PIETRO: UNA FEDE CHE CRESCE NELLA FRAGILITÀ

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www.bibbiafacile.wordpress.com PIETRO: UNA FEDE CHE CRESCE NELLA FRAGILITÀ Lc 5,1-11 1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2 vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". 5 Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". 6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8 Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore". 9 Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". 11 E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Pietro inizia il suo cammino di fede con fragilità come del resto tutti noi. Il vero cristiano è colui che parte dal proprio peccato, riconoscendosi quindi peccatore, e che ha almeno un po di fiducia e umiltà. Pietro conosce Gesù e manifesta proprio queste caratteristiche: - Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore (riconoscimento del peccato) - Sulla tua parola getterò le reti (umiltà e fiducia iniziale verso Gesù) Pietro vedendo il prodigio di Gesù si inginocchiò verso di lui. Pietro aveva visto il grande gesto di Gesù ma non capiva ancora il senso è questo il senso della fede, ovvero della fiducia verso un disegno che ancora oggi spesso non ci è del tutto chiaro. Partendo con umiltà ci possiamo avvicinare verso il disegno scritto per noi. La fede dunque è un dono accompagnato da umiltà, che è visibile quando si fa del bene, ovvero nella carità. La fede senza carità è informe. La nostra fede è basata su una relazione che va dall alto verso il basso. È Dio che si fa conoscere, che ci cerca. L uomo deve solo accoglierlo e non intraprendere chissà quale cammino ascetico (A): La condizione posta da Gesù per la sequela è quella dell annuncio della Parola. Seguire Gesù è frutto dell ascolto della Parola. Ciò che caratterizza la presenza di Gesù nei confronti dei discepoli è la assoluta inadeguatezza dei nostri mezzi rispetto a ciò che il Signore intende adoperare. L abbondanza della pesca, quella quantità enorme di pesce, il rompersi della reti, le barche piene al punto che affondano dicono, per coloro che vogliono seguire il Signore, la necessità di essere consapevoli che seguire il Signore non è contenerlo; seguire il Signore non è essere adeguati a lui, non è essere all altezza della situazione. Piuttosto 1

la condizione per seguire il Signore è quella del v. 11: il lasciare tutto. L unica condizione che ci è chiesta, che siamo chiamati a vivere è la totalità della nostra scelta, la totalità del nostro seguirlo. Lasciare tutto. Da questo punto di vista, allora, la povertà non è una virtù, ma è un semplice nostro adeguarci a colui che ci ha chiamati. La povertà nella sequela diventa il dichiarare chi è per noi il Cristo. La povertà della chiesa dice, prima ancora che la coerenza della chiesa con il vangelo, la serietà con cui vogliamo seguire il Cristo, dice chi è il Cristo per noi. Così è per le nostre comunità. (B): Si è faticato tutta la notte e non si è preso nulla: questa è la dichiarazione che la chiesa deve fare di fronte a Cristo. Si tratta di ricominciare a pescare. C è, per la presenza di Cristo, il dovere di ricominciare a pescare, in condizioni che sono umanamente impossibili. Non abbiamo preso niente. C è però un modo di pescare che è solo fondato sul ritorno al vangelo: il coraggio della Parola, del vangelo. Ritentare per la presenza del Cristo. (C): Pietro dà la risposta dell uomo disilluso che non ha il coraggio di pensare, desiderare e cercare qualcosa di più. È implicito che la fatica non è servita a niente; quindi perchè sottomettersi a un altra fatica che pare ancora più assurda di quella inutile che è appena finita? Si pesca di notte, non di giorno. Se si è preso poco di notte, si prenderà certo meno di giorno; quindi perchè rischiare? Ormai è troppo tardi per pensare di trovare un frutto del proprio faticare. (D): Ma Pietro continua dicendo: Sulla tua parola... Cosa è successo tra la fine priva di frutti della pesca notturna e questa decisione di Pietro di gettare le reti? In mezzo c è stato Gesù Cristo, l incontro con lui, la sua presenza, c è stata la sua parola. Ascoltando questa parola Pietro diventa capace di non misurare le cose soltanto sulle sue ripetute delusioni, soltanto in base alle fatiche inutili, agli affanni vuoti di cui è piena la vita. Dio può dire quella parola che rende significativa la fatica dell uomo, che rende l uomo disponibile all avventura della fede. (E): Pietro si umilia non perché umiliato, ma per l abbondanza della pesca, per la copiosità del dono della grazia. Cosa ha portato Simone a dichiararsi peccatore? Ciò che precede è l abbondanza con la quale Gesù manifesta la sua presenza. Gesù non umilia, non accusa Pietro; gli fa vedere che le reti si strappano e la barca affonda: gli fa vedere e vivere l abbondanza della sua misericordia. Gesù non umilia ma rende umili per l abbondanza della sua misericordia. Il Signore fa sentire a Pietro quanto lo ama. Pietro trabocca di questa misericordia e ha bisogno della comunione per condividere la sovrabbondanza della misericordia di Dio. (F): Simon Pietro si definisce uomo peccatore. Nel Nuovo Testamento peccatore non definisce una generica condizione di peccaminosità, ma indica uno che ha agito, o ancora agisce, in modo molto concreto e individuale contro la volontà di Dio. Poichè questa è stata manifestata nel Decalogo, peccatori sono lo stesso che trasgressori della Legge. Pietro si confessa dunque iniquo contro i comandamenti di Dio. Egli tuttavia non si converte per la chiamata di Gesù ma di fronte al suo amore. Gesù qui ha infranto il principio ebraico che la grazia di Dio giunge solo al giusto. La sua benedizione giunge a un uomo che non è giusto e che perfino lo ammette. (G): La risposta di Gesù è stringere a sé Pietro in modo ancora più stretto. Nell obbedienza verso la sua Parola egli ha fatto una grande esperienza; ora parteciperà a qualcosa di ancora più grande. Finora ha catturato pesci, in futuro radunerà uomini. Così Gesù prende il peccatore al suo servizio e lo chiama a partecipare alla sua opera, il raduno della comunità di Dio. Così all inizio del gruppo dei discepoli non sta il giudizio ma il vangelo, non la propria espiazione, ma il perdono, non l uomo giusto ma Dio nella sua pazienza verso gli ingiusti. Nel mistero della grande pesca splende il mistero di Gesù, e si svela come misericordia che in esuberante pienezza cerca uomini e peccatori. (H): Non si tratta solo di prendere gli uomini e di convertirli, ma di far sì che la nostra vita sia una predicazione vivente. Se la forza dell amore della santa Trinità penetrerà in noi, in tutto ciò che viviamo, se saremo abbastanza silenziosi da fare instancabilmente ritorno a lui, la forza stessa del suo amore, che vuole che tutti gli uomini vivano, anche chi ha commesso i crimini peggiori, questa forza abiterà in noi. È questa la profondità, l ampiezza dell amore del nostro Dio, capace di abbattere tutti i muri eretti dall odio e di rendere irrisorie tutte le potenze di questo mondo. Allora veramente la passione stessa di Dio, il quale vuole che ogni essere umano viva e viva in eterno, diverrà la nostra passione. È questo il diventare discepoli di Gesù. 2

Mt 16,13-25 13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". 14 Risposero: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". 15 Disse loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". 16 Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17 E Gesù gli disse: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. 21 Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22 Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: "Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai". 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". 24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Noi siamo come la figura di Pietro. Prima beati e poi paragonati quasi a Satana stesso. Pietro è impulsivo, ignorante, irrequieto, poco riflessivo ma ugualmente è stato scelto da Gesù per fondare la sua chiesa. Ovviamente dovrà prima imparare a passare dal suo nome SIMONE al nome di PIETRO, roccia. Quando Pietro riconosce Gesù come figlio di Dio, viene proclamato beato. Gesù però evidenzia che Pietro riconosce Gesù perché lo ha voluto DIO, attraverso lo spirito santo. Quando poi lo vuole quasi rimproverare perché non faccia la fine che Gesù ha appena annunciato allora Pietro viene proclamato emblema del male, di Satana. Quando escono queste parole Pietro non è ancora Pietro, ma semplicemente SIMONE. Capirà col tempo quello che stava dicendo Gesù. Pietro comunque ama Gesù, lo ama a modo suo, in maniera imperfetta, ma il sentimento è sincero. Ovviamente il percorso di Pietro è il percorso che dobbiamo fare necessariamente anche noi. Anche a noi infatti è riservato secondo l Apocalisse un nuovo nome (ancora non lo conosciamo ma Dio lo ha già deciso e scelto per noi e per il nostro cammino). La nostra fede è apostolica come pure è apostolica la chiesa che dalla fede nasce ed è nutrita, che nella fede vive fino al compimento del regno. L aggettivo apostolico ha voluto dire tante cose nella storia della chiesa. Per tornare all origine del termine, diciamo che gli apostoli ricevono titolo, autorità dal fatto di essere stati testimoni della risurrezione di Gesù. Come tali essi diventano il fondamento e il modello della nostra fede. Una fede apostolica è dunque quella che ricava dalla storia degli apostoli le ragioni che la sostengono e le forme in cui va vissuta. A Cesarea di Filippo ha luogo una svolta decisiva nella vita di Gesù e dei suoi discepoli. Gesù provoca una chiara separazione tra il parere della gente e quello dei suoi discepoli circa la sua persona e la sua missione. Sembra che nel corso del ministero di Gesù ci sia stato un momento di crisi. Dopo le prime reazioni alla predicazione e all opera di Gesù che è stata positiva e di entusiasmo per la folla, pian piano entrano atteggiamenti di rifiuto e di scetticismo che in qualche modo cambiano l atmosfera attorno a Gesù. Prima era un atmosfera entusiasta, poi diventa di sospetto. Da questo momento, Gesù comincia a orientare il dono della sua vita verso la passione e sta chiedendo ai discepoli di seguirlo per quella strada. (A): La prima domanda è abbastanza neutrale, perché riguarda la gente in genere. Dice Gesù ai suoi discepoli: La gente chi dice che sia il Figlio dell uomo?. Qui, naturalmente, le risposte non impegnano molto; si tratta semplicemente di sentire e di ascoltare. I discepoli riferiscono (non riferiscono 3

probabilmente tutte le opinioni perché c era anche chi pensava piuttosto male di Gesù) alcune posizioni e opinioni positive. Secondo la folla Gesù sarebbe da collocare nella categoria grande e nobile dei profeti. Ma sembra che queste risposte non soddisfino. Bisogna cogliere la novità che Gesù rappresenta. Non si può mettere una toppa di panno nuovo su un vestito vecchio, o non si può mettere vino nuovo in otri vecchi; se uno vuol capire Gesù deve saper fare un capovolgimento del suo pensiero, deve entrare dentro a una visione radicalmente nuova della vita. (B): La seconda domanda è più impegnativa, perché non riguarda gli altri, ma i discepoli: Voi, chi dite che io sia?. Ed è una domanda che compromette i discepoli. Domanda e risposta non si collocano a livello intellettuale, ma esistenziale. Questa è una domanda di esistenza, una domanda che richiede una fede non puramente intellettuale, ma una fede che coinvolge i propri comportamenti. Per capirla bene si possono usare due passi, in qualche modo paralleli. Uno dal vangelo di Giovanni, dopo il grande discorso sul pane della vita: Gesù ha dato da mangiare alle folle; le folle lo sono andate a cercare per farlo re, e Gesù ha fatto un lungo discorso in cui insegna alla gente che in realtà non devono andare dietro a Gesù per il pane, ma debbono andare dietro a Gesù per Gesù; è Gesù ciò che conta, non i suoi doni. Gesù si presenta come la scelta definitiva dell esistenza dell uomo. Se vuoi vivere, la scelta che devi fare riguarda Gesù: credere e accettare lui. Fare una professione di fede in Gesù vuol dire riconoscere che Gesù ha ragione dal punto di vista dell esistenza. Vuole dire: Signore, io riconosco che il tuo modo di vivere, il vangelo che tu predichi è il modo vero di vivere anche per me. Il secondo testo utile per capire è nella lettera ai Filippesi (Fil 3,4b-9), dove Paolo ricorda il significato dell esperienza che ha fatto sulla via di Damasco. Paolo fa un elenco di capacità e privilegi che lui possiede e di cui gode. Si è comportato sempre secondo la legge, nessuno lo può rimproverare di niente. Tuttavia quello che poteva essere per me un guadagno, l ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose. Da quando Paolo ha incontrato Gesù sulla via di Damasco, ha visto la sua vita con occhi nuovi; se prima le sue ricchezze umane e religiose erano per lui importantissime, adesso non gli interessano più. Adesso ciò che gli interessa è il dono di amore, di vita e di giustizia che vengono liberamente e gratuitamente da Gesù Cristo. (C): La professione di fede è una professione personale e di esistenza. Se Pietro ha potuto farlo non è stato per le sue doti particolari o per la sua intuizione ed intelligenza, ma perché glielo ha rivelato il Padre nei cieli. La professione di fede è un atto dell uomo che nasce dalla rivelazione di Dio. Per arrivare all atto di fede l uomo deve rientrare in se stesso, in quello che si chiama coscienza, e lì, nella sua coscienza, mettersi davanti a Gesù. È nella sua coscienza che l uomo sente di dovere fare una professione di fede, non di poterla fare. È in qualche modo il dovere della mia vita, perché quello è il senso vero della mia vita. Questo non vuole dire che l atto di fede non sia un atto libero, che ci venga senza che noi lo vogliamo o lo scegliamo. L atto di fede è un atto straordinariamente libero, un atto che l uomo deve porre compromettendo liberamente se stesso (D): Pietro professa la sua fede: Tu sei il Cristo..., e Gesù a lui: Tu sei Pietro... : Gesù gli cambia nome, gli dice chi è, gli affida una missione, gli cambia la vita, dona se stesso a lui. E Pietro permette tutto questo. (E): Pietra è roccia e vuole naturalmente indicare una realtà solida, robusta, che non si muove, che rimane salda. È il simbolo della solidità. È quasi comico che Gesù applichi questo simbolo a Pietro, perché Pietro non è molto stabile, non è una gran roccia in sé. Pietro si rivelerà, nella sua vita, una persona fragile, debole, paurosa; al momento del processo di Gesù è sufficiente che una serva lo accusi, perché subito rinneghi di conoscerlo. Ora, se ricordiamo, nell Antico Testamento, l immagine della roccia è riferita generalmente a Dio stesso: Dio è roccia. Il Salmo 18 dice: Ti amo, Signore, mia forza, mia roccia, mio 4

liberatore... Dicono che, dietro a questa immagine ci sia un ricordo mitologico, l immagine tipica di quella rupe originaria che sta in mezzo all oceano e che poi è fondamento su cui è stata impostata la terra. Quindi, in mezzo alle acque, che sono caotiche e pericolose e instabili, c è una roccia, una roccia solida. Questa roccia è Dio. Cosa significa questo? Pietro è un uomo debole e limitato e instabile, ma ha fatto una professione di fede; quando uno fa una profesisone di fede in qualcosa, assume le qualità di quello in cui crede. Se un uomo si aggrappa a Dio, con la professione di fede, appoggia la sua vita su di Lui e assume le proprietà e la fisionomia di Colui in cui crede, cioè Dio. (F): Tutta la vita di Gesù ha avuto come scopo di edificare la sua chiesa. Una chiesa, una comunità, una assemblea che fosse la sua, cioè che riceve la vita da Lui. La chiesa vive di quell energia che riceve da Gesù. È proprio perché riceve la vita da Gesù, vive anche secondo il vangelo di Gesù. Quindi la mia chiesa vuole dire una comunità che mi appartenga e mi esprima, nella quale Gesù possa esprimere se stesso. (G): Questa nuova realtà non sarà soggetta alla morte. Tale è il significato dell oscura espressione semitica. Gli inferi indicano il mondo sotterraneo dei morti e stanno a rappresentare la morte stessa e la caducità di tutte le cose. Per capire meglio bisogna ricordare che per l antichità la realtà era divisa in tre fasce: il cielo che era la dimensione di Dio, la terra che rappresentava la dimensione dell uomo e il sottoterra che costituiva la dimensione dei morti. Queste tre dimensioni non erano in comunicazione tra loro. Gesù, con l incarnazione (la discesa dal cielo), la passione, morte, discesa agli inferi, risurrezione e ascensione (ascesa al cielo) mette finalmente in comunicazione queste tre dimensioni. Dire che le porte degli inferi non prevarranno contro questa comunità significa affermare che la chiesa non è una semplice realtà terrena, giacché non è soggetta al potere della morte e non è destinata a finire come tutte le altre cose. Nella chiesa, fondata sulla roccia, agisce già la potenza della risurrezione. Nel medesimo episodio sono presenti due aspetti apparentemente contrastanti: la fede di Pietro e la sua incomprensione del mistero della croce; l autorità affidata a Pietro e il rimprovero rivoltogli da Gesù. Da una parte la debolezza di Pietro e dall altra il suo essere punto di riferimento per la Chiesa. Questo contrasto mette in luce il punto decisivo sul quale avviene lo scontro fra la fede vera e le fede apparente: non basta confessare la messianicità di Gesù per essere credenti, occorre riconoscere la via della croce. Il punto centrale del passo, infatti, è che la via messianica è la via della croce. Matteo vuol farci percorrere un cammino: dalla fede in Gesù Messia, alla fede nel Figlio dell Uomo sofferente. Matteo esemplifica un nuovo tipo di incredulità, non più da parte delle folle, ma da parte degli stessi discepoli (e quindi anche da parte nostra): si può accettare il Messia, ma rifiutare che Egli debba soffrire; si può confessare che Gesù è Dio e tuttavia non accorgersi che Egli è un Dio crocifisso. La tentazione, che fu di Gesù, e che ora è dei discepoli, è la tentazione di sempre: rifiutare in nome del Messia glorioso il Servo di Dio. (C): Il doveva intende esprimere non semplicemente una necessità di ordine storico o psicologico, ma una vera e propria necessità di ordine teologico. Matteo vuole dirci che la croce è voluta da Dio. Gesù non solo ne ebbe consapevolezza, ma andò volontariamente incontro alla morte, avendo compreso che essa rientra nel piano di Dio e la assume, nella luce del disegno di Dio, come servizio. (D): È la croce che scandalizza Pietro. Prigioniero ancora della logica degli uomini, egli tenta di impedire che Gesù si conformi alla logica di Dio. E allora Gesù risponde a Pietro con la stessa esclamazione che troviamo nei racconti della tentazione: in ambedue i casi viene proposta a Gesù una scelta messianica che rifiuti le vie di Dio per percorrere le vie degli uomini. 5

(E): Se non si vigila, il discepolo rischia di attribuire a Gesù la divinità che viene dalla carne e dal sangue : una divinità secondo gli uomini, conforme a quello schema di grandezza che gli uomini sognano. Invece la divinità di Gesù obbedisce ad altri schemi. Ma allora, per comprenderla, occorre una profonda conversione. Facciamo attenzione a vivere il cristianesimo utilizzando molto le logiche degli uomini e del mondo. Il pensare secondo Dio non è il pensare secondo gli uomini. L uno si contrappone all altro. Non è possibile il compromesso, soprattutto quello facile e a poco prezzo. Questo non significa vivere fuori dal mondo, ma vuol dire vivere nel mondo secondo il pensiero di Dio, consapevoli cioè della grande contraddizione che come cristiani viviamo e del conflitto interiore che spesso questo ci crea. Non c è alternativa: o si è di scandalo a Dio, o si è di scandalo agli uomini. (F): La sequela è strettamente legata a quello che in realtà Gesù ha vissuto; il rinnegare se stessi e il prendere la croce sono le condizioni necessarie da adottare per seguirlo. Il rapporto che dobbiamo avere con la croce è un rapporto legato alla sequela del Signore. Slegare la croce da un discorso di sequela vuol dire privarla del senso che le ha dato Gesù. Alla luce di questo vale anche il discorso per il quale chi perde la propria vita a causa di Gesù la ritroverà. Questa è una cosa molto seria ed è il criterio per ritrovare una vita che non ti è dovuta, ma che ti è donata. La vita cristiana, proprio per le parole che abbiamo ascoltato in questo vangelo, è una vita che non ti è dovuta, ma ti è donata. In fondo, il senso del perderla consiste proprio in questo. (G): Rinnegare se stessi significa rinunciare alla propria idea di Dio, per accettare quella di Gesù: non più un Dio glorioso o potente, ma un Dio che si svela nell amore e nel dono di sé. Potremmo anche dire che rinnegare se stessi significa cambiare la logica dell esistenza: non più una vita vissuta a vantaggio proprio, ma una vita vissuta in dono; questa è fondamentalmente la logica della croce. (I): Il problema non è tanto perdere la propria vita, ma il per causa mia, cioè per Gesù, per amore a Lui. Ci potrebbe accadere ciò che accadde al profeta Geremia che stanco e amareggiato dice: Non penserò più a Lui, non parlerò più in suo nome. Cioè, per quanto mi riguarda, non lo seguirò più, perché è troppo alto il prezzo da pagare. Ma poi prosegue: Ma nel mio cuore c era un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa: mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. Cioè, il Signore ci seduce e prevale su di noi e noi ci lasciamo sedurre, anche se con qualche reticenza. E allora, perdere la propria vita è conseguenza di quel fuoco ardente che non riusciamo a contenere che Egli mette nel nostro cuore, che è l amore a Lui. (L): Ci sono queste due domande: il guadagno del mondo e cosa dare in cambio della propria anima. L anima è il principio mediante il quale viviamo la comunione con Dio. Il mondo si guadagna; l anima la si può solo perdere perché ci è data in dono. Dobbiamo chiederci in che rapporto stiamo con un mondo non cattivo in sé, ma desiderabile al punto che lo consideriamo buono da guadagnare. L anima la possiamo perdere. L anima è ciò che ci permette di vivere la comunione con Dio, una comunione che ci è resa possibile proprio dal Signore stesso. Ma la logica di Dio non è la logica del guadagno; è la logica dell incontro, è la logica del dono, facendo bene attenzione che ciò che ci viene donato da Dio è la comunione con Lui. La logica della comunione prevede il dono, la gratuità, la povertà. 6