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Sommario Frontespizio Copyright Esergo Dedica Capitolo 1 Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4 Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo 7 Capitolo 8 Capitolo 9 Capitolo 10 Capitolo 11 Capitolo 12 Capitolo 13 Capitolo 14 Capitolo 15 Capitolo 16 Capitolo 17 Capitolo 18 Capitolo 19 Capitolo 20 Capitolo 21 Capitolo 22 Capitolo 23 Capitolo 24 Capitolo 25 Capitolo 26 Capitolo 27 Capitolo 28 Capitolo 29 Capitolo 30 Capitolo 31 Capitolo 32 Capitolo 33 Capitolo 34 Capitolo 35

Capitolo 36 Capitolo 37 Capitolo 38 Capitolo 39 Capitolo 40 Capitolo 41 Capitolo 42 Capitolo 43 Capitolo 44 Capitolo 45 Capitolo 46 Capitolo 47 Ringraziamenti

ISBN: 978-88-6508-494-6 Edizione ebook: dicembre 2013 Titolo originale: Beauty From Pain 2013 by Georgia Cates 2013 by Sergio Fanucci Communications S.r.l. Il marchio Leggereditore è di proprietà della Sergio Fanucci Communications S.r.l. via delle Fornaci, 66 00165 Roma tel. 06.39366384 email: info@leggereditore.it Indirizzo internet: www. leggereditore.it Italian language rights handled by Agenzia Letteraria Internazionale, Milano, Italy in cooperation with Dystel & Goderich Literary Proprietà letteraria e artistica riservata Progetto grafico: Grafica Effe Copia acquistata da: _CLIENTE

Ma quello era stato un peccato di passione, non di principio, e nemmeno di proposito. NATHANIEL HAWTHORNE, La lettera scarlatta

1 Laurelyn Prescott Sono stanca di stare su questo aereo. Il volo di più di quattro ore da Nashville a Los Angeles è andato bene. Lo scalo non è stato così noioso, grazie al bar dell aeroporto. Invece, ogni minuto che passa, questo volo per l Australia diventa sempre più insopportabile. Cerco di calcolare quanto manca per Sydney. Sono talmente esausta che non riesco a fare nemmeno un calcolo così semplice, ma pare che ci vorranno ancora un paio d ore prima di poter mettere piede sulla terraferma. Sospiro e mi dico di avere pazienza. Ho retto finora, posso reggere altre due ore. Non che abbia molta scelta, a questo punto, no? Lancio un occhiata alla mia migliore amica che dorme sul sedile accanto al mio e mi innervosisco. Addison ha dormito per gran parte del volo, lasciandomi a me stessa. Si è offerta di dividere con me il suo Valium, ma io ho rifiutato, sicura di non averne bisogno. Errore. Scavalco Addison e faccio una passeggiata lungo il corridoio, per sgranchirmi le gambe, cosa che mi fa sentire meglio. Tornando al mio posto, mi convinco che leggere un po potrebbe aiutarmi a passare il tempo, perciò tiro fuori l ereader e riprendo a leggere il mio romanzo piccante da dove avevo interrotto. Sono solo al capitolo sei e, ovviamente, la protagonista è innamorata cotta di questo tizio superattraente, ma sta attraversando la fase della negazione. Tipico! Nel bel mezzo del capitolo dodici, il pilota annuncia che atterreremo a Sydney entro dieci minuti. Addison non si muove di un millimetro, perciò metto via il libro e le do una spintarella, sapendo che per i prossimi dieci minuti sarò impegnata a risvegliarla dal sonno indotto dal medicinale. «Svegliati, Addison. Siamo quasi arrivati.» Lei si muove appena, perciò la scuoto di nuovo. «Addison. Svegliati. Siamo a Sydney. Devi allacciarti la cintura.» A questo punto, Addison alza la testa e mi fissa con sguardo vuoto. Si raddrizza sul sedile e si prende un minuto per orientarsi. «Wow, è durato meno di quanto pensassi.» «Per forza, eri in coma! Sono state le trenta ore più lunghe della mia vita. Non ho dormito nemmeno un po, perché ero troppo impegnata a chiedermi se saremmo diventati tutti cibo per squali.» Il mio tono è più infastidito di quanto avrei voluto. «Be, non c è motivo di essere così nervosi. Avresti dovuto prendere la pillola della felicità, e forse adesso non saresti così irritabile.» Sul volo di ritorno, tra tre mesi, non me lo farò dire due volte. Ho imparato la lezione. Mi allaccio la cintura e chiudo gli occhi, mentre le ruote dell aereo stridono sull asfalto. Quando siamo finalmente a terra, sani e salvi, i nostri compagni di volo esplodono in esultanze e applausi. Non sono l unica a essere felice di scendere da quest aereo. Recuperiamo i bagagli, pieni delle cose che ci serviranno per tre mesi, e ci sediamo in una sala del terminal, in attesa del nostro ultimo volo. Ripartiremo tra un ora, perciò decido di fare una capatina al bar dell aeroporto. «Vado a farmi un meritatissimo drink.» Il telefono di Addison si mette a squillare e io riconosco la suoneria associata alle chiamate di suo

fratello. Prima di rispondere, mi avverte: «Torna entro mezz ora, altrimenti manderò la sicurezza a cercarti.» Io non rispondo, ma mi accerto che veda il gesto che le faccio con la mano. Il bar dell aeroporto non dista molto dal nostro terminal. Entro e mi siedo su uno sgabello. «Cosa le porto?» Solo in quel momento, quando sento l accento del barista, sono certa di essere in Australia. «Vorrei qualcosa di locale. Mi piacciono i sapori delicati.» Mi serve una birra chiara di un birrificio di Sydney. È forte e scura, ma buona. Me ne sto seduta al bar a godermi la mia birra. Il barista non mi chiede da dove vengo, né dove sto andando. Sembra sui cinquanta, perciò immagino ne abbia sentite di stronzate in tutti questi anni, e non credo sia interessato alle mie. Per me va più che bene. Quando finisco, torno da Addison che sta tenendo d occhio il nostro enorme mucchio di valigie. «Ben ha chiamato per sapere se è tutto a posto?» «Sì. Voleva sapere se siamo in orario. Gli ho detto di aspettarci per le tre. Porterà un amico per aiutarci con le valigie.» Guardo quante ne abbiamo e mi dico che sembriamo una carovana di zingari. Per la maggior parte sono di Addison, ma anch io ne ho un bel po : non c è modo di viaggiare leggeri, se si deve star via tre mesi. «Non è una cattiva idea.» «È mio fratello. Sa quanto mi piace la vita comoda.» Mi siedo e appoggio i piedi sulla valigia davanti a me. «Non l ha detto, ma è ansioso di conoscerti.» È ansioso di conoscermi. Allarme rosso. Spero che Addison non abbia intenzione di giocare al dottor Stranamore. «Non azzardarti a incoraggiarlo.» Non mi interessa frequentare nessuno in questo momento. E lei lo sa meglio di chiunque altro. Questo viaggio in Australia serve ad allontanarmi da tutti quei casini, non certo a crearmene di nuovi. «Non è uscito con molte australiane da quando vive qui. Dico solo che non dovresti sorprenderti, se ci prova con te.» Oh, cazzo, no! Non siamo nemmeno arrivate e lei già prova a incastrarci. «Non succederà, Addison.» «Vivrete sotto lo stesso tetto per i prossimi tre mesi. Chi lo sa cosa può succedere?» Okay. Adesso mi arrabbio, perché questa storia mi sa tanto di imboscata. «Forse non saprò cosa succederà, ma so di certo cosa non succederà, perciò scordatelo.» «Va bene, va bene, non ne parliamo più. Ben vuole portarci fuori a cena stasera, ma tu non hai dormito molto. Gli ho detto che forse non ti va.» «Magari mi viene voglia, se riesco a fare un riposino sul volo per Wagga Wagga.» Questa volta è Addison che cerca di svegliarmi, mentre ci prepariamo ad atterrare. «Laurelyn. Svegliati. Siamo arrivate, finalmente.» Mi alzo a sedere e mi do un aggiustatina ai capelli lunghi e castani. Mi stanno malissimo, quando si appiattiscono, e sono sicura che dopo il riposino sono più piatti che mai. Non posso aver dormito più di quaranta minuti, ma provo una piacevole sensazione di freschezza, eccetto che per la bocca. La combinazione di cattiva respirazione, birra e scarsa igiene orale dovuta alle tante ore di viaggio è micidiale. Non voglio che al nostro primo incontro il fratello di Addison si debba chiedere da che lato ho la faccia. «Hai una gomma da masticare?» Addison fruga nella borsa e mi porge un pacchetto verde acido. «Va bene alla doppia menta?»

Ne prendo un paio, perché sono certa che ce ne vogliano due dosi per mettere le cose a posto. «Grazie.» Usciamo dal finger con i nostri bagagli a mano e vedo due bellissimi ragazzi che aspettano all uscita passeggeri. Riconosco Ben appena lo vedo. Lo riconoscerei tra mille, anche se non l avessi mai visto in foto. Non posso sbagliarmi: è la perfetta versione maschile di Addison. I capelli biondi sono un po più scuri di quelli di lei (l appuntamento mensile di Addison dal parrucchiere l aiuta con i bei colpi di sole). La pelle olivastra risalta contro i capelli chiari. È stupendo, proprio come sua sorella, ma in maniera virile. Peccato che io non sia interessata a frequentare nessuno, perché è molto sexy. Abbraccia sua sorella alla vita e la solleva da terra, facendole fare diverse giravolte. «Non posso credere che la mia sorellina abbia fatto un viaggio così lungo per vedermi.» La mette a terra e si volta a guardare me. «E tu devi essere Laurelyn.» «Esatto.» Addison è la mia migliore amica fin da quando frequentavamo il primo anno alla Vanderbilt, ma, per un motivo o per un altro, la mia strada e quella di Ben non si sono mai incrociate. Ora che ci incontriamo dopo quattro anni, non so se stringergli la mano o abbracciarlo, perciò aspetto che sia lui a fare la prima mossa. Lui sceglie l abbraccio. «Che piacere incontrarti, Laurelyn! Sono anni che sento parlare di te, mi sembra già di conoscerti.» «Spero che la mia migliore amica non ti abbia parlato male di me.» «Mai.» Il mezzo sorriso che mi rivolge gli fa venire una fossetta sulla guancia. Non è un sorriso da piacere di conoscerti. Sta già flirtando con me, allora mi chiedo cosa abbia mai potuto raccontargli la mia cara amichetta. Addison si schiarisce la voce. «Ci presenti il tuo amico?» La vibrazione che ricevo da Ben mi mette a disagio, perciò sono contenta di rivolgere la mia attenzione al suo amico. Zac è alto e atletico. I capelli scuri sono rasati, eccetto che per il ciuffo centrale. Ha ciglia lunghe che contornano gli occhi quasi neri. Indossa una maglietta nera aderente e noto un tatuaggio tribale che si snoda attorno al bicipite. Il suo aspetto sembra urlare cattivo ragazzo e questo vuol dire una cosa sola: la mia amica, che ha un debole per i cattivi ragazzi, andrà pazza per lui. Il tipo porge la mano a Addison per prima. «È un piacere conoscerti.» Oh, Gesù! Non è il mio tipo, ma potrei starmene a sentire il suo accento australiano per ore. Mi sembra di sentire Addison sospirare, allora capisco che lei sta pensando la stessa cosa. «Piacere mio. Che bello il tuo accento!» Lui porge la mano anche a me, ma continua a guardare Addison. «Spero che abbiate fatto buon viaggio.» Il viaggio non è stato per niente piacevole, ma non è carino lamentarsi con qualcuno che hai appena conosciuto. Risponde Addison, perciò non sono costretta né a mentire, né a lamentarmi, perché lei vuole attirare a tutti i costi l attenzione del signor bello e dannato. «È stato fantastico.» «Avete voglia di fare una capatina in un locale stasera, ragazze?» Ho voglia di fare una capatina in un posto, ma si chiama letto. Addison ha riposato bene, a giudicare da come russava in aereo, il che vuol dire che, se rifiutassi,

sarei io la guastafeste, cosa che non sono mai stata, e non intendo certo cominciare ora. «Sono carica come un coniglietto della Energizer, pronta a partire.» Tanto dormirò quando sarò morta, no?

Per J, F e M. Siete il mio sogno divenuto realtà.

2 Jack McLachlan Sto seduto in un angolo buio e osservo la sala come un predatore affamato in cerca di una preda. Non l ho ancora scelta, ma la donna che condividerà il letto con me nei prossimi mesi si trova in questa sala, adesso. Guardo una bella bionda che si avvicina al mio tavolo. «Cosa le porto?» Mmm. Una cameriera, non è il mio genere. Il mio tipo è un altro. Attraente, matura, raffinata. Questa ragazza è attraente, certo, ma non ha né raffinatezza, né maturità, come mostrano i suoi vestiti: un top bianco quasi inesistente e un paio di pantaloncini di jeans sfrangiati. Non è per me. E poi, le ultime ragazze che ho frequentato erano bionde. Voglio un gusto diverso questa volta, ma niente rosse. Voglio una bruna. Una bellissima bruna. Ricordo a me stesso che non mi trovo a Sydney, dove ho un infinità di donne sofisticate tra cui scegliere. Qui, nella cittadina di Wagga Wagga, ho scelta limitata, ma ciò non vuol dire che mi debba accontentare della prima che incontro. «Prendo uno Shiraz.» Sono preparato a una relazione più lunga questa volta: tre mesi interi, invece delle solite tre o quattro settimane. Non vedo l ora di tenermela stretta per un bel po, e proprio per questo devo fare una scelta saggia. Do inizio alla mia ricerca partendo dal primo tavolo nella parte anteriore della sala. Una bellezza bruna siede in mezzo a un gruppo di donne. La osservo per un po, ma ha un atteggiamento troppo amichevole nei confronti della donna seduta accanto a lei. Le lesbiche non fanno parte del mio repertorio. Passo l ora successiva a scrutare il posto, ma ne esco a mani vuote. Sono scoraggiato. Nessuna emerge come quella giusta e questo locale è di gran lunga la migliore possibilità che ho di incontrare donne single in questa città. Forse dovrei considerare l idea di tornare un altra volta, quando non ci sarà la serata karaoke. Stasera è pieno di universitari. Questa volta, la ricerca è stata un fallimento, ma almeno il karaoke è stato divertente. Sto finendo il mio vino, prima di andare, quando l annunciatore sale sul palco e chiede al prossimo cantante di farsi avanti. Alcune persone dall altro lato della sala designano una del loro gruppo. Non riesco a vedere il poveretto, perché la folla di ragazzini ubriachi mi copre la visuale, ma sono certo che sarà l ennesimo disastro. Il locale scoppia in cori ed esultanze. «Co-rag-gio, co-rag-gio, co-rag-gio.» Una giovane donna sale sul palco e dà le spalle al pubblico, mentre prende una chitarra. Si infila la tracolla e scosta i capelli lunghi e castani su una spalla. Quando ha finito di sistemarsi, si gira e si siede sullo sgabello al centro del palco. È bellissima. Chissà perché non l ho notata prima. Indossa un vestito corto color avorio e una giacca di jeans con degli stivali da cowboy. Quando

alza i piedi per posarli sul poggiapiedi, scopre un po le cosce, ma sta attenta a mettersi il vestito tra le gambe, per non regalare uno spettacolo sexy al pubblico. Pizzica le corde un paio di volte e poi si china verso il microfono. «Vi state divertendo, stasera?» È americana. Credo. Ha un accento diverso, non somiglia a niente che abbia sentito in passato. La folla esplode in un urlo ubriaco e sento la voce di un uomo che si leva su tutte le altre: «Ora va meglio, dolcezza.» Lei sorride e aggiusta il microfono. «Non sono di qui. Questa è la mia prima serata in Australia.» «Se vieni con me, ti faccio sentire a casa!» grida un uomo dal fondo della sala. Lei ignora il grassone che ha urlato. «Non so che genere di musica piaccia agli australiani, ma questa è sempre stata una delle mie canzoni preferite da che ho memoria.» Pizzica ancora qualche corda. «Questa è Crash Into Me della Dave Matthews Band.» La canta più lentamente dell originale, dandole un tocco personale. Ha una voce roca e sensuale, tiene gli occhi chiusi. Sprizza erotismo da tutti i pori. China la testa da un lato e apre gli occhi, quando comincia il ritornello. Potrei giurare che stia guardando nella mia direzione, che stia cantando per me. Ha le luci del palco puntate in faccia e il buonsenso mi dice che non può vedermi seduto qui, in quest angolo buio del locale, ma non smetto di sperare. Il ritornello finisce e lei chiude di nuovo gli occhi. Le gambe lunghe portano il tempo sul poggiapiedi dello sgabello e io cado vittima del suo canto di sirena. Mi ha stregato. La voglio. È lei. Apre gli occhi e guarda di nuovo nella mia direzione, mentre canta di alzare una gonna un altro po. Dio, può mostrarmi il suo mondo, se è questo che vuole. La cameriera torna al mio tavolo, ma io non la guardo, mentre parla. Non riesco a staccare gli occhi dalla bellissima bruna sul palco, nemmeno per un secondo. «Posso portarle un altro Shiraz?» I miei piani sono cambiati. «Sì, grazie.» La ragazza americana finisce la sua canzone e la folla urla e fischia. Lei sorride, mentre si sfila la tracolla della chitarra e si china verso il microfono. «Grazie.» La guardo scendere dal palco e tornare a un tavolo dove siede insieme a una donna bionda e a due ragazzi. Accidenti! Un fidanzato, forse? La mia cameriera ritorna con il vino e lo poggia sul tavolo, davanti a me. «Scusa, conosci la ragazza che ha appena cantato?» «No. Ha detto che è la sua prima sera in Australia.» Prendo il portafoglio dalla tasca interna della giacca e ne tiro fuori una banconota da cento dollari. La faccio scivolare verso di lei. «Che mi dici delle persone che sono con lei?» La ragazza vede i soldi sul tavolo e li raccoglie per metterli nella tasca del grembiule nero, prima di voltarsi a vedere con chi siede la mia cantante. «Quello biondo è Ben Donavon e il suo amico è Zac Kingston. Sono degli habitué, vengono qui due o tre volte alla settimana.» Perché quella ragazza americana sta con questi tipi? «Sembra americana. Sai per caso come mai è qui con loro?» «Ben è americano. La sua famiglia ha un vigneto in California e lui è qui per studiare enologia all università. Credo si conoscessero già da prima.» Prendo un altra banconota da cento e la tengo tra le dita. «Vedi questa? È tua se riesci a scoprire cosa ci fa qui e quanto si tratterrà a Wagga Wagga. E a scoprire se esce con uno dei due.» Lei sorride e io capisco che è interessata a giocare al mio giochino. «Torno a prenderla tra un

minuto.» Mi appoggio allo schienale e mi godo il mio Shiraz, mentre la cameriera gioca all investigatore per me. Un americana in vacanza è la compagna perfetta. Quando la nostra relazione sarà finita, lei se ne andrà in un altro continente, il che mi assicura che non ci saranno incontri futuri. Il mio soggiorno a Wagga Wagga si fa interessante. Finisco il mio bicchiere di Shiraz, mentre la cameriera torna. «Si chiama...» La interrompo prima che possa finire la frase. «No, non voglio sapere come si chiama.» Vedo che la cosa la sorprende, ma il denaro è denaro. «La sorella di Ben è la sua migliore amica e sono venute qui a passare l estate con lui. Ha incontrato Ben e Zac oggi per la prima volta.» Bene. Questo vuol dire che non esce con nessuno dei due. Se i ragazzi sono studenti della facoltà di enologia, scommetto che andranno alla cena degustazione dell università, venerdì sera. Saranno ansiosi di mettere in mostra i loro vini. Mi chiedo se ci sarà anche lei. Tiro fuori un altra banconota dal portafoglio e la faccio vedere alla biondina. «È tua anche questa, se riesci a scoprire quali sono i loro piani per la cena degustazione di venerdì sera, all università. Voglio sapere se ci sarà anche la brunetta.» Lei mi sorride di nuovo. «Potrei giocare a questo gioco per sempre.» Dieci minuti dopo, la cameriera torna con un altro Shiraz e gli aggiornamenti. «I ragazzi presenteranno i loro vini alla cena, e le ragazze saranno loro ospiti.» Faccio scivolare sul tavolo la banconota ben guadagnata. «Perfetto. Grazie.» «Grazie a lei. Vuole che le porti dell altro Shiraz?» «Sì.» Trascorro l ora successiva a lanciare occhiate alla bellissima americana, attraverso la folla di persone che ci divide. Rimango deluso quando il quartetto si alza per andarsene, ma intravedo l occasione perfetta per un incontro faccia a faccia, quando lei si avvia verso il bagno. Migro nella sua direzione e aspetto che esca, per fingere un incontro casuale nel corridoio. Quando la porta del bagno delle signore si apre, mi avvio nella sua direzione, ma lei sta guardando nella borsetta. Prova a spostarsi sulla destra e io faccio lo stesso. «Mi scusi.» Ha un accento così insolito. E affascinante. Si sposta verso sinistra e io le faccio da specchio. «Mi perdoni, signorina.» Guardami. «Vuole ballare?» dice lei, ridendo, mentre alza lo sguardo. «Mi piacerebbe molto.» A questa risposta mi fa un gran sorriso. Ci guardiamo negli occhi e io cerco di identificare il colore dei suoi, ma non ci riesco. È troppo buio nel corridoio. Avevo ragione. È quella giusta. Sembra imbarazzata. «Scusi. Chiedere a qualcuno di ballare è un espressione che usiamo dalle mie parti. Sa? Quando due persone cercano di scansarsi a vicenda, come abbiamo fatto noi.» «Conosco quest espressione, ma uno può sempre sperare.» Le passo accanto e vado verso il bagno degli uomini. «Mi sarebbe piaciuto ballare con lei.»

3 Laurelyn Prescott Come fai a decidere cosa indossare a una cena degustazione di un università australiana, quando non sai nemmeno cos è una cena degustazione? Mi lavo i denti, mentre Addison si fa la doccia. Dio, questa cosa di dividere il bagno con altre due persone non è uno scherzo, soprattutto quando a una di loro piace la bella vita, come a Addison. Mi sciacquo e asciugo la bocca. «Non mi hai detto che cos è questa cena a cui andiamo stasera.» «È una cena degustazione.» Fantastico. Questo spiega tutto. Prendo la borsetta del trucco e comincio a mettermi il fondotinta. La luce del bagno è terribile e il bagno stesso non è migliore. Ma chi sono io per lamentarmi, dato che sono un ospite non pagante? E poi, Addison si lamenta già abbastanza per tutte e due. «Potresti darmi qualche altro dettaglio? Tipo cosa faremo e cosa dovrei mettermi?» «Non può essere un evento troppo formale, dato che è organizzato dall università, perciò credo che un vestitino andrà bene. Che ne dici di quello nero senza spalline, con la fascia bianca in vita? È convertibile e puoi riadattarlo, se la serata si mette sull elegante. Non l hai portato?» Ricordo di averlo appeso nell armadio, quando abbiamo disfatto le valigie. «Sì, l ho portato.» «Ben ha detto che l evento comincia all esterno con un aperitivo, dove assaggeremo il primo giro di nuovi vini d annata. Quando avremo finito, ci sposteremo all interno per la cena e berremo dell altro vino. Probabilmente, ci sarà un complesso, perciò immagino che si ballerà.» Mangiare, bere e ballare. Balli lenti. Sembra una cosa piuttosto divertente e innocente, eccetto il fatto che immagino che Ben mi consideri più che una semplice ospite. Dopo aver finito con trucco e capelli, mi infilo il vestito nero senza spalline. Quando Addison esce dal bagno, mi fa fare una giravolta e fischia. «Ci siamo messe in tiro.» «Grazie.» Lei indossa un vestito scollato bianco avorio che non riconosco. Quel colore, in contrasto con i capelli biondi e la pelle olivastra, è splendido. «Non credo di aver mai visto questo vestito prima d ora.» «È nuovo. L ho comprato prima di partire. Credi che a Zac piacerà?» «Credo che a Zac piaceresti con qualunque cosa addosso. O niente.» Lei scoppia a ridere, ma sa che è vero. Lui la desidera. «Credo di piacergli.» «La modestia non ti si addice, Addie. Certo che gli piaci! Come fai a metterlo in dubbio? Da quando siamo arrivate, non ti ha mollata un attimo.» «Lo so, ma non ha ancora detto niente, né fatto una mossa.» «Sono passati solo tre giorni. Non tutti gli uomini cercano di portarti a letto trenta secondi dopo averti conosciuta.» «Lo so. Forse mi sento insicura proprio perché non ci ha provato.» «Osserva la sua reazione, quando usciamo di qui. Capirai dove ha la testa.» Gli occhi di Zac la dicono lunga, quando vede Addison. È cotto di lei. Sfortunatamente, la reazione

di Ben nei miei confronti è molto simile. Ma che combino?! È un grave errore andare a questa cena come ospite di Ben, con questo vestito addosso. Ma ormai è troppo tardi. La fortuna è con me, e per la prima parte della serata riesco a evitare Ben. È impegnato a presentare i suoi vini, ma come sempre, la mia fortuna si esaurisce a un certo punto. Quando finiamo di cenare, lui mi prende per mano e mi fa alzare dalla sedia. «Vieni a ballare con me.» Sorrido e lo seguo in pista, soprattutto perché non ho una buona scusa per evitarlo. Un solo ballo. Questo lo posso fare. Lancio un occhiata a Addison che balla con Zac. È felice come una pasqua e io sono contenta per lei. La sua fortuna nelle relazioni non è stata molto migliore della mia. «Sembra che si stia divertendo.» «Anche Zac sembra euforico. Credo che siamo stati ufficialmente scaricati per il resto della serata.» Cazzo! Questo vuol dire che saremo soli, quando torneremo a casa. «Nessun problema. Soffro ancora gli effetti del jet lag. Probabilmente, me ne andrò dritta a letto.» Un ragazzo si avvicina a noi. «Signor Donavon, mi dispiace importunarla, ma abbiamo qualche problema a trovare il suo merlot.» Ben smette di ballare, ma non mi lascia andare. «Mi scusi. Chi è lei?» «Sono Greg, uno degli steward dell evento.» Ben sembra confuso. «Tutti i miei vini sono conservati insieme.» Greg fa spallucce, sembra mortificato. «Abbiamo cercato ovunque e non riusciamo a trovarlo in mezzo agli altri.» A questo punto, mi lascia. «Sono sicuro che è stato spostato, nel trambusto. Puoi scusarmi un attimo?» «Tranquillo. Questa è la tua serata.» Mi accarezza il braccio. «Non ci metterò molto.» «Non ti preoccupare. Fai con calma.» Davvero. Fai con calma. Torno al tavolo, sollevata per l interruzione ma sentendomi un po in colpa per esserlo. Guardo Addison e Zac in pista e riconosco le mosse tipiche di lei. Quando girano e lui mi dà le spalle, Addison lo indica e muove la bocca senza emettere suoni: «Stanotte me lo scopo.» L ho già sentita parlare così e non ho dubbi che ci riuscirà. Addison è così. Si trova in un altro continente da soli tre giorni e ha già trovato con chi scopare. Alzo la mano e mimo il gesto di una tigre che graffia e ruggisce. Ridacchio tra me, mentre le faccio quel gesto, quando una voce maschile mi fa trasalire. «Ti stai godendo il vino?» Alzo lo sguardo e non sono preparata a vedere la persona che ho davanti. Anche una piuma mi metterebbe KO È lui, l uomo bellissimo del blues club. Non sono riuscita a vederlo bene l altra sera, ma è ancora più bello di quel che ricordavo. È alto e ha le spalle larghe, il tipo di spalle su cui mi piace passare le mani, per farle poi scivolare lungo le braccia forti. I capelli scuri sono un po spettinati, in contrasto con il suo aspetto da uomo d affari, e mi chiedo se li ha sistemati così di proposito o se una donna gli ha appena passato una mano tra i capelli. Se è così, caspita, che donna fortunata! Stasera indossa un abito di un color platino scuro, con una camicia gessata. La cravatta coordinata blu e platino rende i suoi occhi azzurri ancora più intensi.

Ha detto qualcosa? Aspetta un attimo, mi ha chiesto se mi sto godendo il vino. Almeno credo abbia detto così. «Sì, molto.» Sposta lo sguardo sul bicchiere davanti a me. «Che cosa bevi?» Oh, cazzo! Non so che tipo di vino sia. Per me ce ne sono solo due: buono e cattivo. Gli lancio un occhiata e penso che non c è motivo di mentire. «Onestamente? Non ne ho la più pallida idea. È rosso e buono. È l unica cosa che so.» Lui sorride, mentre prende il mio bicchiere. Lo alza per ispezionarlo, prima di metterselo sotto al naso. «È un Cabernet-sauvignon.» Lo inclina e prende un piccolo sorso. «Non male.» Oh, Gesù! Ha poggiato le labbra dove io avevo poggiato le mie. Bicchiere fortunato. «Dovrò prenderti in parola, perché non ne so niente di vini.» Lui aggrotta la fronte. Accidenti. Ha degli occhi ipnotici, mi ci potrei perdere senza il minimo sforzo. «Se non ne sai niente di vini, come mai ti trovi a una cena degustazione?» «Sono ospite di uno degli studenti che mettono in mostra i loro vini.» Lui indica il bicchiere che ha ancora in mano. «Il vino è del tuo amico?» È di Ben? Ho cominciato a confonderli diversi bicchieri fa. «Credo di sì.» «È buono. Cosa che non posso dire degli altri che ho assaggiato stasera.» «Lo dirò a Ben. O forse vuoi dirglielo tu. Si è allontanato un attimo, ma credo che tornerà a momenti.» Prego dentro di me che non torni e rovini la conversazione con l uomo a cui ho pensato per tutto il tempo, negli ultimi tre giorni. Mi fa un sorrisetto. «Se ricordo bene, credo che tu mi debba un ballo.» «Sì, credo di sì.» Si allunga per prendermi la mano e mi porta verso la pista da ballo, dove il complesso sta suonando una versione abbastanza decente di Someone Like You di Van Morrison. Cominciamo a muoverci a tempo. «Sei americana?» «Tutti i giorni, ma la domenica di più.» Ride. «Cosa porta un americana simpatica come te a Wagga Wagga?» Guardo al di sopra della sua spalla e vedo che Addison ci ha notati, perciò le sorrido. «La mia migliore amica mi ha invitata a passare l estate qui.» «Il tuo accento sembra diverso da quello degli altri americani che ho incontrato.» Allison mi ha presa in giro per anni per via del mio accento spiccato. «Perché sono del Sud» gli spiego. «Mi piace» dice lui. «Allora, come hai fatto a mettere la tua vita in pausa per tre mesi?» «Avevo bisogno di allontanarmi per un po dalla mia carriera, per chiarirmi le idee su una serie di decisioni che devo prendere.» A un certo punto guarda oltre la mia spalla e assume un espressione irritata. «Ho un appuntamento tra pochi minuti, perciò dobbiamo interrompere il nostro ballo, ma ti andrebbe di cenare con me domani sera?» Come faccio a dirgli di no? «Sì, mi piacerebbe.» «Domani, nel pomeriggio, ho una riunione, e credo che finirà tardi. Posso mandare il mio autista a prenderti intorno alle sette?» Ha un autista? «Ehm, va bene.» Prende il cellulare dalla tasca. «Dove alloggi?» Mi ci vuole un momento per ricordare il mio nuovo indirizzo, ma lui lo registra subito sul telefono.

«452 Stanton Street.» «Il mio autista si chiama Daniel e sarà puntuale.» «Va bene. Mi farò trovare pronta.» Mentre lui se ne va, mi ricordo che non ci siamo presentati. «Aspetta. Non so come ti chiami.» Lui sorride, mentre cammina all indietro, allontanandosi. «Se non lo sai, sarà più interessante. A domani sera.» Più interessante? Che diavolo vorrebbe dire? Mi dice il nome del suo autista, ma non il suo? È strano. Dovrei sapere come si chiama, se ho accettato di vederlo per cena. Sono sul punto di rincorrerlo, quando sento una mano calda sul braccio. «Ehi, che stai facendo tutta sola in mezzo alla pista da ballo?» mi chiede Ben. «Non ero da sola. Stavo ballando con un uomo, ma se n è dovuto andare.» Mi guardo intorno in cerca dell uomo senza nome, ma è già sparito. Come un fantasma. Ben mi rivolge uno sguardo curioso, come se credesse che mi sono inventata tutto. «Okay. Vogliamo finire il nostro ballo?» «Certo.» Mentre danzo con Ben, non riesco a smettere di pensare al fantasma o al modo in cui è sparito senza dire il suo nome. Cazzo! Immagino che quel bellissimo bastardo è sposato e per questo non mi ha voluto dire chi è. Non mi piace questa storia. Se c è una cosa che non faccio, è frequentare uomini sposati. Devo parlare con Addison, ma lei è nel bel mezzo del suo show pre sesso con Zac. Il che vuol dire che mi manderà da sola a casa con Ben. Non sono dell umore giusto per una cosa del genere. «Non mi sento bene. Credo che chiamerò un taxi per tornare a casa.» «Ti accompagno io.» Gli poso una mano sul braccio. «Non posso chiederti tanto. Questa è la tua grande serata. Resta e dimostra quello che hai saputo fare.» «Non mi dispiace. Davvero.» Sì, lo so. È tanto un bravo ragazzo, ma non mi interessa. «Mi sentirei peggio se non rimanessi per promuovere il tuo lavoro.» Lo convinco e prendo un taxi. Quando torna a casa, mi metto a letto. Fingo di dormire, quando bussa alla mia porta, perché non so cosa vuole. Be non è vero. So cosa vuole, ma ho scelto la via dei codardi. Dovrei essere brutale e dirgli di lasciar perdere, ma non lo faccio. Lo evito, rimandando l inevitabile. Mi sveglio di soprassalto, quando sento il letto muoversi. Che diavolo succede? L adrenalina mi scorre nelle vene e mi fa battere il cuore all impazzata. Il collo, il petto, la testa mi pulsano. Perfino le mani. «Addison?» Prego che sia la sua voce a rispondermi. «Sì» sussurra lei, come se temesse di svegliare qualcuno. Troppo tardi. Sono sollevata nel sentire la sua voce invece che quella di Ben, ma sono incazzata nera. Guardo l orologio sul comodino. Sono le 3:18 del mattino. «Mi hai spaventata a morte. Che ci fai qui a quest ora? Pensavo fossi da Zac?» «Infatti.» Già, e adesso sei qui. «Perché sei tornata? È successo qualcosa?» «No, ma mi conosci. Non voglio essere quel tipo di ragazza, quella chi gli sta troppo addosso.»

Giusto. Perché dopo che uno ti è entrato nelle mutande, non ti deve più niente. «Fammi capire bene. Non vuoi stargli troppo addosso, ma gli sei appena scesa di dosso?» Nel buio, Addison mi dà un buffetto sul braccio. «Sei crudele, Laurie.» Ridacchia. «Ma è vero. Mi ha cavalcata come uno stallone.» Oh! Io stavo scherzando. Lei no. «Era una battuta, Laurelyn. Fidati. So quello che sto facendo. Mi desidererà di più, se se ne starà da solo a letto a pensare a me. Si pentirà di non avermi chiesto di restare, ma c è un altro motivo per cui sono tornata a casa. Non voglio che Ben sappia che io e Zac abbiamo fatto ginnastica orizzontale.» Santo cielo. È così che si dice oggigiorno. «E perché dovrebbe importargli?» «Tu sei figlia unica, non puoi capire. Ai fratelli non importa quanti anni hai. Non gli va che i loro amici si scopino la loro sorella.» E che mi dici di una sorella che va fuori di testa se suo fratello vuole fare ginnastica orizzontale con la sua migliore amica? Lei non dovrebbe cercare di dissuadere Ben o qualcosa del genere? «Allora, ti ho visto ballare con Mister Eleganza. Che succede?» Mister Eleganza. Mi piace. «Era lui, l uomo che ho incontrato l altra sera al locale, mentre uscivamo. Lo stesso a cui non ho smesso di pensare negli ultimi tre giorni.» «Oh, wow. Che coincidenza.» Non deve dirmelo lei. Pensavo che non l avrei mai più rivisto. «Lo so. Mi ha chiesto di andare a cena fuori domani sera.» Emetto un gridolino stridulo che non dona a una donna di ventidue anni. «Manda il suo autista a prendermi, perché ha una riunione nel pomeriggio. Credi sia strano?» «Credo di no, a meno che per autista non intenda quello del taxi. Dev essere ricco. Che fa nella vita?» «Non lo so. Non ci siamo spinti tanto oltre.» «Come si chiama?» Opto per non dirle che non so il suo nome perché sarà più eccitante. «Ehm, non siamo andati tanto oltre.» «Be, è assurdo. Esci con un tizio e non sai chi è? E chi dovrei denunciare, se sparisci perché un serial killer molto sexy ti ha rapita? Sai, anche Ted Bundy era piuttosto affascinante.» Oh, cazzo. Non ci avevo pensato. E se è uno schizzato? «Credo che dovrai dirgli che è stato Mister Eleganza.»

4 Jack McLachlan Daniel mi manda un messaggio, quando sta per fermarsi davanti all Ashford Hotel, perciò lascio il nostro tavolo al ristorante dell albergo, per andare incontro alla mia americana. Quando esco dall albergo per salutarla, Daniel sta facendo il giro dell auto per aprirle lo sportello, ma io lo fermo. «Faccio io, Daniel. Grazie.» Dopo averle aperto la portiera, lei scende dall auto. Indossa un vestito monospalla a stampa floreale, un po satinato, con una cintura in vita e tacchi chilometrici che le fanno sembrare le gambe ancora più lunghe. È bellissima e non vedo l ora di toccare la pelle della sua spalla nuda. Guarda l albergo e poi me. «Sul serio? Mi hai portata in un albergo?» La sua espressione mi dice che è incazzata, ma è facile capire perché sia saltata a conclusioni. «La riunione con il team del reparto vendite si è tenuta nella sala conferenze dell hotel. Pensavo che potevamo cenare all Ash. È il ristorante dell albergo. Mi hanno detto che è il migliore in città.» Lei arrossisce. «Scusami.» «Non pensarci nemmeno.» Prende il braccio che le offro. «Non sei di Wagga Wagga?» «No.» Non le dico altro e lei non chiede. Le permetto di camminare davanti a me, passando per la porta girevole dell ingresso. «Alloggi in questo albergo?» «No. In una tenuta di campagna.» «Ah.» La scorto in fondo alla sala, dove si trova il nostro tavolo. Scosto la sedia e l aiuto a sedersi. «Hai fame?» Lei sorride e mi fa venire voglia di conoscere tutti i segreti che nasconde. «Molta. Non sono una di quelle ragazze che ha paura di mangiare a un appuntamento. Spero che non ti dispiaccia.» «Per niente.» È silenziosa, mentre legge la lista dei vini e il nostro cameriere arriva per prendere le ordinazioni. «Io prendo un Sauvignon Blanc.» Lei alza lo sguardo dalla lista. «Io non ho idea di come si ordini il vino. Prendo quello che prendi tu.» «Due Sauvignon Blanc.» Tiene alto il menu, perciò non riesco a guardarla in faccia. Lo sta studiando come se dovesse sostenere un esame. «Non so cosa prendere. Sembra tutto molto buono.» «I miei soci mi hanno consigliato di mangiare frutti di mare.» Un attimo dopo, lei posa il menu sul tavolo. «I frutti di mare vanno bene. Prendo i gamberetti ripieni.» Dopo che il cameriere ci ha portato il vino e ha preso le ordinazioni, noi continuiamo la nostra conversazione tranquilla. «Come se l è cavata il tuo amico ieri sera.»

«Direi piuttosto bene, ma non mi aspettavo niente di meno. Il vino è l attività di famiglia.» Mi ricordo che la cameriera me l ha detto. Credo abbia parlato della California. «Lo capisco. La passione è molto più forte, quando si tratta del tuo lavoro.» «Sembra che tu lo dica per esperienza.» È acuta. «È così. Anch io lavoro nel settore vinicolo.» È una mezza verità, perché non voglio dirle che posseggo gran parte delle industrie vinicole del Sud dell Australia e della Nuova Zelanda. Lei sorride e vedo che ha capito il collegamento. «Per questo eri alla cena degustazione, ieri sera?» «Sì. Il mio capo fa delle donazioni alla facoltà di enologia, perciò lo invitano sempre. Mi ha mandato al suo posto, come rappresentante.» Parliamo del più e del meno e, quando finiamo di mangiare, ho voglia di cambiare discorso. «Ho trascorso un ora a cena in tua compagnia e tu non mi hai ancora detto come ti chiami. Forse è un usanza australiana, ma da dove vengo io, è una delle prime cose che dici quando conosci qualcuno. C è un motivo per cui non me l hai detto?» Mi interessa mettere alla prova la sua intelligenza, sentire le spiegazioni più probabili. «Tu che ne pensi?» Lei mi osserva e per la prima volta noto il colore particolare dei suoi occhi. Pensavo fossero castani, ma adesso so di avere ragione solo in parte. Sono più chiari, più simili al caramello che al cioccolato. E nemmeno i suoi capelli sono castani; sono pieni di ciocche color miele. A questo punto, si irrigidisce. «Credo che tu sia sposato, con una moglie e due punto cinque figli che ti aspettano a casa.» Sono talmente preso a guardare le finestre della sua anima che quasi mi dimentico della domanda che mi ha fatto. Vedo qualcosa, ma non riesco ad afferrarlo. Sollevo la mano sinistra e indico il punto in cui avrebbe dovuto trovarsi la fede nuziale, se ne avessi avuta una. Sorrido, perché il pensiero di me sposato è talmente lontano dalla realtà. «Niente moglie. Niente due punto cinque figli.» Lei si accomoda sulla sedia, ma non sembra credere a quello che le ho detto. «Il fatto che tu non abbia una fede non prova niente.» «Sono un tipo riservato, ma questo non ha nulla a che vedere con l essere sposato.» Il cameriere torna per ritirare i piatti e noi restiamo in silenzio, mentre lui si allontana. «Perché sei un tipo riservato?» «Sono così, non saprei darti una risposta migliore.» Lei aggrotta la fronte. «Be, questo spiega tutto.» Navigo in acque pericolose. Questa ragazza è diversa dalle altre. Se non la prendo per il verso giusto, scapperà. Di questo sono certo. «Io e te resteremo a Wagga Wagga per i prossimi tre mesi. Mi piacerebbe molto frequentarti, finché saremo qui.» «E alla fine mi dirai come ti chiami?» Ride, ma non sa che nascondere i nostri veri nomi è la mia regola numero uno per stipulare il patto di frequentazione. Accidenti! Ha scoperto il mio gioco e mi sento come se non l avessi mai fatto prima. Tiro un sospiro per schiarirmi le idee, prima di cominciare. «La mia vita è complicata, per ragioni che non sto qui a discutere. Quando si tratta di frequentare una donna, preferisco che le cose siano semplici e poco faticose. Svelarti la mia identità complica tutto, per questo non ti dico come mi chiamo.» «Non stai scherzando.»

Non riesco a leggere la sua reazione. Non so se ci sta o se si è spaventata. «Finiti i tre mesi, finita la nostra relazione. Io andrò avanti per la mia strada e tu per la tua. Non sapendo né il mio nome, né altri dati identificativi, non avrai modo di contattarmi. Mai.» Questa espressione invece la capisco bene: è confusa. «Ma perché?» Ci sono ragioni che non mi va di spiegare. «Perché ho bisogno che le cose vadano così.» È chiaro che è arrabbiata, come è facile notare dalla sua espressione. «Se non vuoi più vedermi o sentirmi, non ho problemi, Jack, o come cavolo ti chiami...» Sorrido, perché non sa di aver usato il mio vero nome. «A te sarà riservato lo stesso trattamento. Non dovrai dirmi come ti chiami e sceglierai tu cosa dirmi o non dirmi di te.» Lei pianta i gomiti sul tavolo e si china in avanti. «Tu sei matto da legare, ma lo sai già, non è vero?» Sento che mi sta sfuggendo, perciò sono costretto a usare la mia ultima linea difensiva. «Sono un uomo molto ricco. I tre mesi che trascorreremo insieme saranno i migliori della tua vita. Niente mai supererà quello che proverai con me.» Lei si appoggia contro lo schienale e scoppia a ridere. «Be, almeno non sei egoista.» Non ho finito. Ho ancora un asso nella manica. «Renderò le tue fantasie realtà.» Lei si lecca le labbra e si morde quello inferiore. Dio, quanto mi piacerebbe farlo per lei! «Vuoi che io faccia sesso con te.» Comincia a capire. «Sì, mi piacerebbe molto.» «Sembra che tu abbia bisogno di una escort o di una prostituta, e io non sono nessuna delle due.» Oh, cazzo! Mi sono fottuto con le mie stesse mani. Le prendo la mano per calmarla. «Non stavo suggerendo che tu fossi una delle due. Il sesso sarebbe solo una parte della nostra relazione. Ci sarebbe molto più di quello.» Lei ritrae la mano. «Io non vado a letto con gli sconosciuti e, a quanto pare, è questo che sei, dal momento che non vuoi dirmi una cosa basilare come il tuo nome.» Ritraggo anch io la mano. «Ottima argomentazione, ma non sarebbe così. Arriveremmo a conoscerci a modo nostro.» «Fanculo ste stronzate! Me ne vado.» Scosta la sedia dal tavolo. «Per favore, chiama il tuo autista e chiedigli di riportarmi a casa.» Addio, Jack. Addio. Tiro fuori il cellulare dalla tasca e chiamo Daniel. «Davanti all albergo. Subito.» La guardo, mentre lei fissa il vuoto, rifiutandosi di guardarmi. Mi dispiace di non aver passato molto tempo con lei. Vorrei rimangiarmi tutto e gestire la cosa diversamente. «Sarà qui tra un minuto. Ti prego, lascia che ti accompagni fuori.» Lei non accetta, né rifiuta, allora io mi alzo per scortarla all uscita. L auto si trova già davanti al marciapiede, mentre usciamo dalle porte girevoli. Apro lo sportello posteriore e i suoi occhi color caramello incontrano i miei, prima che salga in macchina. «Addio, chiunque tu sia.» Wow, è proprio finita. Sale in macchina e io resto lì impalato, con la mano sulla portiera, aspettando di chiuderla. Non voglio lasciarla andare così. Lotto contro il desiderio di salire in macchina con lei, tanto so che è inutile. L ho insultata e lei mi ha fatto capire chiaramente che non accetterà la mia proposta. Ma, accidenti!, non voglio che questa sia l ultima volta che la vedo, perciò smetto di discutere con me

stesso e salgo in macchina. Lei mi guarda con occhi sospettosi. «Che stai facendo?» Chiudo la portiera. «Vengo con te.» Si allontana il più possibile. «La mia risposta è no, perciò che senso ha?» Ottima domanda. «Non lo so.» Durante tutto il viaggio, regna un silenzio imbarazzante, mentre Daniel ci porta al suo alloggio. Intanto, io mi scervello per pensare a un approccio alternativo, ma non mi viene in mente niente. Quando l auto si ferma, Daniel apre lo sportello e lei scende. Io la seguo, camminando al suo fianco verso il portone, e non riesco a trattenermi dal fare un ultimo appello. «Ti prego, pensaci e riconsidera la mia offerta.» Lei si ferma di botto. «Brutto stronzo arrogante! Sei venuto con me solo per provare di nuovo a convincermi ad accettare le tue idee da maniaco.» Non so perché mi sento in diritto di toccarla o perché lei dovrebbe permettermelo, ma allungo una mano e le poso un dito sulle labbra. «Sssh. Non dire niente adesso. Prenditi un po di tempo per pensarci. È un idea nuova, e potresti scoprire di pensarla diversamente, dopo che ci avrai riflettuto.» Le passo il pollice sulle labbra, ricordandomi di quando se le è morse. «Se dirai di sì, trascorrerai i tre mesi più belli della tua vita.» Ritraggo la mano. «Domani sera alle otto in punto, sarò al ristorante dell albergo, se deciderai di volerne riparlare.»

5 Laurelyn Prescott Apro la porta e mi precipito nell appartamento vuoto. Addison è uscita con Zac per il loro primo incontro post coito. Non ho idea di dove sia Ben, ma sono contenta di essere sola. Non voglio spiegare perché sono tornata da un appuntamento con un uomo di cui non conosco nemmeno il nome. È ancora presto, ma non c è niente in tv, perciò mi metto il pigiama e vado a letto. Non mi addormento subito, perché la mia mente continua a ripensare a quello che mi ha proposto il signor Senzanome. È assurdo. Bizzarro. Interessante. È un idea affascinante. Almeno so come andranno a finire le cose. Non ci saranno cuori infranti. Ha detto che sarebbero i tre mesi più belli della mia vita. Proverei cose nuove e meravigliose. Renderebbe le mie fantasie realtà. Perché scegliere me? Fin da quando ero piccola, ho sempre saputo di avere qualcosa di storto. Non sono mai stata capace di instaurare una relazione normale con un uomo, romantica o no che fosse. Forse i miei problemi derivano da mio padre, o dalla mancanza di un padre, o magari dall amore non corrisposto che mia madre provava per lui. Non ha avuto di certo un influenza positiva sui miei sentimenti riguardo alle relazioni. Qualunque sia la causa, sono merce difettata. Forse dovrei riconsiderare la sua proposta. Non è che abbia un offerta migliore, al momento. Mi ci vogliono ore per assopirmi, perché non riesco a smettere di pensare a quello che mi ha detto il signor Senzanome. Ma alla fine mi addormento, per essere svegliata di nuovo da Addison che sgattaiola in camera. Pensa forse che Ben sia stupido? Avrà capito cosa sta succedendo tra lei e Zac. Guardo l orologio: sono le 6:27 del mattino. È tornata a un orario quasi ragionevole. Si infila a letto, accanto a me. «Dimmi che non dovrò svegliarmi in questo modo per i prossimi tre mesi» le dico io. «Non faccio promesse. Dato che sei qui, immagino che Mister Eleganza non fosse un maniaco serial killer. Com è andata?» Sulla questione nel maniaco si sbaglia. «È stato un appuntamento a dir poco bizzarro.» «Sto scoprendo che i ragazzi australiani sono diversi.» Mi vengono in mente molte parole per descrivere il signor Senzanome, ma nessuna gli rende giustizia. Dev esserci una parola nuova per lui. «Diverso non si avvicina nemmeno minimamente a descrivere quello che questo tizio mi ha chiesto di fare.» «Oh, la vedo male.» «Per prima cosa, ho pensato che fosse pazzo, ma non ne sono certa. Ho avuto un bel po di tempo per pensare, e direi che è... bollente.» Addison si alza a sedere. Ho la sua massima attenzione. «Che ha fatto? Ti ha chiesto di fargli un lavoretto di mano sotto il tavolo del ristorante?» Non riesco a raccontarle che lui non ha voluto dirmi come si chiama o niente di personale su di sé.

«Mi ha chiesto di frequentarlo per i prossimi tre mesi e poi andarmene, senza contattarlo mai più.» Addison torna a stendersi. «Allora, il ragazzo non sembra apprezzare molto le relazioni a lungo termine. Mi sembra piuttosto ragionevole, dato che vi troverete a quindicimila chilometri di distanza. Io e Zac abbiamo stabilito lo stesso.» No, non è lo stesso, ma non posso dirle il resto. «Credo di sì. Mi ha detto che è ricco e che mi farebbe vivere i tre mesi più belli della mia vita. Ha detto che farebbe avverare le mie fantasie.» «Mmm, i tre mesi più belli della tua vita e avverare le tue fantasie? Che cosa ti trattiene?» «È solo che mi sembra inutile frequentare qualcuno, quando so già che tra tre mesi finirà.» E poi c è la questione del fare sesso con un uomo che non amo. Non sono sicura di poterlo fare. «Tu pensi troppo, Laurelyn. Il ragazzo è ricco e ti promette i tre mesi più belli della tua vita. Non c è nemmeno da ragionarci.» Non riesco a credere che sto considerando veramente l idea. «Credi che dovrei farlo?» «Se non lo facessi, torneresti a casa chiedendoti cosa ti sei persa?» La risposta è scontata. «Ovviamente.» Qualcuno bussa alla porta. «Avanti» dice Addison. È Ben. «C è una consegna.» Addison si illumina. «Che tipo di consegna?» «Fiori e colazione.» «Fantastico!» dice lei, buttando da parte le coperte. «Visto? Te l ho detto...» Sembra proprio che Ben saprà di Zac prima del previsto. Andiamo in cucina e troviamo una composizione floreale sul ripiano, accanto a un cesto di pasticcini. Addison tiene una bottiglia di champagne in una mano e una di succo d arancia nell altra. «Mimosa a colazione. Ci credi? E non è champagne economico. È costoso. Molto costoso.» Tira fuori il biglietto dalla bustina bianca e il suo sorriso svanisce, mentre legge. «Oh, ma non è per me.» Allora comincio a sperare. Possibile che sia per me? Da parte sua, dell uomo senza nome? «Cosa dice il biglietto?» Lei lo solleva. «Se dirai di sì, non te ne pentirai. Firmato Lachlan.» Sorrido, ma mi mordo il labbro per nascondere il piacere che provo. Si chiama Lachlan. Sono confusa da questa confessione inaspettata. Ha detto che i nomi non facevano parte del gioco, che cos è cambiato? Forse ha deciso di essere più interessato a una relazione normale che a quella cosa strana che mi ha proposto ieri sera. Prendo il biglietto dalle mani di Addison, perché voglio vederlo con i miei occhi. Passo il pollice su quelle parole. La calligrafia è maschile. Sono sicura che l ha scritto di persona. Sento un piccolo scoppio, mentre Addison stappa lo champagne. «Laurie, il ragazzo ha deciso di giocare pesante, piccola mia.» Ben tiene le braccia incrociate sul petto e sembra irritato. «Andiamo. L hai appena conosciuto. Non ti sembra un po esagerato?» «Mi piacerebbe da morire, se un ragazzo facesse lo stesso per me.» Addison aggiunge del succo d arancia al suo champagne. «Il tipo ci sa fare, sono certa che è uno stallone.» «Addison!» Ben si precipita fuori dalla cucina e sbatte la porta della sua camera. «Non avresti dovuto dirlo davanti a lui, ed entrambe sappiamo perché.»