VIA MOSTAR Via Mostar è una via chiusa (almeno per il momento) che si unisce a Via Fermi ed è intitolata a Mostar, città della Bosnia Erzegovina. E la capitale non ufficiale dell'erzegovina ed è costruita lungo il fiume Narenta. È la quarta città del paese ed ha un aeroporto internazionale, che si trova nel vicino paese di Ortiješ.
2005 Via Mostar Il nome Mostar deriva dal suo antico ponte (lo Stari Most) e dalle torri sulle due rive, i "custodi del ponte" (mostari). Fondata nel tardo XV secolo dai turchi ottomani, Mostar era il centro amministrativo dell'impero nella regione dell'erzegovina. L'Impero Austro-Ungarico annesse Mostar nel 1878. Dopo la I guerra mondiale la città a partire del 29 ottobre 1918 divenne parte dello Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi, con la capitale a Zagabria, e quando questo il 1 dicembre 1918 fu unito al Regno di Serbia, fu formato un nuovo stato unitario, detto Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, denominato più tardi Regno di Jugoslavia.
Vista della città Durante la seconda guerra mondiale la città fece parte, come il resto dei territori dell'attuale Bosnia-Erzegovina, dello Stato Indipendente di Croazia, controllato dai nazifascisti. Dopo la seconda guerra mondiale la città entrò a far parte della Repubblica Popolare di Bosnia ed Erzegovina, che fu una delle sei repubbliche che componevano la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Tra il 1992 e 1993, dopo che la Bosnia ed Erzegovina in seguito ad un referendum popolare in base all'allora vigente Costituzione della Jugoslavia di Tito dichiarò l'indipendenza, la città fu soggetta ai bombardamenti e ad un assedio lungo nove mesi. Le truppe serbe e montenegrine, appoggiate dall'esercito Popolare Jugoslavo (JNA), bombardarono per la prima volta Mostar il 3 aprile 1992 e nelle settimane successive presero il controllo di gran parte della città. Oltre a causare immense sofferenze alle popolazioni locali, i tiri d'artiglieria danneggiarono o distrussero diversi bersagli civili. Tra questi ci furono un monastero cattolico, quello dei francescani, la locale cattedrale cattolica della Beata Vergine, Madre della Chiesa, il palazzo del vescovo cattolico con l'annessa biblioteca di 50.000 volumi, come pure vari luoghi di culto musulmani. Pochi giorni dopo l'attacco subito, l'8 aprile, i croati d'erzegovina insieme ai bosniaci musulmani formarono il Consiglio di Difesa Croato per affrontare le truppe serbe e montenegrine e l'esercito Popolare Jugoslavo. Più tardi, in quello stesso anno venne fondato a Mostar pure il IV Corpo dell'esercito della Bosnia ed Erzegovina(HVO), principale formazione militare dei bosniaci musulmani.
Il 12 giugno le forze dell'hvo, assieme a formazioni più piccole composte da bosniaci, ammassarono abbastanza uomini e armi da costringere le truppe serbe e montenegrine e quelle del JNA a uscire da Mostar. Durante l'assedio che ne seguì, la città continuò ad essere bombardata da postazioni sulle montagne ad est, rimaste in mano delle truppe serbe e montenegrine e del JNA. Monumento Nacional - Muslibegovica House Nel 1993, i croati bosniaci e i bosniaci musulmani cominciarono una lunga lotta per il controllo di Mostar. I croati lanciarono un'offensiva il 9 maggio durante la quale bombardarono senza tregua il quartiere musulmano, riducendolo in gran parte in rovina, comprese numerose moschee e case del periodo ottomano. Durante la guerra i croati crearono dei campi di concentramento per i musulmani e lo stesso fecero i musulmani per i croati. Il ponte di pietra del XVI secolo fu distrutto il 9 novembre dal fuoco di un mortaio croato. Nel 2004 ne è stata completata la ricostruzione, contestuale al recupero dell'intera città vecchia, che è stata iscritta dall'unusco nella lista dei siti dichiarati Patrimonio dell umanità. Un cessate il fuoco fu firmato il 25 febbraio 1994. La città rimase divisa tra croati e bosniaci, e solo nel 1996 fu ristabilita la libera circolazione da una parte all'altra della città.
Ponte Storto (Kriva Ćuprija) (1558) Stari Most nome antico del Ponte storto da cui deriva il nome della città