Banche: emergenza occupazionale

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-1- La UILCA sulla Stampa Banche: emergenza occupazionale Segreteria Nazionale Uilca Via Lombardia, 30 00187 ROMA TELEFONO: 06/4203591 FAX: 06/484704 INDIRIZZO E-MAIL: simona@uilca.it Sito Web: www.uilca.it Redazione: Simona Cambiati Cell. 335.6067220

>>>ANSA/ BANCHE: EMERGENZA OCCUPAZIONE, 20.000 FUORI ENTRO 2017 ADDIO MITO POSTO SICURO. GIA' VIA 23MILA TRA 2008 E 2011 09 Marzo, 16 : 37 (ANSA) ROMA, 9 MAR Circa 23.000 dipendenti in meno tra il 2008 e il 2011 e almeno altri 20.000 lavoratori che dovranno uscire entro il 2017: sono questi i numeri della crisi per quanto riguarda il settore bancario. A fine 2011 secondo dati Abi i dipendenti erano 320.000 a fronte dei 343.000 a fine 2008. Dal 2000 ad oggi sono confluiti nel Fondo di solidarietà in circa 40.000. Cifre che certificano lo sgretolarsi di un'altra certezza che ha accompagnato numerose generazioni: quella del 'posto sicuro in banca'. La contrazione occupazionale secondo numeri raccolti dai sindacati ha riguardato soprattutto i grandi gruppi e ha colpito prevalentemente i dipendenti più anziani (che riescono ad ottenere uno scivolo verso la pensione attraverso un passaggio nel fondo di solidarietà ) ma anche i dirigenti che in molti casi accettano un demansionamento e il passaggio a quadro direttivo pur di non perdere il posto di lavoro. Ecco in sintesi le principali situazioni di crisi nelle aziende del credito: MPS: L'accordo prevede 1.660 uscite oltre a 1.100 lavoratori in attività da esternalizzare e 720 lavoratori nella cessione Biverbanca. Gli esuberi dichiarati, (comprese le attività da esternalizzare) erano 4.600. UNICREDIT: L'accordo sul piano industriale 2012 15 prevede complessivamente 3.500 esuberi. Sono previsti 800 pensionamenti volontari e incentivati e la possibilità di esodi volontari e incentivati per una platea di circa 1.600 "donne optanti". Il restante numero di esuberi sarà riassorbito all'interno del Gruppo. Circa 160 dirigenti sono usciti o sono stati demansionati a quadri direttivi. INTESA SANPAOLO: L'aggiornamento del piano d'impresa 2011/15 prevede la conferma di oltre 4.000 uscite. Un centinaio di dirigenti sono usciti nel 2012, altri usciranno nel 2013. GRUPPO UBI: l'accordo tra azienda e sindacati prevede oltre 700 uscite. BNL:L'accordo sul piano industriale 2012/2014 prevede un calo di 1.110 posti di lavoro dal primo gennaio 2012 al 31 dicembre 2014. Un nuovo accordo prevede ulteriori 450 uscite volontarie. CARIPARMA: l'accordo sul piano industriale 2011 14 prevede 722 prepensionamenti su base volontaria e incentivata e 100 assunzioni entro il 2015 con contratto di apprendistato professionalizzante. BANCO POPOLARE: l'intesa per il 2011 13/15 prevedeva la nascita di Banca unica, la soppressione di 140 filiali e 1.120 esuberi gestiti attraverso pensionamenti e prepensionamenti volontari e incentivati. Tra dicembre e gennaio è stato proposto a un trentina di dirigenti di recente nomina di essere degradati al livello di quadro direttivo. BPM: con l'accordo di aggiornamento del piano industriale 2012 15 sono previste nel triennio un totale di 800 uscite volontarie e incentivate. GRUPPO DELTA: Gli oltre 600 dipendenti dell'azienda in fase di dismissione sono entrati nel fondo emergenziale. BANCA MARCHE: Nell'ultimo piano dell'istituto è previsto il ricorso ad un fondo di solidarietà per anticipare il pensionamento dei lavoratori fino a 5 anni (una misura che potrebbe interessare 300 dipendenti).

>ANSA BOX/ BANCHE: SINDACATI, STOP A RISPARMI SU PERSONALE 09 Marzo, 16 : 39 (ANSA) ROMA, 9 MAR La riorganizzazione del settore bancario non può passare solo per la riduzione dei costi attraverso la diminuzione del personale. Lo affermano i leader dei sindacati bancari esprimendo preoccupazione per la tenuta del fondo di solidarietà che in questi 12 anni ha consentito al settore di affrontare la crisi in modo "non traumatico". Dal 2008 al 2011 il settore creditizio ha perso 23.000 addetti e per altri 20.000 circa è prevista l'uscita nei prossimi anni. "La crisi avverte il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale E pesante nel Paese ed è pesante anche nel sistema bancario ma i lavoratori hanno già dato sia in termini di occupazione che di sacrifici sulle retribuzioni. Ora è tempo che banchieri e top manager facciano la loro parte riducendo drasticamente i loro compensi. Dopo i guai combinati dal governo Monti sugli esodati ai lavoratori bancari va data certezza. Neanche un lavoratore deve restare senza reddito e senza pensione". "La categoria dice il leader Fiba Cisl, Giuseppe Gallo ha realizzato accordi difensivi di altissimo livello per tutelare i lavoratori e finanziare il fondo di categoria. Ma per evitare che ci siano ancora nuovi esuberi bisognerebbe aprire un tavolo con il Governo che affronti il tema degli incentivi alle banche come leva per lo sviluppo dell'economia reale. Ci devono essere incentivi al credito alle imprese e alle famiglie". "Fino ad oggi spiega il numero uno Uilca, Massimo Masi tutte le uscite sono state volontarie e concordate tra azienda e sindacato attraverso accordi che hanno portato anche a nuove assunzioni stabili. In questi, però, di fronte alla perdurante crisi economica, al ruolo crescente della banca virtuale (home banking), alle mutate richieste della clientela, alla chiusura indiscriminata delle filiali cosiddette 'no performing' bisogna porre un freno alle richieste aziendali poichè c'è il tentativo di scaricare la crisi solo sui lavoratori, operando solo sul fronte dei risparmi dei costi del personale". "Il problema principale precisa il leader Fabi, Lando Sileoni sono le sofferenze bancarie e il loro costo. Nei piani industriali le banche decidono di recuperare i costi riducendo il personale. Ma non ci sono solo le sofferenze bancarie che dipendono dalla crisi ce ne sono altre legate alla cattiva qualità del credito dedicato ai soliti noti. Ci vuole una classe dirigente adeguata e il recupero del rapporto con il territorio dando credito a chi merita".(ansa). TL

Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile. Estratto da pag. 19 Direttore Responsabile Giovanni Morandi Diffusione Testata 68.122 Domenica 10/03/2013 L'ALLARME SINDACATI IN TRINCEA: «BASTA RISPARMIARE SOLO SUL PERSONALE» Anche il posto in banca non è più sicuro Sos lavoro, 2Qmila a casa entro il 2017 ROMA CIRCA 23.000 dipendenti in meno tra il 2008 e il 2011 e almeno altri 20.000 lavoratori che dovranno uscire entro il 2017: sono questi i numeri della crisi per quanto riguarda il settore bancario. A fine 2011 dati Abi i dipendenti erano 320.000 a fronte dei 343.000 a fine 2008. Dal 2000 ad oggi sono confluiti nel Fondo di solidarietà in circa 40.000. Cifre che certificano lo sgretolarsi di un'altra certezza che ha accompagnato numerose generazioni: quella del 'posto sicuro in banca'. La contrazione occupazionale secondo numeri raccolti dai sindacati ha riguardato soprattutto i grandi gruppi e ha colpito prevalentemente i dipendenti più anziani (che riescono ad ottenere uno scivolo verso la pensione attraverso un passaggio nel fondo di solidarietà), ma anche i dirigenti che in molti casi accettano un demansionamento e il passaggio a quadro direttivo pur di non perdere il posto di lavoro. La riorganizzazione del settore bancario non può passare solo per la riduzione dei costi attraverso la diminuzione del personale. LO AFFERMANO i leader dei sindacati bancari esprimendo preoccupazione per la tenuta del fondo di solidarietà che in questi 12 anni ha consentito al settore di affrontare la crisi in modo «non traumatico». «Ora è tempo che banchieri e top manager facciano la loro parte riducendo drasticamente i loro compensi», invoca il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale. «Bisognerebbe aprire il tavolo col governo dice il leader Fiba-Cisl, Giuseppe Gallo sul tema degli incentivi alle banche come leva per lo sviluppo dell'economia reale». «Si devono frenare le richieste aziendali poiché c'è il tentativo di scaricare la crisi solo sui lavoratori», spiega il numero uno Uilca, Massimo Masi. «Il problema principale precisa il leader Fabi, Lando Sileoni sono le sofferenze bancarie e il loro costo» Massimo Masi Pag. 1

Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile. Estratto da pag. 11 Direttore Responsabile Alessandro Notarstefano Diffusione Testata 46.442 Domenica 10/03/2013 LA RIORGANIZZAZIONE DEVE ANDARE OLTRE LA RIDUZIONE DEI COSTI I sindacati bocciano i tagli annunciati «I sacrifici li facciano anche i manager* ROMA, La riorganizzazione del settore bancario non può passare solo per la riduzione dei costi attraverso la diminuzione del personale. Lo affermano i leader dei sindacati bancali esprimendo preoccupazione per la tenuta del fondo di solidarietà che in questi 12 anni ha consentito al settore di affrontare la crisi in modo «non traumatico». Dal 2008 al 2011 il settore creditizio ha perso 23.000 addetti e per altri 20.000 circa è prevista l'uscita nei prossimi anni. «La crisi - avverte il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale - è pesante nel Paese ed è pesante anche nel sistema bancario ma i lavoratori hanno già dato sia in termini di occupazione che di sacrifici sulle retribuzioni. Ora è tempo che banchieri e top manager facciano la loro parte riducendo drasticamente i loro compensi. Dopo i guai combinati dal governo Monti sugli esodati ai lavoratori bancali va data certezza. Neanche un lavoratore deve restare senza reddito e senza pensione». «La categoria - dice il leader Fiba-Cisl, Giuseppe Gallo - ha realizzato accordi difensivi di altissimo livello per tutelare i lavoratori e finanziare il fondo di categoria. Ma per evitare che ci siano ancora nuovi esuberi bisognerebbe aprire un tavolo con il Governo che affronti il temadegli incentivi alle banche come leva per lo sviluppo dell'economia reale. Ci devono essere incentivi al credito alle imprese e alle famiglie». «Fino ad oggi - spiega il numero uno Uilca, Massimo Masi - tutte le uscite sono state volontarie e concordate tra aziendae sindacato attraverso accordi che hanno portato anche a nuove assunzioni stabili. In questi frangenti, però, di fronte alla perdurante crisi economica, al ruolo crescente della banca virtuale (home banking), alle mutate richieste della clientela, alla chiusura indiscriminata delle filiali cosiddette "no performing" bisogna porre un freno alle richieste aziendali poiché c'è il tentativo di scaricare la crisi solo sui lavoratori, operando solo sul fronte dei risparmi dei costi del personale». «Il problema principale - precisa il leaderfabi, Lando Sileoni - sono le sofferenze bancarie e il loro costo. Nei piani industriali le banche decidono di recuperare i costi riducendo il personale. Ma non ci sono solo le sofferenze bancarie che dipendono dalla crisi ce ne sono altre legate alla cattiva qualità del credito dedicato ai soliti noti». «(b.a.) Massimo Masi Pag. 1