non profit Innovare ed investire per creare nuovo lavoro

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non profit Anno XVIII - Numero 2 - Giugno 2014- Periodico trimestrale - Reg. Trib. TV n. 1003 12/07/96 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - 70 % - DCB-TV Innovare ed investire per creare nuovo lavoro

Editoriale non profit Anno XVIII - Numero 2 - Giugno 2014 - Periodico trimestrale - Reg. Trib. TV n. 1003 12/07/96 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. - 70 % - DCB-TV GIACIMENTI INESPLORATI Sommario EDITORIALE pag. 3 LA SFIDA DELLA COOPERAZIONE SOCIALE NELLA CASTELLANA pag. 4 FONDAZIONE DI COMUNITÀ DELL'ALTA PADOVANA pag. 7 ANNO DEL PINGUINO PER LA CONCILIAZIONE LAVORO-FAMIGLIA pag. 9 UN SEMINARIO SULLA COOPERAZIONE SOCIALE pag. 11 WORK IN PROGRESS IN AREA BOLANI pag. 13 NUOVI STRUMENTI PER I SERVIZI PSICHIATRICI pag. 14 INTERVISTA A BALDO: DA MINORANZA PROFETICA A MASSA CRITICA pag. 16 RECENSIONE DEL LIBRO DI GIOVANNI MORO CONTRO IL NON PROFIT pag. 18 PESCATORI PER UN GIORNO LUNGO IL BRENTA pag. 20 In questi anni spesso si è guardato alla crisi come a un periodo da attraversare, come a una zona d ombra da superare per ritornare allo stato delle cose precedente. E se non fosse così? E se la crisi, invece, fosse una preziosa fase di cambiamento che ha messo in luce l inadeguatezza e, a volte, l inconsistenza o addirittura la pericolosità sociale dei modelli precedenti? Una cosa è evidente: la crisi ha permesso a ognuno di noi di guardare la nostra quotidianità con occhi nuovi. Di iniziare un processo di ri-pensamento di quei paradigmi che hanno guidato le nostre scelte e le nostre azioni fino a questo momento. E questo è successo anche alle nostre cooperative e al nostro Consorzio che, pur mantenendo salda la mission originaria, cioè generare lavoro, si trovano ad affrontare un importante processo di cambiamento. Questa è la sfida che il nostro tempo ci pone di fronte: riuscire a battere le strade inesplorate che gli occhi nuovi, solo ora, ci permettono di vedere. Lo sguardo nuovo ci ha permesso di prendere consapevolezza del fatto che la nostra comunità custodisce in sé un tesoro inestimabile di risorse umane, finanziarie e soprattutto relazionali: giacimenti inesplorati, potremmo definirli. Si tratta di risorse che attendono solo di essere usate e che finora sono rimaste in qualche modo nascoste. Per farle emergere servono, ora, importanti progetti sociali, serve tutta la creatività di cui saremo capaci, serve ingegneria sociale. In un momento in cui spesso si sente parlare di mancanza di possibilità, dobbiamo saper vedere spazi dove nessuno li ha mai nemmeno immaginati. Da qui dobbiamo ripartire per dare risposta ai bisogni sempre più impellenti che emergono dal territorio. Il nostro compito è di escogitare soluzioni. Nella consapevolezza che ora si siano create le condizioni per un dialogo e una collaborazione tra profit e non profit. Un incontro tra due mondi, apparentemente incomunicabili, che può generare valore da ridistribuire poi alla comunità. Presidente Consorzio In Concerto Bruno Pozzobon Direttore responsabile: Raffaele Cesarano. Segretaria di redazione: Chiara Antonioli. Comitato di redazione: Chiara Antonioli, Federica Florian, Oscar Licini, Alessandro Mason, Lorenzo Massone, Armando Mattesco, Bruno Pozzobon, Germano Tonetto, Linda Torri, Giuseppe Vedovato. Graica e stampa: Vario Modo Castelfranco Veneto. Foto: Carlo Bragagnolo, Franco Faleschini, Federsolidarietà Veneto, cooperativa Montelletto. 2 3

LA SFIDA DELLA COOPERAZIONE SOCIALE NELLA CASTELLANA: INNOVARE ED INVESTIRE PER CREARE NUOVO LAVORO di Federica Florian e Chiara Antonioli "Le cooperative sociali, tramite l'agenzia sociale per il lavoro della Castellana, stanno rilanciando la loro proposta occupazionale." "Nella sola area della Castellana le cooperative sociali fatturano quasi 50 milioni di euro, danno lavoro a quasi 1.200 lavoratori ordinari, più 204 lavoratori svantaggiati. Di fatto, rappresentano la più grande azienda del territorio." Nel 2011 le cooperative sociali dell'area di Castelfranco Veneto hanno fatturato 48 milioni e 531mila euro, con un patrimonio totale (fra capitale sociale sottoscritto e riserve cumulate) di 8 milioni di euro, dando lavoro a 1.198 lavoratori ordinari, più 204 lavoratori svantaggiati e 48 lavoratori volontari. La ricerca è stata presentata dal prof. Carlo Borzaga dell'università di Trento il 15 maggio scorso, presso il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, in occasione del convegno Altri ingegni per nuovi congegni. La cooperazione sociale: proposte per l'economia nella Castellana promosso dal Consorzio di cooperative sociali In Concerto, Cooperativa N.O.I., con il patrocinio del Comune di Castelfranco Veneto e di Unicredit Foundation. La maggior parte di queste cooperative sociali lavora con disabili psichiatrici o isici -ha spiegato Borzaga-; si ricorre all'utilizzo di borse lavoro nella fase di inserimento iniziale, ma poi prevale l'inserimento stabile. Mediamente, un lavoratore svantaggiato inserito in una cooperativa sociale genera per la Pubblica amministrazione un risparmio netto di 6mila euro l'anno. Le cooperative castellane sociali analizzate da Borzaga operano nella metà dei casi nel settore manifatturiero e dei servizi, con buona presenza nei trasporti e nel magazzinaggio, nella manutenzione del verde e nelle pulizie, nonché nell agricoltura. In occasione del convegno del 15 maggio sono state presentate alcune esperienze di buone pratiche per gli inserimenti lavorativi, come è stato il progetto Jump into Job della cooperativa N.O.I., che ha coinvolto una quindicina di ragazzi svantaggiati e che si è aggiudicato il premio Strategie di coesione sociale per i giovani promosso da Unicredit Foundation per il sostegno di progetti di inclusione lavorativa. Durante l'incontro sono stati poi presentati due progetti innovativi elaborati con il contributo determinante delle cooperative sociali, fra le quali il Consorzio In Concerto, con l'obiettivo di favorire l occupabilità delle persone svantaggiate e di creare ed inventare nuovi posti di lavoro, generando rete e sistema nel territorio, a cominciare dalla collaborazione fra il cosiddetto mondo proit e non proit, facendo dialogare fra loro il settore pubblico e quello del privato-sociale. Nella consapevolezza che nessun soggetto è oggi in grado di fare fronte da solo, in modo eficace, ai bisogni sempre più complessi che la realtà attuale presenta. a. Agenzia sociale per il lavoro della Castellana Riguardo, un'associazione che mira a coinvolgere soggetti istituzionali, privati e del privato-sociale (Comuni, cooperative sociali, Cisl e Cgil, Confartigianato, CNA, Unindustria, Fondazione La Fornace, agenzia per il lavoro Umana), con la inalità di realizzare in modo organico e stabile azioni integrate per l inserimento o il reinserimento lavorativo delle persone svantaggiate in termini innovativi, interrompendo così la spirale viziosa dell assistenzialismo. In particolare, ci si propone di creare uno sportello che offra un servizio dedicato e personalizzato di accoglienza, di ascolto e di accompagnamento per migliorare l occupabilità delle persone deboli e svantaggiate; si tratta poi di dotare tale agenzia di competenze e strumenti capaci di svolgere un ruolo propulsivo e lungimirante di incubatore di idee e di progetti inalizzati a creare buon lavoro generando nuove imprese e/o recuperando rami di impresa in settori ancora capaci, a certe condizioni, di stare sul mercato. b. Progetto P.O.R.T.O. (promuovere opportunità per il reinserimento nel territorio e l'occupabilità), 4 5

approvato e coinanziato dalla Regione Veneto ed attualmente in fase di realizzazione, coinvolge 27 soggetti pubblici e privati dell'area di Castelfranco Veneto per la realizzazione di alcune azioni in ambito lavorativo. Tali attività prevedono: start up di un'impresa cooperativa per la produzione di pasta fresca; 15 percorsi di riqualiicazione o ricollocamento mediante attività di accompagnamento, ricerca attiva del lavoro e formazione professionale; attivazione di circa 40 percorsi di tirocinio di inserimento o reinserimento lavorativo di contenuto fortemente professionalizzante; 10/15 assunzioni presso le cooperative del Consorzio In Concerto; formazione di un gruppo di professionisti per strutturare un servizio alle imprese per l assolvimento dell obbligo di assunzione di lavoratori disabili e svantaggiati. TAVOLA ROTONDA: Contributi per una crescita equa e solidale del territorio Alla tavola rotonda di chiusura del convegno del 15 maggio, moderata da Nicola Saldutti (caporedattore dell'economia del Corriere della Sera), hanno partecipato Sergio Rosato (direttore di Veneto Lavoro), Oscar Bernardi (presidente Confartigianato di Castelfranco Veneto), Bruno Pozzobon (presidente del Consorzio di cooperative sociali In Concerto), Carlo Borzaga (docente di Economia all'università di Trento, nonché presidente del centro di ricerche sulla cooperazione Euricse). Bruno Pozzobon ha spiegato come le cooperative sociali del territorio abbiano sulle loro spalle una grossa responsabilità. Se solo ino a qualche anno fa ha commentato l'ospedale rappresentava la più grande azienda di Castelfranco Veneto, attualmente questo ruolo è rivestito dalle cooperative sociali aggregate, con tutti i pro e contro che questo rappresenta. Abbiamo raggiunto una dimensione tale da non poter più tornare indietro. Ad oggi l'investimento delle cooperative sociali in opere pubbliche, nella sola Castelfranco Veneto, si aggira sui 15 milioni di euro, reperiti tramite il credito ordinario. Il presidente di In Concerto ha inine formulato un sogno ed una sida: Anche nel territorio della Castellana, come ormai succede un po' ovunque, negli ultimi anni molte aziende hanno chiuso i battenti, facendo disperdere un grande patrimonio di professionalità e competenze. Quelle fette di mercato lasciate libere, potrebbero oggi essere occupate dalle cooperative sociali. Ad esempio, la Fervet, che occupava 500 persone nel settore delle manutenzioni ferroviarie, è fallita, come è successo ad un'azienda analoga a Verona; così è capitato che i nostri treni italiani siano stati spediti in Svizzera per le riparazioni. Da queste esperienze aziendali concluse, sarebbe invece bello potesse nascere un' impresa di comunità, con la compartecipazione della città e della gente, per salvare e creare nuovi posti di lavoro. Oscar Bernardi, rappresentante della Confartigianato del mandamento di Castelfranco Veneto, ha iniziato il suo intervento parlando di crisi. In questi anni gli analisti hanno cercato di spiegarci in tanti modi differenti la crisi che stiamo vivendo, tanto da confonderci le idee. Ma la cosa più bella che questa crisi ci ha insegnato, ritengo sia l'assoluta necessità di collaborazione fra mondo proit e non proit, un tempo considerati distanti. Ecco allora la nascita di alcune esperienze di collaborazione fra gli artigiani ed il Consorzio In Concerto: dalla realizzazione della comunità di San Pietro in Gu, alla ristrutturazione dell'azienda agricola di Monfumo, ino all'ampliamento della casa di riposo di Castelfranco Veneto. Sergio Rosato di Veneto Lavoro ha elogiato il nuovo modello di welfare inclusivo promosso dall'agenzia sociale della Castellana, in quanto può davvero rappresentare il futuro dell'occupazione. In un mondo in cui le persone avranno sempre meno possibilità di trovare e mantenere un posto di lavoro stabile, a tempo indeterminato, il modello della nuova Agenzia sociale per il lavoro sposa il concetto che non ci si salva da soli, ma tutti insieme, contaminandosi a vicenda, poiché non è più possibile procedere ciascuno in una propria direzione. Borzaga ha inine sottolineato il peso e l'importanza della narrazione, che favorisce la coordinazione all'interno di un sistema a rete. Le cooperative sociali dispongono dell'esperienza e delle competenze necessarie per l'inserimento lavorativo eficace di persone svantaggiate, aspetto sul quale le imprese proit solitamente sono deboli, mancando loro il know how necessario. Ecco allora che le assunzioni obbligatorie diventano controproducenti, mentre il dialogo fra le parti, tra mondo proit e non proit, diventa essenziale per generare coordinamento e conoscenza fra realtà differenti. PUBBLICO E PRIVATO SOCIALE UN WELFARE GENERATIVO: LA FONDAZIONE DI COMUNITA DELL ALTA PADOVANA di Armando Mattesco Nel mese di maggio è stata presentata alla stampa la proposta di costituzione della Fondazione di Comunità Alta Padovana. In quell occasione erano presenti il direttore generale dell'ulss n. 15 Alta Padovana Francesco Benazzi, il direttore dei Servizi Sociali Gianfranco Pozzobon, il presidente di Etra spa (la municipalizzata dei Comuni dell Alta Padovana) Stefano Svegliado, Confcooperative con il presidente dell Unione di Padova Ugo Campagnaro, i sindaci designati dalla Conferenza dei Sindaci dell'ulss n. 15 Lorenzo Zanon e Alessandro Bolis. Diversi enti, diverse provenienze per un patto territoriale a sostegno di progetti ed iniziative per la comunità dell Alta Padovana. Dopo la costituzione, le adesioni saranno aperte alle imprese, alle cooperative, alle associazioni, ai privati, ossia a tutti coloro che vorranno contribuire nel perseguimento delle inalità istituzionali della Fondazione. Il capitale sociale di partenza è di 150mila euro. Quali sono le ragioni di tale iniziativa? La Fondazione di comunità nasce con l'intento di coinvolgere la comunità locale, nelle sue varie componenti, per sostenere interventi e servizi nei confronti della popolazione che presenta bisogni di natura sociale e socio-sanitaria. La proposta si colloca nell ottica del welfare di comunità e del welfare generativo, un approccio che mira a promuovere e valorizzare le varie forme di solidarietà presenti in un contesto comunitario deinito, coinvolgendole in un progetto di comunità che integra le doverose azioni dell'ente pubblico garantite dalla Costituzione con le risorse e le disponibilità dei cittadini singoli ed associati, in una prospettiva comune e condivisa. Sempre più il modello tradizionale di welfare, fondato su interventi che utilizzano risorse pubbliche in un'ottica spesso meramente assistenziale (si pensi all'entità dei trasferimenti monetari che lo Stato eroga), presenta non solo limiti di sostenibilità economica, ma appare anche incapace di trasformare i costi in investimenti. Proporre un welfare comunitario e generativo signiica prevedere che ogni intervento realizzato possa contenere un valore aggiunto in termini di "ritorno" alla comunità. La Fondazione, che si qualiica come onlus, è dunque uno strumento della comunità locale per alimentare ed organizzare la disponibilità alla donazione su progetti condivisi, utili e coerenti con i bisogni reali, ma costituisce anche il luogo in cui competenze e saperi, diversi da quelli tradizionalmente coinvolti nelle politiche sociali, possono produrre innovazione e generare nuove modalità per affrontare i bisogni. In tale prospettiva, la Fondazione di Comunità dell Alta Padovana intende coinvolgere i cittadini, le famiglie, l'associazionismo, il terzo settore, le aziende, le banche e le fondazioni bancarie, le pubbliche amministrazioni presenti nel territorio per: - mantenere il livello di servizi raggiunto e dare valore aggiunto a ciò che già si fa; - rispondere ad esigenze sociali emergenti; - attivare risposte per i bisogni non tutelati; - generare esperienze innovative nel welfare locale; - costruire reti fra istituzioni, servizi, volontariato; - far crescere una cultura della responsabilità; - far diventare la reciprocità un bene visibile. In sintesi, si può affermare che la Fondazione rappresenta la modalità che una comunità si dà per contribuire a rispondere ai bisogni che in essa sorgono, un "luogo" in cui tutti gli attori presenti nella comunità possano riconoscersi 6 7

identiicandola come strumento atto a promuovere la solidarietà e la responsabilità sociale, per una migliore qualità della vita di tutti, non solo di coloro che si trovano in condizioni di bisogno. L'idea è nata sulla spinta di attivare la comunità - con un'esperienza del privato sociale - che si fa carico della cura del territorio. E' un riconoscimento di ruolo al territorio e ai portatori di interesse che accettano di mettersi in gioco. Rappresenta un contenitore in cui tutti possono sentirsi partecipi, un contenitore di ispirazione pubblica per la trasparenza e l'accessibilità ai servizi, ma a gestione privata da parte dei protagonisti (fuori dalla burocrazia pubblica e dai bilanci pubblici). E' un modello nuovo ed innovativo di rappresentanza, sul quale vale la pena scommettere ed investire. Tra i fondatori è chiaro che le risorse che saranno reinvestite nel territorio non saranno ASSOLUTAMENTE SOSTITUTIVE degli obblighi istituzionali della pubblica amministrazione, nemmeno un pretesto per venire meno agli obblighi futuri delle parti coinvolte. Sarà un'esperienza senza eccessivi costi di gestione (è buona intenzione di tutti), tanto che le cariche sociali sono gratuite. Confcooperative, tramite Federsolidarietà, in questa esperienza in fase di avvio ha coinvolto il Consorzio La Rete Alta Padovana. Il Consorzio considera questa iniziativa un'importante opportunità, sia per la valenza politica che rappresenta sul piano dell'aggregazione, sia come strumento di strategia operativa nel territorio, rispetto al crescente aumento dei bisogni. La consideriamo altresì un polo di riferimento al di fuori degli schemi burocratici degli enti, che intende orientare e inanziare progetti, investimenti e buone prassi sia nel sociale, sia nella tutela dei diritti di cittadinanza, con trasparenza, autonomia, capacità di azione. Questa sida le cooperative dell Alta Padovana hanno deciso di coglierla e vogliono starci, sia con risorse economiche che umane e professionali, a difesa dei ini istituzionali della Fondazione che per noi, lo ribadiamo, non sono sostitutivi degli obblighi dei Servizi pubblici. ANNO DEL PINGUINO PER LA CONCILIAZIONE LAVORO-FAMIGLIA Prendendo spunto anche dalle politiche europee, all'interno del Consorzio In Concerto si è costituita recentemente una commissione ad hoc di Raffaella Munaretto Il 7 febbraio il Parlamento Europeo ha designato l anno 2014 come Anno europeo per la conciliazione tra la vita professionale e la vita familiare. Le politiche per la conciliazione, infatti, rappresentano un tema molto attuale all interno dei vari dibattiti. Ad esempio, in merito ai problemi della disoccupazione e della diminuzione della natalità, in merito alla cura delle persone in situazione di dificoltà e sulla parità di genere nei sistemi familiari delle varie culture, poiché possono fornire modelli innovativi nell affrontare i cambiamenti che stanno avvenendo sia a livello sociale che economico nei Paesi europei. Gli Stati membri dell Europa, infatti, sono impegnati nella promozione di tutte quelle iniziative utili a fornire strumenti che, rendendo compatibili sfera lavorativa e sfera familiare, consentano a ciascun individuo di vivere al meglio i molteplici ruoli interpretati all interno di una società complessa. Queste politiche coinvolgono la società nella sua interezza uomini e donne, organizzazioni, la sfera privata e quella pubblica ed hanno un impatto sul riequilibrio dei carichi di cura all interno della coppia, sull organizzazione del lavoro e dei tempi delle città. E per questo motivo che l Anno della conciliazione è stato denominato anche "Anno del Pinguino": questa specie, infatti, per condividere i carichi di cura, mette in atto lo scambio dei turni di pesca fra i due genitori. Un genitore si occupa di procurare cibo ai piccoli e l'altro di badare ai cuccioli; al ritorno dalla pesca, i genitori si scambiano i ruoli e così via. Confcooperative Nazionale ha affrontato questo tema già alcuni anni fa, dal 2009 al 2011, all interno della Commissione Dirigenti Cooperatrici che ha dato vita al progetto F.I.L. - Famiglia Impresa Lavoro. Si tratta di uno studio compiuto in quattordici regioni italiane, atto ad individuare strumenti e soluzioni supportabili dalle cooperative, buone pratiche in grado di favorire la conciliazione del lavoro con la vita familiare, per una più completa realizzazione del lavoratore e del socio, nel rispetto degli obiettivi dell impresa. L indagine svolta all interno del progetto F.I.L. ha analizzato anche i costi sostenuti dalle cooperative nell intraprendere azioni di conciliazione ed i beneici derivanti al socio e all impresa cooperativa in termini di relazione di appartenenza. Per la Regione Veneto è stato coinvolto il Consorzio In Concerto con alcune delle sue cooperative aderenti nelle quali, anche se in modo non strutturato ma con attenzione alla qualità di vita del socio, vengono attuate soluzioni organizzative che conciliano lo svolgimento dell attività lavorativa con i tempi richiesti dalla gestione della vita familiare. In continuità con tale progetto, all interno del Consorzio è nata la commissione Conciliazione, composta da circa 20 persone. 8 9

Il 9 maggio scorso la commissione ha svolto una prima giornata di formazione sui temi relativi alla ricomposizione dei tempi di vita, familiari e lavorativi, con l obiettivo di iniziare una rilevazione delle problematiche e delle strategie di risoluzione già presenti, individuando alcune ipotesi per un percorso di lavoro da sviluppare insieme. In particolare, sono state esplorate quattro aree di intervento: l organizzazione del lavoro (il part-time, il job sharing, la lessibilità di orario in entrata e in uscita); i servizi ed i beneit (dai campus estivi per i igli dei soci alla casa-vacanza di Padola); la formazione e la comunicazione (ovvero la cultura della conciliazione); la gestione della maternità e paternità (i permessi ed i rientri dai congedi agevolati). Per ogni ambito, all interno delle cooperative, esistono già degli strumenti messi in atto, dei quali a volte non si ha neppure conoscenza o consapevolezza, e che richiedono quindi un analisi più approfondita da sviluppare nei prossimi incontri. Il percorso individuato, infatti, dovrebbe condurre la commissione alla realizzazione di una mappatura dei bisogni nella prima fase, ad una progettazione di soluzioni nella seconda fase, ad una sperimentazione degli interventi e ad una messa a sistema degli strumenti individuati nelle fasi successive. Certamente, diventa fondamentale far conoscere ai soci il tema della conciliazione, che non riguarda solo le donne lavoratrici, ma anche gli uomini lavoratori e le loro famiglie. Non è più suficiente guardare ai modelli aziendali del Nord Europa, ritenendo possibile solo a quelle latitudini l esistenza del bilanciamento fra i tempi ed i modi del lavoro e i tempi ed i modi della vita privata. La realizzazione della persona, sia in ambito professionale che in ambito privato, è una strada perseguibile partendo proprio da casa nostra. IL SEMINARIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TRIVENETA SULLA COOPERAZIONE SOCIALE: UN RITORNO AL FUTURO? Organizzato dalla Conferenza Episcopale Triveneta, si è tenuto negli spazi di Campoverde a Salvarosa di Giuseppe Vedovato Sabato 31 maggio la cooperativa Campoverde ha ospitato un incontro seminariale organizzato dalla Commissione triveneta per la Pastorale sociale e del lavoro. Oggetto dell incontro, non a caso, è stato il contributo della cooperazione sociale di fronte alla crisi etica, economica e sociale delle nostre regioni, in vista del convegno nazionale convocato per il 24 ottobre prossimo dalla Conferenza episcopale italiana ed intitolato Nella precarietà, la speranza. I lavori a cui hanno partecipato una trentina di rappresentanti della Pastorale sociale e del lavoro delle diverse diocesi sono stati coordinati da Luciano Moro, direttore del centro di formazione professionale IAL Friuli Venezia Giulia, e introdotti dalle relazioni di Gianni Saonara dell Istituto Toniolo e di Lorenzo Biagi della Fondazione Lanza di Padova. Il primo relatore, basandosi sui risultati di alcune recenti ricerche, ha messo in luce la rilevanza, nel panorama economico del nostro paese, del contributo della cooperazione (pari complessivamente al 10% del Pil e all 11% dell occupazione!). Un contributo, sia quantitativo che qualitativo, che nella crisi attuale tende ad aumentare di valore, specie grazie alla cooperazione sociale, svolgendo tra l altro anche un importante funzione anticiclica. Ciò avviene non solo nel nostro paese ma anche nel resto d'europa, al punto da suscitare la crescente attenzione della Commissione europea, che ha deciso di promuovere lo sviluppo dell economia sociale mediante una serie di iniziative, volte in particolare a migliorare il contesto giuridico e l accesso ai inanziamenti. Lorenzo Biagi, dal canto suo, si è soffermato a illustrare l intensa rilessione sulla cooperazione contenuta nella Dottrina sociale della Chiesa, secondo la quale anche nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. Ciò è un esigenza dell uomo nel momento attuale, ma anche un esigenza della stessa ragione economica. Si tratta di una esigenza ad un tempo della carità e della verità. (Caritas in veritate, c. 36). Citando Amartya Sen, poi, il direttore della Fondazione Lanza ha rilevato come un economia senza cooperazione sia un economia più arretrata, meno eficiente e meno pluralista. Dunque, non sono solo i paesi meno sviluppati ad aver bisogno di promuovere la cooperazione, ma anche quelli più sviluppati, come aveva previsto lo stesso John Stuart Mill. Del resto, la ricerca antropologica contemporanea più avvertita (ad esempio Levi Strauss) mostra come la cultura cooperativa abbia un impatto propulsivo nelle società che la valorizzano, al contrario della cultura individualistica, che alla lunga determina un effetto mortifero. Occorre perciò, ha concluso lo studioso, rivalutare la cooperazione come modello di fare impresa che può rispondere alle side della crisi con una capacità di innovazione ed un eficacia complessiva maggiore rispetto alle imprese proit. A patto che la cooperazione stessa non ceda alla tentazione di scimmiottare queste ultime e rimanga fedele in modo creativo ai valori e allo spirito originari, affrontando con un atteggiamento lungimirante i nodi del passaggio intergenerazionale, della reinvenzione del welfare in senso attivo e sussidiario, in generale della ricostruzione della coesione sociale, ovvero della cultura civica della società contemporanea. Monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e già arteice decisivo del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, è partito dalla constatazione che oggi tale pensiero rischia di non venire opportunamente valorizzato specie nel contesto europeo ed italiano; e ha continuato esortando i laici credenti ad impegnarsi attivamente nello sforzo di intelligenza loro proprio, inalizzato a coniugare concretamente 10 11

e creativamente i principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa (primato della persona, del bene comune e della destinazione universale dei beni, solidarietà e sussidiarietà). A proposito del tema all ordine del giorno, Crepaldi ha inine sostenuto come il terzo settore possa assumere una funzione dirompente se lo si prende seriamente (distinguendo in particolare tra vero e falso non proit e superando i rapporti di collusione spesso instaurati con le istituzioni pubbliche) ai ini del necessario smagrimento del nostro Stato così invasivo. I lavori sono poi continuati con la presentazione di alcune esperienze signiicative di imprese cooperative del Triveneto, tra cui quella del Consorzio In Concerto; di quest ultimo sono state anche visitate alcune realtà nel corso del pomeriggio. A margine di questa cronaca non si può fare a meno di ricordare come il territorio della Castellana sia stato a lungo, come e persino più del resto del Veneto cosiddetto bianco, fortemente caratterizzato dall inluenza del cattolicesimo sociale, sia prima che (soprattutto) dopo la Rerum novarum di Leone XIII (1891), che segna tradizionalmente la data d inizio della dottrina sociale della Chiesa. Basti ricordare, al proposito, le leghe bianche di Giuseppe- Bepi Corazzin e il Cecat di Domenico-Menego Sartor. Quest ultimo movimento cooperativo, in particolare, si è caratterizzato in dagli anni Cinquanta dello scorso secolo per il riferimento esplicito al personalismo cristiano francese (Maritain e Mounier) e dunque ai fermenti culturali che, in almeno parziale polemica con l impostazione dottrinale classica preconciliare, si proponevano di costruire una società più partecipata, più democratica e più responsabile, ovvero assai meno verticistica e collateralista di quanto non fosse in uso nel mondo cattolico di allora. Ora le cose sono molto cambiate e la Confederazione Cooperative Italiane o Confcooperative, a cui aderisce in dalla nascita Federsolidarietà, pur continuando a ispira[re] la sua azione ai principi e alla tradizione sociale cristiana, è aperta a quanti pongono a fondamento della vita associativa i valori di solidarietà economica e sociale, di libertà e partecipazione (come recita l art. 1 dello statuto attuale), cioè è diventata giustamente un associazione pluralista, nella quale si trovano a lavorare e a impegnarsi, ianco a ianco, cattolici e non, a patto che condividano i valori di fondo (basati su una valutazione razionale e non necessariamente anche su una adesione di fede) e gli obiettivi strategici che democraticamente essa si è data. Ma ciò non signiica che il confronto (certo non acritico, come del resto aveva già cominciato a fare il Cecat di Domenico Sartor) con questo grande patrimonio culturale, che nel frattempo si è evoluto e ha prodotto testi straordinari come la Populorum progressio, la Centesimus annus e la Caritas in veritate, non sia importante e addirittura necessario. Nell attuale vuoto di riferimenti etici, infatti, anche le cooperative sociali hanno bisogno di rivisitare e rinverdire da questo punto di vista il proprio patrimonio, che non può mai essere dato per scontato, tanto meno in questa fase di crisi che, prima ancora che economica e sociale, è (appunto) etica e antropologica. La cooperazione sociale, peraltro, avendo come mission precipua quella di camminare insieme agli ultimi in un rapporto, appunto, sussidiario e non subalterno con il pubblico per creare le condizioni della loro autentica inclusione nella società, potrebbe diventare un laboratorio privilegiato di concreta applicazione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, instaurando una relazione autenticamente circolare con quest ultima, come auspica monsignor Crepaldi. Concludendo, il seminario di cui abbiamo dato conto può rimanere un semplice episodio (come altri in passato e altri ancora forse in futuro) oppure diventare un occasione preziosa per avviare una rilessione seria e approfondita all interno del Consorzio In Concerto e magari anche in Federsolidarietà di Treviso. Intanto, la rivista L area non proit potrebbe offrire uno spazio di discussione sull argomento del rapporto con la tradizione sociale cristiana : Chi è interessato, ci invii le proprie opinioni. WORK IN PROGRESS IN AREA BOLANI A MONTEBELLUNA Lo stato dell'arte dei lavori e dei progetti promossi dalla nuova cooperativa sociale agricola Montelletto di Oscar Licini La cooperativa sociale agricola Montelletto si è costituita nel 2013 con l obiettivo di valorizzare a livello ambientale ed agrario l area Bolani di Montebelluna. Un area dell'estensione di circa 1 ettaro dove soggetti pubblici e del privatosociale si sono impegnati in un progetto di recupero edilizio, agrario e di riabilitazione di persone con disturbo psichico. Il Comune di Montebelluna, proprietario dell area, ha afidato il diritto di supericie all Azienda Ulss 8 per la durata di 30 anni. L Azienda Ulss 8, attraverso un bando pubblico, a sua volta ha afidato tramite convenzione di 9 anni alla cooperativa sociale Orchidea la costruzione di un nuovo Centro Diurno, con la sua relativa gestione. Oltre a ciò, la cooperativa si è impegnata nella ristrutturazione di un ediicio esistente, con l obiettivo di ricavarne due gruppi appartamento per ospiti con problemi psichici ed un piccolo agriturismo. La gestione di tutte le aree di pertinenza di Bolani sono afidate alla cooperativa sociale agricola Montelletto, che nella propria mission prevede l inserimento lavorativo di persone deboli. Il progetto della Montelletto (per il cui progetto agronomico è stata chiesta la consulenza specialistica dello studio Verde Servizi ) prevede anche la riqualiicazione agricola dell'area Bolani attraverso la coltivazione di piccoli frutti, di ulivi e di alberi da frutto, l insediamento di un agriturismo, la realizzazione di un punto vendita, l apicoltura e la produzione del miele e di derivati dell alveare, la produzione di confetture e marmellate, elaborati di produzioni agricole. Nei primi mesi del 2014 è stato avviato a Valdobbiadene il nuovo laboratorio per le Piccole Produzioni locali, per la trasformazione dei prodotti agricoli ed un punto vendita. Presso l'area Bolani è stato invece completato il lavoro di pulizia dei rovi e sono stati piantumati mirtilli e lamponi, che hanno già iniziato a dare frutto. 12 13