Oggetto: Dichiarazione di illegittimità costituzionale di alcune disposizioni di cui al Codice del turismo Conseguenze.



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Ufficio Legislativo e Affari Giuridici Roma, 12 aprile 2012 Alle Organizzazioni Regionali e Provinciali CONFESERCENTI Ai Responsabili territoriali ASSOTURISMO Loro sedi ed indirizzi Prot.n. 4357.11/2012 GDA Oggetto: Dichiarazione di illegittimità costituzionale di alcune disposizioni di cui al Codice del turismo Conseguenze. La Corte Costituzionale, con sentenza n. 80, del 5 aprile 2012 (in Gazzetta Ufficiale - 1ª Serie Speciale - Corte Costituzionale, n. 15 dell 11 aprile 2012), su ricorso delle Regioni Toscana, Puglia, Umbria e Veneto ha dichiarato l illegittimità costituzionale di alcune disposizioni del Codice del turismo (decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79), in quanto, per la maggior parte, fuori dalla delega contenuta nella legge n. 246 del 2005, funzionale esclusivamente al riordino e riassetto della normativa statale, e non alla riformulazione dei rapporti tra Stato e Regioni, mediante ricorso all avocazione in sussidiarietà di competenze legislative situate al livello regionale. Approvando le norme dichiarate incostituzionali, in sostanza, lo Stato ha realizzato un accentramento di funzioni, che, sulla base della natura residuale della competenza legislativa regionale in materia di turismo, spettano invece in via ordinaria alle Regioni. La dichiarazione di illegittimità costituzionale riguarda, in particolare, l art. 1, comma 1, del Codice, nella parte in cui dispone l approvazione delle seguenti norme di cui al relativo allegato: art. 1, limitatamente alle parole «necessarie all esercizio unitario delle funzioni amministrative» e «ed altre norme in materia»; artt. 2, 3, 8, 9, 10, 11, comma 1, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 20, comma 2, 21, 23, commi 1 e 2, 30, comma 1, 68 e 69. Ai sensi dell art. 136 Cost., le norme dichiarate incostituzionali cessano di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Dal punto di vista procedurale, l art. 30, terzo comma, della legge n. 87 del 1953 (Norme sulla Costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale) prevede che la sentenza che dichiara l'illegittimità costituzionale di una legge o di un atto avente forza di legge dello Stato o di una Regione, entro due giorni dal suo deposito in Cancelleria, è trasmessa, di ufficio, al Ministro di grazia e giustizia od al Presidente della Giunta regionale affinché si proceda immediatamente e, comunque, non oltre il decimo giorno, alla pubblicazione del dispositivo della decisione nelle medesime forme stabilite per la pubblicazione dell'atto dichiarato costituzionalmente illegittimo. La Confederazione Italiana Imprese Commerciali, Turistiche e dei Servizi - 00184 Roma via Nazionale, 60 Tel. 0647251 Fax 064817211

sentenza, entro due giorni dalla data del deposito viene, altresì, comunicata alle Camere e ai Consigli regionali interessati, affinché, ove lo ritengano necessario adottino i provvedimenti di loro competenza. Le norme dichiarate incostituzionali non possono avere applicazione dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Con la pubblicazione della sentenza nella gazzetta ufficiale dell 11 aprile scorso, dunque, le norme dichiarate costituzionalmente illegittime, dalla data odierna, hanno cessato di avere efficacia e pertanto non potranno più avere applicazione. Spettando alle Regioni la potestà legislativa in materia di turismo, si riespande in capo alle medesime la competenza a disciplinare gli aspetti rimasti privi di regolamentazione. Sarebbe fondamentale, a questo punto, poter rispondere esaustivamente alla domanda se alla perdita di efficacia delle norme di cui al Codice dichiarate costituzionalmente illegittime corrisponda, nel caso in cui queste abbiano implicitamente abrogato norme regionali che disciplinavano diversamente taluni aspetti della materia, la reviviscenza di dette norme. Una risposta netta e definitiva sull argomento non può darsi. Esistono in materia copiose giurisprudenza e dottrina, in un senso e nell altro. Interessante la tesi riportata da Francesca Petrini (Università La Sapienza, Roma,), che richiama un parere relativo all ipotesi in cui la dichiarazione d incostituzionalità sia relativa ad una legge che, come avviene nel caso del testo unico, abbia provocato l abrogazione di precedenti norme in ragione della nuova completa regolamentazione della materia disciplinata. In questo caso, il problema della reviviscenza si presenta più complesso nella misura in cui la dichiarazione d incostituzionalità colpisce solo alcune norme della nuova legge: a tale riguardo, alcuni ritengono che, se la legge dichiarata illegittima non può più essere considerata come regolatrice dell intera materia, allora si determini la reviviscenza della precedente legislazione sul medesimo oggetto (Franco A., Considerazioni sulla dichiarazione di incostituzionalità di disposizioni espressamente abrogatici, in Giur. cost., 1974, II). In base a tale interpretazione, le norme regionali eventualmente abrogate e sostituite da norme del Codice del turismo ora dichiarate incostituzionali tornerebbero a vivere. Le specifiche norme dichiarate costituzionalmente illegittime Quanto all art. 1, comma 1, dell allegato al D. Lgs. n. 79/2011, in riferimento al quale le Regioni avevano eccepito l eccesso di delega, ricordiamo come lo stesso definisse l ambito di applicazione del Codice del turismo, precisando che lo stesso «reca, nei limiti consentiti dalla competenza statale, norme necessarie all esercizio unitario delle funzioni amministrative in materia di turismo ed altre norme in materia riportabili alle competenze dello Stato, provvedendo al riordino, al coordinamento e all integrazione delle disposizioni legislative statali vigenti, nel rispetto dell ordinamento dell Unione europea e delle attribuzioni delle regioni e degli enti locali». Ad avviso della Corte, la disposizione, pur sfuggendo, nel suo complesso, alla censura di carenza di delega, in quanto precisa che le norme seguenti si mantengono nei confini della competenza statale e si limitano a dare attuazione alla delega di riordino e riassetto contenuta nella legge n. 246 del 2005, esula in parte dall ambito consentito dalla delega: ciò quando viene riferita la finalità di provvedere «all esercizio unitario delle funzioni amministrative», che, ricalcando la formula dell art. 118, primo comma, Cost., si riferisce al possibile accentramento di competenze amministrative, e conseguentemente legislative. Si tratta, quindi, di una finalità che attiene non al riassetto della legislazione statale in materia di turismo, ma che riassume sinteticamente l orientamento a disciplinare, in senso innovativo, l assetto dei rapporti tra Stato e Regioni nella medesima materia. Ne risulta che l art. 1, comma 1, deve considerarsi corretto nel seguente modo: Il presente Codice reca, nei limiti consentiti dalla competenza statale, norme in materia di turismo riportabili 2

alle competenze dello Stato, provvedendo al riordino, al coordinamento e all integrazione delle disposizioni legislative statali vigenti, nel rispetto dell'ordinamento dell'unione europea e delle attribuzioni delle regioni e degli enti locali. L art. 2 è dedicato ai «princìpi sulla produzione del diritto in materia turistica» e pone le condizioni per l intervento legislativo dello Stato nella stessa materia, riprendendo alcune affermazioni contenute nella sentenza della Corte Costituzionale n. 76/2009. Si tratta di una disposizione del tutto nuova, che, pur nell intenzione di adeguare la normativa ai princìpi stabiliti nella giurisprudenza costituzionale, per sua stessa natura incide sui rapporti tra Stato e Regioni in materia turistica e fuoriesce pertanto dai limiti della delega. Le altre norme di cui è stata dichiarata l illegittimità costituzionale sono: Art. 3. (Principi in tema di turismo accessibile), laddove, in attuazione dell'articolo 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, stabiliva che lo Stato assicura che le persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive possano fruire dell'offerta turistica in modo completo e in autonomia, ricevendo servizi al medesimo livello di qualità degli altri fruitori e senza aggravi del prezzo (garanzie estese agli ospiti delle strutture ricettive che soffrono di temporanea mobilità ridotta). La norma considerava atto discriminatorio impedire alle persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive, di fruire, in modo completo ed in autonomia, dell offerta turistica, esclusivamente per motivi comunque connessi o riferibili alla loro disabilità. Art. 8 (Classificazione), il quale suddivideva le strutture ricettive in: a) strutture ricettive alberghiere e paralberghiere; b) strutture ricettive extralberghiere; c) strutture ricettive all aperto; d) strutture ricettive di mero supporto. Il comma 2 dell art. 8, inoltre, poneva la definizione di attività ricettiva, intendendo per tale l attività diretta alla produzione di servizi per l ospitalità esercitata nelle strutture ricettive. Per effetto di tale disposizione era stata ricompresa nella licenza di esercizio di attività ricettiva anche la licenza per la somministrazione di alimenti e bevande per le persone non alloggiate nella struttura nonché, nel rispetto dei requisiti previsti dalla normativa vigente, per le attività legate al benessere della persona o all'organizzazione congressuale. Detta norma, dalla data di pubblicazione della sentenza, deve considerarsi non più applicabile. Art. 9 (Strutture ricettive alberghiere e paralberghiere), per effetto del quale venivano classificati come strutture ricettive alberghiere e paralberghiere: a) gli alberghi; b) i motels; c) i villaggi-albergo; d) le residenze turistico alberghiere; e) gli alberghi diffusi; f) le residenze d epoca alberghiere; g) i bed and breakfast organizzati in forma imprenditoriale; h) le residenze della salute beauty farm; i) ogni altra struttura turistico-ricettiva che presenti elementi ricollegabili a uno o più delle precedenti categorie. Seguivano le pertinenti definizioni. 3

Art. 10 (Classificazione standard qualitativi), il quale stabiliva che gli standard minimi nazionali per le imprese turistiche ricettive, escluse le strutture agrituristiche, che sono disciplinate ai sensi della legge 20 febbraio 2006, n. 96, recante disciplina dell agriturismo, sono disciplinati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, o del Ministro delegato, previa consultazione delle Associazioni di categoria e dei rappresentanti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e acquisita l intesa con la Conferenza permanente dei rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Il terzo comma dello stesso articolo, al fine di accrescere la competitività di promozione commerciale internazionale e di garantire il massimo livello di tutela del turista, istituiva ed introduceva, su base nazionale, un sistema di rating, associabile alle stelle, al fine di consentire la misurazione e la valutazione della qualità del servizio reso ai clienti. A tale sistema avrebbero potuto aderire, su base volontaria, i singoli alberghi. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, sentite le Associazioni dei consumatori e di categoria, si sarebbero dovuti definire i parametri di misurazione e valutazione della qualità del servizio turistico nonché individuare i criteri e le modalità per l'attuazione del sistema di rating. Art. 11 (Pubblicità dei prezzi), laddove stabiliva che i prezzi dei servizi sono liberamente determinati dai singoli operatori turistici, fatto salvo l obbligo di comunicare i prezzi praticati secondo quanto disciplinato dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano. Si tratta di norma che riprende in parte il contenuto dell art. 1 della legge 25 agosto 1991, n. 284 (Liberalizzazione dei prezzi del settore turistico e interventi di sostegno alle imprese turistiche) emanata anteriormente alla riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione. L imposizione dell obbligo di comunicazione indicato rientra nella competenza legislativa esclusiva delle Regioni in materia turistica ed implica, di conseguenza, un alterazione del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni stesse, quale emerge dopo la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione), variazione non compresa nell ambito della delega contenuta nella legge n. 246 del 2005. Art. 12 (Strutture ricettive extralberghiere), che classificava come tali: a) gli esercizi di affittacamere; b) le attività ricettive a conduzione familiare - bed and breakfast; c) le case per ferie; d) le unità abitative ammobiliate ad uso turistico; e) le strutture ricettive - residence; f) gli ostelli per la gioventù; g) le attività ricettive in esercizi di ristorazione; h) gli alloggi nell ambito dell attività agrituristica; i) attività ricettive in residenze rurali; l) le foresterie per turisti; m) i centri soggiorno studi; n) le residenze d'epoca extralberghiere; o) i rifugi escursionistici; p) i rifugi alpini; q) ogni altra struttura turistico-ricettiva che presenti elementi ricollegabili a uno o più delle precedenti categorie. Il quinto comma dell art. 12, tra l altro, individuava la tipologia delle unità abitative ammobiliate ad uso turistico, fornendone la definizione e distinguendole tra quelle gestite in forma imprenditoriale, non imprenditoriale e con gestione non diretta, da parte di agenzie immobiliari e società di gestione immobiliare turistica che intervengono quali mandatarie o sub-locatrici, nelle locazioni di unità abitative ammobiliate ad uso turistico sia in forma imprenditoriale che in forma 4

non imprenditoriale, alle quali si rivolgono i titolari delle unità medesime che non intendono gestire tali strutture in forma diretta; l esercizio dell attività di mediazione immobiliare relativamente a tali immobili veniva considerata compatibile con l esercizio di attività imprenditoriali e professionali svolte nell ambito di agenzie di servizi o di gestione dedicate alla locazione. Art. 13 (Strutture ricettive all'aperto), che classificava come tali: a) i villaggi turistici; b) i campeggi; c) i campeggi nell ambito delle attività agrituristiche; d) i parchi di vacanza. La norma forniva poi le relative definizioni, oltre a disporre che nelle strutture ricettive all aperto fossero assicurati: a) la sorveglianza continua della struttura ricettiva durante i periodi di apertura; b) la continua presenza all'interno della struttura ricettiva del responsabile o di un suo delegato; c) la copertura assicurativa per i rischi di responsabilità civile a favore dei clienti. Art. 14 (Strutture ricettive di mero supporto), che definiva come di mero supporto le strutture ricettive allestite dagli enti locali per coadiuvare il campeggio itinerante, escursionistico e locale e come aree di sosta le strutture ricettive, a gestione unitaria, aperte al pubblico, destinate alla sosta temporanea di turisti provvisti di mezzi di pernottamento autonomo. Art. 15 (Standard qualitativi), il quale prevedeva che, fatta salva la competenza delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, al fine di uniformare l offerta turistica nazionale, il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro delegato fissasse gli standard minimi nazionali dei servizi e delle dotazioni per la classificazione delle strutture ricettive di cui agli articoli 8, 9, 12, 13 e 14. Art. 16 (Semplificazione degli adempimenti amministrativi delle strutture turistico - ricettive), il quale disponeva che l avvio e l esercizio delle strutture turistico - ricettive fossero soggetti a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) nei limiti e alle condizioni di cui all articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e che l attività oggetto della segnalazione potesse essere iniziata dalla data della presentazione della segnalazione all amministrazione competente. La norma prevedeva inoltre il rispetto delle norme urbanistiche, edilizie, ambientali, di pubblica sicurezza, di prevenzione incendi, igienico-sanitarie e di sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché di quelle relative all'efficienza energetica e delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ed il possesso dei requisiti previsti dagli articoli 11 e 92 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni. Titolo IV. Agenzie di viaggio e turismo Art. 18 (Definizioni), il quale forniva la definizione di agenzie di viaggio e turismo, escludendone le mere attività di distribuzione di titoli di viaggio, nonché escludendo da tale nozione e da quella di intermediario, di venditore o di organizzatore di viaggio le persone fisiche o giuridiche - cui pertanto non si sarebbe fatta applicazione delle relative disposizioni e dei relativi obblighi - che effettuano la vendita e la distribuzione dei cofanetti (o voucher) regalo che permettono di usufruire di servizi turistici anche disaggregati. La qualifica di agenzia di viaggio e turismo sarebbe spettata alla competenza esclusiva di chi emette e produce i predetti voucher regalo. Art. 20 (Direttore tecnico), laddove prevedeva che l'apertura di filiali, succursali e altri punti vendita di agenzie già legittimate ad operare non richiede la nomina di un direttore tecnico per ciascun punto di erogazione del servizio. 5

Art. 21 (Semplificazione degli adempimenti amministrativi relativi alle agenzie di viaggi e turismo), norma che prevedeva che l apertura, il trasferimento e le modifiche concernenti l operatività delle agenzie di viaggi e turismo, fossero soggette, nel rispetto dei requisiti professionali, di onorabilità e finanziari previsti dalle leggi delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, alla segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) nei limiti ed alle condizioni di cui all'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, che l attività oggetto della segnalazione potesse essere iniziata dalla data della presentazione della segnalazione all amministrazione competente e che l'apertura di filiali, succursali e altri punti vendita di agenzie già legittimate a operare non fosse soggetta a segnalazione certificata autonoma, ma a comunicazione alla provincia ove sono ubicati, nonché alla provincia a cui è stata inviata la segnalazione di inizio attività. Art. 23 (Sistemi turistici locali), che forniva la definizione di sistema turistico locale. Una disposizione simile era contenuta nell art. 5 della legge n. 135 del 2001, emanata in data anteriore alla riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione operata dalla legge cost. n. 3 del 2001, che ha attribuito la materia del turismo alla competenza legislativa residuale delle Regioni. La norma censurata introduce pertanto una variazione del riparto di competenze tra Stato e Regioni in materia di turismo, quale emerge dal Titolo V della Parte II della Costituzione. Tale variazione, come già più volte evidenziato, non era compresa nella delega contenuta nella legge n. 246 del 2005. Art. 30 (Turismo con animali al seguito), norma del tutto nuova, che rientra in modo evidente nella competenza legislativa residuale delle Regioni in materia di turismo. La disposizione, al fine di aumentare la competitività del settore e l offerta dei servizi turistici a favore dei visitatori nazionali ed internazionali, prevedeva che lo Stato promuovesse ogni iniziativa volta ad agevolare e favorire l accesso ai servizi pubblici e nei luoghi aperti al pubblico dei turisti con animali domestici al seguito. Art. 68 (Assistenza al turista). L articolo prevedeva che il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, nell ambito delle attività istituzionali, assicurasse l assistenza al turista, anche attraverso call center. Veniva inoltre istituito lo sportello del turista, presso il quale le persone fisiche e giuridiche, nonché gli enti esponenziali per la rappresentanza degli interessi dei Turisti, avrebbero potuto proporre istanze, richieste e reclami nei confronti di imprese ed operatori turistici, per l accertamento dell osservanza delle disposizioni previste nel Codice. La Corte ha sentenziato che con detta norma vengono accentrate allo Stato funzioni amministrative e legislative spettanti in via ordinaria alle Regioni, in base agli artt. 117, quarto comma, e 118, primo comma, Cost. Art. 69 (Gestione dei reclami), disposizione che disciplinava la procedura mediante la quale il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo avrebbe provveduto sulle istanze di cui all articolo 68. Cordialmente, Giuseppe Dell Aquila 6