Stefania Craxi Bettino Craxi, il riformismo e la sinistra italiana



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Stefania Craxi Bettino Craxi, il riformismo e la sinistra italiana Roma Palazzo Marini Sala Conferenze 5 ottobre 2006 1

Cari amici, cari compagni, per ricordare lo spirito unitario eternamente rimasto nel cuore dei socialisti credo che non ci sia cosa migliore che riguardare il grande disegno con cui il celebre Scalarini raffigura sull Avanti la scissione di Livorno. Scalarini disegnò la figura di un vecchio socialista che sulla porta della sezione sventola un fazzoletto per salutare i giovani compagni che intraprendono il loro viaggio. Il povero Scalarini pensava già il grande ritorno; non poteva immaginare che quel viaggio sarebbe stato un segnale di aggressioni alla casa madre socialista, fino a culminare, settant anni e passa dopo, nella distruzione del Partito Socialista. Il sentimento unitario è vivo in tutta la storia del Partito Socialista. E vivo nelle correnti più estreme come tra i riformisti. Dopo ogni scissione si proclamano appelli unitari e si guarda sempre anche oltre le soglie del partito. Solo un temperamento orgoglioso e ardito come Saragat sarà capace di dire basta e di sbattere la porta quando nel PSI è diventato difficile persino discutere. Solo chi ha vissuto quegli anni può dire quanto sia costato a Pietro Nenni la rottura del patto di unità d azione con il PCI, sebbene egli vedesse con estrema lucidità l errore di mantenere l intero mondo del lavoro lontano dal governo del paese. Degli altri leader socialisti è quasi inutile parlare. La verità è che tutti i socialisti, d ogni età e d ogni tempo, hanno coltivato la speranza, o l illusione, di essere riuniti un giorno agli scissionisti del 21. 2

Il contrasto è addirittura clamoroso. Tanto i socialisti nutrono sentimenti unitari, tanto più nei comunisti cresce l avversione contro di loro. I motivi sono molteplici. Il fascismo, la Resistenza, la lunga egemonia culturale del PCI, la consapevolezza dei limiti delle proprie forze bloccano i socialisti. Se tutte le ragioni politiche stavano dalla loro parte, tutto il resto, la forza, la cultura, la capacità organizzativa, i mezzi materiali, tutto il resto stava dalla parte del PCI. Che lo faceva pesare e non poco. L illusione unitaria è rimasta nell animo di molti socialisti anche quando si spellavano le mani per batterle a Craxi. Bettino poteva chiudere il suo discorso tuonando e non prendiamo lezione da nessuno, tanto meno dai comunisti, ma anche in lui il sogno di una forza di sinistra riformista e unitaria più ampia del Psi, dominava qualsiasi altra ambizione. Craxi non era disposto a cedere una virgola sulla libertà, la democrazia, il riformismo, il valore centrale dell individuo, ma la meta di tutta la sua azione politica era l unità socialista e l errore dei suoi ultimi anni, dopo la caduta del Muro di Berlino, fu di crederla ormai vicina, quasi come fatto politico incontrovertibile dettato dalla storia, mentre il DNA comunista la manteneva lontana mille miglia. Piero Craveri, nel suo saggio L ultimo Berlinguer e la questione socialista, contenuto nel libro La democrazia incompiuta, illustra con dovizia di particolari il tentativo di Craxi di migliorare i rapporti con PCI (parliamo degli anni 80/81) e di coinvolgere Berlinguer in un operazione di governo. 3

E addirittura una delegazione del PSI formata da Craxi, Martelli, De Michelis e Manca che chiede a Scalfari di farsi mediatore con il PCI di una proposta basata sull alleanza del PSI con i partiti laici e col PCI che insieme raggiungerebbero ben oltre il 50 per cento di voti parlamentari. Scalfari riferisce che è una proposta seria, da non prendere sottogamba ma Berlinguer la respinge perché il PCI non sarebbe centrale, sebbene in direzione gli parlino contro Nilde Iotti, Napolitano, Lama, Pajetta, Chiaromonte, Borghini, Cervetti e persino Vecchietti. Berlinguer vuole andare al governo ma vuole andarci con la DC; ai socialisti non è disposto a cedere niente, tanto meno la palma di un operazione di governo. Berlinguer non vuol fare quello che i sovietici consideravano l errore storico di Togliatti, la rottura con la Dc. C è nel libro C era una volta la Prima Repubblica di Sergio Zavoli, un episodio che racconta tutto sulla vera natura dei comunisti. Dopo la sconfitta del Fronte Popolare, Nenni incontra lo Stato Maggiore dell URSS a Praga e si sentì più o meno dire: quel Togliatti è un cretino, si è fatto cacciare dal governo con la Dc ed ha subito così la sconfitta inevitabile del 48. Per l URSS, quindi, la consegna politica a Togliatti era: stai al governo con la Dc o comunque cerca il governo con la Dc. A qualunque costo. Berlinguer quindi non vuole fare l errore di Togliatti, dimostrandosi così, addirittura, più in sintonia con l Unione Sovietica del Migliore. La ricerca dell accordo con la Dc è la stella polare storica dei comunisti, i socialisti sono l ostacolo da eliminare, la loro ingenuità politica gli ha agevolato il compito. 4

Craxi non è un uomo di rottura a sinistra, nemmeno quando sulle piazze si bruciano fantocci con le sue sembianze o quando, alla feste dell Unità si serve trippa alla Bettino. Dopo la vittoria sulla scala mobile, va ai congressi della CISL e della CGIL a predicare l unità sindacale, invita a dimenticare i rancori, a ricordare che il tempo dei vincitori e dei vinti è finito il giorno dopo lo scontro. Nemmeno gli impagabili successi dei socialisti nella loro azione di governo smuove di un centimetro i comunisti. Nel suo libro La ragazza del secolo scorso Rossana Rossanda, con un candore che sconfina nella spudoratezza, attribuisce alle lotte dei comunisti tutto il merito della prima modernizzazione dello Stato ottenuta da Nenni con la realizzazione della Corte Costituzionale e l istituto delle Regioni, la scuola media unica, le pensioni agganciate all ultimo, la riforma dei patti agrari e via dicendo fino al divorzio, all aborto e al servizio sanitario nazionale. E per Craxi, che ha preso in mano un paese con l inflazione al 16 per cento e la produzione bloccata e l ha portato fra i grandi della Terra, fra i paesi più industrializzati del mondo, a volte superando persino Francia e Inghilterra, c è solo il giudizio drastico di Berlinguer: il governo Craxi è un pericolo per la democrazia. Ed è mai stato riveduto dai comunisti, con una documentazione seria e sincera, quel pazzesco giudizio? Salvo Andò, nel suo veritiero La resa della Repubblica, conferma che l unità a sinistra, la formazione di un grande partito socialista democratico, era da sempre nel pensiero di Craxi L unità socialista scrive Andò costituiva un fattore portante di cemento democratico, destinato a rendere più europea la politica italiana. Quando Craxi la 5

propose esplicitamente ai dirigenti Ds dopo la caduta del Muro di Berlino, non si trattava di un espediente tattico tardivo, a cui si ricorreva quando ormai il comunismo era definitivamente sconfitto, l unità socialista, è giusto ricordarlo, ha rappresentato l obiettivo privilegiato fin da quando Craxi guardava all alternativa di sinistra per realizzare un sistema di governo fondato sull alternanza (congresso di Torino 1978). Bettino è stato spesso accusato con vari argomenti di non aver spinto a fondo sull unità, o sulla riforma istituzionale che probabilmente avrebbe avuto lo stesso risultato. Il Pds, volgarmente, spiegò tutto con la fregola governativa di Craxi. Andò, dal lato opposto, gli rimprovera di non aver messo i comunisti con le spalle al muro, andando nel 91 alle elezioni anticipate dove i comunisti sarebbero stati costretti a far blocco col Psi per non scomparire. Andò ha ragione, Craxi nel 91 commise un errore politico letale, l errore di pensare che i comunisti, o almeno una parte di loro, potessero diventare socialisti dopo il crollo del Muro. Credeva nella politica, nella sua intrinseca forza logica, non poteva minimamente immaginare la svolta antipolitica, violenta dei postcomunisti, lo spirito di autoconservazione che in un momento politico di grande difficoltà li ha portati ad accentuare l antisocialismo e a cercare con più determinazione un accordo con una parte della Dc rievocando così il compromesso storico in chiave ulivista. L aiuto dato da Craxi a Occhetto, che lo implorò di impedire le elezioni, fu ripagato dai post-comunisti con l invenzione dei governi del CAF. Sfruttando l assonanza delle iniziali di Craxi, Andreotti e Forlani con una parola molto volgare, i comunisti sono riusciti a trasformare gli 6

ultimi governi democratici della Repubblica in oggetti di dileggio, di disprezzo. Ma quei governi furono in realtà tutta altra cosa. Craxi, che aveva sempre in testa l unità socialista, aveva accentuato il carattere concorrenziale dell impegno di governo con la Dc. Frequenti e duri furono gli scontri con Andreotti e con lo stesso Forlani. Furono fatti passi importanti per l unità europea. La volgarità stava solo nella testa dei comunisti. Credo che il tema del fallimento dell unità socialista dopo la fine del comunismo mondiale, con l accertamento delle relative responsabilità, sia una delle prossime fatiche del Comitato Scientifico della Fondazione Bettino Craxi. Sull argomento, per ora, abbondano solo le carte di Craxi. Non ho notizia di esami, saggi, scritti dei Ds, fermi alla vulgata ufficiale della pruderie governativa di Craxi. Su certi argomenti i Ds hanno fatto del sonno della memoria una professione. C è però una confessione di D Alema che vale più di dieci saggi. Da parte di Craxi c è solo il problema della scelta: memorie, appunti, articoli, interviste, Bettino è tornato sull argomento più e più volte. La dichiarazione-confessione di D Alema è contenuta nel libro di Fasanella e Martini D Alema. La prima biografia del Segretario del Pds (1995). Non avevamo alternativa dice l attuale ministro degli Esteri Eravamo come una grande nazione indiana chiusa tra le montagne, con una sola via d uscita, un canyon, e lì c era Craxi con la sua proposta di 7

unità socialista, in sostanza un progetto annessionistico. Come uscire dal canyon? Questo era il nostro problema strategico: come trasformare il Pci senza cadere sotto l egemonia craxiana, che avrebbe segnato la disfatta della sinistra? Craxi aveva un indubbio vantaggio su di noi: era il capo dei socialisti in un paese europeo occidentale. Quindi rappresentava lui la sinistra giusta per l Italia. Allora avevamo una sola scelta: diventare noi il partito socialista in Italia. Come si vede, D Alema non solo confessa che i post-comunisti non hanno mai pensato all unità, ma va ben oltre e annuncia la distruzione del Psi. Di fronte al cinismo delle parole di D Alema, le carte di Craxi possono addirittura sembrare un monumento di ingenuità. In realtà, Craxi girava il mondo, guardava l Europa, vedeva Kohl che addirittura unificava la Germania, pensava fosse possibile, con molta pazienza, unificare una buona parte della sinistra italiana, pensava da grande leader europeo, prefigurava anche per l Italia una normale democrazia dell alternanza. E stato invece sconfitto dal provincialismo italiano e dal postcomunismo che è una forma di degenerazione della politica e dello stesso comunismo. C è un documento in cui Craxi ricostruisce i giorni della Bolognina, il famoso congresso in cui i comunisti buttano alle ortiche il vecchio Pci. Craxi, che ha cercato inutilmente di persuadere Occhetto e compagni a mettere la parola socialista nel simbolo del nuovo partito, è presente al congresso. Mentre si svolgono i lavori, Craxi scrive e fa recapitare tre biglietti a Occhetto, Cossutta e Tortorella, capo degli 8

ingraiani, in cui ripropone l unità, asserendo tutto il proprio impegno. Dopo il congresso, ha un colloquio con Cossutta, il quale gli fa presente di non avere alcuna difficoltà ad assumere la veste di corrente di minoranza in un partito unificato della sinistra italiana. Craxi racconta con dovizia di particolari l ingresso dei postcomunisti nell Internazionale Socialista e non esita a definire bugiardi Occhetto, D Alema e anche Napoletano, che lo accusano di aver messo ostacoli all accoglienza. Craxi ricorda che fu Willy Brandt a dirgli: io sono favorevole ad accogliere la domanda di Occhetto, ma spetta a te decidere, come decise Saragat quando la domanda fu posta da Nenni. E Bettino non solo diede il consenso, ma fu lui a tenere la relazione e a proporre al congresso dell Internazionale di accettare i post-comunisti. C è una lettera servile di Piero Fassino, che informa Craxi di aver preparato il documento che impegna i post-comunisti a seguire la strada dell unità, dopo l ingresso nell Internazionale, con il rispettoso invito a modificare tutto ciò che non fosse di suo gradimento. Ma l impegno fu disatteso e la moneta con cui i post-comunisti ripagarono Craxi fu la calunnia, perché presto presero a girare per i partiti dell Internazionale dicendo di non affidare incarichi al Psi perché quelli, tra poco, li arrestano tutti. E c è anche la memoria di un incontro diretto tra Craxi e Occhetto, che testimonia la buona fede del primo e la mala fede del secondo. Craxi dice a Ochetto che sta preparando un documento per avviare una federazione tra i due partiti, perché, guarda Achille, io all unità della 9

sinistra ci credo davvero. Il sogno di Bettino si è rivelato un sogno e niente altro. I comunisti sono rimasti post-comunisti, incapaci di fare i conti con la loro storia e men che meno con la storia di Craxi. Vorrei concludere con le belle parole del libro di Barbara Spinelli, Il sonno della memoria : Il trafugamento dell eredità politica di Craxi graverà ancora per anni sulla formazione ex-comunista. Orbi della vecchia identità, finiranno a dimenticarla del tutto e non sapranno di conseguenza neppure metterla davvero in questione. Indossatane una nuova, non sapranno portarla con disinvoltura, dovendo fingere un patrimonio che comunque non possono amministrare perfettamente. Il destino che hanno di fronte, di partito senza più autentica storia né fisionomia, si preannuncia triste. Una cosa, per quanto mi riguarda, è certa. Questa non è certo la sinistra che io porto nel cuore. 10