MARMOLADA. Marmolada di Penia, Via Classica CINQUE

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MARMOLADA Marmolada di Penia, Via Classica CINQUE

La regina delle Dolomiti possiede senz altro un fascino particolare. Il versante nord è ammantato dall unico grande ghiacciaio delle Dolomiti. Anche se in forte ritiro è ancora una bella distesa di neve e ghiacci, raggiunta dalla funivia che deposita i turisti a pochi passi dalla vetta della Punta di Rocca a quasi 3300 m. Il versante sud è una delle pareti dolomitiche per antonomasia, la parete d argento, una muraglia lunga chilometri ed alta attorno ai 900 m sulla quale si alternano settori di placche grigie e compatte (su cui si svolgono itinerari mitici come la via Attraverso il Pesce, l Ideale, la Vinatzer, Tempi Moderni, Don Quixote e molte altre) a settori più tipicamente dolomitici con camini, diedri e strapiombi dove si snodano vie altrettanto celebri (Soldà, Micheluzzi, Conforto) oltre alla vecchia via classica, unico itinerario di vecchio stampo e difficoltà tecniche sotto il sesto grado. Una scalata su una qualsiasi via della sud è una specie di viaggio sempre di notevole impegno generale. Principali punti d appoggio Rifugio Onorio Falier (Ombretta), m 2080 È il vero e proprio santuario alpinistico della Marmolada, al cospetto della grande parete d argento che dai qui si abbraccia in tutta la sua ampiezza. Naturalmente è la base per tutte le scalate sul versante sud della Marmolada e si trova in posizione un po elevata sopra il verde fondo della bellissima Val Ombretta. Lo si raggiunge in un ora e mezza da poco sopra Malga Ciapela: prima della funivia c è una stradina asfaltata che, transitando nei pressi del campingi, risale per qualche km la bassa Val Ombretta fino ad un piccolo parcheggio. Proprietà del CAI, 50 posti circa, tel. 0437 72 20 05 Vie: Marmolada di Penia, via Bettega-Tomasson CINQUE Bivacco Marco Dal Bianco, m 2730 Sorge al Passo di Ombretta, un po nascosto dietro uno spuntone di roccia alla base delle Cime Ombretta. Gli attacchi delle vie della Marmolada di Penia sono a10 minuti dalla struttura. Può essere utile per chi non vuole sobbarcarsi la mattina presto l avvicinamento dai rifugi, anche se, naturalmente, qui non si può contare su un buon letto e su una cena. Lo si raggiunge in poco meno di due ore sia dal Rifugio Contrin sia dal Falier, su buon sentiero. Proprietà del CAI, recentemente rimesso a posto, conta sulle 9 tipiche cucette. Vie: Marmolada di Penia, via Bettega-Tomasson Capanna Punta Penia, m 3342 È il rifugio più alto delle Dolomiti, sorgendo sul punto dominante dell intera regione. Un vero e proprio nido d aquila, costruito in lamiera, dal quale si sovrasta qualsiasi punto circostante. Data la sua posizione è utile quando si è all uscita delle vie che salgono alla Punta di Penia, fra le quali la classica Bettega-Tomasson. Il rifugio privato, gestito in estate. Si può anche pernottare (10 posti circa). È molto frequentato di giorno da escursionisti che salgono qui per la ferrata, sia provenendo da Passo Fedaia sia dal Rifugio Contrin, o per la via del ghiacciaio. Di notte è quasi sempre deserto. Vie: Marmolada di Penia, via Bettega-Tomasson CINQUE Rifugio Contrin, m 2042 È l altro rifugio storico della Marmolada e sorge sul versante fassano in vista della parete SO della cima principale. Una bella passeggiata di due ore conduce qui partendo da Alba di Canazei. Per le vie al versante sud della Punta di Penia (cioè la vetta del gruppo) è più comodo rispetto al Rifugio Falier, in quanto la discesa per la ferrata termina a Forcella Marmolada dalla quale si può scendere direttamente al rifugio. Proprietà dell ANA, recentemente rinnovato, dispone di 100 posti letto circa. Tel. 0462 60 11 01; www.rifugiocontrin.it. Vie:Marmolada di Penia, via Bettega-Tomasson 142 143

MARMOLADA DI PENIA m 3342 Parete S (via Classica) PRIMI SALITORI: Michele Bettega, B. Zagonel, Beatrice Tomasson, 1 luglio 1901 DISLIVELLO: 650 m SVILUPPO: 1000 m DIFFICOLTÀ: D+ max 5 TEMPO PREVISTO: 7 9 ore ROCCIA: discreta (comunque buona nei tratti difficili) MATERIALE: cordini, dadi, eventualmente 3 4 chiodi per l ultima parte (soste attrezzate, chiodi di passaggio presenti) PUNTI D APPOGGIO: Rifugio Falier, m 2080, CAI, posti 45, (5 posti nel locale invernale, ben tenuto), aperto dal 20/6 al 20/9, tel. 0437 72 20 05. Rifugio Contrin, m 2016, ANA, posti 110 (12 nel locale invernale), aperto dal 20/6 al 20/9, tel. 0462 60 11 01; www.rifugiocontrin.it. Capanna Punta Penia, m 3342, privato, posti 10, aperto dal 1/7 al 15/9, tel. 0462 60 10 37 (in vetta). Bivacco Marco Dal Bianco, m 2727, CAAI, posti 9, sempre aperto CARTINE: Tabacco La Marmolada è la Regina delle Dolomiti e la sua parete S, assieme a quella del Civetta, è sicuramente La Parete sulla quale vi sono fiumi di itinerari estremi che hanno fatto la storia. La via Tomasson (aperta 1901, ed estrema per quegli anni) è l unico itinerario sotto il 6, anche se nel complesso l impegno è notevole, sia per la lunghezza, sia per la difficoltà nell affrontare faticosi passaggi in camino. Tra l altro fino ad oltre la seconda terrazza le difficoltà sono sempre piuttosto costanti e sostenute. La roccia è spesso poco solida. Il piacere più grande è quello di percorrere una via grandiosa su una parete grandiosa. Ricordatevi che in vetta c è la piccola Capanna Punta Penia che potrà accogliervi la sera in caso di stanchezza o maltempo. ACCESSO Dal Rifugio Falier si sale fin quasi al Passo Ombretta, alla fine per faticose ghiaie (alla base della parete S della Marmolada, non verso le Cime Ombretta dov è il Bivacco Dal Bianco possibile base di partenza). Ca. 80 m sotto la sella, si traversa a dx per labili tracce il grande cono ghiaioso mobile che scende dalla base del Pilastro S della Punta Penia, puntando alla base del grande pulpito che sostiene la prima grande terrazza. L attacco è in corrispondenza delle rocce più facili sotto la serie di camini che scendono dalla terrazza. Si è accanto alla targa ricordo in tedesco a Gehrard Schneele. Ore 1,45. È possibile giungere qui anche dal Rifugio Contrin salendo fino al Passo Ombretta per buon sentiero e scendendo dall altra parte per 80 m verso la Val Ombretta (ore 2); soluzione comoda se si scende per la ferrata. Linea generale di salita Vedi schizzo; dall attacco è visibile solo il tratto fino alla prima terrazza. Da Passo Ombretta si vede bene il tratto fra le due terrazze. SALITA 1) Si traversa a dx per roccette e piccole cenge (non portarsi subito in alto per rocce facili), fino alla base di due caminetti paralleli (1C alla base), che costituiscono l inizio della serie di camini principale. 35 m; 2 ; 1CF. 2) Meglio per il caminetto a sx (2C), superando all esterno un piccolo 144 fogli 015 (Marmolada Ci- 145 vetta) o 06 (Val di Fassa), scala MICHELE BETTEGA (1853-1937) Primierotto, signore incontrastato delle Pale di San Martino, fu la grande guida del luogo alla fine dell 800, dove agì aggiudicandosi numerosissime ambite prime salite, conoscendo palmo a palmo il bellissimo gruppo dolomitico. Iniziò come accompagnatore dei clienti del primo albergo alpino di San Martino di Castrozza. Si dice che salì 267 volte! il solo Cimon della Pala, guidò un folto gruppo all ambitissima prima salita della Pala di San Martino (1884) e compì quasi altre 50 prime salite assolute nel gruppo delle Pale e non solo (Odle, Tamer). Fu anche uno dei pionieri dell alpinismo invernale, salendo nel 1892 la Grande Lavaredo, mentre nel 1908 inaugurò anche l epoca delle gite in comitiva in inverno, accompagnando il gruppo del CAI di Venezia sulla Rosetta. Partecipa attivamente alla conquista delle grandi pareti dolomitiche: nel 1894 tenta la nord della Piccola Civetta, ma fu a fine carriera e fuori dalla sua valle che conquistò la scalata che sarebbe stata il suo capolavoro e metro di difficoltà per imprese successive. Con la cliente inglese Beatrice Tomasson e l altra grande guida di Primiero, Bortolo Zagonel, scalò la grandiosa parete sud della Marmolada lungo un itinerario ancora oggi affascinante ed impegnativo per la lunghezza, complessità, roccia ed anche per la difficoltà che comunque

masso incastrato (1C) e poi un secondo più grosso (p. 4 +, stretto se superato all interno) sopra il quale si sosta. 25 m; 4, 4 +; 3C, 2CF. 3) Nel camino fin sotto un salto un po strapiombante (1C) che si scala aiutandosi con la fessura nel fondo (p. 4 +, 1C sopra). Poi per rocce più facili nel fondo del camino (1C in fondo ad una nicchietta) e ancora nel camino in leggera diagonale a dx fin sotto un altro breve salto nerastro. 40 m; 4, 4 +; 3C, 2CF. 4) Si scala il breve salto strapiombante (p. 4 +) per poi proseguire nel fondo del camino con difficoltà costanti (3C) sostando nel fondo dove questo si raddrizza ed è sbarrato in alto da un macigno. 30 m; 4, 4 +; 3C, 2CF. 5) Il camino è verticale e liscio: in opposizione (2C) fin a volte tocca quasi il 5. La storia della scalata è alquanto complessa e coinvolse vari attori. Il primo ad intuirne le possibilità di scalata fu la guida fassana Luigi Rizzi che per primo pensò possibile la salita. Precedenti sopralluoghi di scalatori come Ampferer e Winkler avevano giudicato infattibile l ascensione. Rizzi salì e scese da solo e senza corda il primo terzo di parete, fino alla prima grande terrazza nel 1900, impresa pazzesca e al limite dell incoscienza. Nonostante alcuni testi riportino una variante Rizzi alla prima terrazza lungo le rocce che guardano direttamente Passo Ombretta, probabilmente il fassano salì e scese per i camini ancora oggi usati e percorsi poi da Bettega e soci, lungo un terreno più congeniale all arrampicata dell epoca, in scarponi e senza protezioni. Rizzi propose la salita alla sua cliente inglese Beatrice Tomasson, con la quale aveva scalato lo stesso anno il Daint de Mesdì. Il progetto non andò in porto per il sopraggiungere del brutto tempo. Sembra per questioni economiche l anno successivo i due non si accordarono e l inglese andò a Cortina a cercare altre guide per la salita a cui teneva enormemente. Non si conoscono i nomi delle guide (probabilmente Pompanin e Dimai) che accompagnarono l inglese in un tentativo lungo le rocce soprastanti Passo Ombretta. Le guide scelsero questo lato per salire alla prima terrazza in quanto più basso e diretto, sotto il masso incastrato. Dal secondo ch. incontrato, si traversa a dx per 3 m su un ballatoio molto liscio (p. 5, 1C sulla dx alla fine; delicato), oltre il quale si riprende a salire sul fianco dx del camino (1C), rientrandovi ben sopra il masso, fino a una buona sosta su rocce più facili. 30 m; 4 +, 5 ; 4C, 2CF. 6) Si continua nel camino, sostenuto ma senza passaggi rilevanti, sostando ancora nel fondo dello stesso. 40 m; 4 ; 4C, 2CF. 7) Il camino si restringe e per qualche m si alza più verticale, con un difficile passaggio (p. 5 -, 1C), oltre il quale le rocce si fanno più facili ed il camino inizia ad esaurirsi (2C) sotto le cenge che portano alla prima terrazza. 30 m; 4, 5 -; 3C, 2CF. 146 147 ma le placche levigate, seppur appoggiate, non erano certo il terreno che permettesse una facile scalata al tempo. Il tentativo fallì. La Tomasson non si arrese ed andò a Primiero per ingaggiare altre guide: Bettega e Zagonel. Questi non avevano mai visto la Marmolada ma, con grande intuito, imboccarono quella serie di camini verticali ed molto difficili che però permettevano la salita e li condussero in vetta nella bufera. Si realizzò così la salita che fino all epoca di Dibona fu la più ambita fra i dolomisti. Durante la Grande Guerra, suddito austriaco, condusse pattuglie italiane nella zona. nel 1917 fu incarcerato dagli austriaci dopo il loro ritorno in valle a seguito della rotta di Caporetto. In questa guida, oltre alla via sulla Marmolada, è presente anche la sua via normale alla Cima Canali, bel percorso d ambiente, che conserva la severità di un tempo.

8) Si segue a sx una facile cengia che deposita sulla prima terrazza (ometto). 15 m; 2. 9) Si traversa a sx lungo la terrazza, facile ma facendo attenzione nell attraversamento di un colatoio, oltre il quale la terrazza si allarga a grande ballatoio ghiaioso; sosta sotto una facile rampa che sale da dx a sx. 35 m; 1, 2. 10) Per la rampa in diagonale a sx fino dove le rocce tornano ripide. 15 m; 1, 2. 11) Una breve fessura in diagonale a sx (1C), per poi salire in diagonale a dx per rocce più articolate ad un terrazzino poco sotto la grande placca bianca. 30 m; 3, 4 ; 1C, 2CF. 12) Gradini rocciosi un po friabili portano sotto la placca. Si traversa a sx (1C) portandosi sotto la profonda fessura che al limite sx della placca. Si scala la fessura (qui dovrebbe iniziale la traversata leggermente discendente della via originale), che sale in diagonale a dx verso la torretta, il cui inizio è difficoltoso (p. 4 +, 3C). Sosta 15 m sotto le rocce giallastre della torretta. 45 m; 4, 4 +; 4C, 2CF. 13) Per fessura fino al camino-diedro soprastante, formato dalla base della torretta (1C). Lo si scala (1C) e si continua lungo la profonda fessura (1C) che porta alla base del profondo e tetro camino della torretta. 40 m; 3 +, 4 ; 3C, 2CF. 14) Il camino è ostico, nonostante i chiodi (5, 4C). L ultimo tratto è un po più facile (1C) e porta alla forcelletta dietro la torretta (entrata nell intaglio stretta e delicata). 30 m; 4 +, 5 ; 4C, 3CF. 15) Con una breve CD verticale ci si cala su un terrazzino (10 m) che si percorre a dx (faccia al monte) per qualche m fino al fondo della gola-diedro che scende dalla seconda terrazza e ricongiungendosi con l itinerario originale. 15 m; CD e 1 ; 1CF. 16) Lungo la fessura nel fondo del diedro (1C) fin dove appare facile uscire a dx per una fessura sulla faccia dx (2C) fino a una comoda sosta. 40 m; 3 +, 4 ; 3C, 2CF. 17) In diagonale a dx per fessure di roccia chiara sostando su una cengetta poco sotto la seconda terrazza. 35 m; 3, 4 -; 1C, 2CF. 18) A dx per la cengia superando un basso gradino (1C) che deposita sulla grande spianata. Sosta su massi. 20 m; 2, 3 ; 1C. 19) Si cammina a dx su roccette e detriti per ca. 80 m, passando sotto un caratteristico pilastro giallastro staccato (muretti da bivacco). 80 m; 1. 20) Subito oltre il pilastro salgono due fessure parallele; se ne raggiunge la base salendo un breve gradino. Si scala quella di dx, con difficoltà continue (3C). 25 m; 3, 4 ; 3C, 2CF. 21) Lungo il sistema di fessure (1C), superando un passaggio verticale e difficile (4 +, 1C), sopra il quale le rocce più agevoli. 25 m; 4 -, 4 +; 2C. 22) Si scalano i soprastanti gradoni (facile ma roccia discreta) fino a una fessura-rampa che sale in diagonale a dx. 25 m; 2, 3. 23) Una paretina porta alla base della fessura che si vince con arrampicata sostenuta (p. 4 +, 3C). In cima buona sosta. 25 m; 4, 4 +; 3C, 2CF. 24) Senza via obbligata per salti e fessure tenendosi a sx della grande gola che scende dalla forcella fra Punta Penia e Punta di Rocca (Pilastro Nino). Conviene portarsi a una forcelletta più a sx del punto più basso, proprio sotto la Punta Penia. 130 m; 2, p. 3. 25) Dalla forcelletta lungo la cresta sommitale (alla nostra sx) con qualche traccia di passaggio (preferibile tenersi sul lato del ghiacciaio), risalendo poi il breve pendio detritico fino alla croce ed alla vicina Capanna Punta Penia. 100 m; 1. DISCESA La discesa è escursionistica. Scartando la via normale del ghiacciaio (scomoda perché porta a Passo Fedaia e richiede almeno una piccozza), si userà la ferrata della cresta O, con la quale si scende a Forcella Marmolada, m 2900 (ore 1,15; percorso facile ma attenzione con ghiaccio o bagnato). Dalla forcella si scende a sx (versante S) in Val Rosalia con una scaletta. Da qui per il Rifugio Contrin si continua a scendere per ghiaie e sentiero (ore 1 dalla forcella; 2,15 dalla cima); per il Falier ci si tiene a sx alla base delle pareti (segnavia e tracce di passaggio), e con vari saliscendi su detriti si raggiunge Passo Ombretta (30 min. dalla forcella), da dove si scende in 1 ora al Rif. Falier (ore 3 dalla cima). 148 149