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PICCOLE E GRANDI SFIDE PER L AMBIENTE UFFICIO AVIFAUNA MIGRATORIA Proposte per la direttiva Uccelli Nel documento, predisposto in collaborazione con Filippo Segato, sono presenti sia i principi generali, sia situazioni e criticità per i cacciatori italiani che sarebbe possibile risolvere con un impegno a livello europeo di Michele Sorrenti La Commissione Europea ha finito da alcuni mesi il processo di Valutazione dell idoneità, in inglese Fitness check, delle direttive Uccelli e Habitat, in cui sono state raccolte informazioni da molteplici soggetti in tutta l Unione Europea, inclusi i privati cittadini e le organizzazioni non governative che hanno potuto rispondere on line ai questionari proposti. Anche FIdC ha promosso la partecipazione a questi questionari su indicazione di Face, da sempre partner riconosciuto della Commissione sugli argomenti ambientali, di conservazione e di gestione delle specie selvatiche. La conclusione del procedimento di analisi di tutte le risposte è che il giudizio complessivo delle direttive è positivo, e che la maggior parte dei soggetti non intenda modificarle. Il Parlamento Europeo ha dovuto quindi prendere atto della volontà della maggior parte dei cittadini europei e modificare un intenzione che si stava facendo strada nel Parlamento, su pressione del mondo economico e industriale, per la modifica delle due direttive. Questo dato, sebbene possa considerarsi un blocco di situazioni che non soddisfano completamente i cacciatori italiani, in realtà deve essere guardato da un altro punto di vista. La direttiva Uccelli, in particolare, garantisce l esercizio venatorio quale modo sostenibile di utilizzo delle risorse faunistiche, e specifica negli allegati 2A e 2B che le specie elencate possono essere oggetto di atti di caccia nel territorio dell Unione Europea. In questa situazione storica, con i movimenti animalisti presenti anche in Europa, e le incognite che si riferiscono a quanto potrebbe accadere in un dibattito al Parlamento Europeo, il mantenimento dell attuale direttiva è stato giudicato un obiettivo primario, in primis da Face. Il problema è che non era giudicato possibile modificare gli allegati, e quindi le specie cacciabili, senza una modifica complessiva della direttiva, con tutti i rischi che questo processo si porta dietro. Questa situazione avviene comunque anche 20

in altri contesti, cioè i principi della direttiva sono ritenuti validi da molti soggetti, ma l applicazione di questi alle realtà concrete è troppo complicata. Nel campo faunistico-venatorio troviamo velocemente una dimostrazione di quanto emerso dai questionari, la Natura cambia nel tempo e così l abbondanza e la distribuzione delle specie selvatiche. Gli allegati delle specie cacciabili sono invece rimasti immutati (a parte rarissimi casi) per 38 anni, e questo non è certamente molto sensato dal punto di vista biologico. Se aggiungiamo a questa immobilità anche la difficoltà nell attuazione delle deroghe, in particolare secondo la lettera c, cioè piccole quantità, il mondo venatorio si trova in un impasse da cui non sembra possibile uscire. La soluzione a questa situazione è oggi nelle mani delle Commissione, che ha deciso di elaborare un Piano d azione per l implementazione delle direttive, che ha appunto lo scopo di rendere più agile e veloce l applicazione dei principi sanciti, venendo incontro alle esigenze delle popolazioni dei Paesi membri Ue, senza snaturare le finalità di protezione e conservazione. Alla redazione di questo Piano d azione è chiamata a contribuire anche Face, e di conseguenza gli uffici tecnici FIdC per quanto riguarda l Italia. Il documento predisposto dall Ufficio avifauna migratoria FIdC, in collaborazione con Filippo Segato, condiviso con le altre Aavv riunite in Fenaveri, per la direttiva Uccelli ha fatto presente sia i principi generali sopra descritti, sia situazioni ed emergenze per i cacciatori italiani che sarebbe possibile risolvere con un aiuto a livello europeo. La prima esigenza dei cacciatori italiani è senza dubbio l inserimento dello storno nelle specie cacciabili. Vi sono tutte le condizioni, incluso il parere favorevole dell Ispra, ma lo Stato italiano non può procedere, perché la specie è esclusa dagli allegati. Questo inserimento, se la Commissione procede con un Piano d azione che preveda la possibile modifica degli allegati senza aprire le direttive, si potrebbe quindi realizzare. Nel nostro documento abbiamo tuttavia chiarito che l inserimento dello storno sarebbe accolto con grande favore dai cacciatori italiani, a condizione che non si eliminino altre specie. D altra parte la Commissione ha agito bene per le specie giudicate in declino, predisponendo i Piani di gestione, in cui s identificano i fattori di rischio e le azioni da intraprendere per riportare le specie a una condizione favorevole, senza mai proporre divieti assoluti di caccia. In quest ottica non dovrebbe essere un problema inserire lo storno, specie giudicata in uno stato sicuro in Europa. Il documento ha inoltre segnalato UFFICIO AVIFAUNA MIGRATORIA 21

SPECIE SIMILI: PORCIGLIONE, VOLTOLINO E SCHIRIBILLA Con queste tre specie si conclude per adesso la rubrica sul riconoscimento delle specie cacciabili da alcune protette che presentano similitudini. Questa volta abbiamo scelto la famiglia dei Rallidi, in cui possono verificarsi possibilità di confusione fra il porciglione e il voltolino e la schiribilla. In realtà vi sono anche il re di quaglie e la schiribilla grigiata, Rallidi di dimensioni simili, tuttavia il re di quaglie frequenta aree asciutte, mentre la schiribilla grigiata è considerabile insieme alla schiribilla per le modalità di osservazione durante l attività venatoria. Si rammenta infatti che con queste schede si intende dare una strada per l identificazione sul campo e da distanze medie, e non certo sottolineare le differenze osservabili con calma e strumenti ottici adeguati. Michele Sorrenti altre specie che interessano i cacciatori italiani, e che sono in condizioni demografiche buone da poterne consentire la caccia, tuttavia è sempre necessario valutare le situazioni con cui la Commissione deciderà di rendere possibili variazioni agli allegati. Altre importanti questioni riguardano la caccia in deroga, poiché questa previsione, esplicitata nella direttiva, potrebbe realmente costituire un equilibrato compromesso fra le esigenze di mantenere la direttiva senza modifiche e le richieste di molti Stati membri di soddisfare le richieste delle popolazioni locali, in particolare per le tradizioni venatorie. È stato quindi richiesto di procedere a un censimento delle pratiche venatorie tradizionali presenti in Unione Europea, che oggi non possono essere praticate per i limiti posti dalla direttiva, e di analizzarle a livello europeo per valutarne la praticabilità. Una volta accertata la possibilità di attuare una caccia in deroga, sarebbe utile consentire una percentuale più ampia delle soglie previste oggi dell 1 o 5% della mortalità naturale, mentre resterebbero in atto tutte le prescrizioni previste all articolo 9 lettera c) (controlli, condizioni di caccia, metodi etc.) che ne assicurino la sostenibilità. Per questa possibile soluzione, e anche per quanto segue, abbiamo proposto la creazione di un Comitato tecnico a livello europeo, in cui il mondo dei cacciatori sia rappresentato, che dia pareri sulla caccia in Ue, in particolare per gli uccelli migratori. Sarebbe questo un primo passo verso una gestione internazionale del prelievo delle diverse specie, coinvolgendo i cacciatori nelle azioni sugli habitat, legando ad esempio la possibilità di esercitare una caccia in deroga all impegno nel ripristino e conservazioni di habitat idonei per le specie migratrici. Abbiamo portato alcuni esempi di attività sugli habitat compiuti dai cacciatori italiani, come il mantenimento di aree aperte nelle zone boscose, grazie agli appostamenti fissi di caccia ai Turdidi, che sarebbero incentivati a continuare e migliorare, anche con linee guida, avendo in cambio alcuni giorni per caccia in deroga ai piccoli passeriformi oggi non consentiti. Allo stesso modo la riammissione di alcuni limicoli nelle specie cacciabili potrebbe incoraggiare i cacciatori a mantenere aree umide ricettive per queste specie. Ovviamente le Istituzioni italiane ed europee dovrebbero sorvegliare periodicamente sull attuazione di questi miglioramenti ambientali. L ultima questione, ma non certo per importanza, segnalata nel documento FIdC riguarda l ormai annoso problema dei dati Key Concepts e della procedura Eu Pilot 6955/Envi. È la stessa Commissione ad aver dichiarato di voler procedere a una revisione del documento Kc, ma ancora non vi è stato un passo avanti. FIdC chiede che, nell ambito del Piano d azione per le direttive, sia prevista la partecipazione dei tecnici delle associazioni venatorie alle sedute del Comitato Ornis, e soprattutto che la Commissione accetti i dati provenienti da tutte le fonti di studio, e utilizzi un approccio transnazionale, poiché le popolazioni che attraversano i vari Paesi Ue sono molto spesso le stesse. Da questo processo ci si aspetta molto, sia per la caccia, sia per la conservazione della fauna in generale. Face e FIdC, e con loro Fenaveri, saranno sempre al lavoro per consentire soluzioni soddisfacenti per i cacciatori italiani, e in generale per assicurare un futuro favorevole agli uccelli migratori. Posso dire che si sta formando una piccola breccia nelle convinzioni di molti politici e amministratori, cioè che i cacciatori sono impegnati nella conservazione degli habitat più di molte altre categorie di persone, e per questo sono partner indispensabili nella gestione della fauna. Quando questa convinzione si sarà fatta strada maggiormente nel mondo dei decisori, allora la specie cacciabile in più e il periodo di caccia saranno argomenti affrontabili serenamente e otterremo sicuramente successi. In Europa la strada è più facile, un lavoro più importante ci aspetta in Italia. 22 UFFICIO AVIFAUNA MIGRATORIA

PORCIGLIONE, e VOLTOLINO SCHIRIBILLA di Gianni Sanfi lippo Queste specie appartengono alla famiglia dei Rallidi. Sono uccelli schivi che vivono in palude nascosti nei canneti e, involandosi raramente, la loro osservazione non è facile se non si frequentano questi ambienti. La loro presenza invece è più facile da verificare per via dei canti che emettono, specie all alba e al tramonto. La forma è piuttosto tozza e la coda è spesso tenuta alzata. Il volo è molto breve con le zampe penzolanti. Il porciglione ha il becco lungo e sottile, il voltolino e la schiribilla corto. Dei tre rallidi, quello cacciabile è il porciglione, che è anche il più grande. Andiamo a zummare per vedere quali similitudini esistono fra il porciglione e le altre due specie. Il porciglione (Rallus aquaticus) misura 27 cm. Si distingue dagli altri rallidi per il becco lungo e rosso leggermente curvo verso il basso. Superiormente appare scuro, bruno olivastro con fitte striature nere; faccia, gola e petto sono blu ardesia; sottocoda biancastro e fi anchi e addome barrati di bianco e nero. Le zampe sono color bruno chiaro. È un rallide rumoroso ed emette una vasta gamma di suoni, alcuni simili a grugniti. Da posati porciglione voltolino Il voltolino (Porzana porzana) misura 22 cm. Appare tozzo per via del collo e del becco corti; superiormente è bruno con striature e macchie biancastre; faccia e testa scure, gola macchiettata di bianco, ali bruno scuro. Zampe verdastre. Becco giallastro con punta verdastra e base rossa. Petto grigiastro con macchiette bianche. Sottocoda color crema. Margine anteriore delle ali bianco. Coda ed ali piuttosto lunghe. La schiribilla (Porzana parva) misura 18 cm. Forma sottile, dovuta al collo relativamente lungo, come ali, coda e zampe. Ha le parti superiori bruno oliva con strie scure; viso e parti inferiori grigio bluastro; le copritrici inferiori della coda sono barrate. Entrambi i sessi hanno becco verde con base rossa. schiribilla

In volo Il porciglione ha volo debole; parti superiori scure, bruno olivastre; faccia, gola e petto sono blu ardesia; evidenti le zampe lunghe pendenti, i fianchi barrati bianchi e neri, il lungo becco rosso e il sottocoda bianco. Da vicino si nota l occhio rosso. porciglione Il voltolino ha le ali di un caldo marrone-oliva con cerchi bruno nerastri e macchie bianche a zig zag. Margine anteriore alare bianco neve. Sottocoda color camoscio. Becco breve. voltolino La schiribilla ha ali e coda lunghe e appuntite. Copritrici posteriori e terziarie con strie crema. Sottocoda nero con righe bianche. schiribilla Conclusioni Il porciglione è riconoscibile rispetto alle altre specie per le dimensioni, per il becco lungo e rosso. Il voltolino invece ha il becco corto, giallastro e base rossa, non ha la faccia e il petto blu ardesia e sono evidenti le macchiette bianche sul dorso che sono assenti nel porciglione. La schiribilla ha il becco corto, verde con base rossa. I fi anchi del porciglione sono barrati e l addome è grigio ardesia, mentre quello della schiribilla è grigio uniforme con barre appena accennate ai fianchi, e nel voltolino i fi anchi sono grigi con barre marroni e macchie chiare; il sottocoda del porciglione è bianco, quello del voltolino color crema e nella schiribilla bianco, ma con fitte barrature nere. In volo, nel voltolino è ben visibile il bordo dell ala bianco e l assenza di grigio nell addome, presente invece sia nel porciglione nella tonalità grigio ardesia, sia nella schiribilla in una tonalità più chiara. Il porciglione ha le ali arrotondate senza strie, mentre nella schiribilla sono più appuntite, con le copritrici posteriori e terziarie striate color crema. La coda della schiribilla è più lunga.