L'ANTICO ALTARE DELLA CHIESA PARROCCHIALE DI CAMPERTOGNO

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L'ANTICO ALTARE DELLA CHIESA PARROCCHIALE DI CAMPERTOGNO Scopo di questo documento è la descrizione della storia e delle caratteristiche di un reperto are storia e struttura di un reperto straordinario, attualmente conservato nel Museo Parrocchiale di Campertogno. La maggior parte delle notizie riportate è contenuta in documenti conservati nell'archivio Parrocchiale di Campertogno. Le immagini qui inserite hanno solo valore esemplificativo. Per una descrizione più accurata si veda, in questo stesso sito, la presentazione Antico altare di Campertogno. Storia Nel 1656 Gaudenzio Sceti sottoscrive con il fratello Giovan Battista un primo patto per la costruzione del "nuovo tabernacolo" per l'altare della chiesa parrocchiale (Archivio Parrocchiale). Il 26 Dicembre 1660 viene stipulata la convenzione definitiva, in cui si scrive che il tabernacolo dovrà essere "tutto intagliato di noce, di cubiti 11 di altezza e di 5 1/2 di larghezza sostenuto da dodici Angeli, ornato da dieci statue e ventotto angiolini". (Archivio Parrocchiale). Per la rinuncia di Giovan Battista la committenza viene definitivamente assegnata al solo Gaudenzio Sceti. Il tabernacolo sarà poi indorato nel 1668 da Giovanni Antonio Parma di Novara. Nell'inventario del 1665 (Archivio Parrocchiale) è così descritto: "altare nuovo con intagli, piedestalli, colonne, capitelli, con 55 statue di santi, 28 angelini e tabernacolino per il SS. Sacramento... 3 statue, scalinata di noce intagliato, piano sostenuto da 12 angeli". Nel 1807, al momento dell' installazione dell attuale altare di marmo, l antico tabernacolo fu trasportato nella chiesa di San Carlo, dove rimase per quasi due secoli. Verso la metà del XX secolo esso fu trasferito a pezzi e sistemato nel locale noto come vecchia sacrestia, sovrastante la sacrestia della chiesa parrocchiale. Alcuni decenni or sono, attorno al 1980, quando si decise di realizzare in quella sede il Museo Parrocchiale esso ne divenne parte integrante. L altare è stato descritto nel volume Artisti del legno [Testori e Stefani Perrone 1985] e nel Catalogo del Museo Parrocchiale [Ballarè 2002]. Autore Gaudenzio Sceti (Campertogno 1617 - Varallo 1698) fu un famoso scultore e incisore valsesiano del secolo XVII, che aveva bottega a Varallo insieme al fratello Giovan Battista. L antico altare di Campertogno, attualmente conservato nel Museo Parrocchiale di Campertogno è opera sua. 1

Fu anche autore del gruppo del Crocifisso con la Vergine e S. Giovanni nella collegiata di Varallo e delle statue delle due cappelle perdute del Sacro Monte di Varallo, dette del Paradiso, delle quali si conservano nella Pinacoteca di Varallo le statue di Sant'Anna e della Madonna col Bambino. A lui sono attribuiti la statua della Vergine del Rosario ed il ricchissimo ed imponente altare maggiore della parrocchia di Roccapietra, in legno scolpito e dorato, ritenuto uno dei più belli tra i molti e notevoli che ancora ornano le chiese della Valsesia. È possibile [Debiaggi 1968] che abbia anche collaborato all'esecuzione dei grandiosi gruppi statuari che popolano la cupola della basilica del Sacro Monte di Varallo. Gaudenzio Sceti si dedicò pure all incisione e al disegno, eseguendo su rame nel 1671 l acquaforte Il vero ritratto del Sacro Monte di Varallo (che si ritiene però ricavata da altra incisione anonima, anteriore al 1649) e nel 1673 alcuni disegni di porte. Dimensioni Totali altezza 450 cm profondità 115 cm larghezza 230 cm Base altezza 40 cm Corpo inferiore altezza 160 cm Corpo superiore altezza 160 cm Lanterna altezza 160 cm Struttura Nell'insieme il tabernacolo ha una struttura piramidale, con le seguenti caratteristiche: 4 livelli: base corpo inferiore corpo superiore e tempietti tamburo 3 ordini di colonne 3 cupole 3 statue sommitali 20 nicchie 8 timpani triangolari 2

2 timpani ad arco 20 formelle numerosi fregi policromia e doratura Schema della planimetria dei diversi livelli della struttura. Da sinistra a destra e dall'alto in basso: basamento; corpo inferiore; corpo superiore e tempietti laterali; tamburo. Particolari base 4 coppie di angeli inginocchiati 4 angeli inginocchiati corpo inferiore 28 colonne 12 statue in nicchia (2 mancanti): santi 10 formelle quadrate (1 mancante): Vita di Cristo e della Madonna 2 formelle trapezoidali: Incoronazione della Madonna e S. Giacomo 4 formelle triangolari (1 mancante): teste di angeli 18 statue nei 6 timpani: profeti, sibille, angeli 2 statue nei 2 frontoni: Dio Padre 12 fregi principali (1 mancante) e varie cornici corpo superiore 24 colonne 4 statue in nicchia (2 mancanti) 2 statue aggettanti: S. Carlo e S. Giovanni 4 statue ai 2 timpani ad arco: 2 coppie di angeli 4 peducci: teste d angelo 3

4 formelle (1 mancante): Vita di Cristo e della Madonna 4 fregi principali e varie cornici tempietti laterali 8 colonne 6 statue in nicchie: santi (2 mancanti) 2 cupole con lanterne e fregi 2 statue sommitali: S. Paolo e S. Pietro tempietto centrale 8 colonne 8 statue intercolonnari (6 mancanti): santi 1 cupola con lanterna e fregi 1 statua sommitale: Cristo Le statue sommitali: San Paolo, Cristo e San Pietro Valutazione Ė uno straordinario documento scultoreo policromo, tipico esempio di un modello formale largamente applicato in Valsesia nei secoli passati, costituito da un complesso architettonico di gusto ancora rinascimentale, ma con particolari barocchi nella parte statuaria, che esprime nella sua struttura la sensibilità artistica del tempo, ancora vincolata agli stilemi del XVI secolo, ma già proiettata verso le forme estrose e fantastiche del secolo successivo. I particolari (sculture e formelle policrome e dorate) documentano le tradizioni religiose del tempo e del luogo; degna di nota è la presenza di una statua di San Carlo Borromeo, canonizzato nel 1610, il cui culto si era rapidamente diffuso in Valsesia. 4

Condizioni Stato attuale: discreto Parti mancanti: corpo inferiore: 2 statue, 3 formelle e 1 fregio corpo superiore: 4 statue e 1 formella tempietti: 1 balaustrina lanterna: 6 statue Mutilazioni varie Escoriazioni varie Spostamenti 1668 circa - collocazione nell antica chiesa 1807 circa - spostamento nella chiesa di S. Carlo 1950 circa - spostamento nella sacrestia vecchia 1980 circa - entra a far parte del museo parrocchiale Bibliografia Debiaggi C., Dizionario degli Artisti Valsesiani dal secolo XIV al XX. Società Conservazione Opere d'arte e monumenti Valsesia, Varallo (1968) Manni E., I campanili della Valsesia. La Valgrande - Parte 2 - Da Scopello a Mollia. Capelli, Varallo (1978) Molino G., Campertogno. Vita, arte e tradizione di un paese di montagna e della sua gente. Edizioni EDA, Torino (1985) Testori G. e Stefani Perrone S., Artisti del legno. La scultura in Valsesia dal XV al XVIII secolo. Valsesia Editrice, Borgosesia (1985) Ballarè E., San Giacomo Maggiore - Campertogno. Inventario del Museo. Tipolitografia di Borgosesia, Borgosesia (2002) Molino G., Campertogno. Storia e tradizioni di una comunità dell'alta Valsesia. Centro Studi Zeisciu, Magenta (2006) Nella pagina seguente sono raccolte le immagini di alcuni particolari dell'antico altare. 5

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