De Gurò. 2011. Tutti i diritti riservati.



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De Gurò. 2011. Tutti i diritti riservati.

De Gurò IN TRAPPOLA racconto

a Jessica Tommasi con affetto.

1 Tra i discosti argini dell'orizzonte, immerso nelle profonde linee del crepuscolo, viaggiava lo spirito inquieto di Miriam. Si chiedeva cosa fosse esattamente quell'amore; cosa fosse quel tira e molla di affetto e passione che vi era tra i suoi genitori. Ricordava quanto si amassero chiedendosi dove andasse a finire tutta quella tenerezza. Forse avrebbero dovuto mollarsi già da tempo- pensò. In quel momento stavano litigando con grande foga, entrambi dissolutamente convinti che loro avevano ragione e che l'altro fosse in torto. Li guardava con sguardo leggermente incredulo, lievemente meravigliato. Ma non potevano amarsi e basta? D'altronde cosa vi è di più bello dell'amore? Miriam sapeva che quelle domande erano domande stupide, senza alcun senso. Nemmeno l'analisi sintattica e l'uso della logica potevano spiegare l'assoluta semplicità del concetto di tali domande. Miriam era troppo semplice, e le sue domande troppo stupide. Semplice no? Ma sapeva anche che la semplicità e la verità erano le uniche cose per cui valeva la pena di vivere, dopo l'amore. Vivere è semplice e bello- disse tra sé e sé. 7

I suoi occhi celesti riflettevano la volta del cielo. Le pacifiche stelle brillavano dietro e attorno alle nuvole e il loro fievole riflesso lumeggiava sull'iride colorita e assorta di Miriam. Volse il capo all'interno della casa, osservò la scena attraverso il sottile vetro che la separava dall'impeto della furibonda lite. Le ciocche di capelli castani sul rosso si muovevano con la testa, libere di oscillare con gli spifferi di vento che trapelavano dalle mura delle case attorno a lei. Si era stufata di restare sul balcone. La luna non ancora sorta e il vento portavano il freddo con loro. Quindi spinse al centro la doppia porta che dava alla loggia, entrò in casa e la richiuse, infine corse su per le scale intenta a rifugiarsi nella camera da letto. Proprio dove vi era più pace. <<Ascoltami Xania io non ti ho tradita, ti ho sempre amata e non capisco come tu possa pensare ad una cosa simile... E' assurdo>> <<No! Non è assurdo. Io ti ho visto...lo giuro... Dio lo giuro...io ti ho visto!>> <<Hai visto? Che cosa hai visto Xania? Sei sicura di non sbagliarti?>> Lo sguardo beffardo gli accentuava le rughe e l'espressione rea sul viso, ma lui non voleva farlo vedere. <<Ti sbagli Xania!>> Loyd stava per arrabbiarsi. <<No... Ho visto l'ardore con cui la baciavi...>> <<Ardore? Tu sei pazza! Non è assolutamente vero e non azzardarti a ripeterlo! Abbiamo una figlia e non deve sentire niente di tutte queste panzane... Stai zitta!>> Nel silenzio della stanza, il rimpianto e l'accusa suonavano come note sorde, rispettivamente deboli e decise. Mai come lo schiocco della sberla che colpì Loyd proprio in quell'istante. 8

<<Stai zitta a me non lo dici! Sono sempre tua moglie in fondo>>. <<Si...ma ti ho appena tradita... Accidenti!>> Silenzio. Non si aspettava una risposta simile, di sicuro. Non si mosse e tacque. La sorpresa riflessa negli occhi di Xania infuriò Loyd ancora di più, il quale la spinse a terra con molta violenza. Il corpo cozzò con fragore al suolo... Accadde così, tutto in totale sveltezza. Per una lite quello era un momento inadatto; Miriam stava guardando l'accaduto dalle sbarre del parapetto al piano superiore. Era delusa dal comportamento irruento e irrazionale di suo padre... Ma l'amore è cieco... Come una pallottola che perfora il cuore, cieco quanto un colpo quando lascia l'amaro rimorso e il sapore acre della delusione... Come un colpo che rallenta il battito cardiaco fino a fermarlo. E lei ora giaceva a terra stordita, sommersa nell'oceano dello sconforto, proprio come qualcuno che ha appena subito un colpo al cuore. Il dolore e la frustrazione la spinsero ad alzarsi, lo fece, ma con evidente debolezza. Il colpo l'aveva ferita al corpo e allo spirito. Al suo fianco, le loro valigie, uno scoglio rassicurante su cui poggiarsi per levarsi in piedi, per uscire dall'acquitrino dell'oblio. Loyd la guardava esterefatto, l'aveva colpita e lei era riuscita a trovare la forza per rialzarsi, incredibile. Cercò di saltarle addosso, impedendole di muoversi, doveva immobilizzarla, farle capire chi era il più forte. Ma quel comportamento non faceva altro che confermare quello che aveva detto Xania - Dio lo giuro... Io ti ho visto... L'ardore con cui la baciavi.- Quelle parole gli esplodevano in tutta la loro violenza tra le tempie, per metterle a tacere non vi era più niente da fare... Lei aveva capito e Dio solo sapeva con che semplicità. In 9

quel momento era talmente irritato e violento che avrebbe potuto rendere il vasetto di rose, inizialmente un pensiero romantico, una potenziale arma omicida. E giaceva immobile al centro del tavolo in sala. Miriam guardava quella composizione floreale, già la immaginava frantumata a terra, con i petali sciupati sparsi ovunque sul pavimento. Fino ad alcuni attimi prima Xania era tranquilla, in lavanderia, dedita alle abitudinarie faccende domestiche. Era accaduto tutto così in fretta. Miriam tentò di frenare la lotta, Xania sarebbe morta se Loyd l'avesse aggredita... E mancava davvero poco che accadesse. Le urla di stizza che scaturivano dalla sua bocca da dodicenne non erano abbastanza forti da tacere l'ira degli adulti, semmai a rinviarla. Anche Xania strillava ma Loyd era uscito di senno e non sapeva cosa stesse facendo, di sicuro. Invece di saltarle addosso la prese per un braccio e aprendo la porta la spinse fuori, lasciandole sbattere la testa sul pavimento in ardesia. Il biondo dei suoi capelli era incupito dall'orrore della pena. L'aveva disorientata, era libero di torturarla. Miriam non poteva fare niente, nonostante avesse cercato il telefono per chiamare i soccorsi lui aveva staccato i fili. Voleva impedire al mondo di entrare in quella casa, nessuno doveva scoprire quello che fosse accaduto. Aveva spento anche le luci dall'interruttore generale, e Miriam era troppo bassa per arrivarvici. Non le rimaneva altro che tirare pugni al muro, nella speranza che qualche curioso fosse andato a vedere, scoprendo la vicenda. Dopo qualche ora la luna sarebbe giunta nel cielo, già era visibile nella luce del tramonto. Per tutto il tempo in cui era rimasta chiusa in casa Miriam aveva pensato soltanto a Xania, nascondendo le paure più atroci dietro 10

agli spasmi e i crampi, lasciandole scorrere assieme al gelante terrore che le fluiva nelle vene. La luna parlava... Doveva dire la sua... -Il Male colpisce sempre nel posto giusto... Ma perché proprio a casa mia?- le chiese Miriam. Sperava nella risposta della luna, ma ella stette più zitta degli spettri, i fantasmi delle sue paure infondate che in quel momento aspettavano... In silenzio. Era accaduto tutto così in fretta. E il buio era la casa delle sue ombre. 11

2 La notte della Vigilia. <<Polski, vieni qua! Abbiamo un problemino!>> <<Un problemino? Di che genere?>> <<Vieni a verificare tu stesso. Non ci crederai!>> <<E' grave?>> <<Ca..o vieni...prima che sia troppo tardi!>> Quanto odiava quel soprannome, Polsky, si poteva scorgere una nota di disprezzo nei suoi occhi. I lenti passi mutarono in una svelta camminata solo quando l'odore del sangue si diffuse nell'aria, pungente come l'odore di bruciato. Il corpo della vittima giaceva privo d'anima al suolo, con il sangue che colava dalle ferite d'arma da fuoco. <<E' l'uomo sbagliato!>> <<Morty Wolman...l'uomo sbagliato? Com'è possibile?>> <<Semplice idiota! Hai ucciso l'uomo sbagliato...non è Morty Wolman, questo è...>> <<Cosa? Questo chi diavolo è allora?>> imprecò ad alta voce, nel bel mezzo della notte. <<Questo è un fottutissimo agente federale!>> Silenzio. Un silenzio colmo di dolore. Non capitava spesso che Jhad facesse errori, quello era un bel problema. 12