La risurrezione dei discepoli

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LECTIO DIVINA 2014/2015 GUIDATA DAL VESCOVO MAURO MARIA MORFINO OTTAVO INCONTRO 4 Maggio I Alghero 5 Maggio I Bosa 6 Maggio I Macomer La risurrezione dei discepoli (Gv 21,1-14)

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, mai discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "E il Signore!". Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso ora". Allora Simon Pietro sali nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. A) Testo e contesto vangelo secondo Giovanni ci ha narrato nel capitolo 20 che Gesù, dopo la sua morte in croce, morte gloriosa perché segnata dalla gloria dell'amore, si è mostrato vivente nel primo giorno della settimana a Maria di Magdala (cf. Gv 20,11-18), poi ai discepoli riuniti insieme (cf Gv 20,19-23) e di nuovo «otto giorni dopo» ai discepoli con i quali si trova anche Tommaso (cf Gv 20,26-29). Ma l'appendice aggiunta più tardi al vangelo da parte della comunità del discepolo amato, il capitolo 21, ci racconta un altro incontro di Gesù con i suoi sul mare di Tiberiade: «Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade» (Gv 21,1). In questo brano più che un'apparizione di Gesù risorto viene narrata la resurrezione del discepoli. Nel racconto, infatti, il passaggio dalla notte al mattino, dunque dalle tenebre alla luce, è accompagnato da un altro decisivo passaggio: quello dall'ignoranza («I discepoli non sapevano che era Gesù»: Gv 21,4) alla conoscenza di Gesù («Sapevano bene che era il Signore»: Gv 21,12). 2

Se questo è il mutamento fondamentale, alla sua luce possono essere letti anche il passaggio dalla pesca infruttuosa («In quella notte non presero nulla»: Gv 21,3) alla pesca abbondante («Gettarono la rete e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci»: Gv 21,6) e quello dall'assenza di cibo (cf Gv 21,5) alla partecipazione al pasto preparato da Gesù stesso (cf Gv 21,9-12). I discepoli hanno già incontrato il Signore risorto a Gerusalemme due volte, nel primo giorno della settimana, eppure nonostante queste conferme della resurrezione sembrano ancora bisognosi di incontrarlo: la fede non è mai acquisita per sempre, è sempre un evento, un divenire che può conoscere una crescita ma anche contraddizioni e regressioni, le quali rischiano di vanificare le esperienze di fede vissute in precedenza... Sul mare di Galilea troviamo Simon Pietro, Tommaso, colui che aveva confessato Gesù come «mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28), Natanaele, che aveva detto: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'israele» (Gv 1,49), i figli di Zebedeo e altri discepoli anonimi. Non si precisa il giorno, ma viene soltanto detto che questi discepoli erano sette, cioè una comunità il cui numero narra la totalità e l'universalità. Simon Pietro prende l'iniziativa della pesca e gli altri decidono di seguirlo. Tutti insieme escono dunque in mare aperto, «ma in quella notte non presero nulla» (ibid.)... A seguito di questa pesca infruttuosa i discepoli si apprestano a tornare verso la spiaggia, «quando ormai giunge il mattino» (Gv 21,4). Sulla spiaggia c'è Gesù, anche se i discepoli non lo sanno: come Maria di Magdala, lo incontrano ma non sanno che è lui (cf. Gv 20,14)... Ed ecco che Gesù prende l'iniziativa e chiede: «Piccoli figli, non avete nulla da mangiare?» (Gv 21,5). Egli si rivolge loro con un appellativo affettuoso, paterno e materno insieme teknía, piccoli figli ; è come se dicesse: «Non temete, non vi ho lasciati orfani, privi di me», (cf Gv 14,18). Gesù è Io stesso ma è anche diverso, per questo i discepoli non lo riconoscono e gli rispondono: «No, non abbiamo nulla» (Gv 21,5). In tal modo essi confessano la loro mancanza, il loro essere immersi in una situazione negativa, priva di sbocchi... «Gettate la rete sul lato destro della barca e troverete» (Gv 21,6): sono parole che richiedono fede, pronta obbedienza, sono un comando e una promessa alla quale Pietro e i suoi compagni subito aderiscono. E non appena eseguono quest'ordine ecco che la rete diviene stracolma di pesci, ma essi 3

sono di nuovo preda della loro debolezza e povertà: «non avevano la forza per tirarla su» (ibid.)... È allora che il discepolo amato, colui che al solo vedere la tomba vuota aveva creduto (cf Gv 20,8), riconosce in quell'evento l'azione e lo stile di Gesù e subito grida agli altri: «Ho Kyrios estin! Signore!» (Gv 21,7). Il discepolo amato, sa leggere i segni e diventa capace di riconoscere Gesù, rispondendo con l'amore al suo preveniente: «È il Signore!». Gesù sulla riva del mare sta vicino a braci sulle quali sono posati del pane e dei pesci (cf Gv 21,9). Accanto a Gesù vi è quel pane che Gesù aveva identificato con «la sua carne data per la vita del mondo» (cf Gv 6,51): sì, Gesù dà se stesso, è lui che prepara il posto, prepara la tavola, è lui che provvede il cibo che dona vita, è lui la presenza sempre preveniente! Gesù chiede ai discepoli di portare anche il pesce che avevano preso. Nella profezia sul tempio escatologico Ezechiele aveva contemplato sul lato destro del tempio acque pescose e sulle rive di En-Eglaim una distesa di reti (cf Ez 47,1.8-10); forse nell'annotazione sui 153 pesci vi è un rimando a questo brano, perché il calcolo numerico delle lettere ebraiche che compongono il toponimo En-Eglaim, la cosiddetta ghematrio (ogni lettera ebraica ha anche una valenza numerica), dà come risultato proprio 153. Saremmo così condoni alla visione della chiesa carne tempio escatologico, della comunità cristiana come luogo della missione universale e della presenza di Dio manifestata dal Risorto. Quella che qui viene evocata è l'universalità della missione della chiesa e l'universalità dello raccolta degli uomini intorno al Risorto e alla sua comunità. «E benché i pesci fossero tanti, la rete non si spezzò» (Gv 21,11): la rete non si strappò allora, nella comunione vissuta tra la grande chiesa petrina e la chiesa del discepolo amato, capaci di un'unica confessione del Risorto. Ormai i discepoli sanno che il Signore è in mezzo a loro e nessuno gli chiede: «Chi sei?» (Gv 21,12). Dopo averli invitati a mangiare, Gesù si avvicina lett. «viene» (érchetai: Gv 21,1) e compie il gesto. Così i discepoli formano un solo corpo con Gesù. 4

B) Meditatio L'agitarsi di Pietro. Un Pietro superattivo, che va e che viene, prende l'iniziativa di andare a pescare, si butta in acqua quando Giovanni gli dice che è il Signore, torna sulla barca a prendere il pescato quando Gesù domanda. Pietro buttandosi in acqua, dopo aver stretto fa veste alla cintura ciò che fa' Gesù alla lavanda dei piedi ha capito che il servizio è la forma tipica del discepolo. E quella nuotata è, in fondo, un "secondo battesimo"! Gesù lo lascia fare, non dice nulla e solo "dopo aver mangiato" (v. 15) gli rivolge la parola interrogandolo. Del tradimento non si erano ancora chiariti... Ora è il momento del riconoscimento pubblico di quel gesto perché Gv 21 è un nuovo inizio. Prima di ricevere il mandato "Pasci...", Pietro deve ri-conoscere la sua fragilità amicale e solo allora sentirà l'invito a "seguirlo" (Gv 21,22). Un agitarsi, quello di Pietro, che manifesta il suo disagio davanti al Maestro: correndo e facendo sembra volersi far perdonare, ma non basta. Ci vuole una chiarificazione reciproca, chiara. La rinascita dall'acqua e il suo agitarsi si completano con la rinascita nell'amore reciproco, finalmente sincero. Il fallimento della pesca. Una pesca senza esito, inutile notte di sforzi. Solo all'indicazione di Gesù su dove gettare le reti la pesca è abbondante. Pietro e gli altri han voluto andare a pesca da soli. Non li aveva inviati il Maestro e affrontano il mare immagine del regno del male soli e per di più volevano trarre da lì pesci (= uomini). Vi è solo una parvenza di Chiesa. Solo quando Gesù diviene punto di riferimento, ascoltano la sua voce allora possono trovare esito positivo alla loro fatica. L'intuizione del discepolo amato. Presenza, questa, che invade l'intero capitolo: lui ri-conosce il Kyrios. L'Autore è sottile, come in tutto il IV Vangelo: il cuore che ama sa vedere oltre, di più; sa intuire là dove le cose sembrano naturali, scontate... E lo dice a Pietro (come in Gv 13,2426; 20,8.45). Tra i due c'intesa, è evidente. Il senso ultimo è chiaro: Pietro deve accettare di avere a fianco "il discepolo che Gesù amava", avere a che fare, e lealmente, con uno con cui Gesù aveva intrattenuto un rapporto altro dal suo... 5

Le due tradizioni devono accogliersi. Quando il testo viene redatto, fine I secolo, Pietro e Giovanni, probabilmente, son già morti. Roma, in questo periodo, incomincia ad esercitare una certa leadership, con il richiamo forte alla tradizione petrina ma con il serio rischio di creare tensioni e incomprensioni con le comunità che avevano assunto lo stile proprio di altri Apostoli. La guida del gregge è affidata al traditore perdonato, Pietro, ma anche Giovanni ha avuto un suo peculiare modo di riconoscere il Signore e di seguirlo. Qui viene proclamata la "convivialità delle differenze": il rispetto e la collaborazione dei due diventa norma normans per ogni comunità, qualsiasi sia lo stile appreso. Non c'è posto per ignorarsi né per la gelosia. Anche chi "comanda", è ha ricevuto il primato, Pietro, assume il principio dell'amore come fondante, tratto ben segnalato da quel suo "voltarsi verso il discepolo". simbolico agire de! Maestro. Il linguaggio giovanneo è altamente simbolico: Gesù appare all'alba = l'alba della risurrezione, quando i cuori appesantiti e tristi scoprono all'improvviso una nuova presenza sorprendente. Gesù sta sulla riva = la linea di demarcazione tra terra ferma e acque insidiose: Egli è la saldezza e il vero approdo. Gesù davanti al mare = davanti a questo chiaro simbolo biblico del male che affoga e inghiotte, il Maestro è dominante e, anche in tale infida situazione, indica dove poter trovare pesce abbondante. Gesù prepara pane e pesce per i suoi "sulla terra" = lui sfama, perché può! E chiede però la collaborazione: che portino il frutto della loro fatica. C'è un vistoso appello alla responsabilità non passiva... 6

C) Parola e vita 1. lo vado a pescare. Pietro e i suoi amici tornano al lavoro ordinario, sono nella ferialità, rifluiscono nel quotidiano. Davanti a loro appare un Gesù che rivela valori e sana ferite profonde... Riconosciamo nella nostra ferialità la sua presenza? In tale ferialità sappiamo ascoltarlo e assentire alla sua parola? Oppure abbiamo sempre bisogno di momenti stra-ordinari, speciali perché non ci pare "degno di Dio" il nostro vivere feriale? 2. Avete nulla da mangiare? La risposta è un secco "No". Gesù li costringe a trarre un bilancio, a prender coscienza della propria realtà anche se povera e fallita... Saper fare bilanci del proprio essere, saper riconoscere che ben poco siamo equipaggiati "per la vita". Senza tale lealtà possiamo credere di aver realizzato e invece ci ritroviamo con nessun ingredienti per la vita. Siamo sinceri nei bilanci, anche se si tratta di riconoscere fallimenti e sforzi inutili? 3. Decifrare il simbolo. Testo intessuto di simboli, immagini, spalancato verso altro e oltre... Quando ascoltiamo la Scrittura santa, abbiamo la pazienza di andare oltre la semplice espressione, il conosciuto, per intuire la verità del testo, cercare i significati reali e n scontati? Questo implica studio, passione, reale amore e come educatori alla fede ci risulta imprescindibile. 4. L'agitarsi di Pietro. Dicevamo che, tale agitarsi, indica il disagio di Pietro, un complesso di colpa non tematizzato che il pescatore tende si superare dandosi all'attivismo insensato e riempitivo. Può essere anche per noi che l'azione, la stessa generosità, il "fare del bene" coprono un disagio interiore non chiamato per nome. Quasi un mostrarci buoni e generosi per farci perdonare... Bisogna chiamare le cose per nome, riconoscendo la propria incoerenza e non far finta di niente, come Pietro, fino a pasto concluso... Non sopire il disagio, dialogare per guarirlo senza farlo incancrenire dentro... 7

5. Pietro e Giovanni. Due persone assai diverse eppure si sostengono a vicenda Pietro riconosce in Giovanni "si voltò verso il discepolo" che chi ama riconosce il Signore. E lo imita. Senza l'amore la nostra vita non regge e nulla si può realizzare di stabile. I metodi decisi, le regole chiare, il primato del fare e dell'organizzare, non possono detenere l'ultima parola... 6. Portare il pesce pesato. Gesù prepara fuoco e cibo ma chiede la loro collaborazione fattiva. Si tratta di un incontro tra persone responsabili, reattive... Nella nostra partecipazione all'eucarestia siamo chiamati a portarci e a portare la vita. Non distratti, passivi, annoiati, indifferenti. E siam chiamati ad arrivarci dopo aver messo in pratica la Parola, diversamente l'eucarestia è muta e inefficace. Ac-comunare le nostre vite "portando gli uni i pesi degli altri", diventa vera celebrazione, vittoria sul male, col-laborazione. Convegno Ecclesiale Diocesano "Mandati a portare il lieto annuncio" Alghero I Parrocchia Madonna del S. Rosario 19-20 Giugno 2015 Relatori: Padre Rinaldo Paganelli e Suor Giancarla Barbon 8