INTRODUZIONE Questa raccolta scaturisce dalla selezione finale delle opere che hanno partecipato al Premio letterario "La mia storia 2015", alla sua seconda edizione. Ancora una volta, il tema è stato perfettamente messo a fuoco dagli scrittori che, infatti, hanno saputo tradurre in testo narrativo momenti più o meno lunghi della propria vita passata. In particolare, grande spazio è stato lasciato alle emozioni e ai ricordi più toccanti che hanno segnato in modo positivo, o a volte drammatico, le relazioni umane che ciascuno di loro ha condiviso nel tempo. La scelta della giuria ha privilegiato i racconti che con forte autenticità comunicativa trasmettono, con immediatezza, commozione e coscienza dell'anima che sta dietro alle parole.
Fiabe da oltre il confine meridionale di DANIELE BELLO Danang (Vietnam) 26 ottobre 2010 È una mattinata calda e umida, qui a Danang, nel cuore dell Indocina. Sono appena sceso da un taxi minivan nero, assieme a mia moglie Catia, a mia figlia Beatrice e ad altre persone che ho conosciuto all inizio di questo viaggio; mi guardo attorno, con un timido sorriso stampato sul viso: ma ben presto vengo folgorato da un immagine che cambierà per sempre il corso della mia vita. Per capire meglio quanto sia importante questo colpo d occhio per me e per i miei cari, devo necessariamente tornare indietro nel tempo, al motivo per il quale mi sono ritrovato in Estremo Oriente.
Io e la mia famiglia siamo qui per adottare un bambino. Nel febbraio 2004 mia moglie ed io avevamo deciso di presentare domanda di adozione internazionale. Ma solo dopo oltre sei anni siamo riusciti a partire per il Vietnam per andare a trovare un maschietto dai deliziosi occhi a mandorla. Cosa è successo in questi lunghissimi, interminabili anni d attesa? Innanzitutto, è nata la nostra primogenita, Beatrice, che oggi è con noi a vivere questa incredibile avventura. Abbiamo poi incontrato psicologi, assistenti sociali, giudici del Tribunale, enti autorizzati; abbiamo fatto e tenuto corsi. Insomma, siamo entrati nel mondo dell adozione: quello vero, quello che ti insegna che i figli non si scelgono, quello che ti fa conoscere realtà diverse, che ti fa porre domande a cui non sai dare delle risposte e che ti aiuta ad aspettare. Ecco, l attesa sicuramente la parte più snervante del percorso adottivo.
Dopo aver penato tra mille ostacoli burocratici, abbiamo dato procura prima per l Africa e poi per il Vietnam e ci siamo messi in lista aspettando l abbinamento, oscillando tra momenti di fiducia e di sconforto, troppo spesso tentati dall idea di gettare definitivamente la spugna. Finché un giorno giunse la tanto agognata telefonata Ricordo che ero al mare con mia figlia. Mia moglie ed io quell estate avevamo deciso di fare le vacanze alternate per conservarci i giorni di ferie, in vista di un ipotetico viaggio in Asia. Così, mentre ero sul bagnasciuga a costruire castelli di sabbia, squillò il telefono e io risposi; dall altro capo sentii una voce concitata: era quella di Catia. Non riuscivo a capire quello che diceva. Tra il rumore del mare, il vento ed i bambini intorno che schiamazzavano, non riuscivo a seguire il filo del suo discorso: farfugliava qualcosa come abbinamento, maschietto, quattro anni.
Provai a farle ripetere tutto da capo, ma non ci fu nulla da fare: la linea cadde. Mi affrettai a cercare un posto più tranquillo, dove poter parlare in pace. Richiamai e finalmente riuscii a sentirla. Lei, agitatissima, mi confermò che eravamo stati abbinati, che nostro figlio era un bel maschietto e che al ritorno dalle vacanze avremmo potuto andare a firmare i documenti. Un paio di giorni dopo, mia moglie era al mare con nostra figlia ed io a Roma, in ufficio, a scrivere un noiosissimo contratto. Avevo la testa sognante, sia per la lieta novella che per il ricordo del meraviglioso Salento che avevo appena lasciato. Ad un certo punto arrivò una mail inaspettata: il nostro Ente. Che altro documento mancherà, questa volta?, pensai tra me e me con animo disilluso? Con fare indispettito aprii la mail e mi comparve il faccino di un bambino con i pantaloncini celesti che mi guardava con fare curioso. Ebbi una fitta alla
pancia. Era lui, era mio figlio! Il cuore iniziò a battere all impazzata, le mani mi tremavano, il sudore mi scendeva lungo la schiena. Devo chiamare Catia, mi dissi. Iniziai a spostare disordinatamente le carte che avevo sulla scrivania per trovare il telefono. Cercai di calmarmi, respirai profondamene e finalmente lo trovai. Chiamai e con voce tremante dissi a mia moglie che stavo contemplando la foto di nostro figlio. Racconta, mi disse lei, Com è? È bello?. Non lo so, amore mio. È è nostro figlio. L indomani, quando ci sentimmo nuovamente, io e la mia dolce metà avevamo entrambi la voce rotta dall emozione; lei mi sussurrò: Nostro figlio è meraviglioso. Appena mi hai mandato le foto, siamo andati subito in paese a farle stampare. Beatrice questa notte si è addormentata abbracciando l immagine del fratello continua