Università degli Studi di Perugia Facoltà di Ingegneria. Corso di Pianificazione Energetica Prof. ing. Francesco Asdrubali a.a.

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Università degli Studi di Perugia Facoltà di Ingegneria Corso di Pianificazione Energetica Prof. ing. Francesco Asdrubali a.a. 2013-14 CARBONE PULITO

Il ruolo del carbone nella generazione elettrica Si è già detto che il costo del kwh in Italia è il più alto d Europa, e ciò dipende sostanzialmente da un mix energetico anomalo. Per le nostre centrali termoelettriche usiamo in maniera assolutamente preponderante il gas naturale (combustibile tra i più puliti ai fini delle emissioni, ma tra i più cari); non impieghiamo energia nucleare e teniamo la percentuale di carbone bruciato per produrre energia al 12%, mentre ancora non significativa è la quota dell energia alternativa (pulita, ma anch essa incentivi a parte ed escluso l idroelettrico assai cara). In Europa circa il 30% dell energia elettrica è prodotta da centrali a carbone; a livello mondiale la percentuale a carbone è del 38%, seguito dal gas 17%, idroelettrico 16%, petrolio e altro circa il 15% (dove sono compresi fotovoltaico ed eolico). Del resto la quota di produzione elettrica da carbone in Italia è di gran lunga inferiore a quella di due Paesi considerati verdi come la Germania (50%) e la Danimarca (46%).

Mix medio nazionale utilizzato per la produzione di energia elettrica immessa nella rete italiana 100 90 80 70 60 % 50 40 30 20 10 0 Idroelettrico Carbone Gas Naturale Prodotti petroliferi Nucleare Altre fonti 2010 2011 Fonte: Enel

Il ruolo del carbone nella generazione elettrica Se in molti Paesi occidentali il carbone ha subito negli ultimi tempi una battuta d arresto, altrettanto non avviene in Paesi ad ex economia pianificata o in via di sviluppo. A tale proposito si citano solo due notizie. La prima: il Presidente Putin ha recentemente dichiarato di voler portare il carbone dal 15% al 35% della produzione elettrica, in modo da lasciare libera per l esportazione una parte considerevole del gas già consumato. Seconda notizia: la Cina (ove oggi il 77% del mix energetico è basato sul carbone) per supportare l incredibile sviluppo economico ha fatto entrare in funzione nel solo 2005 nuove centrali per circa 60.000 MW, di cui oltre 50.000 MW a carbone. La IEA nel rapporto WEO 2011 prevede un aumento del 65% nel consumo del carbone entro il 2035.

Il carbone è quindi un combustibile fossile che non si può ignorare, perché economico, di facile trasporto via mare e con riserve accertate molto importanti, oltretutto abbastanza uniformemente distribuite sulla crosta terrestre. Purtroppo, come è noto, bruciando emette una quantità di CO2 e di altri inquinanti di gran lunga superiore a quella emesse dalle centrali a gas, e con un rendimento di centrale piuttosto basso

Carbone: 1000-1200 g CO2-eq/kWh CCS < 200 g CO2-eq/kWh

Clean coal technologies Quasi tutti i Paesi del mondo sono in questo momento impegnati a mettere a punto tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS Technologies), tecnologie, che tra l altro, allargando la finestra di osservazione, potrebbero essere messe a disposizione di altre sorgenti d inquinamento,come acciaierie e cementifici. Si è ormai vicini ad ottenere emissioni e rendimenti paragonabili con quelli di una centrale a ciclo combinato alimentata a gas.

La ricerca coordinata dal Dipartimento dell Energia degli Stati Uniti (DOE) ha avuto come obiettivo quello di pervenire entro il 2012 a tecniche di abbattimento della CO2 del 90% e il suo immagazzinamento permanente in formazioni geologiche sotterranee al 99%, con un incremento finale del costo dell energia non superiore al 10%,

Le tecnologie innovative oggi utilizzate per ottenere carbone pulito, atte ad evitare la grande produzione di inquinanti che si aveva nelle centrali tradizionali, sono molte: dalla combustione a letto fluido (FBC), alla gassificazione del carbone (IGCC), alla gassificazione Fuel Cell System (IGFC), che prevede la contemporanea produzione di idrogeno in fuel-cell a ossidi solidi

Gassificazione (IGCC), Integrated Gasification Combined Cycle Il ciclo ha inizio con il carbone che giunge in centrale contenendo impurità; tali impurità vengono eliminate con un primo trattamento di lavaggio (coal washing), che comprende la frantumazione del carbone in piccoli pezzi, il passaggio attraverso filtri a gravità e una flottazione dove sono separati i materiali più pesanti. Nei processi IGCC il carbone non è poi bruciato direttamente, ma viene fatto reagire nei combustori con ossigeno e vapor d acqua ad alta temperatura (mediamente 650 C) per produrre il Syngas (principalmente idrogeno ed ossido di carbonio). Si sta studiando la separazione dell idrogeno, a mezzo di particolari membrane, per usarlo direttamente o per avviarlo a fuel-cells, con produzione di energia elettrica ed emissioni vicine allo zero. Il Syngas depurato alimenta una turbina a gas (a temperatura di circa 1.000 C) per produrre energia elettrica, ed i fumi di scarico di questa sono nuovamente utilizzati per produrre vapore atto ad alimentare una turbina a vapore (di qui il nome di ciclo combinato).

Integrated Gasification Combined Cycle (IGCC)

Integrated Gasification Fuel Cell (IGFC)

Abbattimento degli inquinanti: Per l SO2 i desolforatori più impiegati sono degli scrubber a umido; una miscela di soda ed acqua viene poi spruzzata nei fumi di scarico, formando solfato di calcio (gesso), poi rimesso e usato nell industria edilizia. Il rendimento di abbattimento può arrivare al 99%. Per la riduzione degli NOx si possono impiegare speciali bruciatori (low NOx burners) che diminuiscono l impiego dell ossigeno nelle parti più calde della camera di combustione, minimizzando quindi la produzione di tali gas e permettendo interventi più modesti in sede di post-combustione. Con tali accorgimenti e l eventuale impiego di ammoniaca ed appositi catalizzatori (Selective Catalitic Reduction), si può giungere alla riduzione del 90% di NOx. Precipitatori elettrostatici, filtri meccanici e scrubbes ad umido riescono a rimuovere dai fumi di scarico più del 99% del particolato (PM10).

Scrubber a umido (wet scrubber) Low NOx Burners e SCR

Sequestro dell anidride carbonica Con questo nome viene individuato il problema dell immagazzinamento definitivo della CO2, che comunque occorre creare dopo tutti gli abbattimenti effettuati durante i cicli tecnologici. Sull argomento del sequestro geologico ottenuto reiniettando CO2 in serbatoi sotterranei, molti scienziati hanno avanzato dubbi. Ma esistono studi e ricerche, in vari Paesi, che si muovono in questo senso. A Sleipner, una piattaforma al largo della Norvegia, è dal 1996 che al ritmo di un milione di tonnellate l anno, viene pompata anidride carbonica nel profondo della terra, in una formazione geologica costituita da un acquifero salino, che incamera la CO2 nelle sue rocce porose. I ricercatori della Statoil, la compagnia petrolifera norvegese, stanno monitorando da oltre 10 anni il serbatoio di stoccaggio ed il sito è diventato un vero caso di studio, al punto che l IEA (International Energy Agency) ne ha tratto le sue linee-guida per il seppellimento a lungo termine dei gas-serra.

Sistemi di cattura Fonte: ENEA

Sequestro dell anidride carbonica Il Dipartimento per l Energia degli USA, nel suo Carbon Sequestration Technologies Roadmap and Program Plan 2007, individua cinque tipi di formazione geologica, ognuna delle quali sembra presentare caratteristiche ottimali per l impiego sopradescritto: pozzi di petrolio o di gas non più sfruttati (che però con l emissione di CO2 potrebbero dare altro prodotto); formazioni saline incapsulate tra formazioni di rocce impermeabili; miniere di carbone abbandonate perché sfruttate fino a profondità non più commerciali (i filtri di carbone potrebbero assorbire CO2 e desorbire metano); scisti che sono poi il più comune tipo di rocce sedimentarie; formazioni basaltiche, geologicamente formazioni di lava solidificata. Ognuna di queste soluzioni presenta dei problemi fisici e soprattutto costi non indifferenti, per cui si pensa che i primi risultati sul campo non si avranno prima del 2025. Se le cose dovessero evolversi in questo modo e se cioè l immagazzinamento della CO2 sotterranea dovesse rivelarsi fattibile e conveniente, si arriverebbe ad ottenere centrali termiche a carbone ad emissione zero.

Schema concettuale di impianto pilota CCS realizzato dall Enel Fonte: Enel