ESCURSIONE TEMATICA PIETRE RACCONTANO



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ESCURSIONE TEMATICA PIETRE RACCONTANO

hi passeggia per la zona di Falzes tenendo gli occhi bene Caperti si accorge ad ogni passo di essere confrontato con la tematica pietra, intesa cioè nelle sue manifestazioni più svariate. Infatti, in lontananza si innalzano monti, cime aguzze e guglie; alture ricurve e cappe rocciose delimitano la vallata, blocchi di pietra giacciono sparsi per il paesaggio come abbandonati alla dimenticanza. Questi si differenziano per grandezza, forma e caratteristiche e guardandoli più da vicino rivelano una gran varietà di strutture, coloriti e composizioni. Si riscontrano inoltre pietre appositamente lavorate, le quali compaiono come imponenti cubi presso edifici antichi, cornici attorno a vecchi portali, scalinate, banconi, trogoli davanti alle fontane sparse nella zona, pilastri che sorreggono cancelli e steccati, pietre di demarcazione per campi e prati, macine nei vecchi mulini accanto al torrente. Le pietre raccolte per le campagne dissodate sono accuratamente accatastate sui muretti a secco e in prossimità delle abitazioni formano imponenti muri di protezione contro le acque pericolose dei torrenti in piena. Pietre costituiscono selciati di strade e piazze. Ognuna di esse ha la propria storia da raccontare. Geologia e morfologia di Falzes e dintorni. Sorge spontaneamente la domanda, quale sia l'origine di una tale varietà di formazioni geologiche, quale potrebbe essere la loro età. Le serie minerarie a nord di Falzes e dintorni appartengono all'epoca del Cristallino Antico, denominato anche zona degli gneis antichi. Si tratta del materiale minerario presente già nel paleozoico, ossia oltre 500 milioni di anni fa, il quale nel corso delle stratificazioni morfologiche venne schiacciato verso l'interno della crosta terrestre, generalmente esteso a grande profondità, laddove, sottoposto a forte pressione e ad una temperatura di oltre 500 gradi subì una deformazione ed una fusione trasformandosi in gneis, scisto e granite. La struttura morfologica del versante Nord del paese è costituita da gneis e scisto, i cui blocchi minerari presentano due distinte

fratture tettoniche. Il cosiddetto Blocco Sud si distingue dal Blocco mediano attraverso la linea KV (Kalkstein (in Valgrata Vallarga) e quest'ultimo a sua volta si discosta dal Blocco Nord attraverso la linea DAV (Defreggen Anterserlva - Valles). Le due fratture possono essere individuate facilmente: la linea KV si estende da Gais verso le alture di Kofl - Platten (sulla strada forestale per Hirschbrunn si schiude la zona milonitica), passando ad Ovest per Corti (Hofern) e Marga (Margen) giungendo in Vallarga. La linea DAV invece percorre la zona Sud del Monte Sommo (Sambock) a circa 2000 metri sopra il livello del mare scendendo dalla malga Platten (1900 m) verso Corti (Hofern) e Terento fino a circa 1400 m sopra il livello del mare. Anche la linea di quest'ultima frattura è facilmente riconoscibile per la roccia sminuzzata e logorata (milonite) che la contraddistingue. Milonite: Minerale sminuzzato in seguito alla pressione causata dal movimento delle rispettive superfici tettoniche e successivamente consolidato. I minerali del Blocco Nord subirono una trasformazione a grandi profondità nel corso della formazione geologica, mentre le configurazioni rocciose del Blocco mediano e del Blocco Sud vennero plasmate a profondità relativamente modeste e ad una pressione meno intensa, cosicché queste ultime presentano tuttora delle strutture morfologiche pressoché inalterate. Si tratta di paragneis ricco di quarzo (comunemente denominato Kroita ), nonché di micascisto (ampiamente scoperto nella zona sottostante Kofl e Platten). Il dosso boschivo a Sud del paese, il cosiddetto Unterberg, è costituito dal minerale piú antico della zona, la fillade quarzifera. In origine si trattava di un sedimento sabbioso, argilloso, esistente giá in epoca anteriore a 580 milioni di anni fa, nel precambrico. In seguito alla formazione della catena variscica esso venne trasformato in fillade (avvenuto in due fasi diverse, 350 e, rispettivamente, 317 milioni di anni fa). Tale minerale, evidenziato da un colorito tra il grigioverde e il

marrone, è corroso dalle intemperie, è fortemente pieghettato e presenta delle chiare venature quarzose. La sua presenza in questa zona dell' Unterberg è assai frequente. 270 milioni di anni fa circa lungo la linea della Val Pusteria cominció ad emergere lo strato di granito brissinese. Si tratta di una chiara roccia plutonica (biotite-granito chiaro dalla grana vistosa) che si estende dalla zona di Merano sino ai dintorni di Brunico, finendo per incunearsi e immergendo nel sottosuolo tra Chienes e Falzes (Irenberg). Castel Schöneck poggia su questo strato di granito, il quale sulle superfici in movimento presenta delle forti abrasioni formando dei lievi detriti costituiti da frantume di roccia granitica. Il granito è ben riconoscibile anche lungo la strada fra Chienes e Molini (Mühlen). La linea della Val Pusteria costituisce un segmento di quella che è considerata la falda piú lunga e profonda delle Alpi, la falda periadriatica, la quale si estende da Torino fino alla Stiria per una lunghezza di oltre 700 km e ad una profondità di ben oltre 2000 m. Il suo percorso è chiaramente visibile presso le maggiori vallate longitudinali (Val Pusteria, Gailtal, Valle Drava). Vi si riscontrano le rispettive denominazioni locali (linea insubrica, tonale, giudicaria, pusterese, gail, drava). Si tratta di un punto debole della crosta terrestre facilmente soggetta a ripetute fratture. La zona di Falzes si trova direttamente sulla linea della Val Pusteria che si vede passare da Terento per Corti (Winkler) e Molini (Mühlen) (Schöneck), attraversa Falzes S. Valentino, per proseguire in direzione di Brunico e dell'alta Val Pusteria. Il vero e proprio processo di formazione montuosa con l'emersione delle Alpi come zona di alta montagna avvenne in epoca molto piú tarda, nel terziario (da 6,5 fino a 2,6 milioni di anni fa) ed è tuttora in corso. La forma arrotondata delle cime, nonché l'ampia estensione dei versanti, caratteristiche peculiari delle montagne attorno a Falzes, risalgono alle ere glaciali. Un milione di anni fa circa le Alpi erano coperte da un consistente strato di ghiaccio dovuto ad un generale

peggioramento delle condizioni climatiche. Mentre a Nord delle Alpi i ghiacciai si estendevano fino alle lontane pianure, a Sud invece essi stentavano a mostrarsi oltre l'imbocco delle vallate maggiori. Unicamente le cime più elevate emergevano dal manto di ghiaccio che raggiungeva lo spessore di 2000 metri. La zona alpina fu colpita da alcune forti glaciazioni, intervallate da vari periodi di temperature più elevate (ere interglaciali). I ghiacciai, nel corso del loro naturale movimento, trascinarono a valle un imponente massa di detriti rocciosi che poi, nel epoca del cambiamento climatico, con l inalzamento delle temperature e il conseguente scioglimento dei ghiacciai, si depositarono, formando le morene. Nella zona di Falzes fu principalmente il massiccio ghiacciaio della Valle Aurina a depositare grandi quantità di materiali, fra cui anche blocchi rocciosi di notevoli dimensioni che si trovano tuttora sparsi per prati e pascoli (massi erratici). Anni addietro ne era cosparso tutto il fondovalle. Con la progressiva coltivazione di prati e campi furono impiegati molti fra i più maneggevoli massi per erigere grossi muretti a secco assai utili in varie funzioni ad esempio come muri di sostegno sui pendii scoscesi, come recinzioni di campi e campagne, implicitamente anche a protezione contro l'erosione da intemperie e contro l'intrusione indesiderata di animali al pascolo, non ultimo come barriera contro la forza travolgente delle acque torrenziali in seguito a forti piovaschi. Pietra, materiale d'uso I potenti massi erratici, costituiti essenzialmente da granito (Rieserferner Tonalit) proveniente dalla Valle Aurina, furono utilizzati dai nostri antenati come materiale da costruzione, sicché già anticamente a Falzes si sviluppò il mestiere degli scalpellini che poi si è conservato sino ai giorni nostri. E` risaputo che nel medioevo in paese e in particolare nella Richtgrube si erano formate vere e proprie scuole di scalpellino, le quali erano dirette da valenti e rinomati maestri (Valentin Winkler, Friedrich von Pfalzen, Heinrich Stadler di Lothen). Gli scalpellini

di Falzes formavano una propria corporazione con propri diritti e proprie consuetudini. Essi avevano suddiviso fra di loro i singoli territori attorno alla montagna di Falzes e versavano regolarmente il loro tributo ai padroni. Il granito serviva alla costruzione di chiese, campanili, portali, costoloni di volte, panche, trogoli; persino la nota fortificazione della Val d'isarco, l'imponente Fortezza(1833-1839), venne eretta con granito di Falzes. A tale scopo si dovette procedere al trasporto dei massicci cubi di granito per mezzo di carri trainati da buoi, talché il committente, l'imperatore Francesco I d'austria, visto il costo elevato dell'impresa, si permise la domanda se per caso la fortezza non fosse stata costruita d'argento. Fortezza Escursione tematica: Pietre raccontano Luogo di partenza del percorso è il piazzale dell'edificio scolastico di Falzes. Seguiamo l'indicazione sentiero panoramico e dopo 100 m circa ci troviamo davanti ad un portale di pietra. Una quantità di colonne verticali di granito e gneis conferiscono all'escursione Pietre raccontano una significativa impronta. Le antiche colonne qui adattate a nuovi impieghi fungevano una volta come colonnine di steccati o cancelli, come rivelano ancora oggi gli ancoraggi in getti di piombo.

Il portale Passando attraverso il portale si avvia l'escursione tematica Le pietre raccontano. Si ha la possibilità di percorrere il nostro paesaggio a contatto con la cultura locale nelle sue varie manifestazioni, per tornare poi al punto di partenza giungendo allo stesso portale. Vi stanno come guardiani le colonne di pietra infossate. Esse sono una testimonianza del loro molteplice utilizzo. Il nostro itinerario conduce ad una leggera salita attraverso prati e campagne vicino a macchie di nocciolo, rosa selvatica, sambuco, visciolo, prugnolo, costeggiando vecchi muretti a secco da cui spuntano muschi e licheni, ma passando anche accanto ad un bel muro recentemente eretto, le cui pietre sono accastellate con molta cura, con accoglienti posti a sedere predisposti nelle nicchie. Il muretto a secco I muretti a secco, con gli strati di pietre accatastate nel corso dei secoli, rappresentano una peculiarità della nostra civiltà rurale. Essi delimitano viottoli e campagne, proteggono prati e campi da vento e siccità, riparano dall'intrusione di bestiame al pascolo, essi fungono da argini alle acque improvvise dei torrenti in piena. In questi muretti trovano sicuro rifugio innumerevoli utili organismi; attorno ad essi prosperano arbusti che poi i paesani da sempre utilizzano come legna da ardere. Presto raggiungiamo una biforcazione. Uno dei viottoli porta a Hasenried, passando attraverso il Pfaffensteig (segnalazione gialla); noi però proseguiamo diritto (punto rosso) e, arrivati al maso Tiefental, attraversiamo attentamente la via Plattner, passeggiamo lungo il vecchio sentiero sino alle alture del margine del bosco. Nel campo vicino giacciono due imponenti massi erratici, rimasti lí dall'ultima glaciazione.

I massi erratici Si definiscono massi erratici quei poderosi blocchi di roccia che i ghiacciai anticamente trasportarono da lontano e che vennero depositati qui allorquando i ghiacciai cominciarono a sciogliersi. I nostri antenati li utilizzarono poi per la produzione di colonne, trogoli, cornicioni attorno a portali, pietre da costruzione, selciati. Poco dopo giungiamo al punto in cui la via Plattner compie un ampio tornante; la attraversiamo e seguiamo la segnalazione Sentiero panoramico (punto rosso). Percorrendo la vecchia carraia ci addentriamo tra grossi alberi nella vallata stretta e scura, finché ci troviamo su una piazzola che porta il nome significativo Kohlstatt (carbonaia), la quale ci ricorda l'antico mestiere dei carbonai. Carbonaia Il termine si riferisce all'antico mestiere del carbonaio. Enormi quantità di legna venivano accuratamente accatastate, ricoperte da decotti di erbe e successivamente incendiate. Data la scarsità di afflusso d'aria la catasta di legna non poteva giungere a combustione, ma si spegneva lentamente, trasformandosi gradualmente in carbone, prodotto una volta assai richiesto. I pesanti massi dalla forma arrotondata sparsi per il terreno nonché i numerosi detriti indicano che le limpide acque del modesto ruscello possono ingrossare pericolosamente in seguito ad ininterrotte precipitazioni trasformandosi in torrenti travolgenti. Successivamente il sentiero fa una stretta curva a destra (verso Est), porta ad una breve salita e prosegue quasi pianeggiante lungo il margine di un bosco permeato di luce. Al di sopra del maso Kerschbaumer ci imbattiamo in una rotonda di pietre appositamente raccolte, disposte in modo da invitare a sedersi, riposarsi e guardare intorno.

La rotonda di pietra Il luogo circolare dove si sta seduti invita a soffermarsi e rincorrere i propri pensieri, stare in ascolto delle voci del bosco oppure semplicemente guardare intorno, facendosi impressionare dalla bellezza del paesaggio. Continuiamo la passeggiata costeggiando il margine del bosco al cospetto di un pascolo delimitato da uno steccato lavorato con arte. Infine raggiungiamo un largo sentiero forestale, sul quale prosegue il nostro cammino. Steccati Gli steccati tracciano i confini e implicitamente offrono protezione. Essi costituiscono un elemento fondamentale della nostra civiltà rurale. Si riscontrano steccati creati nelle forme più svariate. Meritano particolare menzione quegli steccati, le cui aste sono intrecciate alla traversa in modo del tutto singolare per mezzo di sottili ramoscelli. E' questa una tecnica assai dispendiosa, nella quale ramoscelli d'abete vengono abbrustoliti al fuoco fino a farli diventare flessibili per intrecciarli poi ancora roventi attorno alle aste. Interessanti i vari modelli di tale creazione. Dopo 500 m circa, alla centrale biotermica recentemente costruita, il sentiero tende a salire leggermente per poi ridiscendere poco dopo. La centrale biotermica Qui si effettua il riciclaggio degli scarti di legname, creando in tal modo un'importante fonte di energia alternativa da trasmettere agli impianti di riscaldamento. Ciò consente di dare un sostanziale contributo alla soluzione dei problemi ecologici. Da adesso lungo l'itinerario si trovano le stazioni della via crucis, le quali raffigurano la passione di Cristo. Il bel percorso meditativo, creato dalla compagnia degli Schützen Sichelburg di Falzes, inizia poco sopra il maso Pramstaller e termina al tabernacolo Bachstöckl.

L' itinerario: Il nostro punto di partenza ha come luogo di riferimento l'edificio scolastico. Vi si trova anche un ampio parcheggio. Seguiamo il Sentiero panoramico (punto rosso) in tutta la sua lunghezza, dapprima in salita al maso Tiefental, poi, superato il maso, sempre salendo, raggiungiamo il tornante, ci addentriamo nel bosco, costeggiamo il versante pressoché in direzione orizzontale fino al tabernacolo Bachstöckl (Santa Margherita), poi, nuovamente in salita fino ai masi Lechner, proseguiamo fino ad imboccare la strada per Kofl. Percorriamo questa strada per circa 200 m in discesa, quindi, seguendo il segno bianco-rosso 18 fino alla deviazione nach Greinwalden, proseguiamo il cammino fino a raggiungere la strada Greinwalden. Segue un breve tratto lungo la stessa strada verso Occidente (segno bianco-rosso 17A) fino alla chiesetta di San Valentino (segno bianco-rosso 7A); successivamente si arriva alla strada di Falzes. 10

Qui si prende la strada sterrata accanto alla asfaltata per circa 100 m in direzione occidentale, si attraversa la strada principale e si imbocca il sentiero forestale costeggiando il margine del bosco fino alla zona sportiva (segno E10). Quindi, seguendo la segnalazione Al lago si scende al laghetto di Issengo per proseguire fino alla strada per Chienes. Inizia ora la salita per Molini (segno bianco-blú 1 e, rispettivamente, bianco-rosso 3). Attraversata la Strada del Sole il percorso continua dapprima sulla strada Castel Schöneck, poi sulla Strada Hasenried (segno bianco-rosso 7) fino alla chiesetta di Hasenried. Arrivati là si prende la deviazione per il Pfaffensteig, mettendosi sulla via di ritorno a Falzes. Variante A Variante B Viste panoramiche con occhi di pietra Variante C 11

Il tabernacolo Bachstöckl (St. Margareth) Il tabernacolo è situato sul versante immediatamente sopra il paese all'angolo estremo del grande deposito fluviale su cui poggia Falzes. Esso è consacrato a Santa Margherita a protezione da ulteriori inondazioni. Nel tabernacolo pende un bel quadro a olio raffigurante la Madonna con Gesú Bambino e San Giovanni Nepomuceno, un altro santo protettore contro il pericolo di inondazioni. Il dipinto mostra ulteriormente una veduta del vecchio paese di Falzes sotto la minaccia di un impetuoso torrente in piena. A pochi passi dal tabernacolo si trova un bel posto panoramico che invita a soffermarsi. Sotto di noi il paese con le case schierate attorno al campanile; in primo piano a destra grossi muri di protezione eretti allo scopo di deviare dal centro abitato il torrente travolgente in piena in cui si trasformano le acque dell'esiguo ruscello in seguito a forti piovaschi; lungo il margine del bosco a sinistra i resti di un vecchio steccato con belle colonnine di granito. La parte Sud del paese è delimitata dalla zona boschiva del Pfalzner Unterberg, piú in lá si innalzano le estese alture con le cime della Cima Lasta (Astjoch) e del Monte Campiglio (Campiller Joch) dominate dal maestoso monte Putia. Mentre ci si riposa si scorgono alcune colonne di pietra, le quali presentano delle fessure quadrangolari che invogliano ad avvicinare lo sguardo per spiare intorno aprendo così una veduta più particolareggiata sul paesaggio. Occhi di pietra Guardando attraverso questi occhi di pietra il nostro sguardo necessariamente si restringe, in compenso però si colgono i dettagli con maggiore consapevolezza; infatti, chi resiste al fascino di osservare più attentamente determinati dettagli che si presentano alla nostra vista! Pietre raccontano 12

Il nostro cammino prosegue per un sentiero pianeggiante fino al punto in cui sopra un pascolo cosparso di blocchi di pietra improvvisamente si interrompe costringendo a imboccare la breve ma ripida salita al maso Zaßler. Una particolare attrazione fornisce il vecchio sentiero lastricato, incavato nel terreno, le cui sponde sono formate da imponenti muri a secco. Alla prossima località più in alto si raggiunge l'albergo Kofler am Kofl. Ma continuiamo a percorrere il sentiero panoramico (punto rosso), passiamo sotto il ponticello del fienile epassiamo sulla strada asfaltata che conduce al maso. Una magnifica panoramica si apre davanti a noi; si vedono le lontane Dolomiti dell'alta Pusteria (Rocca dei Baranci, Nove Cime, Croda dei Baranci, Cima Tre Scarperi, Monte Serla, Pico di Vallandro, Cima dei Colli Alti, Plan di Corones), giù fino alla conca di Brunico più in basso. Passiamo davanti al maso Innerlehen, accanto al quale si trova ancora un vecchio forno. L'itinerario prosegue per prati e boschi portando all'incrocio sottostante (sulla sinistra, un po'più in alto, il maso Wenger). Il forno Nelle immediate vicinanze di tutte le case agricole una volta c'era un forno, nel quale annualmente a più riprese si procedeva alla cottura del saporito pane di segale che poi veniva riposto nel sottotetto ad essiccare sugli appositi telai. Esso doveva bastare per molti mesi. Ora percorriamo la strada Kofler verso valle per 200 m circa fino ad un piccolo piazzale, svoltiamo a sinistra e seguendo il sentiero segnato, inizialmente in direzione trasversale, poi costeggiando il margine del prato lungo un fossato scendiamo fino al crocifisso nei pressi del maso Kaiser. Si prosegue a Sudovest sulla carraia passando davanti ad un fienile e ad un altro crocifisso. Poco dopo giungiamo ad un bivio. Prendiamo il sentiero a sinistra seguendo la segnalazione Greinwalden, dapprima accanto ad uno stagno creato di recente, il quale funge da riserva d'acqua piovana, in seguito attraversando un accogliente bosco di alberi ad alto fusto, finché arriviamo ad un prato recintato da un nuovo muro a secco eretto con grande accuratezza. 13

Segue un ulteriore tratto in breve discesa e ci troviamo sul posto in cui lavora lo scalpellino. Dappertutto stanno o giacciono blocchi di pietra più o meno grossi, in parte già scolpiti, e forse con un po'di fortuna si ha l' opportunità di osservare il maestro artigiano all'opera. Lo scalpellino Lo scalpellino esercita un antico mestiere che a Falzes vanta una lunga tradizione, le cui impronte sono rimaste impresse dappertutto. Ancora oggi si creano colonne e trogoli prevalentemente di massi granitici lavorati ancora sempre con mazza e scalpello. Ancora pochi metri fino a raggiungere la strada Greinwalden nei pressi del maso Ausluig; proseguiamo verso Ovest passando davanti all'impianto di smaltimento dei rifiuti e alla zona artigianale, infine si arriva alla deviazione per la chiesetta di San Valentino (St. Valentin). La passeggiata porta in discesa fino alla chiesetta. San Valentino La chiesetta venne eretta su un santuario precristiano e fu consacrata nell'anno 1434. Alla facciata esteriore si vedono pregiati affreschi di quell'epoca; l'interno vanta un famoso ciclo di affreschi del grande pittore Friedrich Pacher. Per visitare la chiesetta si chiede di rivolgersi all'azienda di soggiorno. Da questo antico luogo consacrato si ha una bella veduta verso il paese di Falzes con la chiesa parrocchiale di San Ciriaco. Ritornando con lo sguardo verso Nord si può distinguere chiaramente la zona di deposito fluviale che si estende sotto il tabernacolo Bachstöckl, sul quale è costruito il paese. Ora riprendiamo la via accanto alla chiesetta aprendo la via attraverso i prati. Poi, all'altezza del parcheggio, facendo bene attenzione attraversiamo la strada e proseguiamo lungo il margine del bosco al cospetto dei grossi massi erratici. In tempi antichi si trovavano qui le capanne degli scalpellini. La campagna denominata Ziegelofen (fornace) ricorda il periodo in cui nelle vicinanze si estraeva l'argilla destinata alla cottura dei mattoni. 14

La fornace Il materiale cretoso-argilloso sedimentato dai ghiacciai dell'epoca glaciale, estratto dalle fosse d'argilla, veniva plasmato formando i mattoni che poi si mettevano a cottura nelle fornaci. Questi mattoni servivano essenzialmente alla costruzione edilizia. La zona sportiva La zona sportiva recentemente ristrutturata offre alla gente del posto così come agli ospiti nell'arco di tutto l'anno svariate possibilità di attività sportiva, allenamento e ricreazione. Seguiamo a partire da adesso le indicazioni al lago arrivando entro pochi minuti al biotopo creato di recente. Il biotopo Nel corso della ricomposizione fondiaria si è provveduto alla creazione di questo piccolo biotopo. Esso offre uno spazio vitale protetto riservato agli anfibi, alle libellule e a molti altri animali che vivono nell'acqua e attorno ad essa, nonché alle piante che trovano lí il loro habitat naturale. 15

Il sentiero in leggera discesa, dotato di attrezzature ginniche, prosegue fino al laghetto di Issengo. Nel ruscelletto vicino al sentiero vivevano tempo fa numerosi gamberi d'acqua dolce. Nel corso dell'opera di risanamento delle acque i gamberi hanno cominciato a ripopolarsi; la loro sopravvivenza dovrà quindi essere garantita. Dopo mezz'ora circa raggiungiamo il laghetto di Issengo, un idillico luogo di sosta con possibilità di balneazione. Pietre raccontano Il laghetto di Issengo Il piccolo lago palustre è specialmente nella stagione estiva una gradita meta di escursioni. Anche gli ospiti vi si recano volentieri per la balneazione. Nell'immediata vicinanza si trova l'orto delle erbe con la distilleria di olio di pino mugo Bergila ; se ne consiglia una visita. Bergila Da generazioni si ricavano oli eterici mediante la distillazione a vapore di olio estratto da pino mugo, abete, ginepro e recentemente anche da varie erbe medicinali ottenendo unguenti e tinture. Vale proprio la pena recarsi nell'orto a vedere la grande varietà di piante medicinali. 16

Raggiunta la strada per Chienes la attraversiamo e seguiamo il segno bianco-azzurro 1, inizialmente per un breve tratto sul vecchio sentiero, poi sulla stradina in salita fino al Castel Schöneck, che giá da lontano saluta dall'alto della sua torre maestosa. Passiamo davanti al grande maso Baumann tinto di giallo, presso il quale si approvvigionava anticamente il vicino castello, oggi sotto l'amministrazione dell'istituzione Sägmüllerhof di Gais, i cui dipendenti gestiscono un'azienda agricola biologico-dinamica. L'orologio solare sulla facciata Sud dell'antica costruzione mostra da sempre solo le belle ore del giorno. Poco prima di giungere alla Strada del Sole a sinistra si trova il ristorante Schöneck, una volta sede del piccolo maso Bacher- Höfl, che secondo la recente storiografia sarebbe il luogo di nascita del grande maestro scultore e pittore Michael Pacher ( 1498). Nelle immediate vicinanze, 50 m circa ad Ovest, cresce l'abetecolonna Schlangenfichte (abete serpente), un monumento naturale di grande rarità. L'abete-colonna Questo vecchio abete di circa 100 anni (Picea excelsea) è un monumento naturale di rara bellezza. Si tratta di una mutazione causata con tutta probabilità dalle lievi radiazioni della sottostante roccia intrusiva. In tutta Europa si trovano solo pochi esemplari di questa pianta. Attraversiamo la Strada del Sole e percorriamo in salita la strada Castel Schöneck. Dopo un cammino di pochi minuti giungiamo ad un incrocio: a sinistra la via di accesso al castello, diritto il sentiero sale ai masi del Honigberg, a destra la strada Hasenried. L'abete-colonna Castel Schöneck Il castello dei signori di Schöneck, costruito su roccia granitica, risale al 12 secolo. L'ultimo grande Minnesänger Oswald von Wolkenstein (1377-1445) sarebbe nato qui. Attualmente il castello è di proprietà privata e pertanto non è aperto al pubblico. Prendiamo la strada Hasenried salendo al maso Baustadel per proseguire sulla strada di accesso al maso arrivando alla chiesa di Hasenried. 17

La chiesetta di Hasenried (Haselried) La chiesa é consacrata a San Giovanni Battista ed è documentata già nell'anno 1346. La struttura attuale risale agli anni attorno al 1457. Sul posto sorgeva la fontana di un antico santuario. Infatti dalla fontana della cappella eretta poco più a valle sgorga l'acqua medicinale che una volta veniva usata per curare i mali oculistici. Il luogo divenne così meta di pellegrinaggio assai frequentata. Per una visita si prega di rivolgersi ai proprietari del maso. Pietre raccontano Poco prima della chiesa a sinistra c'è la deviazione (in direzione Est) per il Pfaffensteig (punto giallo), sul quale continua il nostro itinerario verso Falzes lungo bei muretti a secco e macchie di campagna. Sulla via si trova nuovamente uno spiazzo di pietre disposte a cerchio, dove é gradita una sosta. Ben distinta è la veduta sulla vicina località di Issengo con la sua chiesa gotica dedicata a San Nicoló. Issengo Il nome Issengo compare inizialmente nelle documentazioni attorno al 1100. Esso deriva da Isso e sta a ricordare il periodo dell'insediamento bavaro nella nostra zona avvenuto circa 1400 anni fa. La data di costruzione della chiesa a San Nicoló e del suo campanile risale agli anni attorno al 1519. Sotto di essa si trovano i resti di una chiesa molto più antica. 18

Lungo il cammino si vedono diversi vecchi tigli. Già da lontano si nota come queste piante una volta erano tenute in grande considerazione dalla gente del posto, la quale annualmente ne tagliava i rami per cogliere il fiore da cui si ricavava un delizioso tè medicinale. A metà strada circa verso il paese, dopo essere passati per un magnifico pergolato di arbusti in mezzo alla campagna, raggiungiamo nuovamente il Sentiero panoramico. Così il cerchio si chiude e noi ci ritroviamo al punto di inizio del nostro itinerario. Pietre raccontano Vista panoramica con occhi di pietra al Kofler am Kofl Monte Sommo (2396m): vista panoramica con 342 cime 19

Editore: Ass. Turistica di Falzes Testo: Harrasser Viertler Brigitte Traduzione: Dr Claudio Crazzolara Fotografie e Layout: Karl Passler