LE TORRI COSTIERE LUNGO IL LITORALE DEL SALENTO CENTRO-OCCIDENTALE (25 aprile 2009)



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Transcript:

LE TORRI COSTIERE LUNGO IL LITORALE DEL SALENTO CENTRO-OCCIDENTALE (25 aprile 2009) Partita da S. Caterina (ricadente nel comune di Nardò, in provincia di Lecce), che ha consentito ai partecipanti di ammirare le ville sette-ottocenstesche, l escursione guidata da specialisti in Scienze Ambientali ha proseguito lungo il tragitto incentrato sul sistema delle torri fortificate, erette da Carlo V nel XVI secolo, per difendere i litorali salentini centro-occidentali e le relative comunità dalle incursioni saracene. In particolare, il tratto costiero fra Torre dell Alto (da cui si può ammirare la baia di Porto Selvaggio, caratterizzata dalla presenza di banchi rocciosi, profonde insenature, fitta copertura vegetale e accentuati contrasti cromatici fra l azzurro del mare e del cielo ed il verde della pineta) e Torre della Salina, attigua alla Palude del Conte (in agro di Manduria -TA). L itinerario proposto si è snodato per complessivi 32 km che segnano il confine anche dell Area Marina Protetta Porto Cesareo (AMP), estesa su una superficie di 16.654 ettari, situata a 500 m dal mare, ricoperta da una rigogliosa pineta di Pino d Aleppo e acacie (insediate, circa 40 anni fa, dai forestali) e dotata di tipici fondali sub-tropicali per la presenza di specifiche associazioni animali. Il coralligeno raggiunge, infatti, profondità modeste e si trova a breve distanza dal fronte marittimo, inoltre diffusi risultano i coloratissimi nudibranchi ed il gasteropode "Mitra zonata" (la ricercata conchiglia scura, a fasce marroni chiare, è ritenuta una vera rarità dai collezionisti). Il litorale della riserva è molto frastagliato e vario, in quanto si passa dalle spianate calcaree dei terrazzi alle spiagge, dove la duna costiera ospita una fitta vegetazione arbustiva tra golfi, insenature, speroni rocciosi, scogli e isolotti, mentre l integrità dei fondali è testimoniata dal recente avvistamento di alcuni giovani esemplari di Caretta Caretta, ormai una rarità nell Italia peninsulare.

Alcuni tratti costieri risultano ancora intatti e consentono una corretta valutazione dell evoluzione naturale che li caratterizza ed hanno incentivato enormemente lo sviluppo di studi di dinamica ambientale. Già dal 1971, il Professore Pietro Parenzan aveva sollecitato, infatti, le autorità competenti a salvaguardare i cordoni delle altissime dune, le saline retrostanti ed i particolari sprofondamenti del terreno di origine carsica, detti spunnulate (ospitano una rigogliosa vegetazione naturale) e, soprattutto, i lembi, dove i biologi hanno scoperto l unico organismo (la medusa immortale ) fino ad oggi conosciuto in grado di invertire il proprio ciclo biologico e di sfuggire alla morte, evitando il processo di invecchiamento.

Torre dell'alto Un tratto costiero di Porto Selvaggio

L itinerario è proseguito con soste alle torri dell Alto e Inserraglio, alla Palude del Capitano (con le pittoresche doline di natura carsica, localmente denominate spunnulate), alle torri S. Isidoro, Squillace (ha ispirato Lucio Battisti a comporre la canzone Acqua azzurra, acqua chiara ) e Cesarea (sede della Finanza) di Porto Cesareo, dove l Amministrazione comunale ha offerto un aperitivo di benvenuto, mentre il pranzo a sacco è stato consumato sull isola Grande (detta anche dei Conigli) raggiunta tramite servizio di taxi-boat, caratterizzata da un bosco di Pino d Aleppo e malva erboracea. Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano

Palude del Capitano Spunnulata Grande

Isola dei Conigli

A Porto Cesareo, inoltre, è stato visitato il Museo della Stazione di Biologia Marina sotto la guida della Dott.ssa Anna Maria Miglietta (Dirigente della struttura), fondato nel 1966 da Pietro Parenzan. La fauna è ben rappresentata sia nelle sue specie mediterranee, che esotiche, per la presenza di vertebrati (soprattutto pesci, ma anche tartarughe, uccelli e mammiferi) e di invertebrati (spugne, madrepore e coralli, vermi,

molluschi, crostacei ed echinodermi). Peculiarità del museo possono essere considerate una foca monaca (Monachus albiventer), vertebre caudali di un capodoglio spiaggiato a sud di Porto Cesareo, il raro pesce Ranzania laevis, una tartaruga liuto (Dermochelis coriacea), catturata in una tonnara a settentrione di Porto Cesareo nel maggio del 1966 (è stata assunta a simbolo della Rivista Thalassia Salentina e della stessa Stazione di Biologia Marina), ecc. Vi sono, inoltre, vari reperti teratologici, tra cui lo squalo a due teste (Prionace glauca), molti echinodermi e molluschi deformi (testimoniano la passione del fondatore del museo per lo studio di questi organismi), una interessante collezione di pesci abissali dello Ionio e l esposizione di modelli in resina dei pesci pescati sul posto, affiancati da schede e pannelli esplicativi dove sono illustrate, in maniera semplice, per ciascuna specie, sia le caratteristiche morfologiche che le abitudini di vita. La Sala della Pesca, recentemente ristrutturata, è stata concepita come un avvicinamento della realtà museale a quella locale, grazie anche alla proficua collaborazione con i pescatori del luogo, i quali si sono resi disponibili, non solo a fornire indicazioni sulle modalità della pesca a Porto Cesareo, ma anche a donare vari attrezzi usati, molto utili a scopo didattico. La Sala dello Squalo Elefante (lungo 7 m e appeso al soffitto), in particolare, interamente dipinta di blu, simula le profondità marine in cui nuota questo gigante del mare. Il grosso animale è stato oggetto di uno studio di indagine preventiva (il primo effettuato in Italia), condotto su ragazzi in età scolare (dalla terza elementare alla maturità), che ha prodotto risultati sorprendenti evidenziando un maggiore entusiasmo nella fascia d età più bassa in quanto ha dimostrato la conoscenza di alcune nozioni. Per questo motivo, la struttura pone, fra i suoi obiettivi, la diffusione della cultura naturalistica mediante l attività didattica mirata alla salvaguardia ambientale, sensibilizzando non solo le scolaresche che lo visitano nel periodo scolastico (costrette nel futuro ad affrontare i risultati del degrado odierno), ma altresì i turisti che numerosi frequentano Porto Cesareo durante l estate e sono, potenzialmente, attratti anche dal contenitore museale aperto anche nelle ore serali. Nel pomeriggio i partecipanti hanno proseguito verso le torri Chianca (sede della Lega Navale, da poco acquisita dall amministrazione per adibirla, a restauri ultimati, a Museo del Mare), Lapillo e Castiglione, Punta Prosciutto (al confine della provincia di Lecce) e Torre della Salina (attigua alla Palude del Conte), per finire alle Saline dei Monaci. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Oltre ai paesaggi costieri e carsici di straordinaria bellezza, l escursione ha consentito di scoprire tipologie di habitat differenti lungo il tratto di mare antistante alla riserva. Tra essi, degni di nota, risultano gli habitat della Posidonia oceanica, del Coralligeno e degli ambienti di grotta. La prima, pianta marina endemica del Mediterraneo, si trova a partire dai 10-12 metri di profondità, nei fondali sabbiosi del sublitorale di Porto Cesareo ed è tanto diffusa da formare intricate praterie e svolgere diverse funzioni importanti nell ecosistema marino, in quanto, da un lato, produce un elevata quantità di ossigeno mediante l attività fotosintetica e, dall altro, contrasta, i processi erosivi (le folte fronde frenano il moto ondoso, mentre le foglie morte spiaggiate punteggiano il litorale), oltre a creare una serie di microhabitat (al tempo stesso zone di rifugio e fonte di cibo per numerose specie animali). Il Coralligeno, habitat sviluppato in ambienti profondi (dai 50 ai 140 m) e in condizioni di luce attenuata, viene definito, invece, un substrato biogeno, perchè costruito da organismi viventi ed in particolare dall insieme di concrezioni calcaree, formate principalmente da alghe rosse a tallo calcareo ed altri organismi costruttori (briozoi, serpulidi e antozoi). Nell AMP di Porto Cesareo, i banchi di Coralligeno si formano, eccezionalmente, a partire dalla batimetrica di circa 15 m, si presentano sotto forma di panettoni di roccia intervallati da chiazze di sabbia e ospitano numerosi esemplari di spugna arborescente (Axinella sp, di colore giallo-arancio). Gli anfratti delle masse calcaree dei fondi coralligeni offrono asilo, infine, a numerose specie ittiche e creano uno degli habitat più importanti del Mediterraneo.