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Veduta aerea del golfo sino a Capo Gallo. Si nota la profondità della spiaggia e la strada del lungomare. Confrontando le foto degli ultimi 100 anni,

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associazione culturale I. R. allegato al n. dicembre di P&M. Spedizione tramite Poste Italiane Layout grafico di Giulio Calderini. Stampa Grafiche Rosso, Gemona Lunari pal Gemona nella Grande Guerra

Gemona nella Grande Guerra Testi e scelta delle immagini a cura di Giuseppe Marini L a strategia militare che lo stato maggiore italiano delineò per l'alto Friuli negli anni antecedenti l'entrata in guerra fu di contrastare una possibile offensiva nemica da nord-est e dar tempo così alle armate nazionali di radunarsi lungo la linea del Piave. In tale ottica venne realizzato a partire dal 0 il complesso sistema dell'alto Tagliamento, costituito da forti corazzati che, appoggiandosi l'uno sull'altro, avrebbero dovuto ritardare l'avanzata nemica nelle valli del Fella e del Tagliamento. L'aspettativa di una forte offensiva austriaca sul fronte nord-orientale si rivelò però infondata già nel e ciò indusse il generale in capo Luigi Cadorna a mutare il piano di guerra da difensivo a offensivo. Ebbe inizio così, nel giugno, la lunga e sanguinosa serie di attacchi lungo l'isonzo e sul Carso, nell'intento di sfondare le linee nemiche e di portare la guerra nel cuore dell'impero austroungarico. Il sistema dell'alto Tagliamento a quel punto divenne secondario, sicché già nei primi mesi del quasi tutti i suoi forti vennero disarmati per rafforzare il fronte isontino. L'ostinazione offensiva di Cadorna non sortì tuttavia l'effetto sperato. Al contrario, il ottobre la XIV armata austro-tedesca ruppe le difese della II armata italiana nell'alta valle dell'isonzo e dilagò nella pianura friulana. Le truppe nemiche comandate a penetrare nell'alto Friuli si portarono da Saga a Uccea e raggiunsero: per sella Carnizza, Resiutta e la valle del Fella; per il passo di Tanamea e l'alta valle del Torre, Tarcento; per Musi, forcella Tacia e val Venzonassa, Venzone; per Pradielis e sella Foredôr, Gemona. Nel nostro paese non si avevano, allora, notizie precise sulla portata del disastro. Le informazioni degli alti gradi militari - confuse, incoerenti, riduttive - rispondevano assai poco alla realtà. Si diffuse il panico e già tra il e il ottobre iniziò la fuga di una parte consistente della popolazione. Ancora non conosciamo esattamente il numero dei profughi, ma furono almeno 00, sui 0. censiti nel, gli abitanti che fuggirono oltre il Piave. Il Sindaco Luciano Fantoni con una classe delle scuole elementari. La foto è databile tra il, anno nel quale Fantoni divenne sindaco, e il. Tra essi la maggior parte dei benestanti, dei notabili, dei liberi professionisti e dei dipendenti comunali. Agli amministratori e ai rappresentanti delle istituzioni locali si impose invece il dilemma: restare, e in certa misura collaborare con l'invasore, o unirsi ai profughi? La scelta del sindaco Luciano Fantoni, dell'arciprete Giacomo Sclisizzo, del cappellano dell'ospedale civile don Giuseppe Fantoni (autore di un diario con preziose note integrative redatte sul finire degli anni Trenta dal fratello Luciano), fu di restare e adoprarsi, sia pure in regime di occupazione, per proteggere e garantire quanto più possibile i diritti della popolazione rimasta. Fantoni e alcuni dei suoi collaboratori (tra i quali vanno ricordati almeno il geometra Giobatta Iseppi, l'industriale Nicolò Venturini, l'ingegnere Giobatta Zozzoli, il commerciante Sebastiano Della Marina) nei primi giorni dell'occupazione furono addirittura sequestrati in municipio dal comando tedesco, che li tenne per tre giorni in ostaggio, per garantirsi da eventuali azioni ostili della popolazione. Anche in seguito non cessò negli occupanti - specie negli ufficiali germanici - una ruvidezza sospettosa nei confronti del sindaco, anche a causa delle sue continue proteste e richiami al rispetto dei diritti umani imposto dalla convenzione dell'aja. Una qualche forma di collaborazione tra occupanti e occupati fu comunque inevitabile. Agli austrotedeschi serviva un apparato amministrativo che garantisse soprattutto il regolare approvvigionamento delle proprie truppe, da attuarsi con un regime di requisizioni in qualche modo riconosciuto e mediato dall'autorità pubblica. Agli amministratori gemonesi importava invece di alleviare il dramma dell'occupazione e di garantire il diritto dei vinti alla sopravvivenza fisica e a un trattamento equo, gettando sul piatto della bilancia il proprio ruolo di rappresentanti legittimi della comunità. La convenienza di stabilire relazioni "normali" con un'autorità locale credibile indusse gli austro-tedeschi, fin dal novembre-dicembre, a riconoscere formalmente il consiglio e la giunta comunali pre-caporetto, autorizzando anzi il sindaco a surrogarne i membri assenti. Beninteso tali organi funzionarono sotto lo stretto controllo del comando militare, che si sostituì d'imperio alla prefettura di Udine, la quale ultima si era nel frattempo ricostituita a Firenze. La città toscana infatti durante l'anno dell'occupazione nemica non solo ospitò, con Milano, il maggior numero di profughi (quasi 0.000 nel novembre del ), ma fu anche la sede di tutti i comuni friulani in esilio, i cui rispettivi mandamenti erano retti da commissari prefettizi. E a Firenze per l'appunto, in via de' Bardi, stette il commissario prefettizio del mandamento di Gemona, avv. Federico Fedrigo Perissutti. Si venne così a creare, a distanza, una strana diarchia: a Firenze i commissari prefettizi deliberarono per i comuni friulani, surrogando i poteri dei rispettivi consigli e giunte, formalmente decaduti; nel territorio occupato continuarono a funzionare i sindaci, i consigli e le giunte d'ante-guerra. In realtà tale sovrapposizione di poteri non produsse contrasti degni di nota. Nel caso di Gemona, per esempio, Fedrigo Perissutti si occupò per lo più delle necessità dei profughi e dei dipendenti comunali, mentre Fantoni cercò di garantire alla popolazione rimasta - oltre 000 persone, alle quali si aggiunsero poi altri 00 profughi dal Piave - il minimo vitale, impedendo che le requisizioni, azzerando la produzione agricola, la riducessero alla fame. Non da ultimo, dovette anche badare a salvare il patrimonio artistico e storico di Gemona, seriamente minacciato dai furti di opere d'arte e dalle requisizioni di metalli. Il ritorno alla "normalità", dopo l'armistizio del novembre, non fu senza sussulti. Non soltanto perché avvelenato dall'aspra polemica sollevata dal "Corriere della Sera", fin dal gennaio, contro Fantoni, accusato di "collaborazionismo", ma anche perché il ritorno in Friuli del commissario prefettizio creò qualche frizione politica e personale mal dissimulata. Fedrigo Perissutti, ritornato a Gemona subito dopo l'armistizio del novembre, inoltrò infatti alla prefettura di Udine una relazione sul mandamento nella quale, pur apprezzando l'opera di Fantoni, rilevò che "il Consiglio è costituito da elementi nei quali non è assolutamente possibile procedere alla nomina di una Giunta fattiva in momenti come questi ed in un centro così importante", proponendo perciò la nomina di un commissario prefettizio, nella persona dello stesso Fantoni. Quest'ultimo non dovette gradire il giudizio espresso da Fedrigo Perissutti se, pur accettando la carica, già il giugno del convocò quello stesso consiglio - che era in massima parte formato da consiglieri clericali, a lui fedeli - e ne ottenne, all'unanimità, la fiducia. Si ringraziano per avere gentilmente concesso di riprodurre i documenti fotografici in loro possesso: Comune di Gemona del Friuli / Civica Biblioteca Glemonense, Comunità Montana del Gemonese, Tito Cancian, Lodovico Copetti, Paolo Pittis. Un ringraziamento particolare a Cesare Sabidussi per le note storiche e informative desunte dalle sue Piccole vecchie cronache gemonesi e in special modo da - Il diario di mons. Giuseppe Fantoni. Con il contributo delle farmacie di Gemona del Friuli

Gennaio Zenâr Nel decennio che precedette l'inizio della guerra la presenza di soldati e ufficiali dell'artiglieria e del genio fu una costante della vita gemonese. Questo gruppo di artiglieri, in posa davanti al Duomo della citttà, con al centro un generale di brigata, si stava forse impegnando nei lavori di progettazione e costruzione dei forti corazzati di monte Ercole, Osoppo e monte Festa. ZENÂR 0 Prin dal An S. Basili S. Gjenovefe S. Ermis S. Melie Pasche Tafanìe S. Luzian S. Severìn S. Veroniche S. Aldo S. Paulin di Aquilee S.Modest S. Ilari S. Benedeta S. Durì di Pordenon S. Marcel : : 0 S. Antoni S. Prische S. Mario Ss. Sebastian e Fabian S. Gnêse S. Vincenç S. Merenziane S. Francesc Conversion di S. Pauli Ss. Tito e Timoteu S. Anzule S. Tomâs S. Costant S. Martine S. Zuan Bosc a son viertis di e tas fiestis : Ufficiali del genio compiono misurazioni lungo le pendici innevate del monte Cumieli. Sullo sfondo Bordano e il monte S. Simeone

Febbraio Fevrâr La fortezza di Osoppo in una foto aerea d'epoca. All'estremità sud del colle, in basso a destra, si riconosce la batteria corazzata realizzata tra il 0 e il 0, con le quattro cupole girevoli che ospitavano cannoni del calibro A. FEVRÂR 0 S. Nocent La Madone Cereole S. Blâs S. Gjilbert S. Aghite Ss. Martars Gjaponês S. Ricart S. Jaroni S. Polonie S. Scolastiche La Madone di Lourdes S. Lalie S. Anselm S. Valantin S. Faustìn S. Juliane Fieste tal Borc di Gôt 0: Ss. Siet Sans Fondadôrs S. Simeons S. Contrât S. Dele S. Leonore S. Catrede di S. Pieri S. Livio S. Sergjo S. Cesar S. Sandri S. Julian S. Just a son viertis di e tas fiestis Due delle cupole corazzate, disarmate, del forte di monte Ercole di Ospedaletto (0-)

Marzo Març Mezzi militari di trasporto alla confluenza del Fella col Tagliamento, tra Stazione per la Carnia e Amaro. MARÇ 0 S. Albin S. Quint S. Cunegonde S. Casimîr S. Adrian - La Cinise S. Rose Ss. Perpetue e Felicite S. Zuan S. Francescje Romane - e di cuaresime S. Simplici S. Costantin B. Luîs Orione S. Cristine S. Veline S. Luise Ss. Ilari e Tazian - e di cuaresime :00 :0 0 S.Patrizi S. Ciril S. Josef S. Sandre S. Benedet S. Benvignût S. Turibi S. Romul Marie Nunziade S. Manuêl S. Guste S. Sperance S. Secont S. Medeu - e di cuaresime S. Beniamin - e di cuaresime Ecuinozi da vierte aes : Fieste tal Borc di Taboghe a son viertis di e tas fiestis : Un automezzo militare presso il ponte sul Fella

Aprile Avrîl Le caserme del forte di monte Festa. Costruito tra il 0 e il per compensare le debolezze difensive di Chiusaforte, si elevava a quota 0 e batteva l'area da Stazione per la Carnia all'imbocco della valle del Fella, e la valle del Tagliamento da Amaro a Tolmezzo. Nelle giornate drammatiche dopo Caporetto, tra tutti i forti del sistema fu l'unico a essere riarmato. La sua resistenza, che diede un po' di respiro all'esodo di militari e civili sulla destra del Tagliamento, durò dalla fine di ottobre al novembre. AVRÎL 0 S. Ugo S. Francesc di P. S. Ricart S. Doro S. Vincenç Ferrer S. Celestin - e di cuaresime S. Zuan Batiste de La Salle S. Redent S. Ilde S. Terenzi Ss. Leon e Franc S. Gjulio S. Marzio - Domenie Ulive S. Valerian Ss. Basilisse e Nastasie S. Bernardete : 0 S. Nicêt S. Gjaldin - Vinars Sant S. Eme - Sabide Sante S. Adalgjise S. Anselm - Lunis di Pasche S. Teodôr S. Eline S. Ermini S. Marc - Fieste de Liberazion S. Marcelin S. Zite S. Valerie S. Catarine S. Pio V - Joibe Sante - Pasche Fieste tal Borc di Cjamp Lessi : a son viertis di e tas fiestis La batteria scoperta di monte Festa

Maggio Mai Alcuni reparti della XIV Armata austro-tedesca, scesi da sella Foredôr, alle.0 del ottobre presero possesso di Gemona, dopo avere superato la debole resistenza di reparti italiani inviati in zona del generale Rocca e che, respinti, ripiegarono precipitosamente lungo il Glemine, ove vennero poi presi prigionieri dagli austriaci che avanzavano da Tarcento. La foto mostra un accampamento genericamente ubicato "a nord di Gemona". MAI 0 S. Josef - Fieste dal lavôr S. Atanasi Ss. Filip e Jacun S. Ciriac S. Gotart S. Domeni S. Flavie S. Vitôr B. Erman di Colonie S. Antonin S. Ignazi Ss. Nereu e Achileu S. Mafalde S. Matie S. Doro S. Ubalt Fieste tal Borc di Campagnole : 0 S. Pascâl S. Zuan S. Ivo S. Bernardin S. Gjisele S. Rite S. Flurinz S. Marie dal Jutori S. Grivôr S. Filip Neri S. Ustin S. Milio S. Masimin S. Ferdinant La Visitazion de Madone :0 a son viertis di e tas fiestis Il forte di monte Ercole venne minato dagli italiani alle del ottobre, poco ore prima della discesa degli austro-tedeschi. Il risultato dell'esplosione, che danneggiò anche edifici di Ospedaletto e del Priorato, fu più o meno quello che si vede in foto

Giugno Jugn 0 S. Justin - La Sense S. Marcelin - Fieste de Republiche S. Clotilde S. Quirin S. Bonifaci S. Beltram di Aquilee S. Norbert S. Severin - Lis Pentecostis S. Efrem B. Indrì S. Barnabe S. Onofri S. Antoni di Padue S. Liseo Ss. Vît e Modest S. Justine JUGN Fieste a Sante Gneis Fieste tal Borc di Ospedalet Fieste di Sant Antoni : 0 S. Ranieri S. Marine S. Gjervâs e Protâs S. Silveri S. Luîs Gonzaghe S. Nicêt di Aquilee S. Josef Cafasso S. Zuan Batiste S. Gjelmo S. Zuan e Pauli S. Ciril S. Ireneu Ss. Pieri e Pauli S. Lucine Solstizi dal istât aes 0: 0:0 Fieste tal Borc di San Pieri a son viertis di e tas fiestis In questa cartolina prodotta dagli austriaci si nota sul muro a destra, alla base dell'"officina" che dal 0 fornì l'energia elettrica al centro di Gemona, la segnalazione "Zum K. u. K. Etp. St. Kdo", cioè "Per l'imperial - Regio Comando della Stazione di Tappa". La foto è successiva al marzo, quando, con sollievo della popolazione, al comando tedesco subentrò quello austriaco, che ebbe la sua sede prima a Villa Celotti, all'inizio della attuale via Bersaglio e poi nel Palazzo Pontotti, sul cui sedime sorge oggi Palazzo Scarpa.

Luglio Luj 0 S. Ester S. Oton S. Tomâs S. Liodôr di Aquilee S. Antoni Zacarie S. Marie Goretti S. Claudio S. Guido S. Veroniche S. Piu S. Benedet Ss. Ermacure e Fortunât S. Indrì S. Camil S. Buineventure La Madone dal Carmêl LUJ Fieste tal Borc di Gleseute : 0 S. Lessio S. Fidrì S. Rine S. Elie S. Laurinç S. Marie Madalene S. Brigjide S. Cristine S. Jacum Ss. Ane e Joachin S. Aureli Ss. Cels e Nazâr S. Marie di Betanie S. Pieri di Ravene S. Ignazi di Lojole Fieste in Taviele Fieste in Maniae 0: a son viertis di e tas fiestis La cartolina è stata spedita il febbraio e raffigura Piazza Vittorio Emanuele II con civili e militari in posa. Al centro, ancora con l'insegna originale, la farmacia "Alla Madonna" del dott. Montanari, poi del dott. De Clauser. Una fotografia di qualche mese dopo, che riprende la stessa piazza, mostrerà una nuova insegna con la scritta "K. u. K. DISTRIKTS APOTHEKE - FARMACIA DISTRETTUALE". Sia prima che poi la disponibilità di medicinali resterà comunque ben scarsa. Si intravedono a sinistra l'albergo "Stella d'oro", sullo sfondo di via Cavour la pensilina a colonnine di ferro verniciato del Caffé Falomo e appena oltre la loggia del Municipio l'insegna del negozio di Giuseppe De Carli con la scritta "FERRAMENTA OREFICERIA CAMBIO VALUTE". Sotto l'arcata centrale della Loggia la guardia urbana G. Ellero, detto "Moschetòn". Un paio di tabelle in tedesco segnalano che il Municipio è sede di uffici del comando tedesco.

Agosto Avost 0 S. Alfons Il Perdon di Assisi S. Lidie S. Zuan S. Svualt Trasfigurazion dal Signôr S. Gaetan S. Domeni S. Roman S. Laurinç S. Clare S. Rufin Ss. Feliç e Fortunât S. Massimilian Kolbe la Madone di Avost S. Roc AVOST :0 Fieste tal Borc dal Puint 0 S. Rinalt S. Eline S. Marian S. Bernart S. Pio X La Madone Regjine S. Rose S. Bartolomio S. Ludovì S. Sandri S. Moniche S. Ustin S. Martueri di S. Zuan S. Faustine S. Aristide : a son viertis di e tas fiestis La foto mostra il caffé Falomo, privato della pensilina, vittima delle requisizioni di metalli che imperversò per tutto l'anno dell'occupazione. Il locale, in un primo tempo sede dei servizi economici del comando tedesco, diventò, dal maggio, "OFFIZIERSKAFFEEHAUS", cioè ritrovo esclusivo di ufficiali autriaci e famiglie. Va detto che gli austriaci, a differenza dei tedeschi, furono seguiti da uno stuolo "di dame e damine" così le definì Fantoni che allietarono la loro vita sociale. Le varie Frau e Fraulein al seguito degli alleati austriaci erano chiamate dai rigorosi tedeschi Feldmatratzen, "materassi da campo". A tale categoria non sembra però appartenere la giovane qui ritratta accanto al soldato austriaco.

Settembre Setembar Un gruppo di ufficiali austriaci pasteggia il dicembre in una sala di palazzo Gropplero. Molte case dell'alta borghesia e della nobiltà gemonesi profughe furono requisite dagli austro-tedeschi sia per ospitarvi servizi sia per adibirle a circoli o mense (Kasino) degli ufficiali. Nella foto piccola una riunione più ristretta, il aprile, con la presenza di un frate e di un prete, in una casa di Gemona non identificata SETEMBAR 0 S. Egjidi S. Elpidi S. Grivôr S. Rosalie S. Laurinç Giustiniani S. Zacarie S. Regjine La Madone di Setembar S. Pieri S. Nicolau S. Teodore Non di Marie S. Zuan Vescul La Sante Crôs La Madone Dolorade S. Corneli e Ciprian Fieste tal Borc di Vile : Fieste tal Borc di Fossâl 0 S. Robert S. Sofie S. Zenâr S. Faustine S. Mateu S. Maurizi S. Lin S. Pacjific S. Urelie Ss. Cosme e Damian S. Vincenz S. Venceslau Ss. Michêl, Gabriêl e Rafaêl S. Jaroni Ecuinozi da sierade aes : : a son viertis di e tas fiestis

Ottobre Otubar La stazione di Gemona-Ospedaletto l' luglio. E' iniziata da poco la grande offensiva austriaca negli altipiani. I soldati sulla pensilina aspettano probabilmente il treno per Spilimbergo, per portarsi al fronte. La linea ferroviaria Pontebba-Udine, nonostante i tentativi di sabotaggio degli ultimi giorni prima dell'invasione (nella foto in basso si vede l'esito dell' esplosione di un treno di munizioni avvenuta il 0 ottobre in Stazione per la Carnia) non fu interrotta che per brevissimo tempo. Già dalla metà di novembre del riprese a funzionare sia per i trasporti di materiale bellico, sia per la posta, sia, a certe condizioni e con "carta di legittimazione", per i borghesi. La stazione di Gemona divenne perciò un centro ferroviario importante, tanto che nella villa Pecol (poi villa Morganti) ebbe sede la direzione del reparto delle ferrovie degli eserciti del sud-ovest. Molti comandi, servizi, depositi e magazzini si insediarono perciò in Piovega. OTUBAR 0 S. Taresine dal Bambin Jesù Ss. Agnui Custodis S. Cjandit S. Francesc d Assisi S. Luis Scrosop S. Brun La Madone dal Rosari S. Demetri S. Dionîs S. Danêl S. Firmin S. Serafin S. Eduart S. Calist S. Taresie di Avile S. Margarite :0 0 S. Ignazi S. Luche Ss. Martars Canadês S. Irene S. Ursele S. Donât S. Zuan di Capestran S. Antoni S. Grispin S. Evarist S. Flurinç Ss. Simon e Jude S. Ermelinde S. Benvignude Boiane S. Lucile : a son viertis di e tas fiestis

Novembre Novembar 0 Ducj i Sants I Muartz S. Silvie S. Carli Ss. Martars di Aquilee S. Lenart S. Ernest S. Gofrêt S. Oreste S. Leon S. Martin S. Josafat S. Diego S. Clementine S. Albert S. Margarite NOVEMBAR Fieste in Maniae Madone de Salût : : 0 S. Lisabete S. Odeon S. Matilde S. Otavi S. Cecilie S. Clement S. Crisogun S. Catarine S. Dolfine S. Valeriàn S. Elian S. Ziralt S. Andree - I di Avent a son viertis di e tas fiestis La guerra è finita e in paese si festeggiano il giugno le nuove campane e il ritorno delle poche superstiti tra quelle requisite dagli invasori nel corso della campagna, iniziata nel gennaio del, per l'ammassamento di tutti i metalli reperibili in paese e in modo particolare del bronzo delle campane, dello stagno degli organi e del piombo della copertura del Duomo. Tra le campane sottratte contro l'impegno assunto dagli invasori a non requisire le antiche e di pregio artistico fu quella detta "di Dante", del, che i tedeschi, non essendo riusciti a issarla su un camion, si affannarono a trascinare fino al deposito di Piovega. Disavventura della quale essa reca ancor oggi la ferita.

Dicembre Dicembar 0 S. Eligji S. Bibiane S. Francesc Saveri S. Barbare S. Dalmazi S. Nicolau di Bari S. Ambrôs - II di Avent La Madone di Dicembar S. Siro La Madone di Laurêt S. Damâs S. Malie S. Luzie DICEMBAR S. Zuan de Crôs - III di Avent S. Albine S. Delaide Solstizi dal invier aes :0 S. Pieri Canisio - IV di Avent : : Fieste tal Borc di Plovie 0 S. Lazar S. Grazian S. Anastasi S. Libar S. Flavian Ss. Vitorie e Anatolie S. Irme Nadâl dal Signôr S. Stiefin S. Zuan Apuestul Ss. Nocents Martars S. Tomâs S. Gjenio S. Silvestri a son viertis di e tas fiestis I caduti gemonesi nella prima guerra mondiale furono quasi trecento (il monumento posto di fronte al cimitero ne riporta 0). Dell'erezione di un monumento ai caduti, da collocare in piazza Vittorio Emanuele II, si iniziò a discutere a Gemona fin dal. Indetto il settembre un concorso aperto ai soli friulani, vi parteciparono una ventina di artisti. Su tutti prevalse lo scultore Aurelio Mistruzzi, che abbozzò una madre che accompagna il figlioletto all'ara degli eroi. Si segnalarano come meritevoli di approvazione anche i bozzetti di due scultori gemonesi, padre e figlio, Giuseppe e Luigi Pischiutti. La lavorazione del basamento di pietra si dovette ai marmisti gemonesi Giuseppe Elia e Albino Tuti e la costruzione venne diretta dall'ingegnere Enrico Pittini. L inaugurazione si tenne il giugno.