I libri servono a capire e a capirsi, e a creare un universo comune anche in persone lontanissime. Susanna Tamaro



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I libri servono a capire e a capirsi, e a creare un universo comune anche in persone lontanissime. Susanna Tamaro Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 1

2 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

Premessa Il PON di italiano Le avventure del lettore ha inteso essere un laboratorio di lettura e contemporaneamente di scrittura. Gli alunni sono venuti a contatto con testi letterari di diverso genere, toccando con mano le caratteristiche e le peculiarità delle diverse tipologie di narrazione attraverso la lettura ettura di brani e si sono cimentati nell arte dello scrivere, diventando dei piccoli scrittori. Hanno così incontrato e conosciuto personaggi fantastici, protagonisti di racconti letti ed analizzati e di racconti creati dagli stessi studenti. Gli alunni hanno potuto costruire attivamente il loro percorso formativo, partendo da esercizi mirati a sviluppare le loro conoscenze ed abilità nella produzione scritta fino ad arrivare a mettere in gioco la loro fantasia e creatività. Il progetto è stato un vero e proprio laboratorio della parola scritta, letta ed analizzata nei vari testi e reinventata e riscoperta nelle produzioni degli alunni. Gli studenti che hanno partecipato al corso hanno mostrato impegno ed interesse per le attività proposte, oltre ad una grande creatività come si può ben vedere nei testi di seguito riportati. Con questo tipo di attività didattica si è inteso migliorare le abilità linguistiche di ogni singolo studente ma soprattutto rafforzare in ognuno la fiducia in se stesso, nelle proprie idee e nelle proprie capacità. Prof.ssa Elena Lazzaro Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 3

Alunni che hanno partecipato al PON Le avventure del lettore Alborino Giuseppina Anna Auriemma Anna Barra Caterina Barra Emanuele Barra Francesco Bianchini Federica Bova Maria Capasso Michele Cennamo Giusy De Rosa Biagio Di Micco Fatima Di Micco Gaetana Di Micco Giovanna Esposito Padricelli Giulia Garofalo Emanuela Gigante Michela Grillà Rosanna Moccia Sossio Mormile Francesco Parisi Rita Pedata Rosa Romano Rosa Ruggiero Giusy Russo Carla Serra Chiara Silvestre Nicolas Tremante Martina Vitagliano Alfonso 4 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

Il binomio fantastico Verranno utilizzate le seguenti coppie di parole: canarino, gambe; pesce pescatore; fiore, velo; foglio, cappello; gatto e delfino; tessuto, mela; vestito, colla; scala, schiena; penna e pizza. Il canarino e le sue bellissime gambe C era una volta un canarino di nome Jack. Un giorno, mentre stava svolazzando qua e là, vide un palo con sopra un manifesto su sui c era scritto concorso di bellezza per adulti e bambini oggi alle ore 18:00. Jack, sorpreso ed emozionato, andò dalla madre per parlarle di questo concorso: aveva sempre desiderato di partecipare ad un concorso di bellezza! La madre acconsentì e così Jack andò dal suo amico per invitarlo. Passato il pomeriggio, i due andarono al concorso: erano emozionatissimi perché chi vinceva aveva come premio una medaglia d oro. Fu il momento della prima prova (cantare) e toccò prima al suo amico che cantò una bellissima canzone e quando finì tutti applaudirono. Giunse il momento di Jack ma era così stonato che alla fine della canzone nessuno applaudì. Ecco la seconda prova (ballare): questa volta toccò al piccolo Jack che fu bravissimo e superò la prova brillantemente. All amico, invece, andò male ma superò lo stesso la prova. Infine venne il momento dell ultima prova, la prova di bellezza: indovinate chi vinse? Il piccolo Jack! Perché quando incominciò a sfilare tutti applaudirono per le sue bellissime gambe lisce color arancione scuro. Quando tornò a casa, la mamma abbracciò contentissima il suo piccolo e, commossa, gli diede un bacio. Carla Russo, Rosa Pedata, Michela Gigante Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 5

Il pescatore torna a casa a mani vuote Un giorno in un piccolo paesello sul lago venne organizzata una gara a chi prendeva più pesci: parteciparono tutti i pescatori professionisti ma anche uno che non lo era si gettò a capofitto in quest impresa. Aveva con sè la canna da pesca più misera del mondo e con questa voleva prendere tanti pesci, lui che era un tipo goffo e distratto di natura. Quando incominciò la gara, tutti i pescatori si avviarono al lago mentre lui faceva beatamente un pisolino; fu, infatti, uno dei giudici della gara a svegliarlo. Allora si avviò al lago ancora mezzo assonnato. Appena lanciò la lenza in acqua, subito i pesci si affollarono intorno a lui, quasi volessero essere pescati da quell improvvisato pescatore. Gli altri concorrenti pescarono ben poco. Cos era successo? Fino a qualche giorno prima il nostro pescatore non aveva mai pescato: durante un litigio con la moglie, che lo accusava di non aver voglia di lavorare e di non saper fare niente, lui le disse: Io posso fare tutto. Anche pescare. Così si avviò al lago. Il caso volle che finisse nella sua rete un pesciolino dorato. Il buon uomo non aveva il cuore di mangiarlo e così lo liberò. Il pesciolino era magico e gli chiese come poteva ripagarlo per ciò che aveva fatto. Lui gli chiese di vincere quella gara di pesca per poter riconquistare la moglie. E così accadde. La moglie, che aveva assistito alla gara e alla premiazione, decise così di dargli un altra opportunità. E questa volta l improvvisato pescatore non la sprecò. Mormile Francesco, Silvestre Nicolas, Vitagliano Alfonso Il fiore e il velo Un contadino piantò nel suo orto un seme ed ogni giorno lo curava con amore. Infatti dopo qualche tempo sbocciò un fiore bellissimo di nome Margaret. Di notte lei con le sue radici andava a fare una passeggiata e una volta conobbe un ciclamino di nome Marcos. Si vedevano ogni notte quando il padrone andava a letto: avrebbero voluto sposarsi ma Margaret non voleva lasciare né il suo padrone né i suoi amici nell orto. Passò intere giornate a piangere e a pensare, ma poi prese una decisione: il suo amore per Marcos aveva vinto. Non aveva un soldo per acquistare un vestito da sposa. Ma un ragno, che aveva fatto una ragnatela vicino alla casa del contadino, sentì il ragionamento di Margaret e, impietositosi, le propose: Io posso procurarti il velo e il vestito. Il fiore incredulo saltò di gioia e decise di fissare la data del matrimonio il giorno dopo. Il ragno le fece trovare il velo e il vestito: le stavano benissimo. Era già pronta quando finalmente arrivò Marcos nel suo vaso nuovo di zecca, pronto a farsi piantare nel giardino della sua amata. Così tutti vissero felici e contenti. De Rosa Biagio, Mormile Francesco, Silvestre Nicolas Il foglio e il cappello magico Un giorno un bambino fece un aereoplanino di carta e lo lanciò in aria. Questo volò fino ad un antico castello grigio, dove si posò sul davanzale di una delle sue tante finestre. L uomo che vi viveva, Ron, lo raccolse e lo posò sul tavolo insieme al suo cappello, poi andò nella sua camera per riposarsi. Il cappello era magico e poteva quindi parlare, fare magie, volare, etc. Il cappello, vedendolo lì sul tavolo, gli chiese: Chi sei e perché ti trovi qui? Il cappello vide che il foglio non gli rispondeva, così decise di fargli un incantesimo, 6 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

facendolo parlare. Dopo l incantesimo il foglio, spaventato, parlò con il cappello e gli chiese: Chi sei tu e dove mi trovo? Così il cappello gli rispose: Io sono un cappello magico e tu ti trovi nel castello del mio padrone. Lui ti raccolse quando tu ancora non parlavi e sono stato io a farti parlare. Il cappello e il foglio, con il passare degli anni, divennero due amici inseparabili e il foglio era costretto a nascondersi ogni volta che Ron arrivava, perché altrimenti l avrebbe buttato. Un giorno Ron scoprì che il foglio che aveva raccolto anni prima, era ancora in casa e quindi, senza pensarci due volte, lo gettò. Il foglio venne messo in un sacchetto e poi buttato in una discarica. Era molto triste per essere stato buttato in una discarica, sentiva la mancanza del suo amico cappello e per di più si ferì e non riusciva più a volare. Così il cappello magico lo andò a cercare una notte, mentre Ron dormiva, e lo trovò. Quando si videro, i due strani amici si diedero un grande abbraccio e dopo il cappello lo portò in un luogo magico che solo lui conosceva e da quel momento vissero felici e contenti. Esposito Padricelli Giulia, Anna Auriemma Il gatto e il delfino C era una volta un ragazzo di nome Genny che aveva 12 anni. Lui amava molto gli animali, soprattutto i gatti e i delfini. Il giorno del suo compleanno il padre gli fece una sorpresa: gli regalò un pappagallo tutto colorato; ma lui, visto che amava i delfini e i gatti, voleva uno dei due. Lo disse al padre con tono abbastanza forte, ma egli non gli diede ascolto! Così Genny si arrabbiò: pensava che il padre non volesse accontentarlo ma il genitore gli disse che non poteva avere un delfino perché era un mammifero e doveva stare in acqua per allattare i suoi piccoli. Per il gatto, forse, avrebbe potuto fare qualcosa. Genny ci pensò un po su e gli venne una grande idea. Pensò di andare a fare una gita a mare, di imparare a pescare per poi prendere un delfino di nascosto e portarlo a casa sua. Magari in un acquario un po più grande ci sarebbe stato Passò un bel po di tempo: il ragazzo imparò a pescare ma di delfini nemmeno l ombra fino a quando un giorno sentì l acqua muoversi delicatamente, poi un tuffo leggero ed ecco lì a guardarlo un bellissimo delfino! Ad un solo movimento che Genny fece, l animale scappò e si rituffò in acqua. Il ragazzo era rimasto male, così decise di tornare a casa. Ma ecco all improvviso il delfino riapparve e si avvicinò lentamente. Lui lo accarezzò delicatamente sul muso, poi se ne andò facendo dei versi come se volesse salutarlo! Non voleva farlo andare via, ma poi capì che come lui voleva la sua libertà anche i delfini dovevano avere la loro. Tornò a casa, chiese scusa a suo padre per come lo aveva trattato, poi gli disse che anche se i suoi animali preferiti erano i gatti e i delfini, avrebbe tenuto il pappagallo visto che era un suo regalo e lo avrebbe trattato come un vero membro della famiglia. Caterina Barra, Rita Parisi, Rosa Romano Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 7

Il tessuto meloso Sbucciando, tagliando, cuocendo, ricamando Ecco come trascorreva le sue giornate la signora Gertrude. Lei aveva un segreto per ricavare un tessuto mai visto prima. Mi scusi mi dà una tenda color ecrù? disse un suo caro cliente. Gertrude rispose gentilmente: D accordo le dò la Melinda? Ma certo! disse Geppetto È ormai famosissima per la stoffa che usa! La sera Gertrude, avendo saputo dal medico che la sua fine era vicina, scrisse un biglietto con il suo segreto e lo mise fuori la bottega. Qualcuno magari avrebbe continuato la sua attività, non avendo lei stessa figli in grado di farlo. Il giorno seguente la bottega non aprì, ma un cliente lesse il biglietto e disse a tutto il paese: Oh, no! Gertrude è morta! Ma ci ha svelato il suo segreto: le tende erano fatte con le bucce delle mele! Alborino Giuseppina Anna, Federica Bianchini, Maria Bova Il vestito stregato e la colla magica C era una volta in una casa abbandonata in cui si diceva ci fosse il fantasma di una giovane sposa di cui era rimasto nell armadio il vestito da sposa tutto ammuffito. In quella città vivevano due gemelli, uno coraggioso di nome Harry e l altro fifone che si chiamava Ted. Un giorno Harry, sapendo che il fratello era fifone, lo sfidò a dormire per due giorni nella casa stregata di cui avevano sentito tanto parlare. Alcuni sostenevano di aver visto un vestito da sposa aggirarsi per le stanze. Ma Harry non ci credeva affatto. Ted, per non essere più preso in giro dal fratello, accettò la proposta, ma aveva molta paura. Quella sera i due ragazzi andarono alla casa stregata e posarono la loro roba nelle stanze che trovarono agibili. Tutte le finestre erano chiuse e i due fratelli non capivano da dove venisse quel vento gelido. Arrivata la mezzanotte, i due si salutarono e andarono a dormire. All improvviso sentirono rumori di piatti e di sedie che cadevano. A quel punto uscirono dalla loro camera e si avvicinarono alla cucina. In cucina non c era niente di rotto che spiegasse quegli strani rumori che di lì a poco continuarono. Questa volta, però, sembravano provenire dal bagno. I due fratelli cominciarono ad avere paura e scapparono via nei loro letti. All improvviso Harry si sentì un peso sulla pancia, come se qualcuno vi ci fosse seduto sopra e cominciò a sentire una voce in tutta la stanza, mentre a Ted non succedeva niente. Ted, pensando che si era immaginato tutto a causa della sua paura, uscì dalla camera e andò a bere un po di latte. Dietro di lui c era il vestito da sposa 8 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

tutto strappato, sporco e ammuffito. Quel vestito volava e scompariva di tanto in tanto. Harry, ora decisamente spaventato, visto che non trovava più il fratello nella stanza, cominciò a cercarlo per tutta la casa. Arrivato in uno studio, trovò un manichino ed un barattolo di colla che immediatamente prese senza capire il perchè. Arrivato in cucina, vide il fratello tutto tranquillo e quel vestito stregato dietro di lui che sembrava quasi inghiottirlo. Visto che Harry sapeva bene che Ted sarebbe morto dalla paura a vedere la scena che accadeva dietro le sue spalle, non voleva farlo girare. Così prese il barattolo con la colla e lo buttò sopra l abito, alle spalle di Ted, prima che indossasse il fratello. Ted guardò la scena stupito fin quando non si girò e vide cosa stava per colpirlo. Così l abito restò a terra attaccato ed Harry e Ted raccolsero le loro cose e fuggirono via da quella casa non sapendo per quanto tempo la colla lo avrebbe trattenuto. Ovviamente i due giovani vi non misero piede mai più. Alfonso Vitagliano, Emanuele Barra Il mal di schiena di Federica Un giorno la scala Federica cominciò a sentirsi male. Questo dolore andò avanti per molti giorni: inizialmente non capiva il motivo. Sicuramente si sentiva affaticata. Un giorno si svegliò e trovò una borsa su ogni suo gradino. Inizialmente non disse nulla, però le borse in pochi giorni cominciarono ad aumentare e così il loro peso iniziò a farsi sentire. La scala, quindi, si rivolse alle borse dicendo: Ehi, mi sentite? Sto parlando con voi, rispondetemi! La borsa più grande, di colore blu, svegliandosi di soprassalto disse: Come osi disturbare il nostro sonno? Federica, offesa, si rivolse a lei dicendo: Per vostra informazione, siete voi ad occupare i miei scalini! Una borsetta rossa, svegliandosi, si rivolse dolcemente alla scala: Scusa se ti stiamo disturbando ci hanno abbandonate qui per via di un trasloco e non ci hanno ancora dato una sistemazione. La scala accettò le scuse della borsa che, essendosi molto dispiaciuta per il danno arrecato, decise di svuotarsi del suo contenuto e chiese alle altre borse di fare lo stesso. L unica borsa che non accettò di svuotarsi, ovviamente, fu quella blu, permalosa ed arrogante com era. Federica, non sopportava più la grande borsa e così per dispetto fece crollare lo scalino dove era situata, facendola cadere tra le macerie. Tra queste c erano dei pezzi appuntiti di legno che la fecero strappare, rovinandola del tutto! Federica si sentì sollevata e capì che il dolore che aveva alla schiena era causato dal peso della borsa blu che ormai era andata perduta. Gaetana Di Micco, Giusy Ruggiero, Emanuela Garofalo Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 9

La penna magica Tanto tempo fa un pizzaiolo di nome Raul aveva un segreto davvero strabiliante. Era il proprietario di una famosissima pizzeria: la sua pizza infatti era buonissima e c era sempre una gran fila per mangiarla. Nessuno sapeva il suo segreto ma la sua pizza era davvero insuperabile. Aveva cominciato quest attività subito dopo il matrimonio. Per il suo viaggio di nozze era andato con sua moglie in Africa dove aveva aiutato durante un safari un leone rimasto intrappolato in una trappola dei cacciatori. Così uno sciamano per il suo coraggio e per il suo amore per la natura gli aveva regalato una penna. Il regalo gli sembrò un po strano ma lo accettò. Una volta tornato a casa, Raoul volle provarla e disegnò su un foglio una pizza (dacchè lui faceva il pizzaiolo con non molto successo). Subito dopo il suo gatto Muffin, passeggiando sul tavolo, fece cadere un barattolo per terra e per il rumore fuggì via impaurito, lasciando cadere un suo pelo sul disegno. Subito dopo il padrone vide il pelo e soffiò sul foglio e così in un batter d occhio il foglio si trasformò in una pizza succulenta. Il pizzaiolo rimase senza parole e provò la pizza comparsagli davanti: era eccezionale! Così decise di fare tutte le pizze così. Divenne famosissimo e dopo un po di tempo diventò ricco. Allora decise di fare un altro viaggio in Africa e ringraziare quell uomo che gli aveva donato la penna magica. Non lo trovò e a questo punto fece una donazione a favore delle zone povere africane. Dopo essere tornato a casa, andò in pizzeria e trovò altre penne magiche. Così aprì numerose pizzerie in tutto il mondo e, nonostante fosse molto ricco, non dimenticò mai di aiutare il prossimo e i poveri. Inoltre, la sua pizza, dopo ogni buona azione, diventò sempre più saporita. Giovanna, Chiara Serra, Martina Tremante 10 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

Cosa succederebbe se Cosa succederebbe se un quaderno parlasse Un giorno una ragazza di nome Claudia, si incamminò verso scuola tutta preoccupata sia per il compito in classe di italiano che si sarebbe tenuto quella mattina, sia perché la mamma le aveva comprato un quaderno tutto strano, troppo da bambina, e sapeva bene che le sue compagne l avrebbero presa in giro. Arrivò a scuola, prese posto, tirò fuori il quaderno dal suo zaino e iniziò a svolgere il compito. All improvviso sentì una vocina sottile, che sussurrando le disse: Ehi! Sono qui per aiutarti, hai bisogno di me? La ragazza confusa, si guardò intorno per cercare di capire da dove provenisse quella voce soave ed allora si accorse che proveniva dal quaderno. Così rispose: Certo che sì! Questo compito è davvero incomprensibile. Il quaderno, allora, iniziò a suggerirle tutte le risposte, facendola così terminare il compito in un batter d occhio. Il giorno dopo la prof aveva già corretto tutti i compiti e Claudia era stata l unica a prendere un ottimo voto. La ragazza, saputi i risultati, ringraziò tanto il quaderno e da quel giorno lo tenne sempre con sé. Chi trova un amico, trova un tesoro! Giusy Cennamo, Rosanna Grillà, Fatima Di Micco Cosa succederebbe se non ci fosse la gravità? (I variante) Un giorno di primavera eravamo a scuola quando nell ora di arte incominciarono a volare penne, matite, sedie, banchi e tutta la classe all improvviso si ritrovò a fluttuare nell aria. Il professore andò a sbattere con la testa contro il soffitto e stava per volare via dalla finestra. Così, per non perderlo, gli lanciammo una corda che tirò fin quando non riuscì ad attaccarsi alla maniglia e a rientrare in classe. Capimmo subito che quello era un problema di gravità. Legati a delle funi, cercammo di tornare nelle nostre case. Da qualche televisione che fluttuava nell aria scoprimmo che gli scienziati di tutto il mondo si stavano consultando per capire il motivo di quell assenza di gravità. Ma nessuno sapeva dire come fosse scomparsa. La NASA stava preparando un razzo per capire se nello spazio c era stato qualche cambiamento quando in alcuni campi di grano cominciarono ad apparire delle scritte e dei disegni strani. In effetti se ne parlava da tempo e si pensava fossero opera degli alieni. Ed invece gli scienziati riuscirono a decodificarli e lessero il messaggio che contenevano. Quei cerchi nel grano erano messaggi del pianeta Terra! Così si scoprì che l assenza di gravità era stata provocata dalla Terra stessa perché era stanca dell inquinamento causato dagli uomini che non avevano nessun rispetto per l ambiente. Nell ultimo messaggio la Terra diceva a tutti gli umani: Non inquinate più e vi ridarò la gravità. Questa volta gli umani impararono la lezione e non fecero più niente contro la natura per paura che la terra gli togliesse definitivamente la forza di gravità. Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 11

De Rosa Biagio, Mormile Francesco, Silvestre Nicolas Cosa succederebbe se le statue parlassero? Un giorno un bambino di nome Matteo festeggiava i suoi 12 anni e non vedeva l ora di scoprire qual era il regalo da parte dei suoi genitori. Era emozionatissimo: si aspettava un gioco, dei DVD ma i suoi genitori gli fecero un altro tipo di regalo, un viaggio a Parigi per visitare il Louvre. A Matteo non piacque il regalo, voleva scoppiare a piangere, ma non voleva far rimanere male i suoi genitori, quindi fece finta di essere contento. Arrivato il giorno della partenza, Matteo e la sua famiglia presero l aereo per Parigi. Il viaggio durò alcune ore e intanto Matteo si addormentò. Arrivati in città, la famiglia andò subito a visitare il Louvre e i genitori di Matteo non facevano altro che ammirare e fotografare i monumenti, le statue e i dipinti, lì esposti. Matteo invece si annoiava a morte: avrebbe preferito restare a casa anziché gironzolare in quel museo. All improvviso una voce spaventò Matteo. Questa gli diceva: Ehi tu! Ragazzo, perché non vieni ad ammirarci? Matteo si girò e vide La Gioconda che gli parlava. Lui credeva di avere le allucinazioni, ma era proprio vero: la Gioconda gli stava parlando! All improvviso un altra voce lo sorprese: Ehi ragazzo! La Gioconda ha ragione! Perché non vieni a scattarci qualche foto? Non ti piacciamo? Come è possibile che voi sappiate parlare? disse Matteo sorpreso ma anche curioso Siete delle statue robot? No risposero tutte le statue e la Gioconda in coro Noi sappiamo parlare perché abbiamo imparato dalle persone che vengono a visitarci. Che cosa credevi, che noi non avessimo il cervello? dissero. No, no! Certo che no! rispose Matteo Non volevo mica offendervi! Il ragazzo si presentò alle statue e iniziò a parlare con loro per tutto il tempo. Quando uscirono dal Louvre, i genitori gli chiesero se gli era piaciuta la visita al museo e Matteo, rispose con entusiasmo di sì, poichè era stata molto interessante ed istruttiva. Esposito Padricelli Giulia Cosa succederebbe se i professori parlassero all incontrario? Cari scienziati, vi scriviamo per raccontarvi un fatto davvero strano successo nella nostra classe, sperando che voi possiate darci una risposta. Era martedì, quando Mauro fece una domanda riguardo un problema di matematica alla professoressa Di Nardo ed ella gli rispose: Non ossop ivrid allun eteglovs li amelborp ad ilos. Noi siamo rimasti scioccati. Di fronte alle nostre facce impietrite la prof. è rimasta senza parole. Pensava fossimo in difficoltà per l esercizio affidatoci e si preoccupava per noi. Ma adesso siamo noi in pensiero per lei! Che possiamo fare? Martina Tremante, Giovanna Di Micco, Chiara Serra 12 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

Cosa succederebbe se i disegni si animassero? Un giorno nell ora di arte eravamo tutti intenti a fare i nostri disegni. Eravamo talmente concentrati che in classe regnava il silenzio più assoluto. In quel momento sentimmo delle voci. Ci guardammo intorno, con aria interrogativa, ma nessuno aveva parlato. Poi pensammo che fosse stato il professore e lo guardammo, ma non era stato nemmeno lui. Era strano:qualcuno doveva aver parlato eppure nella nostra classe regnava un silenzio così assoluto. C era un atmosfera talmente tranquilla e rilassante che, non solo, quelle voci avevano rovinato la nostra tranquillità ma anche i nostri disegni! Riprendemmo a disegnare ma a quel punto mi accorsi che i miei disegni non c erano più ed era rimasto soltanto il foglio bianco. Così guardai i miei compagni e anche i loro fogli erano diventati bianchi. Eppure avevamo fatto tanti disegni fino a quel momento! Com era possibile? Dov erano finiti? A quel punto mi venne un idea: e se i nostri disegni avessero preso vita e fossero stati loro a parlare? Valeva la pena investigare. Ci alzammo per cercarli e li trovammo dappertutto: in bagno, nel cortile, nel corridoio, seduti nei banchi. Era una cosa davvero mitica.. stranissima. Eravamo senza parole. Poi cominciammo a capire i vantaggi di quello che era successo. Tutti nostri desideri, tutti i nostri sogni, trasformati in disegni, sarebbero diventati realtà. Così ci rimettemmo subito all opera. Caterina Barra, Rita Parisi, Rosa Romano Cosa succederebbe se il mondo fosse senza maschi? Un giorno a casa di Lucia andò la sua migliore amica Nunzia per trascorrere una serata fra amiche. Ma a disturbarle c era il fratello di Lucia, Marco, con il suo amico Michele. Lucia e Nunzia pensavano come sarebbe stato bello e silenzioso il mondo se fosse stato senza maschi senza accorgersi che in quel momento stava passando una stella cadente. Il mattino seguente si svegliarono ed era tutto tranquillo, non si sentiva alcun rumore: questo sembrava molto strano alle due amiche. Lucia la mattina sentiva sempre il fratello che le urlava a squarciagola di alzarsi e di fare presto. Allora si prepararono per andare a scuola. Arrivate lì, si accorsero che non c erano più maschi, uscirono in cortile e anche lì non si vedeva neanche un ombra di un uomo, ragazzo o bambino. Ritornarono nell atrio della scuola: a scuola c erano solo femmine! Anche i prof. maschi erano spariti. Una volta tornate a casa in televisione sentirono la notizia definitiva: i maschi erano misteriosamente scomparsi! Le due amiche esultarono di gioia per l accaduto. Scese la sera e le due ragazze non videro tornare i loro papà. Certo, il mondo era senza maschi! In fondo non era poi così bello, pensava Lucia. Svegliati, Luciaaa! urlò Marco a squarciagola proprio nelle sue orecchie. Meno male, era un sogno! Le sarebbe proprio dispiaciuto per il suo papà. Un po meno per suo fratello Giusy Cennamo, Rosanna Grillà, Fatima Di Micco Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 13

Cosa succederebbe se non ci fosse la gravità? (II variante) Marco era un ragazzino molto fantasioso: se ne inventava di tutti i colori, certamente le cose più strampalate venivano in mente a lui. Una volta fantasticò su come sarebbe stato il mondo senza gravità. Secondo me il mondo girerebbe su se stesso fino a quando tutti vomiterebbero pensava mentre andava a scuola. Un giorno, svegliandosi, si mise a sedere sul letto con gli occhi chiusi ancora tutto assonnato, cercando di infilarsi le pantofole, anche se dopo svariate volte rinunciò a mettersele. Alzandosi, infatti, si accorse del fatto che le pantofole stavano fluttuando nell aria e scendendo dal letto non poggiò i piedi a terra perché il suo letto, e quindi egli stesso, era sospeso nella sua stanza. Marco, dopo averci ragionato, capì che la sua fantasia era diventata realtà sulla terra mancava la gravità! Fluttuando, si vestì, andò in cucina e fece colazione con difficoltà siccome il latte e i biscotti volavano. Andò a scuola e lì la cosa fu ancora più divertente: il suo compagno Francesco rincorse la sua matita che gironzolava per l aula e la professoressa cercò per molto tempo di riprendere gli occhiali che fluttuavano lontano da lei. Le lezioni finirono prima e non ci furono i compiti! Per Marco era tutto fantastico e cominciò a pensare che non poteva essere tutto vero. Così si diede dei pizzicotti per capire se era tutto un sogno. E a quel punto si svegliò. Purtroppo era stato tutto frutto della sua immaginazione. Gaetana Di Micco, Giusy Ruggiero, Emanuela Garofalo Cosa succederebbe se la scuola volasse? Durante un normale incontro per un progetto scolastico, d un tratto i computer caddero dalle scrivanie, i libri caddero dai banchi e le sedie vennero trascinate qui e lì. Noi tutti ci affacciammo alle finestre, pensando di non aver via di fuga dal terremoto e vedemmo il Golfo di Napoli! La scuola stava letteralmente volando. Oh, ma, ma la scuola vola! Datemi un pizzicotto, non riesco a crederci! disse l irrefrenabile Maria, con un sorriso stampato sul volto. Era magnifico! Stavamo sorvolando l Italia intera senza essercene nemmeno accorti! Ed ecco il Monte Bianco, il più alto d Italia, disse la professoressa Falco chi mi sa dare notizie? Dai prof... godetevi il giro! la incitammo tutti. Lentamente la scuola passò su tutt Italia e poi tornò al suo posto. Noi uscimmo dalle nostre aule meravigliati: era stata sicuramente un esperienza indimenticabile. Alborino Giuseppina Anna, Bianchini Federica, Bova Maria 14 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

Modi di dire Avere la testa fra le nuvole (I versione) Giulia era una ragazza un po stramba e aveva una sua stilista personale che accontentava ogni suo desiderio: una fatina. Era sempre in caccia di abiti ed acconciature all ultima moda. Da un po di tempo desiderava cambiare look. Ma le sarebbe piaciuto qualcosa che fosse originale. Guardando le nuvole, notò che queste cambiavano sempre dimensione, assumendo di volta in volta una forma diversa. E se i suoi capelli fossero stati così? Non avrebbe mai avuto la stessa pettinatura! Chiese alla sua fatina di fiducia di darle una mano. Quella notte la fatina, che era anch ella un po strana, trasformò i suoi capelli in nuvole che ad ogni cambio di vento modificavano il loro aspetto. Il giorno seguente, quando Giulia si svegliò, si specchiò e vide che la fatina l aveva accontentata. Di corsa andò a scuola molto felice, per mostrare agli altri la sua nuova moda. Tutte le ragazze la assillavano per ricevere da lei consigli di moda, ma lei non poteva accontentarle perché con la testa fra le nuvole non sentiva e non vedeva niente. Giorno dopo giorno la nuvola cresceva sempre più, ricoprendole tutta la testa fino a quando un giorno sollevò la ragazza da terra, trasportandola in cielo. La fatina, assistendo a questa scena, si alzò in volo e fece scomparire in un baleno la nuvola. La ragazza iniziò a precipitare, ma cadde sopra un soffice materassino fatto di materiale nuvoloso che aveva va poggiato lì la fatina. Meno male che quella brutta esperienza era finita! Cennamo Giusy, Rosanna Grillà, Federica Bianchini Avere la testa fra le nuvole (II versione) Valery era a scuola, però non stava ascoltando la lezione, dato che era troppo impegnata a pensare al ragazzo che le piaceva: Niall. Tra l altro era anche suo compagno di classe e le era veramente difficile concentrarsi. Valery!!! la sgridò la professoressa Falco. Scusate prof.! Ero un po distratta rispose la ragazza. Ma tu sei sempre distratta! Nota sul registro! Ormai Valery si era rassegnata sarebbe sicuramente stata bocciata. Doveva impegnarsi, però, o i genitori le avrebbero tolto il cellulare. Ah deve essere lui il motivo della tua distrazione... disse guardando Niall. Ehm no, professoressa, cioè io Valery era imbarazzatissima e aveva il viso più rosso di un peperoncino. Niall! Cambia posto! Vicino a Valery! disse la prof. Falco e Niall lo fece. Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 15

Ciao! la salutò Niall. C-Ciao balbettò la ragazza. Tutto bene Valery? Sei un po strana Sì, tutto bene non preoccuparti. La lezione proseguì e per la prima volta dopo tanto tempo Valery fu attenta e non guardò Niall. Ma proprio quella volta il ragazzo che le piaceva da tantissimo tempo cercava il suo sguardo e le sorrideva fino a quando le scrisse un bigliettino. Vuoi uscire con me? lesse Valery al colmo della felicità. Improvvisamente la ragazza sentì un forte dolore alla tempia e, sbattendo più volte gli occhi, si accorse di aver preso un palo Si era immaginata tutto! Sarebbe stato troppo bello per essere vero. Era davvero stata con la testa fra le nuvole. Emanuela Garofalo, Giusy Ruggiero, Gaya Di Micco Non avere peli sulla lingua Jessica era una ragazza molto sincera, a volte anche troppo: spesso le sue amiche le dicevano che non aveva peli sulla lingua. Anche se a volte avrebbe potuto usare un po di tatto con gli altri. Infatti in una discussione con la sua migliore amica a cui aveva detto senza mezzi termini che a scuola stava andando proprio malissimo e che non c era niente da fare per essere promossa, lei le disse che forse le avrebbe fatto bene avere un paio di peli sulla lingua! Proprio per la sua mancanza di sensibilità! La mattina Jessica si svegliò, andò nel bagno e, mentre si stava lavando i denti, si accorse che aveva i peli sulla lingua. Subito iniziò ad urlare e a preoccuparsi. Chiamò la mamma per dirle questa orribile notizia e anche la mamma incominciò a preoccuparsi. Così le disse: Chiama l estetista: lei te li toglierà! Quel pomeriggio stesso arrivò l estetista: Jessica inizialmente non voleva farsi vedere perché si vergognava, ma la mamma la convinse. Jessica cacciò fuori la lingua, l estetista stava quasi per svenire ma subito si riprese e incominciò a togliere i peli. Jessica pianse dal dolore. Alla fine del lavoro Jessica era felicissima: adesso la sua lingua era liscia e senza nessun pelo. Carla Russo, Michela Gigante, Pedata Rosa 16 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

La cicala e la formica Riportiamo la versione ufficiale della fiaba de la cicala e la formica. Gli alunni hanno pensato, invece, che la formica fosse più bendisposta verso la cicala e che la invitasse a casa sua. L'estate trascorre felice per la cicala che si gode il sole sulle foglie degli alberi e canta, canta, canta. Viene il freddo e la cicala imprevidente, si trova senza un rifugio e senza cibo. Si ricorda che la formica per tutta l'estate ha accumulato provviste nella sua calda casina sottoterra. Va, allora, a bussare alla porta della formica. La formica si fa sulla porta, reggendo una vecchia lampada ad olio. «Cosa vuoi?» chiede con aria infastidita. «Ho freddo, ho fame.» balbetta la cicala. Dietro di lei si vede la campagna innevata. Anche il cappello della cicala ed il violino sono pieni di neve. «Ma davvero?» brontola la formica «Io ho lavorato tutta l'estate per accumulare il cibo per l'inverno. Tu che cosa hai fatto in quelle giornate di sole? «Io ho cantato!» «Hai cantato? Bene adesso balla!» La formica richiude la porta e torna al calduccio della sua casetta, mentre la cicala, con il cappello ed il violino coperti di neve, rimane al freddo, ad ali basse, nella campagna. Versione adatt. Jean De La Fontaine Finale 1 Un giorno una formica incontrò una cicala, la salutò e la invitò a casa sua per tutto l inverno. Voleva compagnia per il letargo. Arrivata a casa della formica, la cicala la ringraziò per la sua ospitalità e disse: Grazie, sono molto contenta di restare con te per tutto l inverno. La cicala disse alla formica che la sua casa era molto calda e sembrava fosse estate. A questo punto la cicala, con il suo talento di cantante, cantò tante belle canzoni moderne, dedicate alla formica che dalla felicità si commosse. La formica, sentendo la voce della sua amica, volle imparare a cantare e la cicala incominciò dei corsi di canto e dopo molte lezioni la formica divenne bravissima. Cantando, l inverno passò in fretta e, quando la cicala doveva tornare alla sua abitazione, le due piansero ma la formica ormai era cambiata, non raccoglieva più il cibo e sentiva la mancanza della cicala e del suo canto. La formica si mise alla ricerca della cicala ed era curiosa di conoscere la casa della sua amica. Entrata nella casa ad ogni passo che faceva, si sentiva una nota musicale e la formica disse alla cicala di volere una casa Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 17

come la sua. La formica e la cicala divennero un duetto di cantanti formidabili: infatti nella foresta si svolgevano sempre concerti a cui gli altri animali partecipavano volentieri. Tornò l inverno e la cicala e la formica rimasero senza provviste e decisero che a ogni concerto gli animali spettatori avrebbero dovuto pagare il biglietto. Divennero ricche e famose, vincendo il festival di Sanremo e interpretarono dei film musicali a Hollywood. Mormile Francesco, Silvestre Nicolas, Vitagliano Alfonso Finale 2 Disperata, la cicala andò ad esporre il suo triste caso alla vicina, una formica, pregandola di prestarle quel poco di cibo che sarebbe bastato per farla campare fino a primavera. La formica disse alla cicala: Certo, mia cara amica, ti ospiterò per tutto l inverno e ti offrirò il miglior cibo che ho. La cicala rispose: Grazie mille, non so come ringraziarti, ma stai certa che ho un debito con te. La formica la ospitò in casa e le fece vedere la stanza degli ospiti. La cicala rimase soddisfatta per la stanza e per l ospitalità della formica. Un giorno d inverno la cicala si svegliò molto prima della formica per farle una sorpresa perché voleva preparare la colazione, ma visto che, sembrava di essere in estate talmente che faceva caldo, la cicala si mise a cantare canzoni di opere liriche. Quando la formica si svegliò grazie alle armoniose canzoni della cicala, volle anche lei imparare a cantare e disse alla cicala: Buongiorno, amica mia, che bella canzone che stai cantando! Vorrei anche io imparare a cantare come te. La cicala rispose: Ma certo! Possiamo incominciare anche adesso le lezioni! Mi sembra il minimo dopo quello che hai fatto per me. La formica accettò e subito imparò a cantare come la cicala. Un giorno d estate venne un artista di Natura Got Talent (un programma che faceva tutte le domeniche condotto da Antonio il Riccio) e sentì la cicala e la formica cantare e subito si innamorò delle loro voci. L artista entrò in casa e le convocò per un provino che sarebbe tenuto il sabato successivo. Il sabato seguente si svegliarono molto presto, salirono sulla rana mobile e andarono ad Insettopoli. Erano emozionatissime. Il provino andò a meraviglia e comparvero in TV e le videro in tutto il mondo e da quel momento tutti gli insetti le ammirarono. Le due amiche non si lasciarono mai più. Il nome della band era le amiche cantanti. Barra Emanuele, De Rosa Biagio, Barra Francesco Finale 3 La formica disse: Cara cicala, sono disposta ad ospitarti per tutto l inverno, accomodati in casa. La cicala disse: Si sta così bene qui che sembra di essere ancora in estate, adesso ti farò sentire delle canzoni moderne. E cominciò il suo repertorio. La formica: Wow, ma sei bravissima! Da questo momento la musica è la mia passione, voglio imparare a cantare. 18 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID

All inizio la formica si mostrò un po stonata ma dopo qualche giorno di prove diventò una cantante perfetta. L inverno passò in fretta tra musica, divertimento e lezioni di canto ed arrivò il momento degli addii. La formica era cambiata e non voleva più stare ad ammucchiare provviste: infatti aveva nostalgia del canto della cicala e della cicala stessa. La formica, allora, si mise in cerca della sua amica e la trovò nella sua casa. All interno di essa c erano note musicali e strumenti a fiato. La cicala accettò la proposta della formica, ovvero quella di andare a vivere con lei. La mattina uscivano insieme e lasciavano la casa in disordine: le magliette nella dispensa e i pantaloni nel lavello. Andavano a cantare dall alba al tramonto e tutti gli altri animali le acclamavano, chiedendogli autografi. La formica un giorno affermò: Fino a ieri eravamo due animali normali ed ora siamo due star! E tutto grazie a te! La cicala rispose: Hai ragione, amica mia, la ruota della fortuna oggi ha scelto noi! Finalmente! Arrivò l inverno e le due non avevano provviste.. ma alla formica venne un idea illuminante quella di sfruttare le loro abilità di cantanti. Le due prenotarono un viaggio per fare le selezioni per Amici di Maria De Filippi e non solo le passarono ma vinsero il talent show! Divennero così ricche e famose. Maria Bova, Chiara Serra Finale 4 La cicala pregò la formica: Ti prego! Se mi ospiti, farò tutto ciò che vuoi! Tutto, proprio tutto? Sì, ma ti prego aiutami! Allora, entra! le concesse la formica. La cicala entrò e vide tutta la casa in disordine, i figli della formica piangere e fare i capricci e suo marito seduto sul divano a mangiare qualcosa, sbriciolando dappertutto. Mi farai da aiutante Dovrai pulire casa e fare la babysitter! sentenziò la formica. La cicala guardò per un momento tutto il disordine e per qualche secondo pensò di andarsene, ma vedendo tutte le scorte di cibo, decise di restare, altrimenti sarebbe morta durante l inverno. Passarono alcuni giorni e la cicala cantò con armonia, portando molta allegria in quella casa triste e piena di rumori assordanti. Tutti erano felici, tanto che la formica iniziò ad aiutarla nelle pulizie e anche i suoi figli non piangevano più, ma giocavano gioiosamente. Tra scherzi e canti, però, l inverno passò e arrivò per la cicala il momento di tornare a casa. Non andare! dissero le due piccole formichine. Mi dispiace piccole, ma devo andare a rallegrare gli altri con il mio canto. Vi prometto che verrò a farvi visita appena possibile. Esperto: Prof.ssa Elena Lazzaro Tutor: Prof.ssa Carolina Falco, Prof.ssa Grazia Rocco 19

La cicala partì e qualche mese dopo fece carriera, diventando la cicala con la voce più bella del mondo. Ovviamente non si dimenticò della promessa fatta alle formichine: infatti tornò a trovarle e si abbracciarono per la felicità. Un buon amico non abbandona mai i suoi amici soprattutto quelli che l hanno aiutato nei momenti di difficoltà. Giusy Ruggiero, Giusy Cennamo, Rosanna Grillà Finale 5 La cicala, non ottenendo nient altro che dei rimproveri dalla formica, la implorò dicendo: Oh, formica cara, se mi ospiterai a casa tua, io addolcirò ogni momento di questo inverno con il mio canto e ti aiuterò a diventare come me. La formica, pensando a quello che la cicala le aveva appena detto, rispose: Ti ospiterò solo per questo inverno, dopodiché dovrai provvedere da sola alla tua vita. La tana della formica era talmente calda e accogliente che alla cicala venne voglia di cantare, facendo restare la formica senza parole. Alla formica, a furia di ascoltare il canto melodioso della cicala, venne voglia di imparare a cantare come lei; così facendo chiese alla cicala: Adesso tocca a te rispettare il patto; insegnami a cantare come te! La cicala accettò e, appena sentì la voce stonata della formica, cacciò dalla tasca della giacca dei tappi per le orecchie e se li infilò; appena la formica finì di cantare le disse con voce sarcastica: Per te ci sarà molto lavoro da fare nel mondo della musica Ad ogni lezione la formica, impegnandosi, diventava sempre più brava. Una volta arrivata la primavera la formica era talmente brava che avrebbe potuto vincere il festival di San Farfalla. La cicala aveva fatto un vero e proprio miracolo! Le due, per salutarsi, cantarono una serenata, facendo radunare intorno a loro una folla di insetti. La formica tornò a casa sua e si accorse di non voler più trascorrere le sue giornate ad accumulare le provviste per l inverno, ma di voler vivere come la cicala. Tornò dalla cicala e le chiese di poter vivere con lei perché le si era affezionata troppo; la cicala, entusiasta, disse alla formica: Se verrai a vivere con me, ogni mattina usciremo a cantare, rallegrando le giornate degli altri. La formica rispose di sì con molto entusiasmo. La cicala e la formica diventarono sempre più famose e formidabili. Un giorno, mentre cantavano in una piazza, si avvicinò loro il famosissimo Simon Bruco, il produttore della serie musicale San Farfalla. Simon disse loro: Voi avete tanto talento! Perché non fate le audizioni di San Farfalla? Il duo accettò e, dopo aver fatto le audizioni, partecipò al programma e le due formidabili cantanti vinsero. Quelle due diventarono le più famose del mondo della musica insetto. Gaetana Di Micco, Emanuela Garofalo, Anna Auriemma Finale 6 Disperata, la cicala andò a esporre il suo triste caso alla vicina, una formica, pregandola di prestarle quel poco di cibo che sarebbe bastato per farla campare fino a primavera. La formica le disse: Certo, ti ospiterò per tutto l inverno e ti darò il 20 PON Le avventure del lettore a.s. 2013/2014 Classi IA e ID