ORLANDO BIDDAU: UNA POESIA SOPRA E FUORI DA OGNI SCHEMA di Cristoforo PUDDU

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ORLANDO BIDDAU: UNA POESIA SOPRA E FUORI DA OGNI SCHEMA di Cristoforo PUDDU Scorrendo la lirica Tormentati poeti, della giovane e affermata autrice catanese Angela Mori, ho avuto l immediata sensazione che i versi Noi erranti nella strada maestra,/ Mai contenti della vita stessa / e ancor più i conclusivi Noi poeti tormentati e infiniti,/ Autodistrutti da un male privo di nome,/ Morti ancor prima dei nostri folli abbagli,/ E delle nostre nefaste verità.//, si potessero abbinare idealmente alla biografia esistenziale e poetica del sardo Orlando Biddau; autore bilingue di grande ispirazione immaginifica, con personale dimensione mitica da poète maudit (poeta maledetto), dotato di una capacità folle di librarsi tra gli estremi limiti della poesia e seguire percorsi sopra e fuori da ogni schema. Orlando Biddau nacque a Fiume nel 1938, da genitori sardi di Modolo. Al piccolo e caratteristico centro della Planargia in un periodo di grandi sofferenze è rifugio per tanti sfollati ritorna con la famiglia allo scoppio della seconda guerra mondiale. L adolescenza di Biddau è segnata da difficoltà, irrequietezza e dal gravoso lavoro di manovale muratore, da cui si riscatta con un progressivo impegno nello studio che lo porterà a conseguire due lauree: in Lettere alla Sorbonne di Parigi e in Lingue straniere a Urbino, discutendo la tesi Les illuminations de Rimbaud con Carlo Bo. Nel 1970 rientra in Sardegna per dedicarsi all insegnamento, ma problemi di salute gli impongono, ~ 1 ~

ben presto, un forzato rientro a Modolo, dove intraprende una vita dedita agli studi, alla letteratura e alla stesura poetica di opere di profonda riflessione e sensibilità. Nella lirica di Biddau si fondono le maggiori realtà poetiche del Novecento e sono evidenti gli influssi di autori come Eugenio Montale, Garcia Lorca e Rimbaud. In diverse composizioni segna un partecipe ed originale interesse per l universo-ruolo del mondo animale (rapportati e avvicinati per sentimenti agli uomini stessi) e rivela una profonda conoscenza e coscienza ambientalista, ma è la costante e caratterizzante inadeguatezza a vivere a dominare i suoi versi con tratti di disperazione, incubi e pensieri di morte. Particolari le composizioni in cui realizza un intimo legame con il paesaggio e la marina di Bosa, mentre è il suo Modolo a rivivere in riflessioni ed in unici quadri e memorie di sofferta poesia, generata da un vivere intenso, ardito e travagliato. Collaboratore della rivista La grotta delle vipere, stampa diverse sillogi in italiano e un volume contenenti ben sei raccolte è pubblicato nel 2012 dalla EDES (Editrice Democratica Sarda) di Sassari Orlando Biddau si è spento il 7 aprile 2014 a Bosa e da grande voce della letteratura contemporanea è stato poeta riconosciuto (stimato da critici e letterati come Carlo Bo, Eugenio Montale, Dario Bellezza, Franco Sonis, Antonio Sanna, Nicola Tanda, Attilio Mastino e Bachisio Bandinu) e premiato a livello sardo (premio Città di Ozieri ) e nazionale. Di seguito tre composizioni in limba di Orlando Biddau, premiate all Ozieri nel 1966 (1 premio); nel 1975 (premio speciale Cesira Carboni Aru ) e nel 1977 (3 premio). IN SA SICCAGNA E filada una corona e pruinca andaian cantende de domo in domo: Dàdenos s abba, Signore: sos pizzinnos cheren pane, sos anzones cheren erba, sos avanzos de sa chena dàdenos Custa càlema frimma in garrela, sas muscas subra petas in càmula appietadas, in bidros consumidas su mesu die affrebbadu, sa campagna ch attittan desoladas furriadolzas de chigulas; e s ajania chi ti trazzas in s umbra e s apposentu ue sognos s ingalinan e disizzos, ~ 2 ~

cun sa brocca imbagantas in su jannile: ed est terra e rosina in s impredadu ue passas andende a sa funtana, a man in chintu, brocca a duas asas, pienas de fiores siccos sa pettorras, de arrascios sos ojos. Cherrinde sas isperas ch ispighende andas in sa messera, sen isettu ti remuzzas sas dies, una pena cumassende sena madrighe; e su cabu chilchende in su ghindalu e sa vida s imbrudugliat s azzola. Ma it affinada como isettas chi su tunciu nieddu ziret in frisca risada: has a viziliare ista notte a lampana allutta su segretu e su eranu chi morit ajanu, chi s isprunit un allegria. Sutta sa parra e sa luna noa enis dae sa funtana sa brocca a cùccuru s andanta lenta. SAMBENE TENTU Si restat a s atunzu unu rajolu no sunt sas rosas dae tempus isfattas in sas chisuras chi jughen a mare, ue finin tottu sas làmbrigas Si una tristura mi sighit s anima no est sa chigula fizza e su sole, chi morit ràida e cantu ingranidu, ne s agonìa e s astore M ischidat a unu sìddidu intro e notte su turmentu chi ti limat sas laras, sos ojos de abba e riu in mesu e ru, ue s inganzat su olu e sas dies tuas. Mi leat s àstiu a traittorinu chi ti ligat in sorte a sa priorissa, et rinnegat sos ranos de s amore ~ 3 ~

ca no hat connotu fiore in su eranu. Si s affannu mi persighit in su sonnu, est sa sorte dada a sa priorissa ch in sa mirada tua ettaiat raighinas. Bi pianghet presoneri iscuru samben chi chilcat s àidu in nodos de dolore antigu et vigorosu chei sa terra. Appozzu a ragabeddes et corrogas m est su coro, in sa notte sentinella. Su masciu irde sambinat dae fiancos, non crabiolat pius su entu cun trigos et avenas, ma fatt est unu lamentu. Ch in d unu manzanile friscu e martu a s istimadu e a tie giutat s ammentu de menta àspida e primmu lentore, pro ch issu in d una notte de passione nd assibet su sabore e sale sardu. Si mi durat ancora unu piantu est po sa rosa mai énnida a lughe, chei sa pena tua chi mi remuzzat. Et nde cumpret su sémene su entu, pro chi amore t azzendat in sa enas su samben cun s abrile e sas chisuras, chi s anima mia jughen in cadenas et sena cantos a unu mare e pedras. SA TERRA MIA Sa terra mia areste, addes et montes, crastos, roccas, et po làcanas s ùrulu e su mare. Po séculos meda amos pistadu in su mortaju su sale e sa passénzia, a s isettu e vizilias sena cras. Sa limba nostra istrùpia cuat su pistighinzu d unu pòsidu nuragicu ~ 4 ~

o grecanu, suppesadu cun accamu dae s iscuru a su sole e martu, ancora ranzoladu. S anima nostra est drota ché una tanga e suelzos chi su maistru at curvadu tott in d unu sensu po semper, chen iscampu. Chi nessi a su peldulàriu potet issa mustrare su caminu e su entu. Como non torrant sas dies, t affòltigat su tempus andadu, ue faeddare cun sos mortos, s istoffare a fundu in terra, pius a fundu, finas a ìer a isciùscidu s abba e s ammentu! Ti leaìat s abba et s abba t at jutu a tesu, ue fiorit su papàile paris cun su trigu ingranidu chi nos nutrit in s iscussuminzu, s abba ìa in su surcu, in sos ojos de sa fémina mia, su papàile chi dat s imméntrigu, nostru trobeàle. S ilbaloru nostru siet comente su sonnu e su cacaracàsu in s iscuru mele e sa valva, duradu tantu cant ad esser cras apprettadu su olare frùzzidu a s alanzu e sa lughe. (28-09-2016) ~ 5 ~