Il dovere della memoria Classe 5T Istituto M. Carrara Novellara Anno scolastico 2012-2013
Indice bibliografico: Anne.Lise Grobety Il tempo delle parole sottovoce Bompiani 2002 Fred Uhlman L amico ritrovato Feltrinelli 2010 Fred Uhlman Un anima non vile Salani 2011 Mario Avagliano Marco Palmieri Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia Einaudi 2011 Mario Avagliano Marco Palmieri Voci dal lager Einaudi 2012
Dati generali:: LA DURATA DEL PROGETTO:: Il progetto ha avuto inizio in gennaio e termine in maggio, per un totale di 4 incontri. 23 gennaio 2013 20 febbraio 2013 22 marzo 2013 24 aprile 2013 SOGGETTI COINVOLTI:: Biblioteca Comunale G. Malagoli Novellara Istituto Superiore Mario Carrara Novellara Classe: 5V Anno scolastico: 2012-2013 Insegnante di riferimento: Prof. Lusuardi Alda Maria Bibliotecaria di riferimento: Stefania Erlindo LUOGHI COINVOLTI:: Biblioteca Comunale G. Malagoli e Istituto Superiore Novellara. Obiettivi:: 1:: avvicinare i ragazzi alla storia attraverso romanzi e testimonianze di vita vissuta per dare uno spessore maggiore alle pagine del libro di storia e per far comprendere loro il clima storico-politico degli anni 30-40 del 900, vissuti in prima persona da bambini, ragazzi e adolescenti come loro. 2:: attualizzare alcuni temi presenti nei libri, come l amicizia, i rapporti con i coetanei, i rapporti con i genitori, i litigi, la pericolosità di alcuni momenti storici. 3:: far lavorare la classe in gruppo, sia durante le ore curricolari che autonomamente nel pomeriggio. 4:: fornire alla classe materiale da poter mostrare durante l esame di Stato. All inizio del progetto alla classe sono stati infatti consegnati 3 album da personalizzare con disegni, fotografie, quarte di copertina, schede e schemi utili per la presentazione durante l esame, come prova del lavoro svolto in questi mesi.
I libri scelti Il tempo delle parole sottovoce è un piccolo capolavoro della letteratura contemporanea ed è stato molto apprezzato anche dai ragazzi, che ne hanno compreso la grandezza. E un romanzo delicato ma crudele che racconta quanto la vita di due famiglie venga sconvolta dalle leggi razziali in Germania. Protagonisti di questo breve romanzo sono le famiglie di Kurt, un ragazzo tedesco, e Oskar, un ragazzo ebreo. All inizio della storia i due sono solo bambini e con dovizia di particolari la Grobéty ci racconta le loro giornate, ma si intuisce che qualcosa di più grande di loro li sta per travolgere. Anche i loro padri si conoscono da quando erano piccoli. Il padre di Oskar, Anton, lavora in banca, mentre il padre di Kurt, Heinzi, ha una bottega di spezie e articoli coloniali. Nessun pericolo minaccia la loro vita finché un giorno sono costretti a parlare sottovoce. La gente del paese non è più come prima: è cambiato il loro atteggiamento. In ogni luogo si sente la voce di Hitler, sui muri compaiono manifesti con la svastica, si fanno spesso manifestazioni. I ragazzi non capiscono ciò che sta accadendo, e anche i loro genitori faticano ad accettare la situazione, che costringerà dapprima Oskar a lasciare la scuola. Il libro si conclude con un epilogo straziante: la famiglia di Oskar è costretta a fuggire all improvviso di notte dalla Germania e ad abbandonare la loro figlia appena nata nelle mani di Heinzi e sua moglie, con la speranza di dare a lei un futuro migliore.
Anche il libro L amico ritrovato presenta molto bene la situazione della Germania degli anni Trenta. Il tema è quello dolentissimo del diffondersi della mentalità razzista nella Germania tra Weimar e il Reich, patita in prima persona dall'io narrante, un ragazzo ebreo che è legato da una profonda amicizia a un rampollo dell'alta aristocrazia, suo compagno di scuola. L'amicizia è bella e felice finché non intervengono a comprometterla i pregiudizi della Germania ariana, e l'immancabile conversione del giovane aristocratico al nazismo. La tragedia universale coinvolgerà diversamente i due amici di un tempo: all'ebreo porta un esilio e un vuoto che anche il successo mondano non riuscirà a colmare; all'ariano una tomba, per essersi alla fine ribellato a quel leader e padrone un tempo tanto ammirato. L'amico viene dunque "ritrovato", ma come vuole questa tragica storia di separazione, non più in carne ed ossa, ma come un nome e un cognome, su un elenco di scomparsi in guerra. Il libro è stato scelto per la sua capacità di raccontare in poche pagine e con semplici parole l'intensità e la sincerità di un'amicizia adolescenziale spezzata dai pregiudizi razziali e dall'orrore del nazismo. I due giovani sono colti nel momento in cui si preparavano alla vita adulta, colmi di importanti ideali e solenni progetti, determinati ed ansiosi di lasciare la loro impronta nel mondo fino a che la disillusione e la crudezza della vita degli adulti non li ha privati del loro futuro e della speranza. Alla fine prenderanno strade diverse e solo quell ultima riga del romanzo li riunirà indissolubilmente.
Si è scelto di dare continuità alla lettura de L amico ritrovato attraverso la sua continuazione, contenuta ne La trilogia del ritorno. Un anima non vile infatti racconta la stessa storia de L amico ritrovato, ma narrata dal punto di vista di Konradin, che descrive i momenti passati con Hans sin dal primo giorno di scuola. Il romanzo narra la storia dei due amici Hans Schwarz e Konradin von Hohenfels attraverso una lettera che Konradin scrive dalla prigione all'amico. Konradin era in carcere in attesa di essere giustiziato perché aveva partecipato ad una congiura per uccidere Hitler e si racconta attraverso la lettera in cui ripercorre i momenti salienti della loro amicizia, descrive i suoi viaggi all'estero, ma parla molto anche dei suoi genitori, motivo principale della rottura della loro amicizia. Li descrive come dei vecchi che non hanno coscienza e che non sanno fare né il padre né la madre, si occupano solo di affari diplomatici e il loro figlio non gli interessa quasi. Il rapporto di Konradin con i genitori è conflittuale: la madre è una donna bellissima e glaciale, odia gli ebrei e li considera persone viscide, pronte a rubare e ad ingannare, il padre è un uomo arrogante, prepotente e molto orgoglioso e fin da piccolo Konradin ne aveva persino paura perché era insensibile, privo di umiltà e immaginazione. La lettera di Konradin è una lettera piena di sentimenti, di emozioni positive e di rimorsi. Konradin si scusa con Hans di averlo tradito, è pentito di aver seguito l ideologia nazista e scrive di non essere mai stato a conoscenza dei campi di sterminio.
La lettera è quasi una confessione che Konradin fa prima di morire, come sfogo e come testamento morale. Konradin chiede infatti al caceriere amico di famiglia di far recapitare le sue ultime memorie al padre, che avrebbe dovuto farle pervenire ad Hans. Ma il padre non lo farà mai. La seconda parte del progetto Il dovere della memoria invece ha presentato ai ragazzi due opere di saggistica, da cui sono stati scelti degli estratti. Si tratta di e editi entrambi da Einaudi. Sono due libri simili come impostazione, che raccolgono testimonianze dirette di ebrei e oppositori dei regimi, che si trovano a vivere l orrore degli arresti, delle persecuzioni e della perdita della libertà personale. I brani sono stati suddivisi tematicamente e cronologicamente per consentire di ripercorrere l'intera storia della persecuzione antiebraica in Italia tra il 1938 e il 1945, dalla campagna di propaganda antisemita all'emanazione delle leggi razziali, dall'internamento sotto il fascismo alle razzie e agli arresti sotto la Repubblica sociale italiana, dalla fuga in clandestinità al concentramento nei campi italiani, dalla deportazione nei campi di sterminio al ritorno dei sopravvissuti. Dopo aver letto romanzi si è pensato di affrontare con la classe 5 T documenti reali, una traccia tangibile e una prova storica inconfutabile e memoria indelebile di ciò che è stato. Le nuove generazioni spesso faticano a comprendere che cosa sia accaduto davvero e far leggere testimonianze concrete e dirette è un dovere anche della scuola, per non dimenticare mai.
Anche al ritorno dai campi ci fu il problema della memoria: nel dopoguerra gli ex deportati si trovarono "immersi in un dolore che rifiutava l'espressione narrativa, nel vano tentativo di rimuovere un'esperienza inquietante". Alla paura di non essere creduti e al senso di colpa per essersi salvati, si aggiungono il rifiuto degli editori, storici, mass media di ascoltare e di far conoscere quanto era accaduto nei campi di concentramento. Ciò ha determinato un vuoto di conoscenza soprattutto per quanto riguarda i deportati politici e i lavoratori coatti, ai quali è dedicato l ultimo libro presentato alla classe. Dei due ultimi libri sono state presentate e lette insieme ai ragazzi solo alcune testimonianze, selezionate dalla bibliotecaria.