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Transcript:

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 5 Alla mia famiglia

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 7 Prologo Go away you foolish boy, Love is sicker than you think. Epic Soundtracks

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 9 Dieci anni prima, una lettera Mio adorato, ti scrivo queste parole dalla mia stanza, la nostra stanza. Di là le voci dei miei genitori che continuano a discutere e non possono vedere quanto male mi porto dentro. Continuano a chiedermi di te, del perché sono settimane che non telefoni e che non sei nei miei discorsi. Ma come faccio a spiegare loro che ora il mio cuore è solo? No, non è per questo che ti scrivo, anche se ti vorrei dire tante cose, e abbracciarti, abbracciarti forte fino ad essere di nuovo una cosa unica, bella, eterna. Ma non posso, non adesso. Ho così paura di non trovare più il tuo sorriso, ora tutto di noi sembra essere lontano, come intangibile, sospeso in qualche punto del tempo dove tu ed io non siamo più insieme né potremo esserlo. Dove, senza accorgercene, improvvisamente ci siamo persi. Eppure un giorno ti bacerò ancora, lo so. E ti riconoscerò. Riconoscerò noi. Queste parole ti aspetteranno con me, dentro la scatola che mi hai regalato, insieme a tutte le tue cose, e forse ti parleranno di me da qui, da qui faranno visita al tuo 9

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 10 cuore incerto, lo cureranno, lo accarezzeranno come faccio io ora, piano, in silenzio, per sempre. Ti aspetto, dovunque sarà. Un bacio, Tua L. 10

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 11 Gennaio, l ora più lunga, prima che si approssimi il mattino. A piazza Venezia si è alzato il vento, schiaffeggia le ultime vetture ancora in movimento lungo le corsie notturne. Infine, più forte, improvviso, gelido, respinge indietro le anime, lontano dalla porta del tempo dove si sono raccolte in cerchi sempre più stretti e serrati. Il vento dura ancora pochi istanti, poi, di nuovo, tutto è fermo, tutto torna ad essere quello che era, le cose si rivestono di apparenze e contorni consueti. Una piazza nel cuore della città, un monumento di uomini destinato ad altri uomini. Soltanto gli uccelli, in alto, sono scomparsi. Il giorno ha ripreso ad avvicinarsi, i minuti a scorrere verso le luci dell alba. 11

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 13 Parte prima When I cross the line I ll be in your arms. Nikki Sudden

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 15 Uno. Fuori dal giardino Roma a gennaio Prima di questa storia c era stata una domenica pomeriggio di inizio gennaio. Nella mattina aveva piovuto ancora, la pioggia appena fastidiosa delle mattine di gennaio a Roma quando il destino del nuovo giorno è ancora incerto tra il brutto e il bello, anche se nessuno, o quasi nessuno, dei personaggi di questa storia si era già svegliato dal sonno. L unico che era uscito mentre ancora pioveva, incurante della pioggia sottile che gli avrebbe bagnato i capelli neri e ricci, era stato Giuseppe che in quel gennaio abitava in un grande appartamento a piazza Vittorio. Aveva cercato un alimentari aperto, Benedetta sarebbe arrivata per pranzo, o forse prima, e lui aveva deciso di cucinarle la pasta con i pomodorini e il pesto e, dopo, portarla in moto in centro a Campo de Fiori. Giuseppe non poteva sapere ancora che Benedetta invece non sarebbe venuta. Così, mentre lui ha già concluso i suoi acquisti e sta tornando verso casa senza nemmeno fermarsi per comprare il giornale, qualcosa di cui pochi minuti dopo si sarebbe sovvenuto immaginando di concludere la passeggiata con lei in un cinema scelto insieme sfogliando la pagina degli spettacoli, Benedetta ha 15

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 16 deciso che forse è meglio non andare e giustificarsi con una scusa credibile. E pensa che sì, gli è affezionata, è simpatico e pieno di attenzioni, ma non ha voglia di stare con lui come Giuseppe vorrebbe e più di una volta le ha fatto capire. In realtà non sa bene cosa dirgli, pensa che potrebbe essere differente se lui non fosse sempre così disponibile, presente, chissà. Pensa che gli telefonerà e gli dirà che oggi non si sente, che si vedranno in settimana. Pensa che adesso vorrebbe incontrare un uomo il cui semplice pensiero le faccia battere forte il cuore, che quando le sfiori la mano la faccia rabbrividire di un desiderio che ha provato davvero l ultima volta quando era poco più che adolescente, a ventun anni, otto anni fa, e che poi piano piano ha allontanato da sé con una naturalezza di cui si è progressivamente convinta. Quel desiderio vorrebbe sentirlo ancora, adesso, ora che la sua vita ha assunto una forma di cui è soddisfatta e che lei stessa ha voluto e finalmente ottenuto. Telefonerà a Giuseppe, meglio gli scriverà avvertendolo che le dispiace ma non può andare da lui, che lo chiamerà più tardi. Giuseppe sta aprendo la porta di casa quando sente che gli è arrivato un messaggio sul cellulare. Per il momento decide di ignorarlo e intanto posa la spesa sul tavolo della cucina. Si guarda intorno e pensa che è una fortuna poter stare in quella casa, accogliere lì Benedetta. Si sente leggero, forse è questa la felicità, pensa, aspettare la donna che ami cucinando per lei. 16

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 17 Un sogno e un bacio La sera prima Davide, il migliore amico di Giuseppe, è uscito con una ragazza parecchio più giovane di lui e adesso, mentre il cannone del Gianicolo poche centinaia di metri sopra la sua camera ha appena battuto mezzogiorno, si sta svegliando da un sonno faticoso e spezzettato. Ha sognato, come ogni tanto gli capita, un episodio di quando aveva quindici anni, la metà degli anni che ha ora, ed era stato circondato e schiaffeggiato da un gruppo di ragazzi che non conosceva all uscita da una festa di compleanno al Flaminio. La sensazione di impotenza e terrore, nonostante spesso si vanti con se stesso di non avere mai paura, gli è rimasta e periodicamente riaffiora nei sogni, e poi oltre, nelle sensazioni incerte del risveglio. Davide accoglie il boato lontano del cannone come una rassicurazione e decide di provare ad allontanare quel senso di timore. Si cinge le braccia intorno al petto per ritrovare il languore morbido del sonno e torna a pensare al viso della ragazza che lo baciava, all impressione che quell unico bacio, dopo che si erano già salutati, dopo che lei si è girata, ha attraversato la strada ed è tornata indietro da lui, fermo sul marciapiede di fronte, gli ha lasciato. Una freccia da lanciare lontano La ragazza del Big Star dormiva invece solo da poche ore. Dopo aver chiuso il locale insieme a Sfera, aveva seguito Marco, uno degli avventori abituali, prima ad un after party per la pubblicazione del disco di una band di amici e poi a casa di lui. 17

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 18 Avevano fatto l amore in fretta, quasi senza parlare. Marco l aveva presa da dietro, con una rabbia che lei aveva percepito depositata in lui da molto tempo e che per questo non le era dispiaciuta, in cui si era immersa come in un lago fermo e completamente scuro dove aveva nuotato libera per alcuni momenti prima di tornare alla superficie di sé, alla luce fioca della lampada sul comodino alla sua destra. Da quanto tempo lo conosceva?, si era domandata mentre ancora lui le era dentro e lo sentiva che stava per finire. Probabilmente da quando aveva cominciato a lavorare al Big Star, dunque ormai da qualche mese, quando era stata assunta da Sfera dopo che la sua coinquilina se n era andata a Londra per raggiungere il fidanzato lasciandole l affitto dell intero appartamento a cui fare fronte. Marco intanto era venuto, velocemente, quasi con sollievo, avrebbe detto, quando lei era già riemersa da un po e aveva riaperto gli occhi sulle mani di lui che le stringevano le sue coprendole interamente, bloccandola in quella posizione arcuata, come se lei fosse una freccia da lanciare lontano. Ma la forza di lui non poteva bastare, nessuno avrebbe potuto farlo, lo sapeva. Aveva pensato comunque che era una cosa buffa da notare, come un capovolgimento di quello che stava accadendo tra i loro corpi, le sue mani dentro quelle del ragazzo e il sesso di lui immerso nelle stesse profondità dentro cui era appena stata, un posto dentro di sé che si apriva a un altro luogo ancora, che lei riconosceva ogni volta ma a cui ogni volta le sembrava più difficile accedere. Alla fine Marco le aveva lasciato le mani e lei era rimasta sdraiata sulla pancia ancora per qualche minuto, poi si era alzata per andare in bagno. 18

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 19 Questa storia inizia in una libreria affollata, quando ho visto Davide. Nella sala della Feltrinelli al Corso dove si stava presentando il libro di un giovane scrittore americano. Era quello che meno coincideva con se stesso, legato al proprio corpo soltanto da un nastro di velluto blu. Una sagoma duplice e in bianco e nero su cui spiccava nettamente il colore del laccio. Davide non ha fatto caso a me, stava terminando il suo intervento. In parecchi, alla fine dell incontro, si sono ammassati intorno al giovane americano per chiedere un autografo o farsi fotografare con lui, Davide invece è rimasto in disparte da solo. Ho deciso di avvicinarmi e con la scusa di contattarlo per inviargli un libro ho chiesto la sua email. Deve aver pensato che fossi l ennesimo esordiente alla ricerca dell editor che lo scoprisse. Dopo, l ho rivisto fuori che fumava una sigaretta. Il nastro di velluto blu penzolava morbido tra le sue due identità appoggiate al muro della libreria. 19

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 20 Due. I luoghi e il tempo Indietro Indietro, dieci anni e ancora più, c era stato un momento in cui Davide si immaginava un occasione come quella con gli occhi che gli brillavano per l emozione. Allora non conosceva quella solitudine che adesso era diventata parte della sua vita. Aveva vent anni ed era innamorato di Ludovica. Il mondo intorno, le pareti della sua camera piene di scaffali ingombri di libri e di poster di cantanti e letture di poesia, il cortile condominiale che ogni volta prima di un appuntamento con lei considerava il primo vero passo incontro all amata, le strade tra le loro rispettive case, l ultimo semaforo prima della via di Ludovica, la piazza dei loro primi baci frequentata da piccioni invadenti e ragazzini chiassosi poco distanti, il parco dove trascorrevano i pomeriggi d estate, tutto era la cornice della loro storia, tutto gli sembrava esistere anzi specialmente per quello, per dare al loro amore una geografia concreta dentro la quale estendersi e prolungarsi oltre i loro sorrisi e i loro corpi. Poi le cose erano andate come nessuno dei due avrebbe immaginato. Il nucleo del loro amore forse era rimasto saldo, in un certo modo puro, ma crescendo avevano iniziato ad allontanarsi. Avevano cominciato a fare l amore per ritrovarsi. E una notte non si erano ritrovati più. 20

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 21 Ludovica adesso, mentre Davide si è incamminato con lo scrittore americano e un altro paio di persone della casa editrice verso il ristorante prenotato dall ufficio stampa, è in un parchetto dietro via Portuense in giro con Greta, la bastardina che ha raccolto dalla strada qualche anno fa insieme al suo fidanzato del tempo, il primo dopo Davide. Più avanti, ad un certo punto della serata, esattamente tra il primo e il secondo, approfittando di un momento in cui la conversazione sta proseguendo senza più bisogno del suo continuo intervento, Davide è andato in bagno e mettendosi a posto i capelli davanti allo specchio ha guardato il proprio viso riflesso. In qualche punto di quella giornata, lungo il procedere del suo discorso, o forse prima, ha smarrito i suoi occhi. Lo pensa e torna verso il tavolo facendo mostra dell espressione migliore che può. La vita, ora, è solo un insieme di giorni. L ultima notte d amore L ultima notte d amore di Ludovica e Davide era potuta accadere solo perché si erano incontrati per caso in un bar dietro piazza Mazzini. Davide stava tornando da una lettura in Campidoglio a cui era andato insieme ai suoi amici del circolo di poeti di cui sempre più stancamente faceva parte, Ludovica era stata a studiare da una ex compagna del liceo. Si erano ritrovati nel bar davanti alla loro vecchia scuola elementare dove spesso facevano colazione insieme e dove aveva avuto luogo una delle loro ultime litigate. Davide aveva deciso di fermarsi lì per un caffè prima di andare a dormire e Ludovica per comprare un pacchetto di Marlboro Lights. 21

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 22 Non si vedevano e non si parlavano da settimane. A Davide sembrò che gli occhi di Ludovica quella sera fossero ancora più azzurri di come li ricordava, che la voce di lei fosse l unica cosa di cui avesse veramente bisogno, per quella notte e per sempre. Ludovica semplicemente era stata colta troppo di sorpresa dalla casualità dell incontro per prepararsi a un qualsiasi ragionevole piano di resistenza. Sapeva più di Davide che non sarebbe stato quello il momento e il modo di rimettersi insieme, di ritrovarsi, ma accettò comunque l invito di lui di riaccompagnarla a casa. L amica che era con lei trovò una scusa elegante per lasciare Ludovica da sola con Davide e si allontanò in motorino. A Roma era primavera e quella notte era calda e luminosa. Di nuovo, il mondo intorno sembrava esistere solo perché il loro amore continuasse a vivere. Davide sentì il cuore crescergli in petto e mentre camminavano cercò la mano di lei, che non la ritrasse. Ludovica era ancora un po in imbarazzo. Ma passeggiare insieme le era sempre piaciuto, era qualcosa che non aveva mai provato con gli altri ragazzi, che dopo quella notte non avrebbe provato mai più con nessuno, nemmeno con lui. Ludovica adesso è ancora a spasso con Greta quando qualcosa, un bagliore nel verde del parco reso scuro dalla sera e dall intrico della vegetazione disordinata e fitta, le ricorda il momento in cui entrando nel bar quella notte di parecchi anni fa ha visto Davide. Allora aveva sentito che lui era lì ancora prima di riconoscerne la figura, che le era sembrata familiare e nuova insieme, come se Davide senza di lei avesse sviluppato dei tratti diversi, inaspettati e in un certo senso misteriosi, su cui lei forse non aveva più lo stesso potere di prima. Dopo alcune sigarette, quando intorno a loro la notte 22

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 23 aveva trasformato il quartiere in un silenzio che li avvicinava come volesse abbracciarli, e le loro parole erano diventate rade, e nuovamente dolci e appena accennate, Davide e Ludovica erano andati nel monolocale che lui aveva da poco affittato, la sua prima casa da solo, venticinque metri quadri sospesi tra il traffico di piazzale degli Eroi e il cielo sopra Monte Mario, e avevano fatto l amore fino all alba. Piazza Vittorio Giuseppe ha accettato di trasferirsi a Roma dopo mesi di indecisione. Ancora oggi considera la sua scelta come qualcosa di imponderabile, una casualità inaspettata da cui è stato tramortito e spaventato. Davide l ha ospitato i primi tempi nella casa a Trastevere. Sono state settimane serene e piene di futuro per entrambi. Quando Davide rientrava dal lavoro, trovava Giuseppe che lo stava aspettando per mangiare insieme sul piccolo terrazzo nel cortile interno tra San Cosimato e San Francesco a Ripa. Era la fine dell estate e molte bottiglie di birra vuote restavano sul tavolo dopo la cena. Di solito Davide e Giuseppe più tardi uscivano in quartiere per un ultimo bicchiere. Davide aveva da poco scoperto un bar poco lontano, il Big Star. In breve era diventato una delle loro tappe usuali, uno dei tanti luoghi che continuavano a segnare la loro lunga amicizia. Infine, l appartamento a piazza Vittorio promesso a Giuseppe da una coppia di amici di Davide si era finalmente liberato. Davide lo aveva aiutato a traslocare prendendo in prestito la macchina di suo padre. Entrarci, dopo essersi chiusi alle spalle la porta dell ascensore, 23

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 24 pochi attimi prima ingombro di scatoloni e vestiti e contenitori di cd e dvd che si aprivano da tutte le parti disperdendone a caso il contenuto, era stato come prendere possesso di nascosto di un luogo appena lasciato dai legittimi occupanti. Tutta la casa raccontava la vita di chi ci aveva vissuto fino al giorno prima, ogni angolo ne era così impregnato che sia Giuseppe che Davide ebbero, senza saperlo, la stessa impressione di estraneità, un estraneità appena mitigata dall essere entrambi molto legati ai due giovani proprietari adesso in viaggio attraverso il Sudamerica. Poi il cellulare di Giuseppe aveva squillato e Davide era rimasto da solo a osservare sul tavolo della sala i resti di quello che doveva essere stato un ultimo pranzo frettoloso prima della partenza. Finita la telefonata, la mamma di Giuseppe che voleva sapere com era l appartamento, erano usciti per andare a cena e brindare alla nuova casa allontanando così quella sensazione inquietante che li aveva accolti al loro ingresso ed era rimasta con loro almeno fino in strada. Durante le settimane seguenti Giuseppe non era riuscito a dormire quasi mai, la casa continuava ad apparirgli qualcosa di grande e di estraneo, che rifiutava la sua presenza. Alcuni elettrodomestici avevano preso a rompersi, la treccia di capelli della giovane padrona di casa ora in viaggio si era staccata dalla cornice sul muro dentro la quale era attaccata, tutto il quartiere là fuori, chiassoso e popolato di una umanità precaria e primitiva, e da razze e lingue così diverse da lui, gli appariva a volte il perimetro di un purgatorio personale attraverso il quale passare rappresentava un atto privo di senso eppure in qualche modo, forse, necessario alla sua salvezza. Una domenica mattina, dopo una notte in cui la pioggia si era riversata sottile sulla città e lui aveva pensato alla 24

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 25 tristezza senza consolazione di un dio che piangeva e poi alla propria, resa più acuta dall essere solo in una città che gli faceva paura e da cui in quel momento avrebbe soltanto desiderato andarsene, si era svegliato rendendosi conto di essere riuscito finalmente a dormire. Mentre preparava la colazione aveva ricordato di avere sognato qualcosa che adesso non riusciva a rammentare, ma che doveva essere stata bella, piena di promesse, luminosa. Forse, pensò con un sorriso, nel sogno aveva baciato Benedetta. Lungotevere della Vittoria Quella stessa domenica mattina, durante una passeggiata sul Lungotevere, il padre di Davide si era accorto che poco prima di piazza del Fante, quasi di fronte alla vecchia casa di Moravia, sul barcone abbandonato ancorato alla sponda del fiume c era qualcosa di voluminoso, legato con una corda al soffitto della barca, che oscillava all interno, proprio davanti al vetro del livello superiore. Scendendo verso la riva, sopra la terra ancora bagnata dalla pioggia della notte precedente, aveva raggiunto un piccolo gruppo di persone che si stavano avvicinando al barcone per lo stesso motivo. Qualche altro passo e fu evidente a tutti che quel qualcosa appeso a una corda era il corpo di una ragazza. Poco dopo erano arrivate due macchine della polizia e un ambulanza a sirene spiegate. Il piccolo capannello che nel frattempo si era radunato di fronte al pontone galleggiante era stato fatto allontanare, tra di loro anche le persone accorse per prime, come il padre di Davide. 25

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 26 A pranzo aveva raccontato il fatto ai suoi figli, Davide e Domitilla, che poi, dopo un caffè insieme al bar, erano andati a vedere. La ragazza, avevano saputo dal padre, ancora scosso per quanto visto, viveva nel quartiere, a pochi isolati da casa loro. Qualcuno di quelli che erano accorsi sulla banchina gli aveva detto che non era la prima volta che passava la notte lì dentro. Arrivando sul Lungotevere, avevano entrambi avuto l impressione di trovarsi sul set di un film poliziesco degli anni settanta: alle macchine della polizia se ne era aggiunta una dei carabinieri, e c erano vari giornalisti e fotografi, tenuti a distanza. Intorno non si muoveva niente e il sole era tornato ad essere caldo. Per un momento si sentirono tutti e due come se avessero di nuovo dieci o undici anni, e davanti strade intere da esplorare, che li avrebbero condotti altrove, verso felicità inaspettate, o forse oltre la loro stessa immaginazione, a perdersi da qualche parte di se stessi, lontano da casa e dalle persone care. Infine, senza guardarsi, tornarono in silenzio sulla strada risalendo a passo veloce verso piazza del Fante. La morte di una ragazza sconosciuta li aveva portati indietro nel tempo, quando la loro vita stava appena iniziando a svolgersi. Davide pensò che forse invece conosceva quella ragazza, ebbe la sensazione di averla incontrata tanto tempo prima, e si domandò se le avesse mai parlato. Almeno per un attimo ne fu sicuro e gli sembrò di vederla bambina che correva verso di lui sorridente e con una pallina colorata tra le mani. A pochi metri da loro, dentro il barcone ora sigillato dalla polizia, dove il corpo era stato rinvenuto, la sagoma luminosa che fino a qualche ora prima era appartenuta a quel corpo, li stava osservando a distanza. Davide e Domitilla un pomeriggio di molti anni prima, 26

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 27 quando loro due erano già quasi adolescenti, avevano giocato con lei ai giardinetti poco lontano da lì. Quella volta, cosa assolutamente rara visto che di solito ci andavano con la mamma, era stato loro padre ad accompagnarli. Via del Tritone Il giorno seguente, nel primo pomeriggio, la ragazza del Big Star stava camminando per il Tritone e si era fermata davanti alla sede del Messaggero per verificare sulle pagine esposte nella bacheca all esterno del palazzo l orario d inizio del film che voleva andare a vedere in serata. Un titolo della Cronaca di Roma attirò la sua attenzione: Ragazza trovata impiccata in un barcone sul Tevere. Avvertì un brivido di freddo lungo il corpo, come un soffio di vento gelido che le fosse passato attraverso per poi scivolare altrove. Dimenticò di guardare gli orari dei cinema e si incamminò velocemente per il Corso verso la fermata dell autobus. 27

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 28 Ogni giorno faccio visita al mio cuore. È qui, tra i palazzi e le strade, di fronte a un busto di marmo dimenticato al margine di piazza Venezia, dietro il cielo grigio di oggi che sta per sciogliersi in pioggia. Accanto a un giovane uomo che non sa più chi è e che forse ha smesso di domandarselo. È qui, nelle quinte invisibili della città, dove il tempo torna su se stesso e rende ferma e nuda ogni cosa. 28

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 29 Tre. Le cose intorno Le pareti Riapre gli occhi dopo un tempo che le pare infinito e sospeso. Come se prima del sonno dal quale si sta lentamente levando non ci fosse stato altro. Si guarda intorno e riconosce il legno chiaro delle pareti: è ancora sul barcone. Un nastro di velluto blu La ragazza del Big Star si è raccolta i capelli rossi in una treccia, li ha legati con un nastro di velluto blu, trovato in una vecchia scatola con le cose dell ultimo trasloco e che non ricordava di avere. L ha fatto senza pensare se così sarebbe piaciuta di più a Marco. Quando era più piccola passava ore a lavarsi e sistemarsi i capelli prima di uscire con le compagne di scuola. Era il suo rituale per sentirsi un po più bella, amava e odiava allo stesso tempo i suoi capelli rossi, a volte li avrebbe voluti di un colore più comune, perfettamente lisci e castani come quelli di Maddalena. Era stata la prima ad avere un fidanzato Maddalena, quando ancora lei invece non era mai stata ba- 29

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 30 ciata. Sua madre la rimproverava sempre per quell accanimento sui capelli, un indice di insicurezza per il quale ogni volta finivano a litigare. La ragazza del Big Star e sua madre avevano continuato a litigare per lo stesso motivo anche dopo che era arrivato un primo ragazzo e poi un secondo. Nessuno dei due era durato a lungo e con nessuno dei due aveva voluto fare l amore, alla fine erano abbastanza noiosi e anche se molte sue amiche avrebbero volentieri fatto a cambio con lei, si era stancata presto di quelle carezze goffe e delle loro risate troppo forzate e rumorose. Poi aveva incontrato Memmo, più grande di lei di un paio di anni. Si erano conosciuti fuori dalla scuola, Maddalena l aveva salutato e lui dopo aver ricambiato il saluto con un paio di baci sulle guance s era girato verso di lei e aveva detto Ciao, sono Memmo con una naturalezza così disarmante da sembrarle irresistibile, e pura. Fu proprio questa impressione che iniziò a farla innamorare quando lo rivide pochi giorni dopo. Era stato un sabato pomeriggio, lui le aveva sorriso e con la stessa incredibile, sublime naturalezza le aveva chiesto se voleva andare con lui a un concerto quella sera. Lei aveva sorriso a sua volta e vincendo la timidezza lo aveva guardato negli occhi e gli aveva risposto di sì. Aveva pensato immediatamente, senza retropensieri che le contaminassero quel momento perfetto e irripetibile, che quel ragazzo doveva essere stato mandato da qualcuno solo per lei, perché lo amasse e fosse sua. Quello che non sapeva, e che quasi non osava neppure sperare, nemmeno dopo, quando l attrazione iniziale era diventata desiderio irresistibile, e la consuetudine dei baci e la sensazione di pienezza e felicità si erano trasformate in un sentimento che non la lasciava mai, era che anche lui in quell istante aveva pensato la stessa cosa di lei. 30

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 31 Memmo nei mesi seguenti l aveva portata in un posto dentro di lei che le era rimasto fino ad allora sconosciuto, un posto dove per la prima volta si era sentita completamente se stessa, libera e senza più paura di non piacere abbastanza. Però poi Memmo si era trasferito in un altra città e lei, finito il liceo, era andata a vivere per conto suo, ma a Roma. Aveva avuto vari ragazzi, alcuni dei quali di cui ora si rammentava appena. Aveva iniziato a cercare lavori part time e infine era stata assunta da Sfera al Big Star. Adesso, mentre sta camminando su ponte Garibaldi verso il suo appuntamento con i capelli raccolti nel nastro blu, immagina Marco che la sta aspettando a poche centinaia di metri, davanti al cinema di viale Trastevere, e pensa che le piacerebbe sentirlo ancora dentro di sé, tenerlo lì e guidarlo altrove, dove potersi ritrovare di nuovo intera, piena, invulnerabile. Il freddo Aveva fatto l amore così tante volte su quel barcone. Così tante volte si era risvegliata avvertendo il peso del proprio corpo indolenzito sul legno della nave, mentre fuori il sole andava prendendo possesso pieno del giorno. Spesso al risveglio era da sola, qualcosa che le donava un emozione sottile e sensuale, una sensazione di controllo che si estendeva oltre la notte passata. Adesso però sentì soltanto freddo, un freddo che sembrava provenire da dentro di lei. Si alzò in piedi e uscì sul ponte, al sole. Passò una canoa con due ragazzi ma nessuno dei due fece caso a lei, proprio come se non ci fosse. Pensò che non era mai successo prima e sentì ancora il freddo. Intanto la 31

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 32 canoa si era allontanata e i ragazzi erano diventati poco più di due puntini in movimento lungo la corrente verde e torbida del fiume. Girò lo sguardo: dall altra parte della strada, dal balcone dell ultimo piano, un vecchio appoggiato a un bastone le stava facendo segno per salutarla. Cercò di stringere gli occhi per focalizzarlo di nuovo e distinguerlo meglio, ma non vi riuscì. Il rumore improvviso di passi esitanti che si avvicinavano al barcone la fece trasalire. Istintivamente tornò di corsa dentro per raccogliere il maglione e, sollevando lo sguardo, vide il proprio corpo senza vita che penzolava nel vuoto. Le ali La prima volta era stata con Memmo. La prima volta che si era persa, e poi ritrovata, e si era sentita estendersi al di là del proprio corpo e di quello di lui, e poi si era persa di nuovo, e infine aveva aperto gli occhi per recuperare la realtà di prima come tornando da un luogo dall accesso nascosto. Intorno la stanza era la stessa e sentiva Memmo che aveva posato la testa sul suo seno e poi era rimasto immobile abbracciato a lei. Poteva avvertirne l ansimo che scendeva, il respiro che tornava quieto, regolare. Al di là dei vetri della finestra, il sole stava iniziando ad abbassarsi verso il tramonto e la luce dentro la camera li avvolgeva in una pellicola morbida e ferma proteggendoli dallo scorrere del tempo fuori da loro. Volse gli occhi oltre quella coltre invisibile sopra di lei e poi li chiuse di nuovo assaporando l emozione appena provata. Si ricordò che solo pochi secondi prima aveva avuto la sensazione di essere sospesa in alto, di precipitare e poi fermarsi a mez- 32

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 33 z aria, come fosse la cosa più naturale del mondo, come se le fossero cresciute un paio di ali dietro la schiena. Ora tutto era tornato normale, rassicurante, tangibile. Strinse il corpo del ragazzo a sé come per non staccarsene più. In quel momento pensò che insieme a lui era forte, invincibile. Mai si era sentita così serena. Nelle settimane successive si rese conto che, come lei, Memmo non aveva nessuna traccia già conosciuta da seguire quando facevano l amore, che farlo entrare in lei significava perdersi insieme in un territorio sconosciuto e immenso, e che lui più ancora di lei ne era affascinato e spaventato al tempo stesso. Non ne parlarono mai, ma forse, in realtà, semplicemente non avrebbero avuto parole per spiegarsi. Poi, quando Memmo stava già scomparendo in un orizzonte lontano da lei e parlarsi al telefono era in fondo solo aggiungere distanza a tutta la distanza che già li separava, aveva cominciato a frequentare un altro ragazzo. Tutto però era diventato diverso, e ogni volta sentiva che era inutile cercare di ritrovare quell impressione. Aveva smesso di cercarla nel corpo del suo nuovo fidanzato e poi anche in se stessa. Lentamente, e sempre più profondamente, aveva cominciato ad immergersi dentro qualcosa che non aveva aria, in cui era buio, e caldo, e da dove, aveva imparato, riemergere troppo in fretta poteva essere doloroso. Quella sera, la prima volta che aveva fatto l amore con Memmo, quando era tornata a casa per cena e si era spogliata davanti allo specchio, si era accorta che all altezza delle scapole aveva due piccole strisce rosse che si stavano cicatrizzando. 33

0050.testo.qxp 29/03/10 12.09 Pagina 34 Una porta chiusa Il corridoio. Lungo e buio. Più lungo dell ultima volta che Davide è stato lì. La sua camera è in fondo, la stanza da cui vede provenire uno spicchio di luce. Non dove la ricorda però. Ma è quella, deve essere quella, lo sa, lo sente. Davide continua ad avanzare nella penombra della casa, il corridoio sembra allungarsi man mano che lui prosegue. È comunque un luogo familiare, dove, ne è certo, non gli può accadere nulla di male. Dopo un tempo che gli pare infinito, stirato di fronte a lui come la linea di un pensiero che non riesce a sciogliere verso nessun approdo, arriva alla porta della sua stanza. La apre. Dentro la camera c è qualcuno che dorme nel suo letto, Davide si avvicina e ancor prima di vedere, capisce. È lui a sedici anni. 34