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STORIA DELL UNIVERSITÀ DI SASSARI a cura di Volume secondo

Con il contributo di Indice Fondazione Banco di Sardegna Grafica e impaginazione Ilisso Edizioni I maestri 28 Salvatore Riccobono Rosanna Ortu 46 Augusto Béguinot Grafica copertina Aurelio Candido Stampa Longo Spa Referenze fotografiche Archivio Ilisso: pp. 11-12, 16, 18-21, 23 (a destra), 27-28, 31-46, 48, 50-55, 57-60, 63-71, 73, 75-76, 78-83, 119 (a destra), 120-121, 123 (in alto), 146 (a sinistra), 150, 154, 156-157, 160, 162-163, 166-168, 183, 190-191, 193, 197-199, 208, 220-221, 224, 230, 232-236, 238, 242, 247, 250, 254, 257 (in alto e in basso a destra), 261, 265, 267, 276, 280-281, 283-285, 293-294, 300, 302, 309-313, 315, 320 (in alto a sinistra e in basso), 324 (in alto) pp. 119 (a sinistra), 164, 169, 172-173, 182, 184, 194, 219 (le due in alto), 246, 257 (in basso a sinistra), 259, 279, 306-308, 320 (in alto a destra), 321 (Alberto Acquisto) pp. 201, 206-207, 209, 272 (Marco Ceraglia) p. 318 (Nelly Dietzel) p. 274 (foto Isolino) pp. 26, 30, 91-96, 98-101, 103-109, 111-112, 122 (in alto), 138-139, 155, 170-171, 174, 178, 180-181, 210, 212-216, 218, 227, 237, 301, 322, 324 (in basso) (Gigi Olivari) pp. 10, 14, 86, 116, 122 (in basso), 126, 128-132, 134, 136, 140, 142, 148-149, 188, 196, 200, (Pietro Paolo Pinna) pp. 296, 298-299 (Sebastiano Piras) pp. 219 (in basso), 222-223 (Alessio Pirino) p. 292 (Giuseppe Schibeci) pp. 146-147 (Donatello Tore, Nicola Monari) Archivio Biblioteca Comunale di Cagliari: p. 144 Archivio fotografico CISUI, Bologna: pp. 23 (a sinistra), 248-249 Archivio eredi Guido Costa: p. 195 11 Gavino Farina Rafaella Pilo 12 Andrea Vico Guidoni Paolo Cau 13 Francesco Cetti, Piero Sanna 14 Francesco Gemelli Piero Sanna 16 Luigi Rolando Giulio Rosati, 18 Diego Marongio Delrio Giuseppe Zichi 18 Francesco Sulis Francesco Soddu 19 Giovanni Pinna Ferrà 20 Filippo Fanzago Stafania Bagella 21 Domenico Lovisato 22 Carmine Soro Delitala 23 Luigi Mangiagalli 30 Claudio Fermi 31 Eduardo Cimbali 32 Achille Terracciano 33 Rina Monti 34 Arturo Rocco 35 Giorgio Del Vecchio Raffaella Sau 36 Marco Fanno 37 Silvio Pivano Annamari Nieddu 38 Antonio Falchi Raffaella Sau 39 Giuseppe Levi Guido Filogamo 40 Tomaso Casoni 40 Silvestro Baglioni Eusebio Tolu 48 Mario Bracci 49 Federico Chessa Rosalinda Balia 50 Mario Enrico Viora Daniela Fozzi 50 Lorenzo Mossa Franca Mele 52 Cesare Magni Francesco Falchi 52 Francesco Antolisei Francesco Angioni 54 Antonio Era 55 Giuseppe Capograssi Virgilio Mura 57 Antonio Mario Pesenti 58 Prospero Masoero Walter Pinna 59 Massimo Severo Giannini Guido Melis 60 Luigi Desole Franca Valsecchi 23 Francesco Brandileone Alessandro Soddu 41 Benvenuto Pitzorno Annamari Nieddu 62 Giovanni Pugliese Maria Rosa Cimma 25 Francesco Coletti 42 Gino Borgatta 63 Giovanni Ciardi Duprè Andrea Montella 26 Mariano Luigi Patrizi 43 Michele Giua 64 Enzo Pampaloni Lorenzo Idda 2010 ILISSO EDIZIONI - Nuoro www.ilisso.it ISBN 978-88-6202-072-5 26 Achille Sclavo 27 Enrico Besta 44 Arturo Carlo Jemolo Francesco Falchi 45 Italo Simon Federico Francioni 65 Ottone Servazzi Franco Marras 66 Paolo Sylos Labini

I MAESTRI

67 Efisio Arru Giovanni Garippa 68 Giorgio Fiori Pietro Luciano 69 Raffaele Barbieri Antonino Spanu 70 Giulio Bagedda Eraldo Sanna Passino 71 Antonio Pigliaru Virgilio Mura 73 Franco Bricola Italo Birocchi 74 Daniel Bovet 76 Marcello Lelli Antonietta Mazzette 78 Roberto Ruffilli Guido Melis 78 Salvatore Campus Giuseppe Madeddu 88 Antonio Maninchedda 88 Francesco Cossu 89 Paolo Soro Giuseppe Zichi 89 Maurizio Reviglio 90 Gian Maria Pisano Marras 90 Giuseppe Silvestrini 91 Pasquale Piga 91 Antonio Conti 92 Gaetano Mariotti 92 Giacobbe Ravà 101 Carlo Gastaldi Giuseppe Paglietti 101 Antonio Segni Manlio Brigaglia 103 Cataldo Zummo 104 Pasquale Marginesu 105 Sergio Costa 106 Giovanni Pau Paolo Fois 107 Giovanni Bo Alessandro Maida 108 Giovanni Manunta Salvatore Naitana 109 Antonio Milella Pietro Deidda 111 Giovanni Palmieri Giuseppe Paglietti 151 L Archivio Storico dell Università di Sassari Carla Ferrante 161 Il fondo autografi degli scrittori sardi presso la Biblioteca centralizzata delle facoltà umanistiche Aldo Maria Morace 165 La Biblioteca Universitaria Tiziana Olivari 179 I periodici della Biblioteca Universitaria Rita Cecaro 189 Il Gabinetto archeologico ed il Museo dell Università nell Ottocento Attilio Mastino 207 I ritratti dei giudici di Torres donati nel 1837 al Museo dell Università Gianpietro Dore 211 Il Museo della Scienza e della Tecnica Paola Pranzetti, Ercole Contu, 217 Il Museo anatomico Luigi Rolando Alessio Pirino, Andrea Montella dopo il terremoto del 1908 Sergio di Giacomo 277 Dal GUF al movimento studentesco Albertina Vittoria 293 Dalla Cassa scolastica all Opera universitaria: diritto allo studio, mensa e Casa dello studente 297 Dall Opera universitaria all Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario (ERSU) Maria Grazia Piras 301 Il Centro Universitario Sportivo Gianni Ippolito 303 Storia della goliardia sassarese Manlio Brigaglia 319 Goliardia in musica Antonio Ligios 323 I professori dell Università di Sassari. Repertorio 1612-2009 Francesco Obinu 80 Mario Da Passano 93 Giovanni Dettori 112 Alessandro Maida Ida Mura 225 Storia del Sistema bibliotecario di Ateneo Elisabetta Pilia 81 Paolo Ruju Giuseppe Susini 82 Marco Tangheroni Pinuccia Franca Simbula 83 Sergio Fois, I rettori 87 Antonio Maria Marras Assunta Trova 87 Giovanni Sulis Giuseppe Zichi 88 Giovanni Marras 94 Giovanni Maria Fiori 94 Angelo Roth 96 Flaminio Mancaleoni 98 Amerigo Filia 98 Giuseppe Castiglia 99 Carlo Vercesi 100 Ludovico Pietro Marogna Gli edifici, le biblioteche, i musei 117 Il palazzo dell antico Studio, l espansione novecentesca e gli edifici dell ateneo Marisa Porcu Gaias 127 L Aula Magna dell Università di Sassari Maria Luisa Frongia 137 Gli interventi decorativi della metà degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta Giuliana Altea 143 Le sedi per l istruzione: Giuseppe Cominotti e i progetti di primo Ottocento Sandro Roggio 231 I fondi antichi delle biblioteche dell Università di Sassari Valeria Nicotra, Giampiero Todini, Ignazio Carassino, Maria Paola Serra Gli studenti e i docenti 243 Studiare altrove: la formazione dei letrados sardi nelle università spagnole e italiane in età moderna Maria Teresa Guerrini 255 La popolazione studentesca dell Università di Sassari. Dalle origini ad oggi Francesco Obinu 273 La targa degli studenti sassaresi per la rinascita dell Università di Messina

STORIA DELL UNIVERSITÀ DI SASSARI I maestri che la forza si fondi sulla forza, che il potere dello Stato sia ridotto a mera coercizione o a esercizio di pura violenza. Il terzo fondamentale elemento della filosofia politica di Capograssi è la categoria di individuo. Termine chiave del lessico capograssiano, più che uomo o persona o soggetto parole più generiche e meno compromettenti l individuo, il singolo e empirico individuo, dotato di volontà e ragione, è il centro del mondo, il vero pivot dell esperienza comune, il protagonista e l artefice della storia passata e della storia futura. Difficile trovare in altri autori, neppure nei padri del liberalismo individualistico, richiami così continui, costanti e insistiti alla realtà esistenziale del singolo individuo. Nel rimproverare alla «speculazione moderna» di averne trascurato e oscurato la dimensione, Capograssi ritiene che l individuo altri non sia che l uomo in carne e ossa, impegnato a «portare innanzi la vita, a vivere, a campare secondo la bella e profonda parola italiana nella quale l idea di salvarsi e l idea di vivere sono così strettamente collegate» (Analisi dell esperienza comune, ora in Opere, vol. II, pp. 6, 8). Ma quest individuo, nell età contemporanea, rischia seriamente di disindividualizzarsi, di perdere la propria identità costitutiva, la propria irripetibilità, rischia di diventare uguale, fungibile, l individuo-numero dell organizzazione del lavoro in fabbrica o dei campi di battaglia e di concentramento; l individuo massa, anonimo, conformato, omologato, amalgamato e conglutinato dei regimi plebiscitari e totalizzanti, dei «regimi di propaganda», che attraverso la manipolazione e la degenerazione della passione politica in fanatismo tentano di trasformare gli «individui senza individualità» in entità «puramente obbedenziali», in scolaresche disciplinate, in soggetti passivi e pazienti, in individui che hanno smarrito «il valore della vita individuale» che è, ribadisce Capograssi, «l unica vita che si sperimenta» (Incertezze sull individuo, ora in Opere, vol. V, pp. 443-459). Questi tre cardini della filosofia politica capograssiana lo Stato, il potere legittimo e l individuo sono anche i tre cardini del giusnaturalismo contrattualistico, la filosofia politica che, nel corso del XVII e XVIII secolo, osa contestare la consolidata tradizione aristotelico-tomista sull origine dello Stato, collocandosi così, con questa profonda coupure storica, all origine della modernità e della secolarizzazione della politica. Alle teorie paternalistiche della natura divina e discendente della sovranità, il contrattualismo moderno oppone la tesi della natura ascendente e convenzionale del potere politico. In questo modo, il problema del fondamento del potere dello Stato, il problema della legittimità del potere per la prima volta, dopo oltre un millennio, viene posto e risolto a prescindere dall esistenza di Dio. E questo per Capograssi, che si colloca nell alveo della tradizione filosofica cristiana, costituisce un problema. Il suo atteggiamento nei confronti della dottrina del giusnaturalismo contrattualistico e, più in generale, della modernità, di cui accoglie l istanza fondamentale relativa al ruolo esclusivo dell individuo nel processo di legittimazione del potere dello Stato, è articolato e complesso. Profondo estimatore del pensiero di Gian Battista Vico, non ama il cogito cartesiano o la concezione hobbesiana della ragione strumentale. Nelle Riflessioni sull autorità e la sua crisi (ora in Opere, vol. I, pp. 214-215) si chiede «come e perché l autorità ha forza di obbligare gli uomini? e trova la risposta nella scuola del diritto naturale, che nella volontà dell individuo ripone la ragione e il valore dell autorità». La risposta è che «l uomo ubbidisce al comando perché egli stesso ha voluto il comando e vuole l obbedienza». Difficile trovare parole più chiare e nette per riconoscere l istanza di fondo su cui si regge l impianto teorico del giusnaturalismo contrattualistico. Ma se accetta il principio che il potere politico nasce dal consenso e che, dunque, il processo di legittimazione è ascendente, proveniente dal basso, Capograssi muove riserve all istituto del contratto sociale e rifiuta in radice l idea che l origine dello Stato possa essere ricondotta ad un atto di volontà, all accordo di individui liberi e razionali, ad un atto che una volta «creato può essere disfatto» (ivi, p. 217). Concepisce, viceversa, lo Stato come una istituzione necessaria e universale (ivi, p. 218), lo concepisce, hegelianamente, come «volontà obiettiva» (ivi, p. 220) o, meglio, lo concepisce, teologicamente, come una realtà da sempre iscritta nell ordine naturale del creato. Nel campo specifico della Filosofia del diritto spicca la celebre trilogia degli anni Trenta del secolo scorso: Analisi dell esperienza comune (1930), Studi sull esperienza giuridica (1932), Il Problema della scienza del diritto (1937) (ora in Opere, vol. II). In questo periodo Capograssi matura una propria concezione dello Stato e del diritto, orientando, in particolare, la ricerca in opposizione al positivismo giuridico (e i suoi principali corollari: le teorie formalistiche e normativistiche) e, soprattutto, contro quella che era ritenuta la sua principale conseguenza (o peggior degenerazione): lo statualismo, ossia la riduzione del diritto a diritto posto dallo Stato. Di questo filone della ricerca uno dei contributi più significativi è forse offerto da un breve saggio (14 pagine in tutto), elaborato verosimilmente durante la sua permanenza nell ateneo turritano, che appare per la prima volta nel 1936 su Studi sassaresi col titolo Alcune osservazioni sopra la molteplicità degli ordinamenti giuridici e viene ripubblicato, in parte riveduto ed ampliato, nel 1939 nella Rivista internazionale di filosofia del diritto col titolo Note sulla molteplicità degli ordinamenti giuridici (ora in Opere, vol. IV, pp. 181-221). Come in Santi Romano, anche in Capograssi la tesi del pluralismo giuridico è allo stesso tempo un presupposto implicito ed un corollario della definizione del diritto. Infatti, se il diritto sorge nel momento in cui si raggiunge la consapevolezza della «profonda verità» insita nell azione, allora ne discende che vi è un ordinamento giuridico ogni volta che un gruppo di uomini predispone un organizzazione in vista di uno scopo comune. E sono le trame che legano fra di loro i singoli ordinamenti a formare il tessuto unitario dell esperienza giuridica, il complesso della vita associata. Sono le infinite interconnessioni e interdipendenze fra gli ordinamenti che fanno dell esperienza giuridica un tutto unico, un aggregato di singole parti che perseguono un medesimo fine: lo stare insieme, il vivere pacificamente in coordinazione, l adattarsi reciprocamente secondo le forme e i modi di volta in volta più funzionali alla sopravvivenza di ogni ordinamento (e dunque alla convivenza di tutti). Ne consegue che per Capograssi il diritto non è una mera (e neutra) tecnica di controllo sociale, né il comando del Principe, né il prodotto storico della lotta di forze sociali contrapposte negli interessi. Il diritto è quel che afferma l unità del genere umano, non quel che la nega, e, quindi, è il valore che riflette e realizza l ordine naturale (e divino) della società universale. Sulla base di questa impostazione, nella quale sono evidenti le suggestioni della tradizione del giusnaturalismo metafisico cristiano, Capograssi riesce a risolvere la spinosa questione dell esistenza delle organizzazioni criminali, vero banco di prova e tallone d Achille di ogni teoria pluralistica. La «società dei ladroni» è un ordinamento perché, malgrado tutto, rappresenta anch essa un modo di porsi dell esperienza giuridica, una forma specifica in cui si realizza «l ordinamento universale». Ma è un ordinamento contraddittorio: nello stesso momento in cui, col suo porsi, riconosce l ordinamento universale, lo nega perseguendo fini criminali. È perciò giustificato l atto di rigetto che compie lo Stato che, per Capograssi, rappresenta il culmine dell esperienza giuridica. La concezione del diritto di Capograssi è, dunque, costruita intorno ad un ipotesi di carattere metafisico-religioso: l esistenza, al di là e al di fuori della realtà storica e empirica, di una struttura ontologica trascendente che gli uomini nel momento in cui si associano e, dunque, producono l esperienza giuridica scoprono, riconoscono ed inverano. Si può accettare o meno questo presupposto di natura fideistica. Non si può però negare che la teoria sia intimamente coerente e capace di fornire soluzioni chiare ai problemi della distinzione fra diritto e fatto, del rapporto fra norma e ordinamento, del soggetto creatore del diritto, della spiegazione/ giustificazione della preminenza dello Stato in termini non di pura forza. Rilevante, soprattutto, l idea portante che il pluralismo giuridico si risolva in una sorta di gerarchia qualitativa degli ordinamenti: l ordinamento sottoposto allo Stato, l ordinamento statuale, l ordinamento internazionale, l ordinamento delle chiese. Rispettare il pluralismo equivale dunque a rispettare la diversità costitutiva del mondo del diritto. Questo principio viene irrimediabilmente leso se il partito si fa Stato, se lo Stato diventa totalitario, rispetto ai rapporti interni, o imperialista, rispetto ai rapporti esterni, se lo Stato si fa Chiesa o la Chiesa sostituisce, come nelle teocrazie, lo Stato. Letta in quest ottica, e a prescindere dai presupposti e dagli approdi metafisico-religiosi, la concezione di Capograssi rivela un indubbio valore politico-ideale: si propone come antidoto contro le ideologie della privatizzazione dello Stato, della statalizzazione della società, della temporalizzazione della Chiesa, dell imperializzazione del mondo. Un discorso tuttora attuale e ancor più significativo, se si pone mente ai tempi in cui fu elaborato. Bibliografia Gli scritti di Capograssi sono ora raccolti in G. Capograssi, Opere, 6 voll., a cura di M. d Addio e E. Vidal, Milano, Giuffrè, 1959. Le lettere scritte alla moglie, Giulia Ravaglia, sono state pubblicate in G. Capograssi, Pensieri dalle lettere, a cura di E. Opocher, Roma, Studium, 1958; Id., Lettere a Giulia, 3 voll., a cura di G. Lombardi, Milano, Giuffrè, 1979; Id., Due amori: una città, una donna. Roma nei pensieri a Giulia, a cura di G. Savarese, Roma, Edizioni Spes-Fondazione Giuseppe Capograssi, 2004. Sul pensiero di G. Capograssi: P. Piovani, Itinerario di Giuseppe Capograssi, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, XXXIII (1956), pp. 417-438; R. Treves, Giuseppe Capograssi, in Temi, XI (1956), pp. 211-216; F. Carnelutti, Interpretazione di Capograssi, Firenze, Sansoni, 1956; Id., Meditando Capograssi, in Rivista di diritto processuale, XII (1957), pp. 501-506; V. Frosini, Diritto e Stato nel pensiero di Giuseppe Capograssi, in Jus, VIII (1957), pp. 462-470; R. Orecchia, Giuseppe Capograssi, cristiano filosofo e giurista, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, XXXIVI (1957), pp. 40-55; A. Pigliaru, Scienza e filosofia del diritto nel pensiero di Giuseppe Capograssi, ibid., pp. 207-242; G. Ambrosetti, Il linguaggio interiore di Giuseppe Capograssi, in Studium, LVI (1960), pp. 20-29; G. Fassò, Giustizia, carità e filantropia, in Rivista trimestrale di diritto pubblico, XIV (1960), pp. 1017-1048; S. Satta, Il giurista Giuseppe Capograssi, in Rivista trimestrale di diritto e procedura civile, XIV (1960), pp. 785-800; V. Frosini, Giuseppe Capograssi, Torino, Giappichelli, 1961; Id., Introduzione alla filosofia di Giuseppe Capograssi, in Filosofia, XIII (1961), pp. 191-206; A. Pigliaru, La lezione di Capograssi, in Studi sassaresi, XXXII (1962), pp. 166-221; R. Bozzi, Premesse allo studio di Capograssi, Napoli, Jovene, 1965; F. Tessitore, Capograssi nello storicismo, in Giornale critico della filosofia italiana, XLVI (1965), pp. 539-571; Id., L idea dello Stato nel primo Capograssi, in Filosofia, XVII (1966), pp. 495-520; C. Vasale, Stato e individuo nel pensiero di Giuseppe Capograssi, in Civitas, XVII (1966), pp. 3-40; R. Orecchia, Premesse allo studio di Giuseppe Capograssi, in Studium, LXIII (1967), pp. 241-246; S. Cotta, Introduzione, in G. Capograssi, Incertezze sull individuo, Milano, Giuffrè, 1969, pp. V-XVI; G. Perticone, Gli ultimi saggi di Capograssi, in Storia e politica, IX (1970), pp. 259-278; S. Satta, Rilettura di Giuseppe Capograssi, in Quaderni del diritto e del processo civile, III (1970), pp. 151-158; C. Vasale, Società e Stato nel pensiero di Giuseppe Capograssi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1972; G. Acocella, Scienza del diritto e diritto naturale in Giuseppe Capograssi, Napoli, ESI, 1973; J. Ballesteros, La filosofia juridica de Giuseppe Capograssi, Roma-Madrid, CSIC delegación de Roma, 1973; G. Zaccaria, Esperienza giuridica, dialettica e storia in Giuseppe Capograssi, Padova, Cedam, 1976; V. Mura, Statualismo e diritto sociale. Il saggio di Capograssi sulla molteplicità degli ordinamenti giuridici: esercizio sulle varianti delle due edizioni, Pisa, ETS, 1979; F. Mercadante (a cura di), Due convegni su Giuseppe Capograssi, Milano, Giuffrè, 1990; V. Mura, La teoria del pluralismo giuridico in G. Capograssi, in Due Convegni su Giuseppe Capograssi cit., pp. 651-672; E. Opocher, La filosofia del diritto di Giuseppe Capograssi, Napoli, Guida, 1991; E. Opocher, Giuseppe Capograssi: filosofo del nostro tempo, Milano, Giuffrè, 1991; G. Acocella, L etica sociale di Giuseppe Capograssi, Napoli, ESI, 1992; U. Pomarici, L individuo oltre lo Stato: la filosofia del diritto di Giuseppe Capograssi, Napoli, Editoriale scientifica, 1996; M.G. Esposito, Diritto e vita: la lezione di Capograssi, Milano, Giuffrè, 1997; V. Frosini, Saggi su Kelsen e Capograssi, Milano, Giuffrè, 1998; V. Omaggio, Autocritiche del moderno: Giuseppe Capograssi e Augusto Del Noce, Napoli, Editoriale scientifica, 1998; E. Nuti, Giuseppe Capograssi (1889-1956): un capitolo del rinnovato diritto naturale: implicazioni teologico-morali per una riflessione sulla coscienza morale, Milano, Glossa, 2000; V. Mura, I tre cardini della filosofia politica di Giuseppe Capograssi, in Studi in memoria di Enzo Sciacca, a cura di F. Sciacca, Milano, Giuffrè, 2008, pp. 113-121. Antonio Mario Pesenti Professore di Scienza delle finanze e Diritto finanziario presso la Facoltà di Giurisprudenza dal 1934 al 1935 Antonio Mario Pesenti (Verona, 1910-Roma, 1973) si era laureato a Pavia in Giurisprudenza, nel 1931, con una tesi su La politica finanziaria di Snowden nel quadro della vita economica e politica inglese. Allievo di Benvenuto Griziotti (1884-1956), il quale fu anche fondatore dell Istituto di finanza dell ateneo pavese e maestro di Ezio Vanoni e Sergio Steve, si distinse precocemente negli studi e poté perfezionare la propria formazione di economista con diversi soggiorni di studio all estero (in particolare, grazie all interessamento di Luigi Einaudi, che Griziotti considerava proprio maestro, riuscì ad ottenere una delle prime borse Stringher della Banca d Italia per un periodo di studio a Londra presso la London School of Economics e l Institute of Bankers, a Vienna ospite del Collegium Hungaricum e a Berna). A Parigi, dove si trovava per motivi di studio, aveva pubblicato, con lo pseudonimo di Italicus, il pamphlet antifascista Antifascismo nuovo (1932), con la collaborazione dei fuoriusciti aderenti a Giustizia e Libertà. Dopo aver abbracciato idee repubblicane, aderì al Partito Socialista, collaborando con il Nuovo Avanti e con Politica socialista, egualmente pubblicati in Francia. Conseguita la libera docenza nel dicembre del 1934, giunse a Sassari nell anno accademico 1934-35 come incaricato di Scienza delle finanze presso la Facoltà di Giurisprudenza. L incarico gli venne conferito nel gennaio del 1935, con grave ritardo rispetto all inizio dell anno accademico, e il giovane professore fu costretto a chiedere alla facoltà di impartire un maggior numero di ore settimanali di lezione per poter recuperare. Si rivelò subito molto dinamico ed ebbe un ruolo fondamentale nella costituzione dell Istituto di statistica, economia e finanza dell Università di Sassari (la cui direzione venne affidata a Roberto Bachi, straordinario di Statistica), sorto sulla base di una convenzione con il Consiglio provinciale dell economia corporativa di Sassari. Durante la permanenza sassarese, strinse amicizia soprattutto con Giuseppe Capograssi, ordinario di Filosofia del diritto, che considerava un 56 57

STORIA DELL UNIVERSITÀ DI SASSARI I maestri po il «padre spirituale» dei giovani docenti antifascisti sassaresi. Nel complesso, Pesenti ebbe a maturare a Sassari l impressione di «un università simpatica» e di «una bella università» in cui «si poteva studiare con impegno; gli studenti erano spesso ragazzi brillanti, ma le loro capacità venivano presto soffocate da un ambiente povero e ristretto». Il corso di Scienza delle finanze si svolse nel periodo febbraio-aprile 1935, visto che la presenza di Pesenti, come si può leggere dal dispositivo della sentenza emessa dal Tribunale speciale che lo condannò per attività antifascista, è segnalata in Francia nel periodo da fine aprile a fine maggio. Il professore dovette tornare a Sassari per gli esami di giugno e, nel luglio del 1935, partecipò al congresso del Partito Socialista tenutosi a Parigi. Il 13 ottobre 1935 intervenne, cercando di celare la propria identità (per ovvie ragioni di sicurezza personale che si dimostrarono purtroppo inefficaci), al congresso di Bruxelles degli italiani antifascisti, che condannarono l attacco all Etiopia. Al rientro in Italia, fu arrestato l 8 novembre 1935 e condannato dal Tribunale speciale fascista a 24 anni di carcere, dove rimase effettivamente fino al 1943. Nell ottobre del 1935, poco prima dell arresto, fece in tempo a tenere la sessione di esami autunnale a Sassari e, a dimostrazione dell apprezzamento per il lavoro svolto, la facoltà di Giurisprudenza gli aveva confermato l incarico di Scienza delle finanze per l anno accademico 1935-1936, aggiungendovi anche l incarico del corso di Istituzioni economiche e giuridiche sarde. Pesenti, nel corso del suo ultimo soggiorno a Sassari, aveva anche fatto in tempo a confessare a Capograssi di essere nei guai. Alla luce delle sue vicende personali, la facoltà di Giurisprudenza fu costretta e riesaminare le proposte di incarico e il corso di Scienza delle finanze a Sassari fu, inizialmente, coperto da titolari di materie affini (dal già citato Bachi e, in seguito, da Arrigo Bordin, straordinario di Economia generale e corporativa). A partire dal gennaio del 1937, l incarico fu affidato al giovanissimo Massimo Severo Giannini, il quale era anche incaricato di Diritto amministrativo. Durante la detenzione, Pesenti aveva aderito al Partito Comunista, e come membro di tale organizzazione politica divenne, nel 1944, sottosegretario alle Finanze nel secondo governo Badoglio (aprile-giugno) e nel primo governo Bonomi (giugno-dicembre). Dello stesso dicastero divenne ministro nel secondo governo Bonomi (dicembre 1944- giugno 1945). Membro della Consulta nazionale, partecipò ai lavori della Costituente e venne eletto deputato della prima Legislatura, nelle file del PCI (1948-1953). Divenne presidente della Commissione per i problemi del lavoro presso il ministero per la Costituente ai cui lavori, per inciso, contribuirono altri due economisti che, in epoche diverse insegnarono a Sassari: Alberto Breglia e l allievo di quest ultimo, Paolo Sylos Labini. Dal 1953 al 1968 Pesenti fu senatore della Repubblica. Nel complesso, fu uno degli economisti più influenti appartenenti a partiti di sinistra. Un economista riformatore, è stato detto, pensando soprattutto alla sua esperienza come presidente del Cer (Centro economico per la ricostruzione) e come fondatore della rivista Critica economica (che si rifaceva apertamente alla prima stagione della rivista Riforma sociale, legata al nome di Nitti). Durante gli otto anni passati in carcere aveva potuto approfondire ulteriormente la conoscenza degli economisti classici (e di Marx, in particolare), sviluppando un atteggiamento molto critico verso il già allora dominante paradigma teorico marginalistico (che, peraltro, aveva potuto conoscere di prima mano, nel corso dei soggiorni londinese e viennese, frequentando economisti come von Hayek e von Mises). Alla carriera politica non disgiunse quella accademica, ripresa a partire dall anno accademico 1944-45 all Università di Roma: fu professore ordinario di Scienza delle finanze e Diritto finanziario nelle Università di Parma (dal 1948), di Pisa (dal 1961) e, infine, a Roma (dal 1972). Bibliografia Enciclopedia dell antifascismo e della resistenza, IV, Milano, La Pietra, 1984; Regia Università degli Studi di Sassari, Annuario dell anno accademico 1934-1935, Sassari, 1935; M. Dall Acqua (a cura di), Inventario dell archivio Antonio M. Pesenti della Biblioteca Umberto Balestrazzi di Parma, Parma, Istituto Gramsci, 1984; F. De Cindio, P. Sylos Labini (a cura di), Saggi di economia in onore di Antonio Pesenti, Milano, Giuffrè, 1977; R. Faucci, Il dopoguerra e la fine dell isolamento, in G. Garofano, A. Graziani (a cura di), La formazione degli economisti in Italia, Bologna, il Mulino, 2004, pp. 29-62; G. Ghessi, L Archivio Benvenuto Griziotti dell Istituto di finanza di Pavia, in Annali di storia pavese, 29, 2001, pp. 111-121; G. Parravicini, Gli scritti e il pensiero di Antonio Pesenti, in Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, 4, 1973, pp. 565-584; A. Pesenti, La cattedra e il bugliolo, Milano, La Pietra, 1972. Prospero Masoero Professore di Zootecnica generale nella Facoltà di Veterinaria dal 1937 al 1948 Walter Pinna Prospero Masoero nacque in San Damiano d Asti il 10 agosto 1906 e si laureò con il massimo dei voti e lode in Medicina Veterinaria presso l ateneo torinese nel 1927. Suo mentore fu il prof. Faelli il quale lo chiamò come suo assistente presso l Istituto di zootecnia di Torino. Conseguita la libera docenza in Zootecnia nel 1932 venne chiamato, appena trentunenne, nel 1937, a ricoprire il ruolo di professore presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Sassari, in seguito al trasferimento a Torino di Antonio Campus, che era stato il primo professore ordinario e il primo preside della nuova facoltà. Il suo era un compito non facile, infatti si trovava a sostituire non solo un valente predecessore, ma soprattutto uno dei più tenaci fautori dell avvio degli studi veterinari in Sardegna. Fin dai primi anni di attività emerse il suo valore di docente e studioso, a cui si aggiunse l esperienza di preside dal 1939 al 1947. Nel 1948 la Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino lo chiamò a ricoprire la cattedra di Zootecnica generale. Da allora la sua figura di scienziato e di accademico venne man mano assumendo peso e rilevanza in ambito nazionale e internazionale. Socio fin dalla fondazione della Società Italiana di Scienze Veterinarie, ne fu presidente durante il triennio 1961-1963; fu componente dal 1951 al 1968 del Comitato per le scienze Agrarie del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sotto la sua egida nel 1957 venne istituito a Torino il Centro di studio CNR per gli animali in produzione zootecnica di cui fu direttore dal 1957 al 1976, quando divenne professore fuori ruolo per raggiunti limiti di età. Nel 1961 venne chiamato a far parte del Consiglio Superiore di Sanità e nominato presidente della sezione V. A partire da quegli anni, durante i quali fu anche componente del comitato scientifico dell Istituto Superiore di Sanità, veniva elaborando le sue lucide sintesi, destinate a far scuola, che avrebbero ispirato la normativa italiana sugli alimenti per uso zootecnico. La sua personalità si distinse in ambiti più ampi: la sua dinamicità gli consentì di dare un fondamentale impulso e contributo come direttore, redattore, coordinatore della Rivista di Zootecnia che diresse per anni e nella quale espresse la sua sintesi critica in stimolanti articoli di fondo non disgiunti da originali contributi scientifici. Numerosi anche i contributi per enciclopedie, trattati, riviste del settore. Un lungo elenco di incarichi ma soprattutto le numerosissime pubblicazioni della sua scuola, basate su rigorose acquisizioni di dati sperimentali e con ampi riferimenti allo scenario internazionale, contraddistinguono un periodo di crescita e di sviluppo in ambito universitario del settore zootecnico. Nelle oltre 300 pubblicazioni che portano il suo nome meritano un cenno di rilievo i contributi sull impiego di additivi e integratori nell alimentazione delle varie specie animali in produzione zootecnica e più in generale i principali fattori della nutrizione che influenzano le capacità produttive degli animali. Masoero mostrò, inoltre, una particolare attenzione per i problemi legislativi e rilevante fu il suo contributo di innovazione sulle norme relative alla disciplina della preparazione e al commercio dei mangimi per uso zootecnico. Non è esagerato dire che la normativa nazionale in materia di alimenti per animali, in particolare per gli aspetti igienico-sanitari, porta ancora oggi la sua impronta. Le sue doti di docente sono confermate dai suoi allievi e dai colleghi, che gli riconoscono non comuni doti oratorie e le rare capacità di stringente dimostrazione, di cura nello stile e di proprietà di linguaggio. Le sue doti di studioso e di organizzatore gli valsero attestazioni da parte di numerose associazioni scientifiche (Accademia Nazionale di Agricoltura, Accademia dei Georgofili, Accademia Medica di Roma, Sociedad veterinaria de Zootecnia di Madrid, Biometry Society of USA) e riconoscimenti pubblici (medaglia d oro di benemerito della scuola e della cultura; medaglia d oro di benemerito della Sanità Pubblica, medaglia d oro al merito scientifico, medaglia d oro della Federazione nazionale degli ordini dei veterinari). Masoero morì a Torino nel 1978. Massimo Severo Giannini Professore di Diritto amministrativo e Diritto finanziario e scienza delle finanze presso la Facoltà di Giurisprudenza dal 1937 al 1940 Guido Melis Massimo Severo Giannini nacque a Roma l 8 novembre 1915, figlio di quell Amedeo che fu giurista ma al tempo stesso alto funzionario dello Stato, diplomatico, docente, responsabile di enti pubblici. Iscrittosi nella facoltà di giurisprudenza di Roma, divenne allievo di Santi Romano (e in diversa misura di Guido Zanobini). Proprio Romano, nel 1936 (quando il giovane Massimo Severo aveva dunque solo 22 anni) ne indicò il nome ai colleghi di Sassari per esservi chiamato ad un primo incarico (dal febbraio 1937 in Diritto amministrativo, con successivo affidamento anche del Diritto finanziario e scienza delle finanze, incarichi poi riconfermati nei due anni accademici successivi). Ternato nel concorso per il Diritto amministrativo bandito dall Università di Cagliari nell ottobre 1939, il giovanissimo Giannini fu poi chiamato a Sassari (Facoltà di Giurisprudenza) quale straordinario di Diritto amministrativo nel 1939-40. Qui tenne, il 26 novembre 1939, l importantissima prolusione al corso di diritto amministrativo (poi pubblicata in Studi sassaresi): i Profili storici della scienza del diritto amministrativo. In quel testo, destinato a esercitare una enorme influenza nel dibattito metodologico non solo intorno al Diritto amministrativo ma sul complesso delle scienze giuridiche, Giannini conduceva una radicale polemica nei confronti dell astoricismo della neopandettistica (visione all epoca dominante), aprendosi significativamente verso le scienze sociali e in particolare verso i contributi di matrice anglosassone. Segnali di novità e di originalità che si sarebbero confermati nelle due grandi monografie edite nel periodo sassarese: L interpretazione dell atto amministrativo e la teoria giuridica generale dell interpretazione e Il potere discrezionale della pubblica amministrazione. Giannini rimase a Sassari sino al 4 aprile 1940, quando fu chiamato alle armi. Nel corso dei due anni successivi (fu congedato il 30 giugno 1944) sarebbe maturata la sua scelta antifascista, culminata nell adesione all organizzazione clandestina socialista (nella quale fu membro attivo a Roma, specialmente dopo l 8 settembre, formazione Matteotti ). Sebbene si ignorino i dettagli di quella partecipazione (Giannini stesso mantenne sempre sul punto un estremo riserbo, ma è noto che si impegnò in prima persona nel servizio di intelligence clandestino del partito), si deve almeno citare l episodio dell ottobre 1943, quando Giannini e il suo giovane amico e compagno di studi Giuliano Vassalli ebbero una parte decisiva nell organizzare e poi realizzare la fuga (con falsificazione degli ordini di scarcerazione) dal carcere di Regina Coeli di Sandro Pertini, Giuseppe Saragat ed altri cinque detenuti politici. Giannini ebbe, per questa impresa e per le altre attività, l attestato di partigiano combattente e un certificato di apprezzamento del comandante americano dei servizi strategici per la zona del Mediterraneo. Con la liberazione si aprì per Giannini una breve ma intensa stagione di impegno a ridosso della politica, trascorso soprattutto al Ministero per la Costituente, a stretto contatto con l amico ministro Pietro Nenni, del quale fu il capo di gabinetto. Esperienza per molti versi fondamentale, cui si aggiunse la designazione a far parte della commissione di studi per la riorganizzazione dello Stato, uno dei principali laboratori di quella che sarebbe poi stata la nuova Costituzione della Repubblica. Seguì, tra il 1946 e il 1949, l incarico di capo dell ufficio legislativo nel Ministero dell industria e commercio (con Rodolfo Morandi) e l impegno generoso nelle strutture dell appena ricostituito Partito socialista. Dopo la scissione di Palazzo Barberini Giannini, pur non aderendo al nuovo Partito socialdemocratico e pur mantenendo un saldo legame personale innanzitutto con Nenni, si ritirò progressivamente dall impegno politico diretto, dapprima dedicandosi in sintonia con Adriano Olivetti al Movimento di Comunità, poi collaborando con l Anci, l associazione dei comuni italiani, sui temi del decentramento e delle autonomie comunali. 58 59