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Tribunale di Verona Sentenza 7.5.2010 (Composizione monocratica Giudice RIZZUTO) REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE ORDINARIO DI VERONA SEZIONE QUARTA Il Tribunale di Verona, in persona della dott.ssa Silvia Rizzuto, ha pronunciato la seguente SENTENZA OGGETTO: lesioni personali Nella causa civile iscritta al n. R.G. promossa DA B. L., nato a, in data, c.f. elettivamente domiciliato in Verona presso lo studio dell avv. P. S. che lo rappresenta e lo difende per mandato a margine dell atto di citazione ATTORE CONTRO G. F. G. D. T. A. elettivamente domiciliati in Verona presso lo studio dell avv. A. R. che li rappresenta e li difende per mandato a margine della copia dell atto di citazione. CONVENUTO MOTIVI DELLA DECISIONE

Preliminarmente si da atto che viene omesso lo svolgimento del processo alla luce dell attuale disposto dell art. 132 c.p.c. applicabile anche ai giudizi instaurati dopo il 4.7.2009. Nel merito il presente giudizio ha ad oggetto le domande di risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti dall attore in conseguenza dell incidente stradale verificatosi in data 13.04.04. Deve in primo luogo essere affermata l esclusiva responsabilità di G. F. e G. D. nella determinazione dell incidente per cui è causa. Se è vero infatti che la dichiarazione confessoria rese dal conducente e dal proprietario del veicolo assicurato, litisconsorte necessario, nel giudizio instaurato ai sensi dell art. 18 l. n. 990/69, non hanno valore di piena prova nemmeno nei confronti del solo confidente, ma devono essere liberamente apprezzata dal giudice (cfr. Cass. S.U. m. 10311/06; Cass. n. 10304/07), nondimeno, nel caso in esame, le dichiarazioni rese dai convenuti persone fisiche in epoca antecedente al giudizio unitamente alla valutazione di quanto indicato dagli stessi convenuti in sede di costituzione e dell esame dello stato dei luoghi conducono a ritenere l esclusiva responsabilità del convenuto G. D. per l incidente in esame. Ed invero, nel doc. n. 1 di parte attrice sottoscritto e non disconosciuto ai sensi e per gli effetti di cui all art. 215 c.p.c. dai convenuti G. D. e G. F. hanno dichiarato che G. D., uscendo dal passo carrabile della propria abitazione, si era immesso nella strada principale non vedendo nell apposito specchio posto di fronte al passo carraio stesso l arrivo del sig. B. in sella alla sua bicicletta da corsa (cfr.), circostanza di fatto non smentita in sede di costituzione in giudizio laddove i convenuti hanno riferito che il motociclista stava fuoriuscendo dal passo

carrabile e che alla vista dello scooter l attore aveva frenato improvvisamente cadendo al suolo. Alla luce di quanto sopra deve dunque ritenersi non contestato il fatto che il convenuto stesse uscendo dal proprio passo carraio, non abbia visto il ciclista e abbia iniziato la manovra di immissione sulla strada. Ai fini del giudizio non rileva stabilire se vi sia stato contatto tra la bicicletta e lo scooter o se la caduta dell attore sia stata determinata a causa di una impuntatura della bici a seguito della sua brusca frenata, quanto valutare che il comportamento dello scooter ha certamente costituito un ostacolo improvviso per il ciclista tenuto conto dell andamento curvilineo della strada. Sul punto, non hanno rilievo le contestazioni sollevate dai convenuti relativa alla mancanza di fari e di impianto di segnalazione acustica della bicicletta posto che la l incidente è avvenuto ad un ora e in una stagione in cui vi era una luminosità naturale sufficiente affinché il motociclista potesse avvistare l arrivo dell attore dallo specchietto a tal fine posto sulla strada (in relazione a tale ultima circostanza cfr. doc. 10 di parte attrice) né, per la dinamica, così come riferita dallo stesso convenuto, l esistenza di un impianto di segnalazione acustica avrebbe potuto evitare la caduta non potendosi immaginare che un ciclista provveda ad azionare il campanello avanti ad ogni cancello. La dinamica come sopra riferita consente dunque di ritenere superata la presunzione di cui all art. 2054 c.c. Ritenuta dunque la responsabilità esclusiva del convenuto G. nella causazione dell incidente in esame, occorre procedere all accertamento dei danni subiti dal ricorrente, di cui è stato chiesto il risarcimento.

Per ciò che concerne i danni non patrimoniali, nell atto di citazione l attore ha chiesto il risarcimento del danno biologico, del danno morale soggettivo e del danno non patrimoniale quale conseguenza della lesione di un diritto costituzionalmente qualificato. Al riguardo occorre prendere le mosse dal recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sentenze nn. 26972, 26973, 26974 e 26975/2008, n. 8669/2009). Sulla base di questa premessa, il danno non patrimoniale subito dall attore deve essere liquidato in modo unitario, tenuto conto della lesione dei valori costituzionali della persona provocati dal fatto illecito e dei pregiudizi dinamico-relazionali (esistenziali) e delle sofferenze soggettive (non solo transeunti) che la lesione abbia determinato, evitando duplicazioni delle poste risarcitorie. In particolare, per ciò che concerne innanzi tutto la lesione dell integrità psicofisica (valore della persona, tutelato dall art. 32 della Costituzione), la CTU espletata nel corso del giudizio ha accertato che l attore ha riportato nell incidente un trauma contusivo del rachide dorso-lombare con frattura somatica di D11 e D12 nonché trauma toracico con frattura delle prime coste bilateralmente; ha quantificato il periodo di invalidità temporanena in 130/140 giorni (di cui 70 al 100 %, 30 al 50%, 30/40 al 25) con inabilità lavorativa oper ulteriori mesi tre; ha accertato che i postumi invalidanti sono rappresentati dalla rachialgie dorsolombari con associate toracoalgie con un incidenza che il CTU ha stimato nel 16%. Il CTU ha inoltre individuato una minima incidenza della menomazione riscontrata sull attività lavorativa esercitata dall attore tenuto conto della

limitazione alla movimentazione di carichi pesanti e riduzione della capacità prensile della mano percentualizzabile nella misura del 10% Le valutazioni del CTU devono interamente condividersi perché saldamente basate sulla natura degli esiti permanenti e condotte con logiche argomentazioni. Per quanto concerne la liquidazione di tale danno, vengono presi in considerazione i criteri per la liquidazione del danno non patrimoniale alla persona per i caso in cui non trova applicazione la legge n. 57/01 elaborati in sede locale secondo indicazioni condivise dai locali operatori del diritto nella versione aggiornata al 30.5.2009. Tanto premesso il danno da invalidità temporanea (pari ad 60 per ogni giorno di invalidità totale) può essere liquidato in 5.625 ( 60 x 70 + 30 x 30 + 15 x 35), mentre il danno da invalidità permanente può essere liquidato nella somma di 35871,52 (16x 2.241,97). Tale importo, complessivamente pari ad 41.496,52 esprime il valore della lesione anatomo-funzionale in sé e dei pregiudizi dinamico-relazionali normalmente conseguenti a quella lesione. Nell ottica di assicurare l integralità del risarcimento, occorre valutare se l attore, in conseguenza delle suddette lesioni, abbia subito pregiudizi dinamico relazionali superiori alla norma e quale sia il livello di sofferenze soggettive non transeunti patite. Orbene, nonostante la carente allegazione della parte nella memoria tese all esplicitazione del thema decidendum e la genericità dei capitoli formulati a tal fine, tenuto conto delle lesioni subite dell attore, del tempo necessario per una guarigione, non completa, del lavoro svolto dall attore con appesantimento della complessiva situazione

lavorativa in ragione della lesione subito, della presumibile negativa incidenza della menomazione nell attività extralavorative dell attore, persona di 41 al momento dell incidente che possedeva e utilizzava bici da corsa e con attuale menomazione non indifferente, può ritenersi provato che lo stesso abbia subito pregiudizi dinamico-relazionali superiori alla media dei pregiudizi normalmente conseguenti al tipo di lesioni considerate in quanto tali da comprimere e modificare le sue condizioni di vita e le legittime aspettative. Tutto ciò giustifica un adeguamento del danno come sopra indicato che si indica nel 25%, superiore per quanto sopra riferito anche al limite massimo del 30% indicato dall art. 138 del Codice delle Assicurazioni. Tanto premesso, il valore risarcitorio per il danno non patrimoniale riconoscibile deve indicarsi in 51.870,65 così espresso in termini monetari correnti già comprensivi della rivalutazione. Su tale importo decorrono poi gli interessi che vanno calcolati sulla somma di 51.870,65 devalutata alla data di datto illecito (13.4.2004) e via via rivalutata annualmente secondo gli indici Istat sino alla data della presente sentenza (v. sul punto Cass. Sez. Un. 17.2.1995, n.1712). Sull importo complessivo che risulta decorrono poi gli interessi legali dalla data della pubblicazione della sentenza al saldo. Competono inoltre all attore il ristoro delle spese mediche documentate e ritenute congrue dal CTU per un importo complessivo di 2.374 oltre rivalutazione dal 13.4.2004 e interessi sull importo annualmente rivalutato dal 13.4.2004 sino alla data della presente sentenza e interessi sull importo che si determina dalla data della presente sentenza al saldo effettivo.

Per quanto concerne il danno derivante dalla lesione della capacità lavorativa specifica, la CTU espletata, come già evidenziato, ha accertato l esistenza di tale danno e l ha quantificato nella misura del 10% evidentemente sul presupposto che l attore svolgesse attività di magazziniere e, come tale, si trovasse nelle condizioni di movimentare carichi pesanti. Ai fini della quantificazione del danno, si precisa che la lesione della capacità lavorativa specifica deve essere calcolata sul reddito concreto del lavoratore maggiorato dei redditi esenti e al lordo delle ritenute per legge che risulta più elevato tra quelli degli ultimi tre anni (come previsto dall art. 137 d.lvo 209/2005). In particolare, acquisita la prova del reddito concreto del lavoratore risultante dalle denunzie fiscali, la liquidazione può essere effettuata attraverso i coefficienti di capitalizzazione previsti dal RD n. 1403/1922 (basati sulla durata media della via di un uomo) che consentono di attualizzare la percentuale di reddito perduta. Più precisamente, il calcolo può essere effettuato attraverso la moltiplicazione del reddito dei lavoro per il coefficiente di capitalizzazione, per la percentuale di invalidità, diviso 100. Non si procede poi alla decurtazione del 20% pari allo scarto tra la vita media su cui sono state modulate le tariffe su indicate re l età lavorativa media di un uomo, tenuto conto dell epoca di redazione del regio decreto. Nel caso in esame, l attore non ha provato il proprio reddito per il periodo di riferimento previsto dalla legge. Per tale motivo di ritiene di dover fare riferimento ad un reddito pari al triplo della pensione sociale dell epoca in cui si è verificato l incidente. Il danno alla capacità lavorativa specifica va dunque determinato in complessivi 23.567,95 ( 14.838,48 x coefficiente di capitalizzazione ex rd

1403/22 pari a 15,883 in considerazione dell età del danneggiato x 10% percentuale di invalidità lavorativa specifica : 100). L importo di 23.567,95 è espresso in termini monetari correnti e sullo stesso decorrono gli interessi dal momento della liquidazione e non dal fatto illecito in quanto si tratta di liquidazione con capitalizzazione anticipata rispetto al verificarsi del danno reale (cfr. Cass. n. 4508 del 2001). La domanda di risarcimento dei danni subiti deve essere accolta quanto ad 51.870,65, ad 23.567,95 a titolo di danno patrimoniale per parziale perdita della capacità lavorativa specifica, ed 2.374 per costi sostenuti, oltre interessi come sopra specificati. I convenuti devono dunque essere condannati al pagamento della complessiva somma di 77.812,60, oltre interessi come sopra determinati e con detrazione dell importo di 50.000,00 secondo i criteri di imputazione di cui all art. 1194 c.c. Le spese di lite seguono la soccombenza e vengono liquidate come in dispositivo. PQM Il Tribunale definitivamente pronunciando ogni diversa istanza disattesa e respinta, 1) condanna G. F., G. D. e T. A. al pagamento, a favore dell attore e in solido tra loro, della complessiva somma di 77.812,60, oltre interessi dal 13.4.2004 sull importo di 51.870,65 via via rivalutato annualmente secondo gli indici Istat, interessi sull importo di 23.567,95 dalla liquidazione, rivalutazione dal 13.4.2004 e interessi sull importo di 2.374 via via rivalutato dal 13.4.2004, tutti sino alla data della presente sentenza, con detrazione dell importo di 50.000,00

corrisposto all udienza del 1.2.2007 del 2006 secondo i criteri di imputazione di cui all art. 1194 c.c.; 2) condanna i convenuti al pagamento degli interessi legali dalla data della pubblicazione della sentenza al saldo sull importo come determinato al punto 1); 3) condanna i convenuti alla rifusione delle spese di lite liquidate, già operata la compensazione, in complessivi 10.000 di cui 600 per spese, 3.300 per diritti e il resto per onorario oltre rimborso forfetario, IVA e cpa. 4) pone le spese di CTU definitivamente a carico di parte convenuta. Verona 7.5.2010 Il Giudice Dott.ssa Silvia Rizzuto