QUEL X AGOSTO DI GIOVANNI PASCOLI di Don Giuseppe Oliva

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FARONOTIZIE.IT Anno IV - n 39 Agosto 2009 Redazione e amministrazione: Scesa Porta Laino, n. 33 87026 Mormanno (CS) Tel. 0981 81819 Fax 0981 85700 redazione@faronotizie.it Testata giornalistica registrata al Tribunale di Castrovillari n 02/06 Registro Stampa (n.188/06 RVG) del 24 marzo 2006 Direttore responsabile Giorgio Rinaldi QUEL X AGOSTO DI GIOVANNI PASCOLI di Don Giuseppe Oliva In agosto insieme al caldo e alle vacanze, c è anche la festa di San Lorenzo col noto fenomeno atmosferico delle cosiddette stelle cadenti o filanti. Questa festa del 10 agosto mi riporta sempre alla memoria la omonima poesia di Giovanni Pascoli che trascrivo per risparmiare al lettore la fatica di cercarla in antologie o nelle raccolte delle poesie del poeta. San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Alcune riflessioni Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! da Myricae Agli occhi di Pascoli lo spettacolo delle faville vaganti cessa di essere il diversivo agostano, oggetto di attesa e di curiosità, e diventa allegoria cosmica di una dolorosa realtà umana. Egli ritiene inutile ogni altra divagazione descrittiva, perché sa disarmante quel io lo so perché tanto che quella notte il cielo si comunica a noi piangendo sulle nostre sventure e affermando la crudeltà di un destino ben verificabile nelle due scene di morte. Ci si accorge subito che i versi del X agosto non possono costituire un recitativo accademico in una serata allegra tra amici spensierati. www.faronotizie.it 1

Provocano, anzi verso una pensosità coinvolgente ragione e fede, storia e filosofia, istituzioni e convivenza. Siamo in un pessimismo che esclude ogni bene. La Terra è un atomo opaco del male. L uomo che si identifica nel poeta è come paralizzato al ricordo della rondine uccisa mentre portava il verme in cibo ai rondinini e del papà dello stesso poeta, abbattuto da una fucilata mentre tornava a casa con due bambole in dono. Non c è ribellione, non c è formulazione di alcun perché per una risposta qualsiasi. Tutto è detto nel ricordo dei due fatti e nel pianto che ora viene dal cielo. Al confronto col pessimismo del Leopardi, questo del Pascoli è più cupo, più radicale, più disperato, più disperante. Un contemporaneo del Pascoli, letterato anche lui, anzi Nobel per la letteratura 1921, il francese Anatole France (1844-1924), anche lui non credente, scriveva diversamente: La Terra non è che un granello di sabbia nell infinito deserto dei mondi, ma è più grande di tutto il resto del mondo, se soltanto su di essa si conosce e si vive il mistero del dolore. Non deve sorprendere se la parola mistero è comune sia al credente che al non credente. Per il credente il mistero del dolore è nel mistero stesso di Dio. Per il non credente è nel mistero stesso dell uomo. I due protagonisti Dio e l uomo sono ineliminabili sul piano logico iniziale, poi nel confronto può accadere di tutto cioè quando la logica diventa un sistema di pensiero. Per esigenze di chiarezza dirò che questi sistemi di pensiero sostanzialmente sono tre: teologico, razionalistico, agnostico. 1) Sistema teologico Si parla del dolore argomentando da quel che la fede insegna. Perciò i due ben noti interrogativi a) Si Deus, unde malum? (se c è Dio, donde proviene il male?) b) Si Deus, cur malum? (Se c è Dio, perché anche il male?), oltre la forte risonanza concettuale che possono produrre non offrono nulla perché non sono in ambito di fede: costituiscono la spontanea rilevazione di un tatto che ci turba e il richiamo all esistenza di un Essere che è definito anche il Bene, ma che ancora non è quello della Rivelazione. La fede, infatti, non nega il dolore, lo pone, anzi, concettualmente e realmente al suo interno: è redentivo in Cristo, nell uomo è evidente realtà esistenziale e storica. Ora se la fede è accettazione di Cristo crocifisso e risorto, redentore dell uomo vuol dire che Cristo ha sofferto e l uomo ha bisogno di essere aiutato, liberato anzi lo stesso uomo è chiamato ad accettare e ad offrire al Signore il suo dolore per il bene di tutti. Dal dolore salvifico di Cristo scaturisce la soprannaturale ragionevolezza di essere collaboratori suoi, partecipando con le nostre sofferenze alle sue. Gli esempi di (Santa) Maria Goretti (1890-1902), vittima di tentata violenza sessuale, di (San) Massimiliano Kolbe (1894 1941) condannato a morire di fame nel campo di concentramento nazista di Auschwitz, di (Santa) Edith Stein, filosofa e suora carmelitana (1891 1942), condannata a morire insieme ad altre donne nella camera a gas del campo di concentramento nazista dimostrano la realtà ed il mistero del dolore, vissuto nel mistero di Dio, ma di Dio rivelatosi in Cristo. E evidente che dicendo vissuto intendo dire che nella visione teologica del dolore la probatività e persuasività argomentativa non è affidata alla semplice logica, ma alla vita, alla libertà potenziata dalla Grazia. www.faronotizie.it 2

E quel che si può riscontrare in Emmanuel Mounier grande filosofo francese (1905-1950) che scrivendo della figlia ammalata dice: L ultimo atto è cominciato. La diagnosi è definitiva. Encefalite acuta, una malattia che finirà per devastare terribilmente la nostra bambina, tanto che dovremo farci forza per non chiedere a Dio di riprendersela e altrove Che senso avrebbe tutto questo se la nostra bambina fosse soltanto una carne malata, un po di vita dolorante e non Invece una bianca piccola ostia che ci supera tutti, un immensità di mistero?... Più esplicitamente lo stesso Mounier scriverà: Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina ma nasca dalla carne. (Emmanuel Mounier. Lettere sul dolore. Biblioteca Universale Rizzoli). 2) Sistema razionalistico Quando la teologia, o il teologismo, o la insufficienza dottrinale cristiana si trovarono a fronteggiare la svolta culturale della modernità (Rinascimento, protestantesimo, illuminismo ) la ragione, o meglio, il pensiero pensante ritenne di dover rivendicare per sé tanta autonomia da costituirsi misura di tutto E quando dovette occuparsi anche di Dio e di Cristo, li pensò e li valutò secondo ragione con quegli effetti che la storia del pensiero degli ultimi cinque secoli dal credente Cartesio (1596 1650) ad oggi sono chiaramente evidenti. Il dolore è risultato oggetto della ragione secondo le varie antropologie e le tendenze letterarie. La ragione, in sè prestigiosa è costitutiva dall essenza dell uomo, a ben considerare, non esiste e non si esplica allo stato puro, ma nell uomo concreto, esistente, passionale, talvolta irrazionale. Perciò non sempre è o può essere specchio di verità. E penoso dover constatare che proprio quest uomo ragionevole e ragionante, in versione di folle o di branco non si ritrae dal compiere efferatezze sanguinarie e raffinate turpitudini. Il grande filosofo idealista Hegel (1770 1831) scriveva che il sonno della ragione genera i mostri : immagine bella e parzialmente anche vera. Ma il grande filosofo aveva della ragione un concetto tutto suo idealistico, per cui anche da sveglia quella ragione poteva generare i mostri: i genocidi della Vandea e dell Armenia, i gulag di Stalin e i campi di concentramento di Hitler, la follia omicida di Pol Pot in Cambogia ecc. sono effetti della ragione sveglia, anzi allucinata donde la necessità di definire bene questa ragione e di non liquidare con sufficienza un po arrogante quel mistero del male del quale la fede parla, mistero che accompagna e intacca la stessa ragione. Una precisazione Mi guarderei bene dal negare i meriti della ragione conseguiti in questi ultimi secoli, in tutti i campi. Non mi sorprende neppure il termine illuminismo, anche se di matrice polemica, perché la storia si articola in cause ed effetti. Ma mi rifiuto di concedere alla ragione, filosoficamente intesa o elaborata, il monopolio della verità, perché le filosofie sono tante e le verità fondamentali non possono essere tra loro contrarie o opposte. Il problema, certo, non è semplice e ha impegnato e impegna intelligenze di grande valore e prestigio ma i noti versi di Dante : State contenti, umana gente, al quia;/ché, se possuto aveste veder tutto,/mestier non era parturir Maria; (Purgatorio III, 37-39) descrivono la comune condizione umana e affermano la ragionevolezza della fede. www.faronotizie.it 3

Sappiamo molto bene che le ubriacature della ragione, come quelle delle religioni, compresa quella cristiana, non si chiamano con altro nome. Ma quelle della ragione talvolta sono anche patetiche. Mi è rimasta impressa una di quelle dei tempi della Rivoluzione Francese: I rivoluzionari francesi eressero nella crociera un palco alto cinque metri e vi issarono i busti di Rousseau, Franklin e Montesquieu con la scritta Alla Filosofia. Per rendere più popolare il nuovo culto fu ingaggiata una vecchia ballerina dell Opera, che, scortata da pifferi e tamburi, fu portata in trono, il 10 novembre 1893, vestita di bianco, un berretto grigio in testa. Era la Dea Ragione, alla quale fu solennemente offerto l incenso mentre un coro laico cantava: Discendi, o Libertà, figlia della Natura/ il popolo ha conquistato il suo potere immortale/ sulle pompose macerie dell antica impostura/ le sue mani innalzano il tuo altare. Successivamente l ex cattedrale fu messa all asta. Il conte di Sant-Simon, combattente con Giorgio Washington nella rivoluzione americana e fondatore del socialismo utopistico francese, la comprò. Voleva raderla al suolo. Sennonché le pratiche per l acquisto andarono per le lunghe e non se ne fece nulla. La cattedrale, per qualche tempo, fu usata come magazzino di vini. E una pagina di cronaca, come si vede, e lo storico ha buon fiuto per darne la spiegazione collocandola nel dovuto clima culturale e politico. Ma è sintomatica 3 Sistema agnostico Vedo in questo sistema tutte quelle tendenze di pensiero e di prassi, sistematiche e non, che si rifiutano ad ogni confronto o ricerca teorica sull argomento e si astengono da ogni conclusione. Di fronte al dolore ogni tentativo di pensiero induttivo e deduttivo viene ritenuto sterile, senza senso, perché la ragione umana è in stato di soggezione di fronte al reale, il quale si impone da sè. In un momento di lirico sconforto il poeta Carducci scriveva: meglio oprando obliar senza indagarlo / questo enorme mister dell universo (Idillio maremmano). L agnosticismo in se è la crisi della ragione, la dichiarazione di insufficienza di fronte al trascendente, al soprannaturale, al mistero. Praticamente diventa indifferenza teorica, tendenza a semplificare il reale volatilizzandolo, ma invano perché esso resiste Anche quando poeticamente come fa Montale in una bella poesia - della quale non ricordo né il titolo né la raccolta si cerca di ridurre a illusione quel che effettivamente si vive: Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. www.faronotizie.it 4

Per concludere Il pensiero, il dramma, il mistero del dolore interpella e sfida l uomo a tutto campo. La filosofia, la scienza e la teologia cercano di rispondere secondo le rispettive competenze. Per chi in Cristo ha trovato la risposta e il conforto c è una catarsi, una sublimazione intelligibile da chi ne fa esperienza. Altrimenti, se si escludono i casi di particolari stati d animo o di soggettive conclusioni teoriche, l uomo è molto simile a quel tale della poesia Il libro del nostro Giovanni Pascoli ( ) Un uomo è là, che sfoglia dalla prima carta all'estrema, rapido, e pian piano va, dall'estrema, a ritrovar la prima. E poi nell'ira del cercar suo vano volta i fragili fogli a venti, a trenta, a cento, con l'impazïente mano. E poi li volge a uno a uno, lentamente, esitando; ma via via più forte, più presto, i fogli contro i fogli avventa. Sosta... Trovò? Non gemono le porte più, tutto oscilla in un silenzio austero. Legge?... Un istante; e volta le contorte pagine, e torna ad inseguire il vero. E sfoglia ancora Ancora e sempre ( ) Sempre. Io lo sento, tra le voci erranti, invisibile, là, come il pensiero, che sfoglia, avanti indietro, indietro avanti, sotto le stelle, il libro del mistero. www.faronotizie.it 5