justice, con l'aiuto di realtà come Asia-Usb e il Tpo, hanno ottenuto dal Comune per un anno l'ex scuola di via Siepelunga. In cambio hanno già iniziato a ristrutturarla. E si sono impegnati a pagare di tasca propria le utenze. Gli inviti all'incontro con i nuovi vicini nordafricani, distribuiti nelle cassette delle lettere in giro per Monte Donato, non sono piaciuti a tutti. «Una signora ci ha chiamato per dirci che stava partendo per la Sardegna e voleva sapere cosa stessimo facendo dietro casa sua», racconta un'attivista del Tpo. Alla fine, al netto di attivisti e altri ospiti, si presentano una trentina di residenti della zona. E i dubbi, soprattutto nelle prima battute della serata, non mancano. «Possibile che una novità del genere arrivi l'11 luglio, quando le ville sono già vuote? Mi sembra una mossa un po' in camuffa», commenta una signora sulla quarantina. Un'altra, con qualche anno di più sulle spalle, se la prende con il Comune: «Non ce l'abbiamo con queste persone, ma con quelli che hanno organizzato questa cosa senza farci sapere niente». Da Palazzo d'accursio non è venuto nessuno a tranquillizzare gli animi. «Ho chiamato perché volevo che l'assessore Amelia Frascaroli venisse a spiegarci cosa sta succedendo racconta Simona ma nessuno si è degnato di venire». Tocca alla viva voce degli ex profughi provare a spegnere i dubbi di chi è venuto. «Siamo grandi lavoratori e vogliamo ricostruirci una vita spiega Francis le nostre capacità sono a disposizione della vostra comunità». Eric se la prende con il governo italiano. «Negli ultimi mesi ci ha abbandonati dice ma ora che abbiamo una casa vogliamo utilizzarla per ricominciare». Qualche residente applaude, qualcuno addirittura si commuove. «Siamo

fortunati a potervi accogliere», dice una signora che abita in via dell'angelo Custode. «Verrò ad abitare qui tra un mese e sono contenta di avervi come vicini», aggiunge Cristiana. Una mezza dozzina di residenti se ne va via senza intervenire, tendendosi i suoi dubbi. L'assemblea finisce, monsignor Ottani benedice «la nuova casa». Restano a brindare solo i residenti più convinti. Come Andrea, che con il sorriso confessa: «Ho più paura dei miei vicini che di questi ragazzi». Eppure, anche tra i residenti più open minded, i dubbi sono anche pratici. «Spero che questi ragazzi trovino lavoro in fretta dice Alberto Ponzellini ma mi chiedo che senso abbia metterli in una struttura lontana dalla città e con pochi autobus...».

12 luglio 2013 PAG. 5 Trasloco. Ora le spetta un altro alloggio Acer Mandata via di casa a 86 anni «Era il mio guscio. Come farò?» di Maddalena Oculi COSTRETTA a un trasloco a 86 anni, e per di più senza un minimo di preavviso. È la storia di un anziana bolognese che dal 2005 vive vicino all ospedale Maggiore in una casa Acer, cioè quelle di cui il Comune è proprietario e che, tramite bandi pubblici, dà in affitto a canoni sociali. La donna, che preferisce rimanere anonima, è venuta a sapere da poco che sarà presto costretta ad abbandonare il suo nido perché Palazzo d Accursio l ha venduto all asta a sua insaputa. «L HO SCOPERTO da un annuncio sul giornale», spiega la figlia, che a sua volta preferisce non rendere note le sue generalità. «L amministrazione ci ha ufficialmente comunicato la notizia con una raccomandata quando ormai la casa era stata venduta a un privato», continua. A quel punto l anziana aveva il diritto di prelazione per comprare l abitazione, «ma al prezzo dell offerta maggiore proposta durante l asta». Una spesa di certo non affrontabile da parte della famiglia, «mia madre vive con una piccola pensione, che le deve bastare per vivere e per provvedere alle sue cure». LA SIGNORA non rimarrà senza un tetto, le verrà assegnata un altro appartamento, ma alla sua età un trasloco è sinonimo di trauma, sia per la difficoltà nello spostamento fisico, sia per la perdita di ogni punto di riferimento in casa e nel Quartiere. «Non voglio neanche pensare a come faremo, la mia mamma non vede da un occhio ed è in parte invalida perché anni fa è caduta. Vuole rimanere lì perché quello è il suo guscio dove si sente sicura; in più, io che sono figlia unica, qui riesco a gestirla. Ancora non sappiamo in che zona sarà il prossimo appartamento». Il grido d aiuto è arrivato a Manes Bernardini, consigliere comunale della Lega nord. «MI CHIEDO perché il Comune non abbia avvisato la famiglia all inizio di tutto il percorso, e perché prima della decisione di mettere all asta proprio quell appartamento non siano stati organizzati degli incontri con un assistente sociale», polemizza il consigliere. Secondo Bernardini, il Comune dovrebbe tenere conto delle categorie che vivono nelle case Acer prima di metterle all asta, «perché chissà quante altre persone ci sono nella stessa situazione di questa famiglia».

11 luglio 2013 Link: http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/07/11/news/neonato-imbavagliatonell-auto-al-sole-1.7402313 Modena: neonato imbavagliato nell auto al sole Trovato nel parcheggio dei Gelsi, febbricitante e con il ciuccio fermato da nastro adesivo. Denunciato il padre cinese di Stefano Totaro «Venite, accorrete, c è un neonato chiuso in macchina, sotto al sole». Il 118 arriva nel parcheggio dei Gelsi e scopre che non solo il piccolo aveva già la febbre a trentotto gradi ma che aveva anche il ciuccio saldato alla bocca con del nastro adesivo. Una mossa dei genitori per impedire che il piccolo iniziasse a piangere, attirando l attenzione di curiosi e potenziali informatori delle forze dell ordine? È già fioccata una denuncia: è nei confronti del padre, un trentenne di nazionalità cinese, per il reato di abbandono di minore. Con ogni probabilità verrà denunciato anche per maltrattamenti e ora chi indaga, ovvero la polizia municipale, sta sentendo testimoni, visionando le telecamere per capire e stabilire per quanto tempo il bimbo sia rimasto in auto con il cerotto appiccicato alla bocca. La vicenda ieri mattina, verso le 11. Solito via vai di avventori che fanno la ronda per cercare di parcheggiare in un posto libero e vicino all ingresso del supermercato I Gelsi, una mattinata pienamente estiva con il caldo che non si risparmia, una Fiat Stilo con un bimbo all interno. L auto è parcheggiata, vicino alla via Vignolese. Il bambino, che non ha nemmeno due mesi, è sul sedile anteriore, comodo sul seggiolino apposito per i bambini. È da solo all interno della vettura. In bocca ha il ciuccio: qualcuno ha fatto in modo che non lo perdesse, che non potesse cadere. Il ciuccio era fermato alla bocca del piccolo con del nastro adesivo. Sono le 11 e scatta l allarme perché un passante, un testimone di questa vicenda si accorge del bimbo solo in auto sotto al sole. Arriva l ambulanza di Modena soccorso e in tutta fretta il neonato viene portato al vicino pronto soccorso dell ospedale di Baggiovara. I medici si prendono subito cura del cinesino: ha la febbre, trentotto gradi. Ma le condizioni generali sono buone. Non c è da preoccuparsi. Probabile venga dimesso questa mattina, se non è già avvenuto nella tarda serata di ieri. Avrà ora da preoccuparsi invece il genitore, identificato ben presto dalla polizia municipale che è stata chiamata sul posto ad intervenire. Come sembra, la famiglia si era recata al supermercato per effettuare le ultime spese: da lì a poco sarebbero dovuti rientrare in patria per un breve periodo. Il padre è stato interrogato e ha dato la sua versione della vicenda alla polizia municipale. Nel frattempo gli agenti stanno cercando di capire, tramite le testimonianze sul posto e soprattutto dal primo testimone che ha dato l allarme, per quanto tempo il neonato sia

rimasto nell auto al sole con il ciuccio fissato dal nastro. Un aiuto in questo senso verrà indubbiamente dalla visione dei filmati delle telecamere del servizio di sorveglianza del supermercato I Gelsi. Della vicenda si stanno occupando anche i servizi sociali del Comune: è assai probabile che venga valutata l eventualità o meno di lasciare il neonato in custodia alla famiglia.

11 luglio 2013 Link: http://www.ravennatoday.it/cronaca/ravenna-stalking-misura-cautelare-squadramobile.html Botte e minacce all'ex anche dopo la fine della storia: stalker nei guai Un trentenne calabrese, da tempo residente nel ravennate, è stato colpito da una misura cautelare - firmata dal giudice ed eseguita dalla Squadra Mobile di Ravenna - di mantenere una distanza di 500 metri dalla parte lesa per reato il stalking E' accusato di comportamenti violenti ai danni della compagna. Un trentenne calabrese, da tempo residente nel ravennate, è stato colpito da una misura cautelare - firmata dal giudice ed eseguita dalla Squadra Mobile di Ravenna - di mantenere una distanza di 500 metri dalla parte lesa per reato il stalking. Secondo quanto ricostruito dall'accusa, l uomo, già durante la convivenza aveva tenuto dei comportamenti violenti ai danni della compagna di 36enne. La malcapitata hanno appurato la donna è stata vittima di aggressioni fisiche, pesanti ingiurie e minacce. Al termine della relazione, l'uomo ha continuato col suo comportamento attraverso molestie telefoniche, danneggiamenti, intromissioni nella vita privata della donna, aggressioni fisiche e pedinamenti, che sono all origine del provvedimento.