Sartoria Luca Litrico I grandi del pianeta vestono italiano Roma 21.SARTORIA_LITRICO_LTC1.indd 1-2 22/04/13 14.51
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Audaces fortuna iuvat Un giorno di metà anni cinquanta, Angelo Litrico, un giovane sarto siciliano che da qualche tempo è sbarcato a Roma, va a teatro, e per caso si trova seduto a fianco di un mito del cinema di quel periodo, Rossano Brazzi, l uomo che ha recitato con Katharine Hepburn e le più famose dive americane. Durante una delle chiacchiere svagate della pausa, l attore, ammirato dalla giacca di seta del vicino, gli chiede dove l abbia presa. In una sartoria di via Sicilia, dietro via Veneto, risponde l altro, senza specificare che l ha fatta lui. Il giorno dopo, Brazzi è nella sartoria e ordina tre vestiti su misura, del modello che gli è piaciuto tanto. All età di trent anni, attraverso quel nuovo cliente Angelo Litrico entra in via Veneto, nel momento in cui la Dolce Vita accende su Roma i riflettori del mondo. Pochi anni dopo, New York, assemblea delle Nazioni Unite. Nikita Chruščëv sbatte la scarpa sul tavolo, in un gesto rimasto famoso, a cui il mondo assiste stupefatto e intimorito. Qualcuno nota anche l eleganza di quella calzatura, così insolita per un leader sovietico. I giornalisti gli chiedono da dove arrivino i suoi vestiti. Me li fa un sarto italiano, Angelo Litrico, è la risposta. È il mio contributo alla causa del disgelo. Era vero: tre anni prima il sarto siciliano gli aveva regalato un cappotto cucito su misura in base ad alcune fotografie; a Chruščëv era piaciuto così tanto che da allora si serviva soltanto da lui. Inutile dire che il racconto fa il giro del mondo: il nome di Litrico acquisisce notorietà internazionale. Inizia una storia che, tra i tanti personaggi abbigliati dal sarto di via Sicilia, includerà anche il presidente Kennedy: America e Russia unite da un vestito, tanto tempo prima della diplomazia del ping pong. Acqua passata, certamente. Ma non la cura messa nella produzione dei vestiti, maniacale, allora come oggi, come racconta Luca Litrico, nipote di Angelo, alla guida dell azienda da una decina d anni. In tutto questo tempo non è cambiato il principale segreto di quella qualità: la meticolosa attenzione a tutte le fasi di produzione, racconta. Un risultato che si ottiene rimanendo attaccati alla tradizione di ago, gessetto, filo, e usando pochissimo la macchina da cucire. Un abito ha ventimila punti messi a mano; il sarto non deve trascurare nessun momento di questa lavorazione. Un elemento già chiarissimo allo zio che una volta, in Giappone, confessò a un gruppo di clienti stupefatti che in Italia aveva soltanto una macchina Singer e 20 operai. Oggi molti di questi ricordi sono conservati a Zagarolo nell archivio storico aziendale, un vero e proprio museo, certificato dal Ministero dei Beni Culturali. Un posto dove si trova un po di tutto, da una giacca da sera per Neil Armstrong, il primo uomo sulla luna, a tante lettere del mitico chirurgo sudafricano Christiaan Barnard, più che cliente, amico di famiglia. Si passa davanti ai modelli pensando alla quantità di lavoro contenuta in ciascuno di essi. Per forza: ogni nostro cliente deve avere un abito studiato apposta per lui, come fosse una seconda pelle. Solo così potrà indossarlo con l eleganza necessaria per vestirsi con questo lusso. Attenzione: lusso non perché costoso, ma perché ricercato, ci tiene a precisare Litrico. Ma oggi, nell era del tempo reale, dove stanno persone così pazienti da poter aspettare mesi per un abito? Non ce ne sono poche, per la verità. Se effettivamente negli anni passati la tradizione sartoriale si era affievolita, oggi sta ripartendo, soprattutto all estero. Almeno il 75 per cento della produzione odierna di Litrico va a cittadini stranieri, soprattutto russi, brasiliani o americani, per lo più imprenditori o personaggi del mondo finanziario. Tutte persone ancora attratte dal Made in Italy, non quello da boutique, ma quello più esclusivo. L esclusività dell eleganza su misura. 21.SARTORIA_LITRICO_LTC1.indd 5-6 22/04/13 14.51
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