CIRCOLO DI CULTURA ISTRO-VENETA «I S T R I A» ITINERARI ISTRIANI: Proposte di viaggi e soggiorni di studio in Istria



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CIRCOLO DI CULTURA ISTRO-VENETA «I S T R I A» ITINERARI ISTRIANI: Proposte di viaggi e soggiorni di studio in Istria Trieste - Maggio 2006

CIRCOLO DI CULTURA ISTRO-VENETA «I S T R I A» ITINERARI ISTRIANI: Proposte di viaggi e soggiorni di studio in Istria di ALFREDO VERNIER Trieste - Dicembre 2005

Realizzato con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Direzione Centrale Istruzione, cultura, sport e pace In copertina disegno di: VITTORIO PORRO Per informazioni rivolgersi a: LIVIO DORIGO 34123 Trieste Via Economo, 10 Tel. 040 303533 Impaginazione, fotocomposizione e stampa: TIPOGRAFIA VILLAGGIO DEL FANCIULLO Opicina (Trieste)

PREFAZIONE La scoperta casuale, tra le carte che inesorabilmente si accumulano in un ufficio e che solo l occasione di un trasloco fanno riemergere, di una sbiadita fotocopia di una decina di pagine dattiloscritte è stata la scintilla di questa iniziativa che intende, nel suo piccolo, onorare la memoria di una persona di profonda cultura e di intelligente meticolosità. Alfredo Vernier, che mi è stato diretto superiore per tanti anni, fu soprattutto per me un maestro, un uomo illuminato da cui ho assorbito l amore e il rispetto per tutte le manifestazioni della cultura; il lavoro d ufficio non era mai una pratica di routine, frequenti erano gli scambi di preziose informazioni di contenuto e di metodo, ma ciò che maggiormente gli debbo riconoscere come insegnamento è l acquisizione quotidiana della conoscenza che diventa uno stile di vita. La serietà con cui egli svolgeva il suo incarico di responsabilità era pari alla sollecitudine che dedicava allo studio e alla ricerca, alla riflessione e all elaborazione. E, quindi, con stima e gratitudine verso di lui che mi onoro di presentare la pubblicazione di questo opuscolo del dott. Vernier, frutto di rigorose documentazioni e di instancabile precisione, che a distanza di tanti anni conserva la freschezza indelebile della sua passione di studioso. Gli undici itinerari, accuratamente scelti da Vernier tra i luoghi a lui ben noti dell Istria, sono preceduti da una lucida introduzione storica che funge da inquadramento e conduce il lettore a vedere i vari volti dell evoluzione di quella terra sia sotto il profilo della vita civile ed artistica sia sotto il profilo etnico. La sintese storica, compilata con rigoroso metodo di periodizzazione, percorre le tappe significative di duemila anni di eventi dall epoca preromana alla condizione dell Istria alla fine del secondo conflitto mondiale; si presenta come una sorta di guida per far comprendere a chiunque intraprenda quei percorsi, e specialmente ai giovani delle nuove generazioni, che etnicamente, linguisticamente, culturalmente l Istria presenta un volto molteplice, che è il risultato degli insediamenti, della presenza e dell attività delle diverse 5

popolazioni che si sono succedute nei secoli nella penisola, degli incontri e degli incroci che vi sono avvenuti, degli squilibri che di volta in volta si sono raggiunti. L Istria, per ben mille anni romana, restò indenne dalle invasioni barbariche e dalla dominazione bizantina, fino a che non venne conquistata dai Franchi nel 788 d.c. e da allora, nel corso di qualche secolo, il suo interno montagnoso, già spopolato dai cives romani a causa delle incursioni àvare e magiare, divenne territorio di progressivo avanzamento e insediamento di altre popolazioni barbare, prima delle quali gli Sloveni nella parte settentrionale e i Croati nella zona centro-orientale, e successivamente anche da etnie greche, albanesi, rumene, spinte dalla minaccia turca. Molto importante per l Istria fu la dominazione della Repubblica di Venezia, l impronta veneta è impressa nella lingua, sull architettura, sugli usi e costumi. Poiché - come scrive Vernier - in essa affonda una parte delle nostre radici, gli itinerari proposti descrivono accuratamente tutto ciò che utile vedere: dalle vestigia architettoniche alle opere pittoriche, dai monumenti ai musei, dai palazzi alle chiese, affinché si cerchi di conoscere meglio quel mondo e di comprendere fino in fondo quanto è stato perduto. L elencazione scorre veloce, asciutta, essenziale; copiosi segni di interpunzione, sintatticamente accurati, scandiscono le pause di respiro in questa corsa verso le immagini, che, nitide, emergono a testimonianza della ricchezza artistica, popolare e colta, la quale deve essere tutelata e valorizzata come patrimonio spirituale di tutta l umanità. Maura e Nicolò Molea 6

L ISTRIA Cenno storico In epoca preromana, l Istria è contrassegnata dalla civiltà dei castellieri, minuscoli centri urbani sul culmine dei colli, abitati dagli Istri e, ai margini della regione, anche da Viburni e Giapidi, popolazioni piuttosto arretrate, ma che hanno superato lo stato nomade e si sono fissate alla terra, intrecciando qualche rapporto con la civiltà greca e con quella padana di Este. Nel 178-177 a.c., i romani conquistano la penisola, nonostante la vigorosa opposizione degli Istri, guidati da Epulo. Negli anni successivi, partendo soprattutto dalla base di Aquileia, popolazioni latine o, più largamente, italiche prendono la via dell Istria e, sovrapponendosi alle popolazioni indigene, assimilandole e fondendosi con esse, producono nell arco di alcune generazioni la romanizzazione linguistica e culturale della regione. L Istria, nei primi secoli dell era volgare, cambia volto. Sorgono colonie (Pietas Julia, Parentium) e municipi, ricchi di edifici pubblici e privati; vengono introdotte nuove coltivazioni; costruite strade e acquedotti; impiantate industrie. La romanizzazione è completa nelle regioni costiere, ma non si limita ad esse; si estende a vari luoghi e zone dell interno (Montona, Pinguente, Pedena). Fra il V ed il VI secolo d.c., le invasioni barbariche sommergono la Pannonia, il Norico, la Dalmazia e dilagano in Italia. I barbari, tuttavia, si protendono verso la pianura padana, verso Aquileia, Ravenna, Roma, e non provocano sostanziali alterazioni nella fisionomia della penisola, che è, per essi, soltanto terra di transito. Né la fisionomia dell Istria è alterata dalla dominazione bizantina, che si protrae ininterrottamente, salvo un breve intervallo longobardo, dal 539 al 788. In questo periodo, anzi, aumentano i rapporti e gli scambi tra le due sponde dell Adriatico: una vera e propria comunità di vita civile e artistica si forma con l opposta sponda ravennate, testimoniata, tra l altro, dalla costruzione delle basiliche di Eufrasio a Parendo e di S. Maria Formosa a Pola. 7

Nel 788, l Istria è conquistata dai Franchi, che vi introducono il sistema feudale. La terra e il potere passano nelle mani dei conquistatori: l economia regionale subisce profonde trasformazioni; muta l ordinamento giuridico; sono soppresse le precedenti magistrature; aumentano notevolmente la potenza e il prestigio della Chiesa e dei suoi vescovi, che entrano a far parte della gerarchia feudale. Nel frattempo, si dall inizio del VII sec., per spinta propria o convogliate dagli Avari, erano penetrate in Istria da nord e da est le prime popolazioni slave (Sloveni nella parte settentrionale, Croati in quella centroorientale). L avvento dei Franchi, che uniscono sotto il loro dominio l Istria e le regioni a settentrione e a oriente di essa, facilita l espansione slava, che, specie quand è pacifica e graduale, appare come una semplice migrazione interna. All espansione slava, che probabilmente s intensifica nei successivi secoli, anche per sollecitazione dei signori feudali, indirizzandosi soprattutto nelle terre devastate e spopolate dalle incursioni avare e ungare, corrisponde ovviamente un arretramento dell elemento rustico romanico, che non riuscirà più a riguadagnare le posizioni perdute. L Istria fino al 952 appartiene al regno italico ed è inclusa nella marca del Friuli. Dal 952 al 1040, la stessa marca è subordinata dagli Ottoni, che avevano unificato le corone di Germania e d Italia, prima al duca di Baviera e poi al duca di Corinzia. Nel 1040, l Istria è costituita in marca autonoma ed è infeudata successivamente alle famiglie Weimar, Sponheim e Andechs. Nel 1209, dell autorità marchionale sono investiti i patriarchi di Aquileia, ai quali l Istria resta formalmente sottomessa fino al crollo del Patriarcato nel 1420. Solo formalmente, peraltro, e solo in parte, perché sin dagli ultimi decenni del secolo XII la contea di Pisino e le terre circostanti erano venute in mano dei conti di Gorizia (i Lurangau-Heimföls), che nella loro qualità di advocati dei patriarchi di Aquileia e del vescovo di Parendo, avevano ricevuto in feudo da essi terre e castelli in Istria e li avevano trasformati in possedimenti ereditari della famiglia; mentre le città costiere (soggette anch esse di diritto all impero e ai suoi marchesi, ma godenti di fatto di autonomia più o meno larga), che erano state spesso soccorse dai Veneziani contro le incursioni dei pirati croati, narentani e saraceni, avevano cominciato già nei secolo XI e XII a pagar tributi e a dichiarare fedeltà a Venezia, finendo una dopo l altra per sottomettersi definitivamente alla repubblica veneta, assieme a parecchie cittadine dell interno, nei secoli XIII, XIV e XV. Sono, comunque, i secoli che corrono dall XI al XV circa, quando il governo dell Istria è affidato a conti e marchesi appartenenti a grandi famiglie tedesche, quelli in cui alcune parti interne della penisola assumono in superficie un colorito tedesco. Anzi, anche in queste parti, sono quasi esclusivamente i castelli, sede dell aristocrazia dominante e del suo seguito di uomini 8

d arme e amministratori, ad aver questo colore: fuori dei castelli, nelle città ma anche nelle campagne, la popolazione è romanica o slava. Nel 1374, si estinguono i conti di Gorizia del ramo istriano e la contea di Pisino passa, per patti di famiglia, agli Asburgo. Nel 1420, crolla il Patriarcato di Aquileia: da allora fino al 1797, quando cade la Repubblica veneta, l Istria è divisa fra Venezia e l Austria: La prima è padrona, oltre che di tutte le coste, anche di vaste parti dell interno (a nord, Buie, Montona, Portole, Pinguente, Rozzo; a sud, S. Lorenzo del Pasenatico, Sanvincenti, Valle, Dignano, Albona, Fianona); la seconda è padrona dei territori della contea di Pisino e di alcune signorie minori nella parte orientale. Una delle prime preoccupazioni di Venezia è quella di promuovere e favorire il ripopolamento dell Istria, che, soprattutto dopo la sanguinosa guerra di Chioggia (1379-1381), è in gran parte devastata. E di quegli anni un bando della Repubblica che esenta di ogni onere chi venga nell Istria a ripopolarla. Falliscono sostanzialmente, allora e in seguito, i tentativi di importarvi i coloni italiani; non resta perciò a Venezia che ricorrere agli slavi. Alcuni ne fa venire già nel 300, ma è soprattutto a partire dalla seconda metà del 400 che, spinte anche dalla minaccia turca, affluiscono in Istria altre popolazioni slave o greche o albanesi e, persino, rumene. Queste popolazioni si insediano prevalentemente nell Istria occidentale (tranne i Rumeni, che si stabiliscono nella Ciceria e nell Alta Valle d Arsa) e piuttosto a sud che a nord, modificando il volto della regione. I nuovi venuti subiscono un processo di croatizzazione, che sommerge progressivamente le varietà linguistiche e culturali originarie. Anche gli Asburgo aprono in quel tempo le loro terre ai profughi croati, i quali, sopravvenendo in zone già abitate da altri Croati, non alterano il volto etnico del paese. Nonostante questi provvedimenti delle autorità venete e austriache, l Istria tocca, nel 1630, dopo la peste di quell anno, uno dei suoi livelli demografici minimi: poco più di 30.000 abitanti, con città già fiorenti come Pola e Parenzo ridotte a poche centinaia di abitanti e Capodistria, capitale dell Istria veneta, scesa a 1800 abitanti. Quasi due secoli di pace, fino alle guerre napoleoniche, riportano tuttavia l Istria a una consistenza demografica maggiore e a una certa rinascita economica. Il dominio veneto, dove si esercita, costringe l Istria completamente nell orbita di Venezia. I capitani, i podestà, i provveditori di Venezia pensano a tutto; commerci e traffici avvengono solo con Venezia e così ogni altro scambio, culturale, religioso, umano. L impronta veneta è impressa nella lingua, sull architettura, sugli usi e costumi. Ma, così presa e condotta per mano, protetta e imbrigliata, l Istria veneta si assopisce e lentamente decade. Una qualche maggiore autonomia conserva per qualche tempo sotto gli 9

Asburgo l Istria centro-orientale, in cui sopravvivono a lungo, oltre alla contea di Pisino, alcune signorie feudali minori. Queste terre istriane sono solo un possesso povero e marginale degli Asburgo, il cui potere è lontano e spesso debole. Nel 700, però, l illuminismo e assolutismo intervengono a modificare i rapporti tra l Istria e l Austria. Pisino diventa il centro amministrativo dell Istria austriaca, al quale arrivano e dal quale sono diramate nel territorio le direttive e le istruzioni viennesi: soppressione dei privilegi e delle autonomie locali; accentramento amministrativo tedesco viene immesso negli uffici e vengono istituite scuole tedesche. Nel 1797, il trattato di Campoformido assoggetta l Istria veneta all Austria, che la conserverà e governerà, salvo la breve parentesi francese dal 1805 al 1813, fino al termine della prima guerra mondiale. L Austria costituisce nella regione il litorale, diviso in tre province o circoli, facenti capo al Governatore di Trieste nel 1860, nel quadro di una generale riforma dello stato, ciascuna delle tre province del litorale è dichiarata autonoma con propria dieta: a Gorizia, la dieta della contea principesca di Gorizia e Gradisca; a Trieste, quella della città immediata di Trieste e del suo territorio; a Parenzo, quella del marchesato d Istria. Il processo di omologazione politica e culturale, che l illuminusmo e l assolutismo avevano appena avviato nel 700, continua lentamente nella regione per tutto l 800, anche se non poche situazioni particolari continuando a sussistere qua e là fin quasi al termine del dominio austriaco. Nella seconda metà dell 800 e nei primi anni del 900, Trieste, di cui l Austria ha fatto il proprio principale porto ed emporio, diventa, se non la capitale, certamente il maggior centro di attrazione per l Istria, al quale affluiscono non solo i prodotti istriani, ma anche forze ed energie fresche, intellettuali, artigiani, operai. Un altro centro di attrazione della forza-lavoro esuberante nelle campagne dell Istria è in quel medesimo tempo Pola, scelta e attrezzata dall Austria quale base militare navale, con arsenale, cantieri e vari comandi. Il livello della vita in Istria in modesta misura si alza. Si sviluppano alcune culture e l allevamento del bestiame; si intensificano i traffici con Trieste e con le province dell Impero; si cominciano a sfruttare le risorse del sottosuolo. Ma la campagna, quella dell interno in particolare, a causa del frazionamento delle proprietà, della scarsità d acqua e della mancanza di capitali e di investimenti, è sempre povera, e miseria e malattie continuano a far vittime. Nell ottocento nasce e si diffonde anche in Istria la coscienza nazionale. Per prima quella degli Italiani, che possono contare su una borghesia già abbastanza numerosa, solida e colta e che sono eccitati e attratti dal nuovo regno formatosi in Italia; più tardi quella degli Sloveni e Croati, tra i quali solo verso la fine del secolo si sviluppa e acquista peso una classe borghese di qualche con- 10

sistenza. Prima di allora, a svegliare la coscienza nazionale degli Sloveni e dei Croati viventi in Austria, che tra l altro non potevano riferirsi ad alcun loro stato autonomo al di là dei confini austriaci, era stato soprattutto il clero. La lotta nazionale è inizialmente lotta contro lo stato austriaco, burocratico e paternalistico, e contro le sue tendenze germanizzanti, ma col tempo si trasforma sempre più in un aspro ed esclusivo conflitto tra le due maggiori stirpi della regione: l italiana e la slava. E un conflitto senza esclusione di colpi, in cui alla difesa si accompagna spesso l offesa e la sopraffazione; non presenta, però, solo aspetti negativi: contribuisce, infatti, anche a risvegliare energie e produrre forti tensioni intellettuali e morali, pur incanalando le une e le altre, come già ebbe a osservare Ernesto Sestan, in un unica direzione, verso l unico punctum dolens ossessionante della nazionalità. Alla fine del dominio austriaco sull Istria, gli Italiani e gli slavi presenti nella penisola sono in sostanziale equilibrio: secondo l ultimo censimento austriaco del 1910, infatti, nei cinque distretti istriani di Capodistria, Lussino, Parenzo, Pisino e Pola (esclusi, quindi, i distretti di Volosca-Abbazia e di Fiume, che non si possono considerare propriamente appartenenti all Istria), vivono 147.982 Italiani, 37.908 Sloveni e 118.048 Croati. Gli Italiani abitano prevalentemente le città e le cittadine della costa e, all interno, i capoluoghi di comune; Sloveni e Croati prevalentemente la campagna. Una consistente colonia tedesca vive a Pola; qualche altro modesto nucleo di origine rumena o greche o albanesi è presente qua e là, ma ormai totalmente o in gran parte croatizzato. Etnicamente, linguisticamente, culturalmente l Istria presenta un volto molteplice, che è il risultato degli insediamenti, della presenza e dell attività delle diverse popolazioni che si sono succedute nei secoli nella penisola, degli incontri e degli incroci che vi sono avvenuti, degli squilibri che di volta in volta sono stati raggiunti. La condizione dell Istria cambia durante i venticinque anni in cui essa è governata dall Italia (1918-1943). Il fascismo tenta di rompere violentemente, a vantaggio della componente italiana, l equilibrio etnico e culturale esistente. Il tentativo riesce, in parte, nelle città e cittadine costiere, dove l elemento sloveno e croato presente subisce maggiormente le pressioni, ma anche l attrazione, dell elemento italiano dominante; fallisce, invece, sostanzialmente, nelle campagne, per l ostinata resistenza del contadino sloveno o croato all assimilazione. L Istria esce, comunque, impoverita da quel periodo, in cui viene distrutto tutto un prezioso patrimonio che i gruppi etnici sloveno e croato avevano faticosamente creato nei decenni precedenti: giornali, centri di cultura, scuole, organizzazioni politiche e sindacali, istituzioni bancarie, ecc. Nel 1947, per effetto del Trattato di Pace, l Istria è ceduta alla Jugoslavia ed è spartita tra la Repubblica di Slovenia e di Croazia: nuove violenze si 11

abbattono sulla sua gente, questa volta a danno degli Italiani, che l abbandonano in massa. E un altra dolorosa perdita per l Istria, che non è certamente compensata dall arrivo nella penisola di genti provenienti dalla Jugoslavia. I paesi dell interno si spopolano, il loro patrimonio edilizio, architettonico, artistico cade in rovina, la campagna è parzialmente abbandonata. Il vicino mondo istriano - l ambiente naturale, le cittadine affacciate sul mare, i borghi dell interno, le chiesette nella campagna, i ruderi dei castelli sui colli, le sue genti di varia origine, lingua e cultura - resta ancor oggi, comunque, un mondo ricco e complesso, che vale la pena di cercar di conoscere meglio, anche perché in essa affonda una parte delle nostre radici. Gli itinerari proposti hanno un valore puramente indicativo e possono, come è ovvio, essere sostituiti da altri, modificati, integrati no ridotti, secondo la scelta, le esigenze e gli interessi dei singoli istituti e scuole. Tutti possono essere compiuti in uno, due o, al massimo, tre giorni, a meno che non si fondano insieme più itinerari. 12

LE COSTE: L ISTRIA ROMANA,BIZANTINA, VENETA LA COSTA OCCIDENTALE DA CAPODISTRIA A POLA 1 Itinerario: Capodistria, Isola, Pirano Capodistria. Per secoli capitale dell Istria Veneta. Patria dei Vergerio, di Gian Rinaldo Carli, di Carlo Combi. Centro di studi soprattutto umanistici, già sede di un seminario e di altre importanti istituzioni culturali (teatro, museo, biblioteca ecc.). Conserva un tipico aspetto assunto durante la luna appartenenza a Venezia, con calli, campi, broli. E ricca di monumenti e di opere d arte del periodo medioevale e rinascimentale: Il Duomo (Assunta), quattrocentesco, con bella facciata ed eleganti portali lombardeschi (all angolo destro, poderoso campanile, portato a termine nel 1480); L Oratorio del Carmine, ora Battistero, costruzione romanica del secolo XIII; la Loggia, in forme gotico-veneziane (1462-63); il Palazzo Pretorio, originale edificio merlato, risultante dall unione del Palazzo del Podestà (1446) con quello del Capitano del Popolo (1481); il Pontego, graziosa costruzione con finestre gotiche e rinascimentali; Porta della Muda (1516); chiese, case gotiche e fontane. Merita una visita anche il Museo, che raccoglie vario materiale archeologico; resti e cimeli romani e veneti; ferri battuti e bronzi; dipinti, tra i quali di particolare pregio quelli del Carpaccio, già in Duomo. Isola d Istria. Patria del poeta Pasquale Besenghi degli Ughi. Nella parte alta della cittadina, il Duomo (S. Mauro), del secolo XVI (all interno varie tele dei pittori veneti del Cinquecento); nella parte bassa, Il Palazzo Besenghi, nobile dimora veneta della seconda metà del Settecento, e alcune belle case dei secoli XV e XVI. Pirano. Caratteristicamente veneta anch essa, è formata da un quartiere antico (Punta), con vecchie calli, e uno più recente (Marzana), tra il mandracchio e il porto. Notevoli il Duomo (S. Giorgio), col bellissimo campanile dei 13

primi del Seicento; il vicino e coevo Battistero; la Chiesa di S. Francesco, del trecento, con elegante chiostro cinquecentesco; la Cà d Oro, casa goticoveneziana del Quattrocento; l Oratorio della Madonna della Neve; la pittoresche mura della terza cinta veneta, munite di sette torri; la casa natale del violinista Giuseppe Tartini; il Palazzo Gabrielli o della Rotonda del Museo. Nelle chiese, nei palazzi e negli oratori tele di scuola veneta. 2 Itinerario: Umago, Cittanova e Parenzo Umago. Grazioso centro, con resti delle antiche mura e tipiche case istriane in pietra dei secolo XV e XVI. Interessante la parrocchiale di S. Maria Maggiore. Cittanova. Alle foci del Quieto. Conserva case gotiche e barocche e resti delle mura venete. Nella Collegiata di S. Pelagio, che risale all XI secolo ed è stata rimodernata nel secolo scorso, antica cripta con sarcofago contenente i resti di santi Pelagio e Massimo. Presso la chiesa, lapidario, con elementi plutei barbarici dell VIII e IX secolo e iscrizioni romane. Parenzo. Bella e pittoresca cittadina d aspetto veneto, è ricca di perspicui monumenti romani, bizantini e veneti. Conserva, tra l altro, inalterata la primitiva pianta romana. Nell area dell antico foro sono ancora visibili i resti del selciato romano e di un tempio del I secolo d.c.. Nel Museo, materiale lapidario romano e veneto. Dell epoca bizantina è la superba Basilica, eretta verso la metà del VI secolo dal vescovo Eufrasio sull area di una precedente basilica. Nell abside, stupendi mosaici del VI secolo. Interessanti il presbiterio, il ciborio e il paliotto dell altare maggiore. Nella sacrestia, varie tavole, tra cui un Ultima Cena di Palma il Giovane. Di fronte alla Basilica, il Battistero ottogonale, della stessa epoca. La vicina Canonica, con sei bifore romaniche, è del Duecento. Numerose le case romanico-gotiche e goticoveneziane. In centro, resti del Palazzo Pretorio, con due finestre ogivali, e delle fortificazioni venete, con torri quattrocentesche. 14

3 Itinerario: S. Lorenzo del Pasenatico, Orsera, Canal di Lemme, Docastelli e Rovigno. S. Lorenzo del Pasenatico. A qualche chilometro dalla costa. Già sede nel XIV secolo del Capitano militare veneto del Pasenatico. Ha una caratteristica pianta ovale e conserva importanti testimonianze del passato: la Parrocchiale del secolo XI di arte tardo ravennate; una bella cerchia di mura con imponente torre; due porte ogivali; una loggia quattrocentesca, con lapidario romano e medioevale. Orsera. Castelliere nell età del bronzo e centro di traffici in epoca romana. Conserva i resti di una basilica paleocristiana absidata, con pavimento musivo del secolo IV. Sul mare, la Chiesa romanica di S. Maria a Marina, del secolo XII, ad arcate su pilastri. Canal di Lemme. Solitario e selvaggio fiordo, che penetra per oltre dieci chilometri entro la costa e si prolunga nella Valle della Draga verso Canfanaro e Pisino. Docastelli. Ferrigno villaggio medioevale, all inizio della Valle della Draga, abbandonato dai suoi abitanti circa trecento anni fa, per sfuggire alla malaria. Di esso rimangono ancora suggestivi resti di mura, torri, porte, case e della chiesa di S. Sofia. Poco distanti le Chiesette della Madonna del Lacuzzo e di S. Antonio, con interessanti affreschi di Giovanni degli Orefici da Pinguente (1487). Rovigno. Sorta sopra un isola, fu congiunta nel 1763 alla terraferma. Patria dello scultore Lorenzo del Vescovo e dello storico Bernardo Benussi. E dominata dalla mole del Duomo e del campanile, sotto i quali si stendono le calli e le case di pietra della parte antica. Monumenti notevoli: Collegiata di S. Eufemia (Duomo), barocca, con bellissimo campanile di tipo veneto; Torre dell Orologio; Arco dei Balbi (1680); Cappelle di SS. Trinità, del XIII secolo; alcuni palazzi signorili del Seicento e Settecento. Vi operano importanti istituti culturali e scientifici, come il Centro di ricerche storiche dell Unione degli Italiani dell Istria e di Fiume e il Laboratorio di biologia marina, uno dei principali istituti esistenti per lo studio dell Adriatico. 15

4 Itinerario: Pola, Nesazio e Isole Brioni. Pola. Già sede di un castelliere, fu poi fiorente colonia romana (Pietas Julia), centro cristiano bizantino, libero comune, signoria dei Castropola, possesso veneziano dal 1334. L Austria, subentrata a Venezia nel 1797, ne fece il suo porto militare. E patria del musicista Antonio Smareglia, autore de Le nozze istriane. Il principale monumento romano di Pola è l Arena, mirabile anfiteatro in pietra bianca, di forma ellittica, a tre ordini di arcate nel lato a ma e due ordini nel lato di terra, eretto al tempo di Claudio, nel primo secolo d.c. Altri notevoli monumenti romani sono: il Tempio di Roma e di Augusto, del principio del I secolo d.c., costruzione di grande eleganza e finitezza; l Arco dei Sergi (o Porta Aurea), a un fornice, eretto probabilmente intorno al 15 a.c., di squisita fattura; la Porta Gemina, del II secolo d.c., a due fornici; la Porta d Ercole, una delle più antiche dell Italia settentrionale, a un fornice, eretta all atto della fondazione della colonia (42 a.c.); i resti del Teatro minore, di epoca augustea, e del Teatro maggiore, del tempo di Vespasiano; i resti delle mura, con torri cilindriche, poligonali e quadrangolari. Una ricca collezione di lapidi ed elementi architettonici romani e paleocristiani, di bronzi, sculture e rilievi di età romana (oltre che di ceramiche, suppellettili e altri materiali preistorici) è conservata nel Museo archeologico dell Istria. Di età medioevale sono: la Cappella di S. Maria del Canneto o S. Maria Formosa, parte superstite di una grande basilica fondata dall Arcivescovo di Ravenna Massimiano nel 554; il Castello, sorto nel XIII secolo e successivamente rimaneggiato più volte; la Chiesa di S. Francesco, edificio romanico-ogivale risalente al Trecento, in pietra a vista, con bel portale (nell adiacente convento, aula capitolare con bifore, pittoresco chiostro e loggia del secolo XV); il Palazzo Pubblico, semplice costruzione con portico rinascimentale, sorta sulle rovine di un palazzo gotico del 1296; il Duomo, del XV secolo, inglobante parti di una basilica paleocristiana del V secolo. Nesazio. Già castelliere e poi capitale dell Istria preromana, caduta in mano dei Romani nel 177 a.c. Gli scavi hanno riportato alla luce avanzi e oggetti di varie epoche: dall età del bronzo (di particolare importanza le rare sculture di quest epoca esposte nel museo archeologico dell Istria) all età del ferro. Sono attualmente visibili la cinta delle mura, resti di case romane, del Capitolium, di un tempio e di due basiliche paleocristiane del V secolo. Arcipelago delle Brioni. Comprende l Isola maggiore, l Isola minore e un gruppo di scogli. Famoso per le bellezze naturali e la mitezza del clima. L Isola maggiore conserva numerose testimonianze dell età romana: resti di 16

ville, terme, cisterne, piscine, di un tempio dedicato a Venere, di una basilica cristiana e di altre piccole sedi di culto. Nel Castello veneziano, del XVI secolo, piccolo museo con materiale paleontologico, preistorico, rilievi, iscrizioni e altri resti, romani bizantini e medioevali, e una raccolta mineralogica. 17

LA COSTA ORIENTALE DA ALBONA AD ABBAZIA E LE ISOLE DEL QUARNERO. ANCORA SEGNI DELLA PRESENZA ROMANA, BIZANTINA E VENETA. 1 Itinerario: Albona, Fianona, Laurana e Abbazia. Albona. Su un colle a tre chilometri dal mare. Patria dello storiografo Tommaso Lucani. Fu castelliere preistorico e municipio romano. Nel 1420 si diede a Venezia. Del periodo veneziano conserva la loggia, con lapidario romano e medioevale, la Porta S. Fior del 1587, la Parrocchiale, di forma rinascimentali e barocche, le eleganti case Scampicchio, del secolo XVI, e Lazzarini, del 1717. Dal campanile, sul sommo del colle, panorama vastissimo. Fianona. Stazione preistorica, municipio romano, feudo del Patriarca di Aquileia, conquistata dai Veneziani nel 1410. Cose notevoli: iscrizioni e frammenti romani nel portico della piazzetta; Parrocchiale di S. Giorgio, originariamente gotica; Chiesetta di S. Zorzi. Laurana e Abbazia. Si sono sviluppate in epoca moderna come località di soggiorno per il clima mite e la rigogliosa vegetazione mediterranea. Laurana, come Albona e Fianona, fu fortificata e difesa contro gli Uscocchi: dalle fortificazioni resta ancora una torre quadrangolare a due piani (Torre di S. Giorgio). Nella Chiesa parrocchiale di S. Giorgio, interessanti affreschi goticheggianti degli anni 1470-79. Abbazia deve il nome all Abbazia benedettina di S. Giacomo al Palo, del secolo XV, che esisteva in loco. 2 Itinerario: Isole di Cherso e Lussino. Abitate in epoca preistorica, nel 50 a.c. erano già sotto il dominio romano, dal quale passarono a quello bizantino. Sin dal 1000 si sottomisero alla Repubblica di Venezia, per difendersi dalle incursioni piratesche. Nell isola di 19