PRIMA TAPPA Una folla di persone chiamate per nome nel proprio qui ed ora Il testo: At 26,9-18 Anch io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù Nazareno, come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti, e quando venivano condannati a morte, anch io ho votato contro di loro. In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a farli bestemmiare, infuriando all eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere. In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me ed i miei compagni di viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te recalcitrare contro il pungolo. E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando ad aprire loro gli occhi perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me. Per la riflessione Vogliamo riflettere insieme a Paolo sul mistero del nostro essere persone chiamate a vivere il dono della propria vocazione. La lettura di questa pagina degli Atti degli Apostoli, nella quale Paolo ricorda la sua storia al re Erode Agrippa, può aiutarci a penetrare nel cuore dell esperienza spirituale di Paolo e permetterci di chiedergli di raccontarci, nella
logica della serietà e della deontologia scientifica lucana (cf. Il Prologo del suo vangelo:lc 1,1-4), come Colui che discerne i nostri cuori (cf. 1 Ts 2,4b) lo abbia formato alla scuola di questo discernere ed incarnare il mistero della volontà personale di Dio nel suo qui ed ora nel proprio cammino umano e spirituale. Il racconto paolino ci fa conoscere il palpitare di Saulo nell esercitare la sua memoria in questa riattualizzazione degli eventi, delle circostanze e delle persone attraverso le quali e nelle quali il Signore è intervenuto nella sua vita, chiedendogli di aprire gli orizzonti del proprio essere verso quelli della terra inesplorata della sua volontà e della sua giustizia 1. Paolo non ha paura di riconoscere il suo passato di bestemmiatore, persecutore e violento delle vie e dei pensieri di Dio (cf. 1 Tm 1,13). Ricorda con emozione e con passione di essere stato tra coloro che hanno acconsentito alla condanna a morte di Stefano (At 8,1) e di altri (At 26,10). Sembra suggerire la necessità soteriologia di rivestirsi dei panni del proprio peccato e delle proprie arroganze per permettere, in pienezza, alla luce del Risorto di scoverchiare le tenebre della sua ignoranza per giungere ad una vera, autentica e trasparente esperienza-incontro con Colui dal quale siamo conosciuti (1 Cor 13,12c). Infatti al versetto 13 c è il riferimento esplicito alla luce dal cielo, più splendente del sole. Su questa luce Paolo ha, sicuramente, molto riflettuto tanto che ai Corinti scrive: Quel Dio che ha detto: Sia la luce, è lo stesso che ha rifulso nei nostri cuori ( 2 Cor 4,6). La luce del Risorto lo permea talmente da scoprire sempre più verso quale direzione ed orientamento questo avvenimento lo ha portato. Essere ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora ; per questo ti mando ad aprire loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio (At 26,16-17). Essere strumento, servo, ministro e testimone, nella luce del Risorto, del discernimento fra ciò che è luce e ciò che è tenebra, tra ciò che è in potere di satana e ciò che è di Dio. Servo, dunque, del discernimento a favore delle genti perché siano 1 Il credente, che gode del discernimento spirituale, coglie le indicazioni dello Spirito, riflettendo sulle proprie situazioni, meditando sulle possibili attività, valutando i propri personali sentimenti interiori, esaminando alla luce evangelica la propria esperienza attiva e contemplativa. T. GOFFI, L esperienza spirituale, oggi. Le linee essenziali della spiritualità contemporanea, Brescia 1984, 92.
santificate per la fede nel Cristo, che lo ha conquistato (Fil 3,12) e giungere alla sua piena maturità. Sembra questo essere solo l inizio ed il compimento del mistero dell esperienza cristica sulla strada di Damasco del Paolo, che vive in ciascuno di noi, ma siamo solo all inizio della nostra contemplazione e del nostro pellegrinaggio spirituale. Al Paolo impegnato nella sua difesa davanti al re Agrippa possiamo formulare, ora, un interrogativo perché ci illumini, a nostra volta, sulla dinamica del nostro formarci alla scuola del divenire persone rese strumenti, servi, ministri e testimoni della volontà personale di Dio in noi. La domanda potrebbe enuclearsi in questo modo. Paolo di Tarso, che consapevolezza avevi di te e del tuo mistero quando la luce di Damasco ti ha raggiunto? Paolo ci risponde chiedendoci di ripercorrere, insieme con lui, i tratti autobiografici del terzo capitolo della lettera ai Filippesi, dove afferma, con forza, che il Signore lo ha visitato quando lui era convinto di essere, ormai, nel pieno possesso dei valori fondamentali, conquistati a caro prezzo, e sui quali poter distinguere e discernere, con assoluta sicurezza, ciò che è da Dio e ciò che non è da Dio 2. Per l approfondimento Un tema fondamentale che troviamo scorrendo la Bibbia è quello di essere chiamato per nome. Non è ora il momento più propizio per enumerare i tanti e ricchissimi testi biblici che comprovano questo tema. La conclusione sarebbe semplicemente la seguente: io non sono uno dei tanti nella folla per Dio; non sono per Lui un numero della serie e neppure sono catalogato in un biglietto; sono irrepetibilmente unico, perché Dio mi chiama per nome. Questa realtà potrebbe essere certamente chiamata la mia identità personale oppure il mio orientamento personale nella vita oppure ancora il mio profondo e vero io. Secondo la Bibbia, però, preferisco chiamarla la mia vocazione personale : E cosa triste il fatto che abbiamo spesso limitato il termine vocazione alla chiamata al sacerdozio o alla vita religiosa, e forse a malincuore parliamo sempre più della vocazione 2 Il dramma di Paolo è un dramma sottile, difficile, quale lo può vivere un uomo profondamente religioso e minacciava di diventare distorsione radicale dell immagine di Dio in lui. Ecco da dove viene Paolo e la sua violenza ideologica. La violenza ideologica, frutto di fanatismo e dell incapacità di capire gli altri se non come sottomessi a se stessi, non è scomparsa ai nostri giorni. Ancora l uomo cerca una salvezza propria, cerca una giustizia e un autogiustificazione che porta ad ogni genere di aberrazioni, pago di un possesso in cui ci si crede totalmente padroni, e non servi, della verità : C.M. MARTINI, Le confessioni di Paolo, Milano 1997, 37.
al matrimonio o vocazione al laicato. Di fatto, nella Bibbia,la parola di Dio designa ogni chiamata ad uno specifico orientamento o missione nella vita, come vocazione. [ ] Stiamo tutti sospirando di avere unità e integrazione, in particolare noi, apostoli attivi. Francamente il grido più profondo del cuore che io sento degli apostoli attivi, nel mio ministero di direzione spirituale, è il grido, il desiderio di unità e di integrazione: Ho tante cose da fare durante il giorno questo, quest altro e ancore altre cose che alla fine della giornata sono sfinito, distrutto, dissipato. Come vorrei fare una cosa sola in profondità! Non è vero che più si avanza in perfezione e maturità, più semplici si diventa una semplicità non di impoverimento, ma di una ricchezza concentrata in profondità! -.:Herbert ALPHONSO, S.J., La vocazione personale. Trasformazione in profondità per mezzo degli esercizi spirituali, Roma 1994, 19.24. Per la preghiera Ci rivolgiamo direttamente a te, apostolo Paolo. Tu vedi con quanta presunzione pretendiamo di penetrare nel mistero della tua vita che tu stesso hai ripensato in tanti anni. Se lo facciamo è perché vogliamo conoscerti attraverso la conoscenza di ciò che Dio ha fatto in te, conoscere chi è Dio, chi è Gesù Cristo, chi è Gesù per noi. Noi sappiamo che tu, apostolo Paolo, non sei indifferente davanti al nostro desiderio; anzi è il tuo desiderio. Tu hai vissuto per questo, hai sofferto e sei morto per questo. E per la tua sofferenza e per la tua morte che ora ti preghiamo. Apri i nostri occhi come il Signore ha aperto i tuoi, perché comprendiamo la potenza di Dio in te e la potenza di Dio in noi. Donaci di comprendere ciò che tu eri prima della conversione, ciò che noi eravamo prima che Dio ci chiamasse, ciò che noi siamo di fronte alla chiamata di Dio. Ci rivolgiamo anche a te apostolo Matteo perché, uscendo da ciò che crediamo di sapere o di avere già capito, entriamo nella terra sconfinata che è la Parola di Dio, In questa terra sconfinata troviamo il nutrimento, l acqua e la manna che ci fanno camminare, il fuoco che ci riscalda e ci illumina, ascoltiamo la Parola di Dio, vediamo il lampo della sua gloria. Anche a noi sia concesso, come a Paolo e a Matteo, di portare il tuo messaggio e con libertà di parola e di spirito. Ascolta, o Padre, la preghiera che ti facciamo insieme agli Apostoli Paolo e Matteo, insieme con Maria, Madre di Gesù. Per Cristo nostro Signore. Amen.
(Card. Carlo Maria MARTINI)