LE ISOLE NELLA LETTERATURA (dall Odissea e non solo )

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Transcript:

LE ISOLE NELLA LETTERATURA (dall Odissea e non solo ) Lavoro svolto dagli alunni della classe IV B con la collaborazione della prof.ssa Anna Paola Bottoni Anno scolastico 2015-2016

. Isole dolci del dio. Isola è fine d ogni viaggio, meta della più grande via per cui è sempre corsa ogni avventura, ha navigato la civiltà dell uomo; isola è anelito e approdo, remissione d ogni incertezza e ansia, superamento della natura, scoperta, inizio della conoscenza, progetto della storia, disegno della convivenza. Ma isola è anche sosta breve, attesa, pausa in cui rinasce la fantasia dell ignoto, il desiderio del viaggio, il bisogno di varcare il limite, sondare nuovi spazi. Isola è metafora di questo nostro mondo: scoglio dentro l immenso mare, granello vagante nello infinito spazio; è metafora della vita umana; sosta d un attimo nell eterno da cui. veniamo, a cui il destino inesorabilmente ci sospinge. È materno grembo l isola, schermo pietoso al panico, al terrore. (da: Vincenzo Consolo, nel convegno Alle radici della vita civica nelle Eolie, Lipari 17 maggio 1995)

L OMBRA DI ULISSE di Piero Boitani (Il Mulino, Bologna 1992) Piero Boitani ha scelto un tema che è bello letterariamente e ha un significato profondo. In questo libro l autore si chiede se si deve rischiare o no la vita per conoscere e pensare. Perchè questo è il senso ultimo dell ombra che Ulisse ha steso sul cammino della nostra cultura. Secondo l autore Ulisse rappresenta l archeologia dell immagine europea dell uomo e in questo senso lo paragona alla figura ebraica di Giona e a quella orientale di Sindbad, mettendone in luce la sua profonda diversità rispetto a quelle. Fin dall inizio Odisseo si mostra aperto al futuro ed antico e moderno allo stesso tempo. L autore confronta l alterità del passato con la modernità del presente: sostiene, quindi, che il passato possa avere ancora un peso nell epoca attuale.ulisse,eroe della comunità e della metamorfosi, può forse congiungere dentro ciascuno di noi quelle rive del tempo fra le quali vive ogni cittadino d Europa e ogni figlio della sua civiltà in tutti i continenti.

IL CARATTERE DI ULISSE Boitani definisce Ulisse come empio, satanico e nello stesso tempo incerto, contraddittorio, amletico, presago di morte, pronto a partire, ma non ancora ad affrontare l alto mare aperto. Egli è cosciente di essere divenuto un nome, un mito: Ulisse ha riconosciuto la propria identità di personaggio e di uomo.

Nella letteratura,l isola rappresenta un mondo magico, incomprensibile, lontano in cui la realtà quotidiana e abituale è diversa. È un luogo narrativo e simbolico ricco di implicazioni: esso rappresenta la dimora felice, il paradiso, ma anche la separazione e la fatica, accresciuta dall assedio dell acqua (nell Odissea è molto visibile, attraverso l isola di Ogigia che Ne rappresenta il paradiso, anche il motivo della separazione dalla famiglia di Ulisse). Si può scegliere l isolamento ma c è chi deve subire la pena, perciò il luogo può essere lo stesso per chi sogna la fuga nell isola o per chi è di passaggio. Ulisse infatti sogna l arrivo verso l isola di Itaca dopo essere passato per altre tappe. Le isole principali nella prima grande opera letteraria di avventura, l Odissea, sono: Itaca, Ogigia, l isola dei Ciclopi, l isola di Circe, l isola dei Feaci, Delo.

ITACA Secondo alcuni storici è la patria di Omero stesso. E nota perché vi è ambientata parte dell Odissea. Ci sono delle incoerenze tra il poema e la realtà di Itaca; in particolare l antica Itaca è descritta come un isola piana, l odierna invece un isola montuosa; inoltre non è all estremità occidentale del proprio arcipelago come si dovrebbe supporre. Infine non è chiaro a quali isole moderne dovrebbero corrispondere quelle che omero chiama Dulichio e Samo. Durante la guerra di Troia Itaca fu il regno dei leggendari re Laerte e Ulisse. Nell Odissea Itaca è il costante desiderio di Ulisse: abitandovi il figlio e l amata moglie, l eroe trova maggiore forza e coraggio nell affrontare le prove che lo allontanano dalla sua patria.

OGIGIA Scampato alla tempesta, Ulisse riesce a salvarsi grazie all arrivo sull isola di Ogigia dove incontra Calipso. L isola di Calipso è ricca di tutto ciò che un uomo può desiderare: ha una vegetazione rigogliosa di un verde perenne e innumerevoli animali fantastici. Calipso è una ninfa bellissima e immortale che trova Ulisse naufrago, nudo e sporco. Quindi lo accoglie e si innamora di lui e lo tiene prigioniero nella sua grotta ove tesse e canta. Dopo sette anni di prigionia lontano da casa, Ermes viene ad avvisare la ninfa di lasciar partire Ulisse, il quale, costruita una zattera, parte per Itaca, ma a poca distanza dalla terra nativa, Poseidone lo ferma scatendando una tempesta.

L ISOLA DEI CICLOPI Ulisse, insieme ai suoi compagni, approda su un'isola abitata dalle ninfe. Ulisse vuole andare a chiedere ospitalità in un'isola vicina e porta con sé una nave e alcuni suoi compagni. Giungono nella grotta del Ciclope Polifemo, che nel frattempo è uscito a pascolare le pecore, e vi trovano i graticci pieni di formaggi enormi e secchi di latte appena munto. I compagni pregano Ulisse di prendere i formaggi, rimettersi in mare e scappare, ma l'eroe vuole ricevere i doni dell'ospitalità. Polifemo ritorna: è un gigante orrendo, con un solo occhio in mezzo alla fronte. Quando il Ciclope vede gli umani, per preparare la sua cena, afferra due compagni di Ulisse e li divora. Poi si mette a dormire, così Ulisse medita come scappare dalla grotta del mostro. Inizialmente pensa di estrarre la spada e così ucciderlo, ma poi riflette che in quel modo sarebbero morti anche loro, perché nessuno poteva smuovere il grande macigno che il Ciclope aveva posto davanti alla porta. Poi vede un ramo d ulivo, gigantesco, ancora verde, che a lui pareva l'albero di una nave da venti remi, e che Polifemo aveva conservato per farne un bastone. Ordina ai compagni di tagliarne un pezzo e intanto lui lo appuntisce. La sera dopo l'eroe offre al Ciclope il vino che gli aveva donato Marone. Polifemo, contento del vino offerto, chiede poi a Ulisse il suo nome. L'eroe acheo risponde che il suo nome è "Nessuno". Il Ciclope si addormenta, ubriaco a causa del potente vino bevuto, e Ulisse e i compagni colgono l'occasione: prendono il ramo, fanno diventare incandescente la punta dell'ulivo e accecano l'unico occhio del Ciclope. Gli altri due fratelli di Polifemo accorrono ma ritornano indietro quando il Ciclope dice: "Nessuno, amici, mi uccide con l'inganno e non con la forza". La mattina dopo Polifemo fa uscire a pascolare le sue pecore, ma per evitare che qualcuno dei prigionieri fugga, stende le mani in modo da tastare il vello delle pecore. Allora l'eroe e i suoi compagni si legano sotto dei montoni, riuscendo così a sfuggire.

L ISOLA DI CIRCE Ulisse giunge poi nell'isola di Circe, una maga seducente che trasforma i compagni dell eroe itacese in porci. Grazie all'aiuto di Ermes, che gli dà una misteriosa erba, l erba moly quale antidoto alla maledizione della maga, l'eroe riesce ad evitare l'insidia e costringe Circe a restituire ai compagni sembianze umane. Dopo essersi fermato un anno da Circe, Ulisse su indicazione della stessa maga si accinge a una nuova prova, la catabasi nel regno dei morti. Giunto nella terra dell Ade, sita nella lontana e nebbiosa Cimmeria, Ulisse riesce a entrare in contatto con le anime dei compagni perduti durante la guerra di Troia, con la madre e con l'indovino Tiresia, che gli presagirà un ritorno luttuoso e difficile, invitandolo a guardarsi dal toccare le vacche del Sole Iperionide.

L ISOLA DEI FEACI Ulisse, lasciata l isola di Calipso a bordo di una zattera, unico superstite dopo la morte di tutti i suoi compagni, approda nell'isola dei Feaci. Qui incontra Nausicaa, la figlia del re Alcìnoo: alla fanciulla chiede dei vestiti e di indicargli la reggia del re. Ulisse è condotto da Nausicaa alla reggia e chiede aiuto al re per ritornare in patria. Il re accetta e durante un banchetto in suo onore, Ulisse rivela sua vera identità e narra le sue peripezie. Il giorno dopo si imbarca per Itaca, su una nave che i Feaci gli mettono a disposizione. Punto d approdo e allo stesso tempo di ripartenza, l isola dei Feaci è l ultima tappa prima di rimettere piede a Itaca, la patria per tanti anni cercata. Scheria, l isola dei Feaci, dall ignota ubicazione, è una tappa fondamentale: un isola cinta da mura ma con due porti, sempre pronta a tutelare la propria identità ma anche pronta ad accogliere chi arriva e vuole conoscere l altro. Omero la rappresenta come un luogo ideale, il luogo in cui restare, godere dei beni e della benevolenza degli uomini e degli dèi, un luogo in cui giustizia, ospitalità e partecipazione al benessere vincono su guerra, combattimenti e folle potere.

DELO È un'isola del mare Egeo, presso la quale sorgeva un tempio dedicato ad Apollo, si diceva che Apollo stesso e Artemide fossero nati su questa isola.inizialmente era un'isola galleggiante dove Latona si rifugiò per partorire i figli Apollo e Artemide. Nell'antichità l'isola si chiamava Ortigia. L isola era già abitata fin dal 3000 a.c. sulla cima del monte Cinto. I Micenei probabilmente vi portarono il culto di Apollo, dio della luce e della musica e di Artemide, dea della Luna e della caccia, adorati in triade con la madre Latona. Successivamente la figura del dio Apollo prevalse sulle altre divinità e il santuario di Apollo, famoso già nei tempi omerici, raggiunse il suo massimo splendore nei tempi arcaici (VIII e VII sec. a.c) e classici (V e IV sec. a.c). Nel III e nel II secolo a.c. Delo fu una città-stato indipendente e, con ogni probabilità, il maggior mercato di schiavi del mondo greco. I greci consideravano segno di prestigio erigere monumenti e fare generose offerte al santuario di Apollo a Delo.

LE ISOLE DEI BEATI Le Isole dei Beati, o Isole Fortunate, sono uno dei luoghi mitici più famosi dell antichità. Immortalate da Esiodo nelle «Opere e Giorni» (vv. 166-173) e da Orazio nell Epodo XVI, le Isole dei Beati sono un luogo paradisiaco che ospita le anime dei grandi eroi e personaggi del mito e della storia, destinati dagli dei a un eterna felicità. La natura vi cresce rigogliosa, la terra produce frutti e messi in abbondanza senza che sia coltivata. Vi spira una dolce brezza perenne e il clima è sempre sereno. Vi approda Luciano di Samosata (120-180 circa d. Cr.) nel suo fantastico viaggio narrato nella «Storia Vera». Plinio il Vecchio identifica le Isole dei Beati con le Canarie.

LA CITTA DEGLI UCCELLI (NEFELOCOCCIGIA) La Città degli Uccelli, ossia Nefelococcigia (in greco Νεφελοκοκκυγία), è una splenddia creazione della fantasia del grande commediografo ateniese Aristofane, che la rappresenta nella commedia «Gli uccelli» (414 a. Cr.). Nella commedia due ateniesi, Pistètero ed Evèlpide, disgustati dal malgoverno dei demagoghi che dominano la città, decidono di fondare una nuova città, la Città degli Uccelli, sospesa tra cielo e terra. Essa sarà popolata soltanto dagli uccelli e da tutti coloro che saranno ammessi da Pistètero ed Evelpide. Non vi entreranno perciò delinquenti, sicofanti, demagoghi, venditori di falsi oracoli e altri loschi personaggi. La Città degli Uccelli, come un isola sospesa nel cielo, dovrebbe essere un luogo di pace e benessere, ma i due fondatori dovranno lottare anche con gli dei per mantenere l indipendenza della loro nuova città.

L ISOLA DI THULE L isola di Thule, divenuta leggendaria come estrema terra dell Occidente, è testimoniata per la prima volta da Pitea di Marsiglia (IV sec. a. Cr.) nel resoconto del suo viaggio di esplorazione del nord Atlantico. Antonio Diogene vi ambienta il suo romanzo fantastico «Le meraviglie oltre Thule» (II sec. a. Cr.). Nel medioevo si credette che Thule fosse abitata da una leggendaria razza, gli Iperborei, uomini dalla corporatura possente, biondi e dagli occhi azzurri, che sarebbero stati all origine del mito della razza ariana. La «Thule Gesellschaft» fu una società esoterica le cui dottrine ebbero grande influenza sul nazismo.

L ISOLA DEL FORMAGGIO Tra le invenzioni della fervida fantasia di Luciano di Samosata (120-180 Circa d. Cr.), autore della «Storia Vera», va annoverata anche l Isola del Formaggio. Navigando in un mare bianco come il latte, la nave di Luciano approda a una misteriosa isola che ricorda una gigantesca forma di formaggio galleggiante sul mare. Dal suolo dell isola, che è fatto di formaggio, crescono numerose viti i cui grappoli sono ripieni di latte. Sull isola regna la regina Tirò (dal gr. turo V, «formaggio»). L Isola del Formaggio ricompare nelle settecentesche «Avventure del barone di Munchausen», di Rudolf Erich Raspe (romanzo che in vari punti è una parafrasi della «Storia Vera» di Luciano) ed è tra le fonti del mito del Paese di Cuccagna.

L ISOLA DI LAPUTA È uno dei favolosi luoghi di cui il medico Lemuel Gulliver fa conoscenza nei suoi straordinari viaggi. Dopo essere giunto nella terra dei lillipuziani e in quella dei giganti, Brobdingnag, Gulliver vede un isola sospesa nel cielo: è Laputa, l isola degli scienziati folli. I suoi abitanti sono persone espertissime di astronomia, filosofia e musica, ma prive di senso pratico. Essi possono spostare l isola nel cielo manovrando un potentissimo magnete. Con Laputa il creatore di Gulliver, Jonathan Swift (1667-1745), volle fare una satira feroce dei circoli scientifici e accademici inglesi del suo tempo.

L ISOLA A ELICA Nel suo romanzo «L isola a elica» (1895), Jules Verne, il padre del romanzo scientifico dell Ottocento, narra di una gigantesca isola artificiale semovente, «Standard Island», abitata da ricchi e avventurosi signori. I padroni dell isola ingaggiano un quartetto di musicisti, il quartetto Zorn, per allietare i loro viaggi sugli oceani, ma le rivalità che serpeggiano tra di loro metteranno a repentaglio l esistenza dell isola e degli stessi suoi abitanti.

L ISOLA DEL DOTTOR MOREAU È il titolo di un romanzo dello scrittore inglese Herbert George Wells, specializzato nelle storie di fantascienza e distopia o utopia negativa. Il romanzo, pubblicato nel 1896, è uno dei più famosi di Wells e oggetto di varie trasposizioni cinematografiche. Il protagonista, il giovane Edward Prendick, a seguito di un naufragio approda su una misteriosa isola del Pacifico, ove fa la conoscenza del dottor Moreau, scienziato esperto nella vivisezione, e del popolo di uomini-bestie da lui creato. Moreau si è proposto di realizzare questo compito: creare attraverso assurdi e dolorosi esperimenti una nuova razza di uomini dagli animali. Ma questa «umanizzazione» degli animali fallisce perché nel popolo degli uomini-bestie si risveglia l innato elemento ferino. Moreau finisce massacrato dalle sue stesse creature e a stento Prendick riesce a fuggire dall isola. Con questo romanzo Wells intendeva denunciare i rischi della ricerca scientifica quando essa non è più guidata dalla morale e l alienazione dell uomo nella moderna società industriale.