REPORTAGE DI VIAGGIO: IL LAVORO della IV C nella REDAZIONE del Viaggio della Memoria a Berlino



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Transcript:

REPORTAGE DI VIAGGIO: IL LAVORO della IV C nella REDAZIONE del Viaggio della Memoria a Berlino Il Viaggio della Memoria Possiamo definire il viaggio della memoria come un insieme di emozioni contrastanti, visto che ogni singola situazione provoca un misto di sentimenti che vanno dall angoscia al senso di interesse, responsabilizzando le nuove generazioni al fine di non dimenticare questi tragici avvenimenti. L esperienza è stata positiva e formativa. L unica cosa che ci chiedevamo era: come può l essere umano aver speso tante energie per organizzare un Male cosi grande? La risposta l abbiamo trovata qua, in questi luoghi affascinanti, ma opprimenti. Agonia senza fine, terribile testimonianza Di quanto importi agli dei l orgoglioso nostro seme. Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella, Della fanciulla d Olanda murata fra quattro mura Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani: La sua cenere muta e stata dispersa dal vento, La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito Primo Levi La bambina di Pompei. Andrea & Umberto 4 C Motti La memoria ci rende diversi 22.02.2014 Olly, Elena,Veronica, Noemi della 4C turistico Motti, Reggio Emilia Siamo umani in balia dei sentimenti, e tutto ciò ci rende deboli, controllabili, seviziabili e torturabili. Ma c'è una parte del nostro cervello, la memoria, che ci distingue dagli animali e ci rende più sensibili a situazioni particolari, rende noi stessi e gli altri capaci di ricordare il passato, il presente e di migliorare il futuro.

Al Centro di documentazione di Wannsee Prima vennero Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c era rimasto nessuno a protestare. La poesia attribuita a Bertolt Brecht sarebbe in realtà stata composta dal pastore Martin Niemöller (1892-1984), prima sostenitore poi oppositore del nazismo, spedito su ordine di Hitler in persona nel campo di concentramento di Sachsenhausen in seguito ad un sermone antinazista. Il 20 Gennaio del 1942 quindici alti funzionari nazisti si riunirono a Wansee nella villa di Reinhard Heydrich, stretto collaboratore di Heinrich Himmler nella Gestapo. In questo incontro, di novanta minuti, decisero la cosiddetta soluzione finale della questione ebraica che prevedeva l eliminazione di undici milioni di ebrei. Iniziò così la costruzione dei campi di sterminio, come ad esempio Auschwitz Birkenau, anche se lo sterminio era già partito nei mesi precedenti mediante le fucilazioni di massa. Le fucilazioni comportavano molte conseguenze tra le quali: Un elevato costo delle munizioni; Rischi di essere paparazzati ; Un grande impatto mentale, contando il fatto che le SS tedesche erano composte per lo più da soldati giovani, spesso anche con alto livello culturale, che si trovavano ogni giorno da uccidere quelli che loro definivano diversi. Nella settima pagina del documento redatto dai nazisti a Wannsee è riportata la soluzione che doveva essere attuata: Adesso, nell'ambito della soluzione finale, gli ebrei dovrebbero essere utilizzati in impieghi lavorativi a est, nei modi più opportuni e con una direzione adeguata. In grandi squadre di lavoro, con separazione dei sessi, gli ebrei in grado di lavorare verranno portati in questi territori per la costruzione di strade, e non vi è dubbio che una gran parte verrà a mancare per decremento naturale. Quindi, come possiamo capire, gli ebrei venivano portati verso est e divisi secondo le loro capacità lavorative, anche se la fine era la stessa. Quelli non abili al lavoro venivano direttamente portati nei campi di sterminio come Birkenau, dove venivano spogliati dei loro averi e portati all interno delle camere a gas, che loro pensavano fossero docce. Per restare all esempio di Auschwitz, gli altri venivano portati al campo di lavoro di Monowitz ed ai restanti 45 sottocampi costruiti durante l occupazione tedesca della Polonia. Anche questi prigionieri, sfiniti dal lavoro e dalle condizioni in cui vivevano, molte volte non resistevano. La visita a Wannsee ci ha fatto riflettere, in quanto fa capire come la responsabilità non sia stata di una sola mente malata ma frutto della volontà di molti. Come scritto da Primo Levi se comprendere è impossibile, conoscere è fondamentale quindi la visita a Wansee per noi è stata un esperienza che ci ha fatto arricchire la nostra conoscenza su un argomento vasto e ancora tutt oggi inspiegabile.

Concetta De Ponte, Amanda Beneventi, Labinot Berisha Istituto A. Motti di Reggio Emilia Classe 4C turistico Un'altra splendida serata nella redazione dei Viaggi. Grazie a tutte le ragazze e ai ragazzi che son venuti a trovarci Conci De Ponte Amanda Beneventi e Labinot Berisha. Il Campo femminile di Ravensbruck e- Foto di Marica Menzani

L ultimo giorno: la commemorazione al memoriale dei Sinti, dei Rom e degli omosessuali Riflessioni per il memoriale di chiusura del viaggio della Memoria -Berlino. Questo viaggio ci ha permesso di crescere interiormente e di ampliare così il nostro bagaglio culturale e personale, riguardo l'accaduto. Come dice Primo Levi "Se comprendere è impossibile, crescere è necessario", perchè fino a quando non si visitano questi luoghi importanti non si può capire il patimento, l'umiliazione, la spersonalizzazione, provata nel tempo dai prigionieri e quello che li ha spinti a non parlare per molti anni. Noi personalmente abbiamo provato un senso di smarrimento e angoscia, visitando il campo di concentramento di Ravensbruck vedendo le immagini del lavoro coatto, i forni crematori e la sala delle torture, ma anche a Berlino tra le fredde e grigie pietre del museo dell'olocausto. Nel tempo molti personaggi importanti hanno cercato di combattere questa battaglia del non dimenticare, e ora tocca a noi giovani cercare di studiare al meglio questa tragedia e di tramandare negli anni, affinché ricordando non si ripetano tragedie di questo tipo. Come Istoreco chiede di lasciare un garofano, noi lasciamo questo messaggio che simboleggia il garofano della 4 C del Motti. Concetta De Ponte - Andrea Carnevali - Amanda Beneventi Istituto A. Motti - 4 C accoglienza turistica. TRA STORIA E REALTÀ.. BEBEL PLATZ ove ebbe luogo il Rogo dei libri del 1933

Una riflessione di Melotti Vincenzo sulla città di Berlino apparsa sulla Gazzetta di lunedì 24 febbraio 2014

RIFLESSIONI ARRIVATE E/O PUBBLICATE POSTUME Ricordare senza chiudere gli occhi 27.02.2014 Olly Fisniku della 4C dell'istituto Motti, Reggio Emilia Cinque giorni, cinque diversi e distinti giorni, che se presi in una situazione normale sono solo cinque giorni, ma durante il Viaggio della Memoria a Berlino quei cinque giorni non sono così banali come possono sembrare. Cinque giorni durante il viaggio della memoria ti fanno realmente capire, visitando i luoghi delle atrocità commesse, cosa è successo a tutte quelle persone che le hanno subite. Visitare almeno uno dei tanti, purtroppo, troppi campi di concentramento o lavoro è doloroso, ma doveroso. Per noi giovani è davvero troppo difficile realizzare, poter mettere a fuoco quello che è successo in un così recente passato, anche se così lontano dalle nostre menti. È difficile poter immaginare che posti simili siano esistiti sulla faccia della terra. Attraverso foto, descrizioni, video, film, libri si ha un'immagine di questi posti diversa da quella che realmente poi si ha quando in un campo ci entri. È una sensazione terribile di freddo che percepisci quando entri nelle baracche ricostruite, nelle prigioni come quella di Ravensbruck, quella paura che hai persino di toccare i muri, perché hai paura che si sgretolino. Perché pensi che quello sia stato solo un brutto incubo che possa rapidamente svanire, hai davvero paura di chiudere gli occhi in quei posti perché ti tornerebbero alla mente tutte le immagini dei corpi scheletrici, dei bambini, degli uomini, delle donne costretti a subire tutto questo. Gli occhi rimangono chiusi finché il cervello non costruisce tutta la storia dei ghetti, dalla deportazione, dal viaggio, all'arrivo ai campi, alle sevizie e infine ai forni crematori, lasciandoti quelle immagini ancor più impresse nella memoria. Forse lo scopo del viaggio non è proprio quello di farci rimanere così impresse queste agghiaccianti immagini, ma succede. E così deve essere. Questo viaggio che si svolge nel presente per rivivere il passato, è un viaggio che arricchisce le menti, ma spezza il cuore. Arricchisce di conoscenze perché porta in un passato che facciamo diventare presente, ricordandolo perché non diventi un nostro errore futuro. E durante questa esperienza ti tormentano mille quesiti ma quello più spontaneo e immediato è: "Può davvero un uomo prendersi il diritto di uccidere così freddamente e con così tanta indifferenza esseri umani, proprio al pari di se stesso? E se può, chi gli ha ceduto questo così infame diritto?". Bisogna ricordare ciò che è stato senza chiudere gli occhi: questo non è solo un doveroso "omaggio" alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l'uomo è stato capace di questo. Non è solo la pietà dei morti ad animarlo ma una piena consapevolezza di quello che è accaduto. Ricordiamo perché siamo in grado di farlo, ricordiamo perché quelle persone non possono essere dimenticate finché tutti non ne saranno pienamente consapevoli. KZ Ravensbrück - la mostra

L ultima sera al Reichstag, storico palazzo del parlamento restaurato con la nuova cupola di vetro divenuta uno dei simboli di Berlino: emozione indimenticabile nel cuore pulsante dell Europa BERLINO Tante impressioni contrastranti, a Ravensbrück. Un campo che racconta orrori infiniti, esperimenti medici, madri incinte costrette a partorire nel gelo, a pochissimi metri da un lago splendido. Un campo dove hanno sofferto anche alcune testimoni chiamate da Istoreco a preparare il Viaggio, come Mirella Stanzione, che a metà febbraio ha parlato con gli studenti reggiani. Oggi Ravensbrück appare come un misto strano di bellezza e gelo. «Il campo di Ravensbrück, anche se non me l'aspettavo con così poche tracce dirette, mi ha fatto capire molte cose a cui non avevo mai pensato. E su cui non avevo mai ragionato: non è mai bello essere trattati come schiavi o animali», racconta Simone Menozzi della 4C di AccolgienzaTuristica del Motti. «Questo viaggio mi ha fatto crescere davvero. Mi ha fatto pensare a cosa è successo in passato e a cosa succede nel presente, perché anche oggi vi sono altri genocidi, e nessuno meriterebbe mai di subire questo orrore». «Il campo di Ravesbrück subito non mi ha dato un impatto immediato, ma ripensandoci mi ha colpito molto. Dietro la quiete di oggi c'è questo passato, questo orrore che si compiva», aggiunge il suo compagno di classe Vincenzo Melotti. «Mi piace molto immaginare le scene passate partendo dai film. Al campo immaginavo un discorso, un singolo momento impattante, e mi sono venute alla mente tante scene con grande tensione emotiva». RAVENSBRÜCK: IL FIORE PER COMMEMORARE IL LUOGO CHE PIÙ CI HA COLPITO «Un angoscia che nemmeno riusciamo a esprimere del tutto». L'hanno provata centinaia di ragazze e ragazzi reggiani a Ravensbrück, vicino Berlino, il più grande campo di concentramento femminile nazista, durante il Viaggio della Memoria 2014 di Istoreco che sta portando gli studenti delle scuole superiori della provincia reggiana nella capitale tedesca. Uno dei momenti principali del Viaggio è sempre la conoscenza diretta dei campi di prigionia, simboli dell'oppressione nazista. Fra questi Ravensbrück, a 80 chilometri da Berlino, una struttura che negli anni ha visto passare come prigioniere quasi 130mila donne, decine di migliaia morte al suo interno. Ed è stata usata come campo di addestramento per le donne delle SS.

L'impatto ha provocato tante riflessioni e tante emozioni, spesso contradditore. E spesso dolorose: «Abbiamo provato un senso di smarrimento e angoscia, visitando Ravensbrück, vedendo le immagini del lavoro coatto, i forni crematori e la sala delle torture, ma anche a Berlino tra le fredde e grigie pietre del Memorial per gli ebrei sterminati in Europa», raccontano Concetta De Ponte e Andrea Carnevali della 4C Accoglienza Turistica del Motti. «Nel tempo molti personaggi importanti hanno cercato di combattere questa battaglia del non dimenticare, e ora tocca a noi giovani cercare di studiare al meglio questa tragedia e di tramandarla negli anni, affinché ricordando non si ripetano tragedie di questo tipo».. Monumento all Olocausto: una distesa a perdita d occhio di steli di granito Museo Berggruen Meravigliose le Opere di Picasso, Giacometti, Klee, Matisse e Braque. Oltre cento di queste opere sono di Picasso stesso e spaziano dagli schizzi giovanili, ai periodi Blu e Rosa. Il collezionista è figlio di un sopravvissuto alla famosa Nave dei dannati (ebrei che nessuno voleva far sbarcare.e accogliere nel proprio paese! )

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