Orafi e Argentieri a Messina Dal XIII al XIX secolo Messina fu importante centro di produzione nel settore dell arte orafa ed argentiera,apprezzata e magnificata in tutto il mondo. A Messina c erano oltre 300 botteghe di orafi ed argentieri e l intera strada dove la gran parte prospettavano era stata loro dedicata. I più famosi orafi rispondevano ai nomi dei Juvarra, dei Rizzo, dei Campagna, dei Donia, dei D Angioia, Dei Bruno e dei Frassica, oltre a Giovanni Artale Patti. Le loro creazioni d arte costituiscono un patrimonio immenso sparso in tutto il mondo, con una grande concentrazione nel Tesoro della Cattedrale di Messina, dov è custodita la Manta d oro che ricopre il dipinto raffigurante la Madonna della Lettera sull altare maggiore.
La preziosissima opera fu commissionata dal Senato Messinese il 29 aprile del 1659, all orafo e scultore fiorentino Innocenzo Mangani, che vi lavorò dal 1661 al 1668. Alla sua realizzazione contribuì anche l argentiere messinese Giovan Gregorio Juvarra. L opera è formata da due parti sovrapposte: la parte in rame, che funge da supporto, e la parte visibile, in oro finemente cesellato e sbalzato in modo da riprodurre due tessuti secenteschi, quali un damasco e due broccati. L abilità del cesellatore è tale da rappresentare la trama dei tessuti con la morbidezza tipica della stoffa, riproducendone le pieghe, il senso della prospettiva e i particolari del ricamo. La manta fu ornata, nel corso dei secoli, da gioielli, gemme, smalti e preziosi, donati da regine, principi, nobili, arcivescovi, in segno di devozione e ringraziamento alla Madonna della Lettera.
La corona della Vergine, con terminazioni a giglio, è un vero capolavoro di oreficeria, dove monili, gemme, smalti, oro e perle sono sapientemente incastonati. Il volto della Vergine e i bordi delle vesti sono sottolineati dalla presenza di catene in oro, smalti siciliani e gemme che la impreziosiscono. Dal collo della Madonna pende un grosso collare col toson d oro a cui è agganciato un piccolo ciondolo composto da una perla a forma di pecorella del Canonico Decano Don Alberto Arenaprimo, XVIII sec.
A sinistra, sulla spalla della Vergine, una bellissima gioia a forma di ramo fiorito, donata nel 1695 dalla duchessa di Uzeda; poco più in basso, una margherita di brillanti donata dalla regina Margherita di Savoia, prima regina d Italia, venuta a Messina nel 1881. Di pregevole fattura anche una spilla a forma di farfalla, decorata con diamanti a tavoletta.
Sul petto della Madonna, una grande decorazione, detta pettiglia, donata dalla Marchesa di Geraci nel 1714 per la guarigione del figlio. Sul petto del Bambino, una croce pettorale decorata con smeraldi e brillanti, appartenuta all arcivescovo Angelo Paino, XX sec.
Due medaglioni con decorazioni a smalto. Uno dei due raffigura San Giovannino, in una cornice di rubini e diamanti, opera dell orafo messinese Giuseppe Bruno, sec. XVII. L altro posto sotto la manica della Vergine, decorato in filigrana d oro, raffigura a smalto la Madonna della Lettera.
Nella sala sono esposte altre opere legate alla devozione alla Madonna della Lettera tra cui il reliquiario del Sacro Capello della Madonna, ancora oggi portato in processione.
Le due spille a forma di ramo fiorito, in oro, decorate a smalto e con pietre preziose, quali diamanti, perle, turchesi, rubini e smeraldi e il medaglione, in oro e diamanti a tavoletta, realizzato in occasione della festa della Madonna della Lettera del 1672, raffigura la Vergine con il Bambino e un coro di angeli.
Fra i tantissimi, pregevoli pezzi d oro e d argento custoditi spiccano: - il braccio reliquiario di San Marciano e la lampada di cristallo di rocca detta Pigna
- il braccio reliquiario di san Giovanni di Camaro
- il Paliotto di Francesco Juvarra
Anche la cinquecentesca chiesa di san Giovanni di Malta, accanto alla Villa Mazzini, conserva un prezioso museo di argenterie poco conosciuto dai messinesi e dai turisti.
Il Vascelluzzo Il Vascelluzzo è alto 250 cm. e si compone di un'anima lignea ricoperta da lamine d'argento. A tre alberi, sull'alberatura trova posto il ripiano con la corona regale argentea sorretta da angioletti, destinato ad accogliere il reliquiario dei capelli della Madonna. Sulle murate, raffinate incisioni raffigurano armi, trofei e strumenti di navigazione. Un leone rampante orna la prua e quattro putticariati di decorano la poppa sulla quale è incisa la Madonna di Porto Salvo,patrona dell'omonima Confraternita ancora esistente, che lo fece realizzare. Non si conoscono i nomi degli autori che nei secoli si avvicendarono nella costruzione del "Vascelluzzo". Maria Accascina ne propose l'attribuzione a Giovan Gregorio Juvarra, solo per il rivestimento argenteo del vascello, cogliendone affinità stilistiche con alcune parti del "Ferculurn" di San Giacomo di Camaro, dello stesso argentiere. In seguito cambiò l'attribuzione riferendola ad "anonimi argentieri" del XVII-XVIII secolo.