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di: Salvatore Sebaste Foto Bellini (Bernalda - MT) Tramutola Il suo nome deriva da terra mòtola, terra troppo imbevuta di acque, onde spesso, se in declivio, essa smotta, secondo Giacomo Racioppi. Il primo nucleo urbano fu uno dei casali di Grumentum, ove sono stati rinvenuti resti di mura preelleniche. Distrutto dai Saraceni, alla fine del X secolo, fu ripopolato nel secolo successivo dai Benedettini. Giovanni di Marsico, monaco della grande abbazia di Cava dei Tirreni, non dimenticando le sue origini, convinse il Vescovo di Marsico a donare al suo ordine la piccola chiesa di San Pietro e il romitorio. Fondò, quindi, in quel luogo nel 1144 la Badia di San Pietro. La dipendenza dall abbazia di Cava consentì ai tramutolesi una certa protezione dalle prepotenze dei feudatari. Col dominio angioino finì la condizione privilegiata del governo abbaziale e subentrò quello dei conti Celano e Sanseverino. Nel 1501 fu nuovamente riconosciuto feudo della Badia di Cava e fu governato da Benedettini fino agli inizi del XIX secolo. In questo periodo 1

2 Figg. 1-2-3 il paese si arricchì di chiese e di palazzi, di cui rimangono poche tracce a causa dei frequenti terremoti che danneggiarono l antica struttura del paese. La popolazione tramutolese, avida d idee di rinnovamento politico e sociale, fu tra le prime ad innalzare nel 1799 l Albero della libertà, quando fu proclamata la Repubblica Partenopea. Partecipò attivamente ai moti carbonari del 1820-21. Nel 1860 fu il primo paese lucano a dichiarare decaduti i Borboni, per il risentimento che nutriva verso il governo borbonico che, dopo il terribile terremoto del 1857 che causò 180 morti e distrusse gran parte del paese, si mostrò molto lento e carente nei soccorsi. Percorrendo strade strette si giunge (fig. 1) alla Chiesa Madre della SS. Trinità che ci ricorda i legami storici con l abbazia di Cava dei Tirreni, anch essa dedicata alla SS. Trinità. Restaurata ed abbellita nel 1505 quando fu aggiunto il portale in pietra, nulla conserva dell originario impianto romanico del 1166. Successivamente subì altri restauri. L interno (fig. 2) è a tre navate, a croce latina, con ricche decorazioni di stile barocco. Nella navata destra si notano le tele ad olio del XVIII secolo raffiguranti la Madonna del Carmine e anime del Purgatorio e (fig. 3) Santa Rita, una Santa e il Bambino. In quest opera pittorica surreale l artista spinge agli estremi i valori massimi e i minimi delle grandezze proporzionali delle figure. Nella cappella a destra domina (fig. 4) il polittico di Antonio Stabile, datato 1569, raffigurante la Deposizione con Sant Agostino e San Giovanni Battista e in alto la Pentecoste. Nella parte superiore non ci sono più le due tavole raffiguranti l Annunciazione, perché trafugate. Quest opera raffinata mostra larghe stesure di colori piani, descritti e circoscritti dalla linea di contorno delle figure, che penetrano una nell altra e s incrociano senza fondersi. Da ammirare il Crocifisso ligneo romantico della prima metà dell Ottocento, di scuola francese. Nel presbiterio c è un fonte battesimale del XVII secolo. Al centro troneggia la statua lignea della fine del Fig. 4 XVII secolo raffigurante la Madonna del Rosario,

Fig. 5 chiamata la Madonna dei miracoli. L altare, in pietra di Padula, ha decorazioni in bassorilievi. Il coro ligneo del XVII secolo proviene dal Convento dei Cappuccini. L abside e la volta della chiesa mostrano dipinti di Augusto Fabbricatore, realizzati nel XIX secolo. In sacrestia si nota (fig. 5) un Crocifisso in cartapesta del Settecento. Nella navata sinistra c è un interessante presepe del XX secolo. Di fronte alla chiesa della Trinità si trova (fig. 6) la Chiesa del Rosario, che si presenta con rosone marmoreo del 1577, data della costruzione dell edificio sacro. Il pregevole portale ligneo a formelle, terminato nel 1671 e decorato con angeli ed altri motivi ornamentali, reca il nome di mastro Leonardo La Raya, della terra di Laurenzana. L interno è a navata unica, arricchito da decorazioni barocche. Nel presbiterio domina un altare di legno, realizzato nel 1671 dalla scuola di mastro Leonardo La Raya, da Laurenzana. Conserva (fig. 7) un polittico formato da 15 formelle che illustrano i misteri del Rosario. Nella cimasa sono dipinti angeli in Fig. 6 Figg. 7-8 gloria. Tutti i pannelli, incastonati in un maestoso trono riccamente decorato in oro zecchino, sono abbelliti da quattro colonne di stile barocco con influenza araba. Al centro dell interessante polittico domina (fig. 8) la settecentesca statua lignea della Madonna del Rosario. L immagine della Madonna, nella sua dolce plasticità, attira lo sguardo dello spettatore e lo eleva a puri pensieri. Il paliotto di legno della Mensa, che raffigura l Ultima Cena, è stato realizzato da Vito Lapetina, di Tramutola, nel sec.xx. La chiesa contiene pure due statue del XVIII secolo: Sant Antonio e l Ecce Homo, in cartapesta. Una visita merita (fig. 9) la Cappella di Santa Lucia, edificata nel Fig. 6 3

4 Fig. 10 1724, che custodisce una tela ad olio rappresentante (fig. 10) la Madonna con Bambino, angeli e Santa Scolastica e San Benedetto, del XVII secolo, in cattivo stato di conservazione. In questo dipinto si nota la prospettiva, non corretta, che non ha lo scopo di ampliare illuministicamente il reale, ma di attrarre lo spettatore all interno del dipinto. Sull altare maggiore c è (fig. 11) la settecentesca statua lignea della Madonna del Soccorso. L immagine della Madonna è quella di una popolana, ma il suo sguardo è tanto dolce e tanto violento contemporaneamente contro il demonio, che rappresenta il male, e che vuole scon- Fig. 12 figgere ad ogni costo. L artista in quest opera è riuscito a sublimare nello spazio e nella luce la tematica e la materia. Nell antico rione San Felice in Fig. 14 Fig. 11 Fig. 13 stradine strette, si notano le case addossate le une alle altre che mostrano un architettura modesta, ma ricca d originalità: vicino ai balconi e alle finestre sono incastonate (fig. 12) originali testine di donne, piccole sculture in pietra, che simboleggiano la fertilità. Nel centro storico si fanno notare le case gentilizie del XVIII secolo, come il Palazzo Magaldi, il Palazzo Valente, il Palazzo Petruccelli, il Palazzo Terzelli, il Palazzo Rautis (famiglia d origine spagnola) e il Palazzo Pecci, tutti forniti di bei portali (fig. 13). In Piazza XXIV maggio, dove si può ancora verificare la memoria e la tradizione del paese, è ubicato (fig. 14) il lavatoio comunale: canale con acqua sorgiva. Qui alcune donne ancora s inginocchiano per lavare i panni.

Poco distante dal lavatoio, si trova (fig. 15) una caratteristica fontana, datata 1813, con quattro cannelle. Fig. 15 BIBLIOGRAFIA Giacomo Racioppi, Storia della Lucania e della Basilicata, Roma, Ermanno Loescher & C., 1889. Ristampa anastatica, Matera, Grafica BMG. Anna Grelle Iusco, Arte in Basilicata, Roma, De Luca Editore, 1981. Bartolomeo La Padula, Tramutola - Storia e Attualità, Matera, Edizioni Meta, Tipografia BMG, 1976. S. G. Bonsera, R. Oriolo, G. D. Troccoli, Tramutola, Pellezzano (SA), Litografia Dottrinari Salerno, 1993. Comunità Montana Alto Agri, Guide Galery, Villa d Agri, GGalery, 1993. Copyright 2/2/2001. Tutti i diritti riservati 5