E lamein è stata una battaglia militare, non ideologica. Anche per chi non la pensava come il Regime, era allora importante combattere e tenere fede alla Bandiera. Da un discorso del Senatore Gabriele De Rosa
I BERSAGLIERI NELLA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN L La storia dei bersaglieri inizia ancor prima dell Unità d Italia: fu col Regio Decreto del 18 giugno 1836 che il Re Carlo Alberto, Comandante in Capo dell Esercito Sabaudo, autorizzò la creazione della 1a Compagnia del Corpo dei bersaglieri. L avvento di questa nuova specialità fu dovuto all intraprendenza e alla tenacia dell allora Cap. Alessandro Ferrero de La Marmora, consigliere militare di Carlo Alberto, che riuscì a convincere il sovrano piemontese ad adottarla nelle sue forze armate. Egli, infatti, riteneva essenziale disporre di truppe di fanteria celeri con caratteristiche simili a quelle dei Cacciatori francesi e degli Jager austriaci, controcarro Boys (calibro 14.3 mm) di preda bellica e moschetto automatico Beretta mod. 38. (A.S.) AUSSME
I BERSAGLIERI NELLA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN ma con la capacità di esprimere la spigliatezza e l impeto latino accoppiando all abilità del tiro la massima mobilità e resistenza fisica. Secondo La Marmora le esistenti truppe di fanteria sabaude, sia per la poca cura nella scelta delle reclute che per il loro scarso addestramento, erano inadatte a operare nel complesso territorio piemontese (che, come noto, alterna pianure a zone collinose e montuose intersecate da numerosi corsi d acqua). Per far parte del nuovo Corpo occorreva dunque essere caratterialmente e fisicamente dotati, in grado di soddisfare il cosiddetto Decalogo del bersagliere (vedi scheda). Tratti distintivi dei bersaglieri divennero ben presto il loro tondo cappello piumato e le loro apparizioni pubbliche a passo di corsa, fanfara in testa e pennacchi al vento. Una volta apparsi sulla scena, i bersaglieri cominciarono a prendere parte a tutti gli eventi bellici coinvolgenti truppe nazionali e, sia per il valore dimostrato in battaglia sia per la simpatia profusa dal loro spirito di corpo, divennero il simbolo stesso del Regio Esercito, anche all estero. Così, nelle rappresentazioni allegoriche e satiriche accanto alla Marianna francese, al John Bull britannico e alla caricatura del Kaiser germanico con elmo a chiodo, l Italia veniva spesso impersonata da un bersagliere Nel 1871 il Regio Esercito organizzò il Corpo in 10 reggimenti. Nel 1883 vennero formati 2 ulteriori reggimenti e la risultante forza di 12 reggimenti venne mantenuta fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ciascuno di tali reggimenti, costituito da 3 battaglioni, dopo il primo conflitto mondiale adottò un proprio motto in latino, come di seguito riportato: 1 Reggimento: Ictus Impetuque Primus; 2 Reggimento: Nulli Secundus; 3 Reggimento: Maiora Viribus Audere; 4 Reggimento: Vis, Animus, Impetus; 5 Reggimento: Nulla Via Impervia; 6 Reggimento: Certamina Victurus Adeo; 7 Reggimento: Ceritate Ac Virtute; 8 Reggimento: Velox Ad Impetum; 9 Reggimento: Invicte, Acriter, Celerrime; 10 Reggimento: In Flammis Flamma; 11 Reggimento: Quis Ultra; 12 Reggimento: Victoria Nobis Vita.
Alessandro Ferrero de La Marmora N!" #$ %& '"(() * +# è ricordato come l ideatore e il fondatore dei bersaglieri. Per tradurre in realtà il suo impegnativo progetto, fin dal 1831 egli dedicò gran parte del tempo libero e delle risorse disponibili allo studio dell organizzazione e delle tattiche delle truppe di fanteria di Francia, Austria e Prussia considerate le migliori dell epoca. Giovandosi delle conoscenze così ottenute ed elaborando concetti maturati nel tempo in veste di Capitano dei Granatieri, nel 1835 egli sottopose al Re Carlo Alberto la sua proposizione, in effetti la Carta fondamentale del Corpo, delineando con precisione finalità e modo di operare della nuova Specialità, le necessarie doti fisiche e morali delle future reclute, l addestramento e l armamento più congeniali alla nuova categoria di fanti. La Marmora si prodigò anche per disegnare la divisa del Bersagliere: dall elaborazione delle esistenti divise per fanteria, i pantaloni da attillati divennero larghi; al cappotto subentrò la più pratica mantella di panno; al cappello per la truppa con la tesa rialzata su entrambi i lati fece seguito il cappello tondo piumato; l iniziale feluca degli ufficiali fu anch essa rimpiazzata dallo stesso cappello tondo piumato (quando questo era già in dotazione alla truppa) e dal képi, quest ultimo fornito a tutti gli Ufficiali di fanteria. Quale uomo di grande rigore, coerente con la sua dottrina, La Marmora addestrava personalmente i coscritti prendendo parte sia agli esercizi fisici che alle manovre a fuoco. Per dedicarsi all organizzazione del suo Corpo aveva dovuto vendere tutte le terre di sua proprietà, mettendo mano a buona parte dei relativi guadagni. Malgrado l opposizione dell ala conservatrice dell ambiente militare sabaudo, una volta sulla scena i bersaglieri seppero imporre la loro presenza. Il battesimo del fuoco avvenne l 8 aprile 1848 quando papà Sandrin (così era affettuosamente chiamato dai suoi La Marmora) li guidò all assalto del ponte del Mincio a Goito, presidiato dagli austriaci, rimanendo seriamente ferito. La Marmora prese poi parte alla guerra in Crimea dove terminò la sua esistenza di illuminato uomo d arme a seguito di un attacco di colera (7 giugno 1855). Intanto la fama del Corpo si diffondeva anche all estero. All epoca, il generale prussiano Decker scriveva: «Presso i piemontesi, i fucilieri o cacciatori di montagna hanno il nome di bersaglieri; bene addestrati ai combattimenti isolati ed eccellenti arrampicatori, formano una mirabile fanteria leggera». La Francia, che in quel periodo aveva istituito i cacciatori di Vincennes, inviava due Ufficiali a Torino per studiare il nuovo Corpo piemontese.
Il decalogo di La Marmora,-.-/01/- /2-334536 25 45 768-91:1 ;46996 8<6 dovevano essere le principali doti morali, professionali e comportamentali dei bersaglieri: 1. Obbedienza. 2. Rispetto. 3. Conoscenza assoluta della propria carabina. 4. Molto esercizio di tiro. 5. Ginnastica di ogni genere fino alla frenesia. 6. Cameratismo. 7. Sentimento della famiglia. 8. Amore al re. 9. Amore alla patria. 10. Fiducia in sé fino alla presunzione. Nozioni per l addestramento al combattimento per i corsi di allievi ufficiali di complemento Ministero della Guerra Stato Maggiore Regio Esercito Roma, gennaio 1941. I bersaglieri, truppe celeri, hanno per caratteristica la rapidità di movimento e di azione. Il compito esplorativo richiede poi un grande frazionamento della massa e una notevole autonomia d azione delle singole frazioni. In combattimento, agiscono essenzialmente con la manovra spiegando tutte le loro forze per ottenere subito il predominio di fuoco sull avversario e tendendo ad avvolgerlo. Se l azione non riesce, non insistono, ma rompono il combattimento e rinnovano il tentativo altrove. I bersaglieri sono fanteria celere che marcia e manovra in bicicletta o in motocicletta e combatte a piedi. Essi trovano utile impiego: nell esplorazione con le divisioni celeri e con i nuclei esploranti; nell intervento nella battaglia, sia come facenti parte delle divisioni celeri o motorizzate o corazzate, sia come truppe suppletive di Corpo d Armata, quale massa di fuoco potente e celere atta a: prevenire l avversario; stroncargli ogni velleità controffensiva; sfruttare il successo fino ai limiti estremi. Sfruttano le strade per rapidi spostamenti, ma non debbono esitare ad abbandonarle e a gettarsi sul terreno laterale per operare come fanti capaci di tutto osare. Di fronte a tenaci resistenze, piuttosto che persistere nella lotta, i bersaglieri si disimpegnano per far sentire altrove, su un altro tratto sensibile della fronte, la loro azione. I mezzi d azione dei reparti bersaglieri sono analoghi a quelli della fanteria e cioè: il fuoco, il movimento e l urto. Identiche sono perciò le sue armi, che sono costituite da bombe a mano, baionetta, pistola, fucile, fucili mitragliatori e mitragliatrici.
DOTTRINA DI IMPIEGO E CONSISTENZA DEI REPARTI = D >>? @ AB Consistenza dei reparti Per quanto concerne l assegnazione dei reggimenti bersaglieri, nel 1938 lo Stato Maggiore del Regio Esercito decise quanto segue: un reggimento fu assegnato a ciascuna delle 3 divisioni celeri (segnatamente, l 11 Reggimento confluì nella 1 a Divisione Celere Principe Eugenio di Savoia, il 6 Reggimento nella 2 a Divisione Celere Emanuele Filiberto Testa di Ferro; il 3 Reggimento nella 3 a Divisione Celere Principe Amedeo Duca d Aosta); un reggimento fu assegnato a ciascuna delle 2 divisioni motorizzate (alla 102 a Divisione motorizzata Trento andò il 7 Reggimento mentre alla 101 a Divisione motorizzata Trieste andò il 9 Reggimento); un reggimento andò a ciascuna delle 3 Divisioni corazzate (il 1 Reggimento, successivamente ridenominato 5, andò alla 131 a Divisione corazzata Centauro, l 8 Reggimento alla 132 a Divisione corazzata Ariete, il 12 Reggimento alla 133 a Divisione corazzata Littorio); il 10 Reggimento fu inquadrato nella riserva della X Armata mentre i restanti reggimenti rimasero reparti autonomi. L Italia, quindi, entrò in guerra con 12 reggimenti bersaglieri e di questi metà servirono in Africa Settentrionale inquadrati nelle summenzionate Divisioni corazzate e motorizzate con la funzione di fanteria motorizzata (come già detto, particolare fu il caso del 10 Reggimento e, come si dirà più avanti, del 7 e 9 Reggimento, utilizzati come riserve di Corpo d Armata). F G =H Reggimento avanzano per occupare posizioni nei pressi di Tobruch nel giugno 1942. (Tobruch, 1942) Concessione n. 1259/2015 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Archivio Centrale dello Stato, 2 GM, Archivio fotografico, busta 56
I I BERSAGLIERI NELLA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN F e motociclista, 8 Reggimento. Il bersagliere consulta la carta topografica prima di iniziare la missione. Caratteristici sono il fez rosso cupo con fiocco azzurro, il foulard cremisi e i gambali in cuoio con ganci metallici. L arma a tracolla è un moschetto da cavalleria mod. 91/38. (El Alamein, 1942) Illustrazione di P. Compagni Pagina a fronte, a sinistra: militare del Battaglione d Africa in uniforme tropicale composta da giubba e pantaloni bianchi di cotone spigato. Il casco coloniale in fibre vegetali, foderato con tela bianca e munito di coccarda tricolore senza fregio metallico, è l unico capo specificamente concepito per il servizio in colonia. (Eritrea, 1887) Illustrazione di P. Compagni Grazie a una selezione e a un addestramento particolarmente accurati, il livello medio di efficienza dei bersaglieri era notevolmente più elevato di quello degli altri fanti del Regio Esercito; ciò spiega perché il 10 Reggimento prima (dicembre 1940) e il 7 e 9 Reggimento successivamente (inizio 1942) venissero posti alle dirette dipendenze dei Corpi d Armata che, al momento del bisogno, potevano impiegarli come affidabili truppe mobili. All inizio delle ostilità i reggimenti bersaglieri assegnati alle divisioni corazzate e motorizzate erano formati da un battaglione motociclisti e da due battaglioni autoportati oltre che da una compagnia cannoni contro-carro da 47/32. Dopo le prime esperienze di combattimento, le unità di fanteria italiane assunsero la fisionomia delle cosiddette Divisioni tipo Africa Settentrionale 42 caratterizzate, in quanto a consistenza, da una componente contro-carro e contraerea rinforzata a fronte di un minor numero di effettivi e, dal punto di vista tattico, dall impiego dei reparti dispersi nei capisaldi. Dal gennaio del 1942 i reggimenti bersaglieri in Africa Settentrionale (cioè il 7, 8 e 9 Reggimento) assumevano un organico con due battaglioni autoportati e uno di armi di accompagnamento (includenti i cannoni contro-carro); sparivano, invece, le compagnie motociclisti. Mentre l 8 Reggimento rimaneva con l Ariete, il 7 e il 9 reggimento abbandonavano le rispettive divisioni per passare alle dirette dipendenze, rispettivamente, del XXI e del X Corpo d Armata. Come si evince dalla allegata scheda Nozioni per l addestramento al combattimento del gennaio 1941, già dall inizio del secondo conflitto mondiale la teorizzata dottrina di impiego dei bersaglieri lasciava intendere che, oltre al prevalente ruolo di fanteria di accompagnamento dei mezzi motorizzati e corazzati, essi potevano svolgere una pletora di altre importanti funzioni. Come è anche testimoniato dalle memorie storiche e dai resoconti dei reduci di guerra, a seconda del bisogno e delle circostanze tali funzioni spaziavano dalle attività di pattugliamento ed esplorazione a quelle di presidio di postazioni contro-carro e deposizione e brillamento mine. Nella prima fase del conflitto, particolarmente attivi in Africa Settentrionale furono i bersaglieri motociclisti; a essi erano devoluti compiti comprendenti l esplorazione, i collegamenti tra i vari reparti, l occupazione preventiva di località o nodi stradali, l inseguimento e la protezione durante le fasi di ripiegamento. Formati nel corso della prima guerra mondiale e sciolti al termine
DOTTRINA DI IMPIEGO E CONSISTENZA DEI REPARTI J di quel conflitto, i reparti motociclisti del Regio Esercito furono ricostituiti a cominciare dal 1931 quando, proprio nell ambito di un reggimento bersaglieri, fu creata la prima di numerose unità dotate di motomitragliatrici (vedi scheda). K G tra: Caporalmaggiore, 8 Reggimento bersaglieri. Il graduato, completamente affardellato, indossa la prima versione dell uniforme grigio-verde M 1907 con i pantaloni lunghi infilati negli scarponcini. Il fucile è il mod. 1891 cal. 6,5 mm a ripetizione, alimentato da piastrine da 6 cartucce. (Libia, 1912) Illustrazione di P. Compagni
MO I BERSAGLIERI NELLA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN Breve sintesi cronologica delle principali operazioni dei reparti bersaglieri in Africa Settentrionale (dicembre 1940-maggio 1943) Paresciallo capo, 12 Reggimento bersaglieri. I Marescialli indossavano le stesse uniformi degli Ufficiali: casco coloniale in sughero completo di piumetto e regolamentare fregio in ottone su coccarda tricolore, giubba verde cachi su camicia dello stesso colore con cravatta, pantaloni corti giallo cachi infilati nei gambali in cuoio. L equipaggiamento è costituito dal cinturone Sam Browne con fondina per pistola M34. (El Alamein, 1942) Illustrazione di P. Compagni Durante il secondo conflitto mondiale, in Africa Settentrionale furono attivamente impegnati sei reggimenti bersaglieri: 5, 7, 8, 9, 10 e 12. La quasi totalità di questi reparti, dopo aver subito ingenti perdite nel corso della campagna, finì per immolarsi nelle battaglie di El Alamein; i pochi sopravvissuti all ecatombe, e coloro che non presero parte a queste battaglie, trovarono eguale sorte durante la ritirata in Tunisia dove nel maggio del 1943 gli ultimi resti delle unità combattenti furono dichiarati sciolti per cause belliche. : sbarca in Libia il 10 Reggimento, primo reparto organico dei bersaglieri ad arrivare in Africa Settentrionale, dove inizia a operare come riserva di Corpo d Armata. : con la Divisione corazzata Ariete sbarca a Tripoli l 8 Reggimento. : nel corso della prima offensiva britannica (Operazione Compass) il 10 Reggimento subisce il quasi totale annientamento a Beda Fomm. : con la Divisione motorizzata Trento giunge in Libia il 7 Reggimento bersaglieri. : nell ambito della prima controffensiva italo-tedesca l 8 Reggimento ha un ruolo di primo piano nella conquista di El Mechili (8 aprile 1941) e nella cattura del Gen. Gambier Perry, comandante della 3 a Brigata indiana. : combattendo a Ras el Medawar, un caposaldo della cintura fortificata di Tobruch, l 8 Reggimento partecipa all attacco a fianco degli alleati tedeschi finendo col conquistare quattro fortini presidiati dalla 9 a Divisione australiana. A seguito della valorosa azione, al Reggimento viene assegnata la Medaglia d Oro al Valor Militare. : nel corso delle Operazioni Brevity e Battleaxe le prestazioni del 7 Reggimento bersaglieri contribuiscono alle sconfitte britanniche troppo spesso attribuite ai soli 88 tedeschi. : durante la battaglia di Marmarica, a passo Halfaya l 8 Reggimento respinge un furioso attacco britannico. Successivamente lo stesso reparto partecipa ai combattimenti di Sidi Omar, Sidi Rezegh e Trigh Capuzzo.
OPERAZIONI DEI BERSAGLIERI IN AFRICA SETTENTRIONALE hl5!)-.)5gojg9 con la Divisione motorizzata Trieste arriva in Libia il 9 Reggimento bersaglieri. gn5()0 ', 5gojg: a Bir el Gobi l 8 Reggimento contribuisce a respingere gli attacchi della 22 a Brigata corazzata britannica. hl7hm5()0 ', 5gojg9 a Belhamed il 9 Reggimento combatte strenuamente per la difesa della cinta di Tobruch contro gli assalti della 6a Brigata neozelandese. La bandiera del 9 Reggimento viene insignita di medaglia di bronzo. &&]#(#4#)5 &5gojh, fermo restando che l 8 Reggimento continua a operare con la Divisione corazzata Ariete, il 7 e il 9 Reggimento abbandonano le rispettive divisioni per essere impiegati come truppe di Corpo d Armata. Così, nel corso dell Operazione Venezia lanciata da Rommel il 24 maggio 1942, mentre il 7 Reggimento combatte al comando del XXI Corpo, il 9 Reggimento opera con il X Corpo. hl7hm5'!!#)5gojh: 8 e 9 Reggimento bersaglieri partecipano alla conquista di Bir Hacheim difesa dalla Brigata Francia Libera. Il 7 Reggimento bersaglieri opera attivamente nell attacco contro le posizioni tenute dalla 1a Divisione sudafricana e dalla 50a Divisione britannica..à5!#/!()5 gojh: il 12 Reggimento bersaglieri, inquadrato MQ F R S S G SS fronte. In primo piano, terzo da sinistra, un motomitragliere con Breda mod. 30. (A.S., 1941) Archivio Senato della Repubblica e Cinecittà Luce
M I BERSAGLIERI NELLA TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN Tattuglia mista, formata da un guastatore e da un bersagliere, impegnata nella posa di mine. (A.S.) AUSSME nella Divisione corazzata Littorio, finalmente a ranghi completi partecipa all inseguimento dell 8a Armata britannica. hg5!#/!()5gojh: 7, 8, 9 e 12 Reggimento bersaglieri partecipano alla presa di Tobruch difesa dalla 2a Divisione sudafricana. hm7ho5!#/!()5gojh: il 7 Reggimento bersaglieri, sempre all avanguardia delle fanterie del XXI Corpo d Armata che incalzano gli inglesi in rotta verso la stretta di El Alamein, avanza in terra egiziana e penetra per primo nella piazzaforte di Marsa Matruh, che viene conquistata. Si attesta quindi sulla costa, a ovest dei grandi campi minati, dove rimane fino all epilogo della Battaglia Grande col compito di bloccare la litoranea e prevenire manovre avvolgenti da nord verso sud. if5!#/!()7hm5&/!&#)5i5if5!)-.)7l5-.. ', 5gojh9 i bersaglieri del 7, 8, 9 e 12 Reggimento prendono parte alla prima e alla seconda battaglia di El Alamein subendo perdite rilevanti. hi5)..), 7j5()0 ', 5gojh9 i sopracitati quattro Reggimenti bersaglieri affrontano l ultima, decisiva battaglia di El Alamein andando incontro alla pressoché totale distruzione: il 7 Reggimento, costituito da due battaglioni (X e XI), è schierato sulla costa in prossimità di Quota 33 (attuale sede del Sacrario Militare Italiano), combatte ed è distrutto
OPERAZIONI DEI BERSAGLIERI IN AFRICA SETTENTRIONALE MM inquadrato nella Divisione Trento; il 12 Reggimento, costituito dai Battaglioni autoportati XXIII (posizionato nel raum settentrionale, a circa un chilometro da Quota 28), e XXXVI (schierato nel raum centrale, di fronte a Tell el Eisa) e da un battaglione contro-carro (il XXI, spalmato tra i vari raum del settore nord), combatte ed è distrutto insieme ai carri della Littorio; il 9 Reggimento, ridotto a un solo battaglione, combatte ed è distrutto nel settore della Divisione Bologna, in prossimità di Bab el Qattara; l 8 Reggimento, ridotto a meno di un battaglione, combatte ed è distrutto nel settore della Divisione Folgore e nei contrattacchi di Tell el Eisa e Tell el Aqqaqir (4 novembre 1942). tocca al 5 Reggimento bersaglieri essere inviato in Africa Settentrionale con la Divisione corazzata Centauro; a seguito dell Operazione Torch, i Battaglioni XIV e XXII sono temporaneamente stanziati in Tripolitania e il XXIV in Tunisia. i tre battaglioni del reggimento confluiscono in Tunisia dove sono dichiarati sciolti per eventi bellici al termine della campagna nordafricana, dopo mesi di lotta contro le soverchianti forze alleate. Tattuglia di Blindo AB41 in perlustrazione. (A.S., 1942) AUSSME