Novelle di Boccaccio lette commentate da Walter Fasolo

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Fasolo Walter Giovanni Boccaccio Decameron Classe 3D 1999-2000-04-27 Novelle di Boccaccio lette commentate da Walter Fasolo Giornata n 1 Novella n 4 Un monaco, caduto in peccato degno di gravissima punizione, rimproverando il suo abate quella medesima colpa, si libera della pena Quando Filomena terminò la sua novella, Dioneo, senza attendere l ordine della regina, cominciò a narrare. C era un tempo in Lunigiana un monastero di santità e di monaci, nel quale viveva un giovane monaco di fisico possente, al quale i digiuni non gli avrebbero fatto niente. Un giorno, verso mezzogiorno, quando tutti gli altri monaci dormivano, mentre si aggirava tutto solo intorno alla sua chiesa, vide una bellissima giovinetta. Appena l ebbe vista, le si avvicinò e si mise a discutere con lei, convincendola ad andare con lui nella sua cella. Mentre i due giovani parlavano e ridevano, il caso volle che da quelle parti passò l abate, che sentendo gli schiamazzi si fermò ad origliare dall uscio della porta. Logicamente l abate capì subito che la dentro vi era una donna, allora fu tentato di farsi aprire, ma poi decise di aspettare l uscita del monaco. Il monaco pur essendo occupato con la ragazza, si accorse di essere spiato dall abate, per cui si preoccupò per la pena che ne sarebbe seguita. Tuttavia non disse nulla alla ragazza, e quando gli sembrò di essere stato a lungo con lei, le disse che andava a trovare un modo per farla uscire di lì senza essere vista.

Il giovane aveva un piano ben preciso, infatti si recò nella camera dell abate, chiedendogli il permesso di andare nel bosco a finire di raccogliere la legna, dato che al mattino non gli era stato possibile. L abate prese volentieri la chiave della camera e concesse al giovane monaco il permesso. L abate decise di andare a vedere nella camera del giovane per sentire dalla giovane come erano andate le cose. La giovane vedendo l abate, rimase smarrita e cominciò a piangere per la vergogna. L abate, vedendo che questa giovane ragazza era bellissima, sebbene fosse vecchio, fu preso dagli stimoli della carne e pensò di approfittarne, tanto più che nessuno l avrebbe saputo. La giovane che non era dal carattere di ferro si prostrò ai voleri dell abate, il quale, per lungo tempo se la pose sopra di lui. Il giovane monaco, che aveva finito di andare nel bosco, ma che in realtà era rimasto nascosto nel dormitorio, come vide l abate entrare nella sua camera, uscì dal suo nascondiglio e, attraverso un apertura poté vedere tutto quello che faceva l abate. L abate appena finì con la donzella, si reco nella sua cella e fece chiamare immediatamente il giovane monaco al quale gli disse la sua punizione, ma il monaco con prontezza gli rispose che non era giusto ciò, perché quello che si era divertito con la giovincella era solamente lui, e quindi l abate dovette perdonarlo e gli fece giurare di non dir nulla di quello che aveva visto, mandarono via la giovincella e poi più volte l avrebbero rivista tornare.

Giornata n1 Novella n 7 Bergamino con una novella punge l avarizia di Messer Cane della Scala Emilia, ebbe appena finito la sua novella, che fece ridere tutta la sua compagnia. Cessato il ridere, Filostrato, al quale toccava raccontare, incominciò parlando di Messer Cane della Scala, uno dei più magnifici signori che ci fosse stato in Italia dopo l imperatore Federico secondo, aveva deciso di fare un meravigliosa festa a Verona. Per poter fare questa festa, fece venire in città molte persona da varie parti; ma poi improvvisamente cambiò opinione e in parte compensò con denaro coloro che erano venuti, licenziandoli. Soltanto uno, Bergamino, volle restare, anche perché non era stato ne compensato ne licenziato. Non vedendo che nessuno lo chiamava e che nessuno lo richiedeva, stava consumando tutti i suoi averi nell albergo, tanto che dovette dare alla padrona dell albergo gli unici vestiti buoni che aveva. Un giorno, Bergamino si incontrò con Messer Cane, al quale gli racconto una novella, dove si parlava di un uomo povero, il quale aveva con se solamente tre pagnotte, che se ne andava in giro per i paese, fino a quando non sentì parlare dell abate Cluny, una persona molto buona, il quale offriva da mangiare alla gente bisognosa. Quest uomo si recò a casa di Cluny, dove fu accolto e posto a sedere a un tavolo apparecchiato di tutto punto, in attesa che arrivasse l abate; appena esso fece ingresso, vide quell uomo vestito male, lo squadrò con lo sguardo e fece dietrofront ritornandosene in camera. A questo punto l uomo vista la scortesia dell abate, tirò fuori le sue tre pagnotte e cominciò a mangiarle, dopo un po, l abate venne a sapere che quell uomo non era un barbone, ma un noto artista, allora Cluny gli fece le sue scuse, dandogli da bere e da mangiare a volontà e offrendogli del denaro. Messer Cane sentita questa novella, capì subito il significato, allora pagò il conto dell albergo e gli diede del cibo e dei soldi scusandosi per l accaduto.

Giornata n 7 Novella n 2 Gulfardo prende in prestito da Guasparrullo duecento fiorini d oro, e accordatosi di giocare con la moglie per la stessa cifra Questa novella viene raccontata da Panfilo, il quale racconta di un soldato tedesco che si trovava a Milano, esso si chiamava Gulfardo, una persona molto leale verso gli altri. Gulfardo, si innamorò di una donna molto bella, chiamata da tutti madonna Ambrogia, moglie di un ricco mercante che si chiamava Guasparrullo Cagastraccio, che oltretutto era un suo conoscente ed amico. La donna per far ciò che a Gulfardo piaceva, gli disse due condizioni: la prima, che quello che succederà poi fra loro non venga riferito ad alcuna persona, la seconda, che lui gli donasse duecento fiorini d oro, di cui ella aveva bisogno. Gulfardo, sdegnato per l avarizia di questa donna, tramutò in odio il suo amore, e pensò di beffarla. Finse di accettare la proposta, dicendogli che era pronto ad andare da lei, quando essa voleva. Gulfardo, andò da Guasparrullo e gli chiese in prestito duecento fiorini d oro, il mercante gli diede volentieri quei soldi, sapendolo persona leale nel pagare i debiti. Pochi giorni dopo Guasparrullo andò a Genova, e Gulfardo avvisato dalla donna si recò a casa sua con un suo compagno. Trovata che l aspettava, la prima cosa che fece, le mise in mano i duecento fiorini d oro, e alla presenza del suo compagno le disse di dare quei denari a suo marito quando poi sarà tornato da Genova. La donna rimase perplessa, ma poi lo fece entrare ed accomodare nella sua camera, ma non solo quella volta, ma molte altre ancora, fino a quando il marito tornò. Tornato Guasparrallo, Gulfardo, assicuratosi che era con la moglie, prese il suo compagno e si recò da lui e gli disse che i duecento fiorini che gli aveva prestato non gli servivano più e che quindi lui li ha consegnati già a sua moglie perché glieli dasse. La donna vedendo il suo testimone non poté negare e diede il disonesto prezzo del suo corpo a suo marito; così Gulfardo poté godere della sua avara donna.

Giornata n 6 novella n 2 Una badessa si alza di fretta al buio per trovare una sua monaca a letto col suo amante; ma poiché con lei c era un prete, dovette lasciare perdere ai rimproveri La seconda persona che deve raccontare è Elissa e inizia dicendo che c era in Lombardia un monastero, famosissimo per santità e religione, nel quale si trovava una giovane monaca di nobile famiglia, essa si chiamava Isabella, costei si innamorò di un giovane che aveva visto in compagnia di un parente che era venuto a trovarla. A sua volta il giovane, vedendola, si innamorò di lei, ma per un lungo tempo questo amore rimase impossibile. Un giorno però il giovane trovò un modo per andare a trovare di nascosto la sua bella monaca, e siccome essa era soddisfatta dalle sue visite, la andò a trovare più volte. Ma una notte una monaca si accorse di quello che stava succedendo e lo andò a riferire alle altre, queste in un primo tempo volevano comunicarlo alla badessa, ma in seguito preferirono che la badessa li cogliesse nel fatto. Una notte però le monache si organizzarono e si divisero in due gruppi, uno che stava alla guardia della cella della giovane monaca e le altre invece andarono a bussare alla badessa, che era in dolce compagnia di un prete che di tanto in tanto gli veniva a fare visita, la donna presa dalla fretta si mise dei panni che credeva suoi, ma che in realtà erano del prete. La badessa e le monache si diressero nella cella della giovane monaca, dove li trovarono i due abbracciati. Il giovane fu subito preso dalle altre monache e condotto in capitolo, dove esso rimase per vedere come sarebbero andate le cose ed eventualmente intervenire se fosse stato fatto del male alla bellissima monaca. La badessa, messasi a sedere in capitolo cominciò criticare in qualsiasi modo la giovane monaca, essa essendo timida e vergognosa non sapeva che dire, finche non alzò il viso e vide i vestiti che indossava la badessa, a quel punto disse una frase contro la badessa, ma essa non la capiva, finché non si accorse degli abiti che aveva indosso ed allora cominciò a cambiare discorso dicendo che non era facile resistere agli stimoli della carne, e

perciò come si era fatto fino a quel giorno, ogni monaca si divertiva appena poteva.

Giornata n 6 Novella n 7 Filippa, trovata dal marito con un suo amante e chiamata al giudizio, con una risposta libera se stessa e fa modificare la legge Ora tocca a Filostrato novellare, ed esso comincia dicendo che nella città di prato esisteva una legge, in base alla quale, senza alcuna distinzione, veniva condannata al roga qualsiasi donna fosse stata trovata dal marito con un amante. Un giorno avvenne che una gentile donna e soprattutto bella, il cui nome era Filippa, fu trovata dal marito Rinaldo dei Pugliesi, nelle braccia di Lazzaroni dei Guazzagliotri, nobile giovane di quella città. Rinaldo stava per ucciderli ambedue, mentre gli tornò in mente della legge che vigeva sul loro paese. Così il giorno seguente, procuratosi le prove, citò la moglie in tribunale; la donna preferì presentarsi davanti al giudice confessandogli la verità, rischiando la morte. Il giudice, vedendola bellissima e di animo grande, cominciò ad avere compassione di lei, e desiderando salvarla le disse che lui non poteva condannarla a morte se prima non avesse confessato la verità, la donna senza dimostrare alcuna emozione rispose che era vero che suo marito l aveva trovata nella breccia del suo amante, ma solamente perché lo amava, e poi continuò a dire che questa legge che era stata fatta molto tempo fa contro le donne è malvagia poiché nessuna donna e stata mai interpellata su di essa. Tutti i presenti dell aula, udendo una risposta così piacevole, gridarono che la donna aveva ragione, e prima di andarsene, vollero che le crudele legge fosse mutata soltanto per le donne che tradissero i loro mariti per denaro. Rinaldo, rimasto confuso, se ne andò dal tribunale e la donna poté tornarsene lieta e libera a casa.